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La
parola simbolo deriva dal greco sun-ballein che significa
mettere insieme, unire.
Il
linguaggio simbolico è il linguaggio universale che permette di
unire la conoscenza interiore a quella esteriore. Vi sono simboli
creati dalla natura e simboli creati dall'uomo.
"Le
figure geometriche rappresentano la struttura, lossatura
della realtà. Il linguaggio dei simboli rende visibili i legami
e le corrispondenze tra ogni cosa e le creature dellUniverso,
e rivela la profonda unità della vita dove tutto è unito e funziona
in perfetta armonia" (O.M.Aivanhov
in Il linguaggio delle figure geometriche)".
"L'inconscio
collettivo è una parte della psiche che si può distinguere dall'inconscio
personale per il fatto che non deve, come questo, la sua esistenza
all'esperienza personale e non è perciò un'acquisizione personale...
il contenuto dell'inconscio collettivo è formato essenzialmente
da "archetipi". Il concetto di archetipo, che è un indispensabile
correlato dell'idea di inconscio collettivo, indica l'esistenza
nella psiche di forme determinate che sembrano essere presenti
sempre e dovunque"(C.G.Jung).
"L'archetipo
permeava gli eventi raggruppati sotto di esso e il potere numinoso
delle figure divine conferiva a qualsiasi fatto venisse accolto
nelle stanze della mente una carica di valore emotivo. Le cose
si tenevano insieme, non semplicemente per le leggi dell'associazione,
che sono essenzialmente esterne e persino meccaniche, ma in ragione
della loro intrinseca appartenenza a un significato mitico(...)
E' attraverso la memoria, che gli Dei entrano nella nostra vita...La
psiche è costretta da essi a sviluppare una psicologia che sia
basata non sull'umano ma entro il divino". (Hillman)
"Al
di là delle lingue, delle etnie, delle culture, esiste un linguaggio
trasversale le cui tracce si ritrovano da un luogo all’altro,
da un periodo storico all’altro: il linguaggio dei simboli. Il
simbolo per definizione è ciò che unisce...sicché quello dello
studio dei simboli è un viaggio attraverso i secoli e i continenti
ma, soprattutto, per chi ne ha il coraggio rappresenta il viaggio
supremo: quello dentro di sé. Non è difficile trovare nello studio
dei simboli di ogni tempo, in una cattedrale o in un tempio...in
una piramide o in un testo di astrologia" (Guenon
da http://www.prana2001.it/simboli.htm).
"I
miti accompagnano sempre l'uomo... la storia degli dei ci insegna
molto su noi stessi"(G. Durand).
"il
simbolo è anche una categoria dell'invisibile. La decifrazione
dei simboli ci conduce verso le insondabili profondità del respiro
primordiale, il simbolo collega all'iimmagine visibile la parte
dell'invisibile intuita occultamente (Paul Klee
in Teoria della forma e della figurazione, Milano 1952, vol. I.).
"I
simboli sacri costituiscono il nucleo originale del processo
culturale stesso, perché il mito diventa indifferentemente
scienza, religione o politica. Su questo punto le analisi di
M.Eliade, di C.G Jung, di Dumezil, di G.Durand, convergono"(Mirabail).
Nel
Fedro di Platone (par. 229-230), Socrate critica le interpretazioni
puramente razionalistiche dei miti secondo le quali essi sono
delle semplici favole: "Lo sforzo che esse interpretazioni
presuppongono svia, egli dice, dal vero oggetto del pensiero
vale a dire la riflessione su se stesso e la conoscenza di sè;
così ci si lancia in una ricerca senza fine e senza fondamento,
credendosi molto sapienti e non essendo invece altro che rozzi"
(Robin, in Platone - il Fedro- Oscar Mondadori). Il mito per
Platone non è quindi una semplice favola, è il
rivestimento di verità. Infatti egli se ne avvale ampiamente
nelle sue opere per esprimere grandi verità (il mito
delle cicale,della caverna, di Er...).
"Esiste
un vero e proprio "mondo delle idee", un regno dell'intelligibilità
pura che si contrappone alla molteplicità dei fenomeni visibili...Le
idee sono i modelli delle creature e delle cose fisicamente
esistenti, che di esse sono invece copie imperfette e corruttibili;
la realtà metafisica degli archetipi, pur invisibile all'uomo
comune, è dunque il fondamento dell'esistenza delle "copie"
che popolano il mondo visibile (www.educational.rai.it/platone/dottrina.htm).
L'universo
intero è popolato dai pensieri del Signore; le creature
visibili ed invisibili sono i suoi pensieri(cfr.
il libro "Potenze del pensiero" di O.M.Aivanhov).
"Certi
racconti, che in genere si crede siano riservati ai bambini,
sono in realtà dei racconti iniziatici, ma per poterli interpretare
bisogna conoscere la scienza dei simboli. Il drago non è altro
che la forza sessuale. Il castello è il corpo dell'uomo. In
tale castello sospira la principessa, cioè l'anima che la forza
sessuale mal dominata tiene prigioniera. Il
cavaliere è l'ego, lo spirito dell'uomo e le armi di cui si
serve per vincere il drago rappresentano i mezzi di cui lo spirito
dispone: la volontà, la scienza per dominare la forza sessuale
ed utilizzarla. Perciò, una volta dominato, il drago diventa
il servitore dell’uomo, gli serve come mezzo per viaggiare nello
spazio, perché il drago ha delle ali. Sebbene sia rappresentato
con una coda di serpente - simbolo delle forze sotterranee -
possiede anche delle ali. È chiaro, semplice: è l'eterno linguaggio
dei simboli".(O.M.Aivanhov
in "La
Forza sessuale o il Drago Alato").
"Sotto
l'una o l’altra forma, le vicissitudini di tutti gli esseri
umani presentano analogie con le avventure meravigliose narrate
nelle favole. Sì, voi tutti siete principi e principesse,
e avete in voi tutte le ricchezze: il vostro cuore, il vostro
intelletto, la vostra anima e il vostro spirito sono forzieri
colmi di oro e pietre preziose. E siete anche maghi: possedete
una bacchetta magica (la parola) di cui non avete ancora sperimentato
i veri poteri. Eppure lo sapete: dite qualcosa di gentile a
qualcuno, e subito vedete i risultati. Lo insultate, e immediatamente
vedete altri risultati: non avete toccato la persona, non l’avete
ferita con un coltello, eppure quella persona è ferita
come se avesse ricevuto una coltellata. Sì, la parola
è magica. Allora sorvegliate le vostre parole. Per prima
cosa però sorvegliate i vostri pensieri e i vostri sentimenti
affinché vi ispirino le parole grazie alle quali, come
maghi buoni, porterete ovunque il conforto, la pace e la gioia."
(O.M.Aivanhov,
Pensiero del giorno, 22 settembre 2013).
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Le
Fatiche di Ercole
Il
mito di Ercole e delle sue 12 fatiche sono la rappresentazione
simbolica del passaggio del sole nei 12 segni zodiacali e quindi
ciascuna delle dodici fatiche è il simbolo del percorso
di perfezionamento che l'uomo deve compiere.
Il
lavoro di sublimazione, trasformazione della propria energia sessuale
(petrolio) in amore spirituale (oro) è racchiusa nella
prova relativa all'uccisione dell'Idra di Lerna le cui teste rinascevano
continuamente appena recise. Ercole avrebbe dovuto annientarla.
Per sconfiggere Ercole, i suoi nemici gli sospinsero contro uno
scorpione velenoso affinché lo pungesse al tallone. Questa
prova di Ercole rappresenta la tappa relativa alla sublimazione
della forza sessuale, di questa energia che rinasce sempre, quando
si cerca di reprimerla ed il rischio che si corre è quello
di morire, nel piano della coscienza spirituale, per la puntura
avvelenata dello scorpione.
"
Ercole ricevette dal suo Maestro l'incarico di distruggere l'immonda
idra dalle nove teste, di cui una immortale, che si celava nella
palude di Lierna, appestando il mondo circostante. "Ti avverto,
però", disse il Maestro, " se tagli una delle sue teste, ne ricrescono
immediatamente due. E poi ricorda: ci eleviamo inginocchiandoci,
conquistiamo arrendendoci, guadagniamo donando." Ercole si avviò
e man mano che si avvicinava il fetore che lo avvolgeva lo faceva
quasi star male. Cercò invano di stanare la terribile bestia,
ma quella se ne stava acquattata nella sua tana, fino a quando
Ercole immergendo le sue frecce nella pece infuocata, le scagliò
all'interno della tana,e con grande sconquasso e confusione, fece
apparire l'idra. L'animale si ergeva sulle sue tre potenti braccia,
le nove teste vorticavano con le bocche aperte da cui uscivano
fiamme immonde, la coda squamosa fendeva l'aria fetida e batteva
l'acqua melmosa schizzando melma purulenta. Sembrava la personificazione
di tutte le paure, gli orrori, i timori, i pensieri orrendi concepiti
dall'inizio dei tempi. L'idra si lanciò contro Ercole, lo avvolse
per i piedi, e l'eroe, preoccupato di scivolare nell'acqua melmosa,
tagliò la testa più vicina. Orrore! Due orride teste crebbero
in luogo di quella tranciata. La lotta estenuante, stava per vedere
Ercole soccombere, quando, dal profondo della sua disperazione
Ercole risentì dentro di se la voce del Maestro: "Ci eleviamo
inginocchiandoci"Ed ecco che Ercole si inginocchia nel pantano,
poi con tutta la sua forza alza l'idra verso il cielo, alla luce.
Tolto dal suo ambiente oscuro il mostro s'indebolisce, le teste
si avvizziscono ad una ad una, si riversano prive di vita. Solo
allora Ercole si accorge che una testa, il gioiello mistico, è
immortale. La nasconde sotto una roccia. Ha vinto ancora una volta".
La
storia di Ercole ricorda le battaglie mitologiche o simboliche
di altri personaggi che devono tagliare la testa del drago.San
Giorgio doveva vincere il drago. Anche San Michele dovrà
vincere il drago, la bestia...non dovrà distruggerla ma
incatenarla!
La
volontà non basta per vincere la prova occorre anche simbolicamente
il fuoco che usò Ercole ovvero l'amore superiore, il fuoco
sacro e l'umiltà (" Ercole risentì dentro di se la
voce del Maestro: "Ci eleviamo inginocchiandoci"). Se avesse creduto
troppo nella sue forze umane, l'orgoglio gli avrebbe fatto perdere
il combattimento.
Per
approfondire il significato delle 12 fatiche di Ercole cfr www.societa-ermetica.it\testi\fatiche-ercole_txt.htm
ove si espongono le interpretazioni fornite da O.M.Aivanhov e
da A.Bailey.
Cfr
soprattutto "Sulle dodice fatiche di Ercole"
il libro Lo Zodiaco chiave dell'Universo
di O.M.Avanhov
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Il
mito di Perseo e del Pegaso alato
Perseo
affronta e decapita Medusa, una delle Gorgoni, (mostri marini
il cui nome proviene dal greco gorgós=spaventoso) guardandola
riflessa nello specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato
dal suo sguardo.
Le
Gòrgoni erano tre: due erano immortali, Steno ed Euriale: la terza,
invece, Medusa non aveva questo dono; e questa Pèrseo doveva affrontare
e uccidere. Esse erano dotate di sorprendente bellezza.
Minerva, per vendetta, aveva mutata la chioma di Medusa in un
orribile groviglio di serpi, dando agli occhi di lei il potere
di render di pietra quelli ch'essa guardasse.
Perseo è avvertito del pericolo, ma è aiutato dallo scudo donatogli
dalla déa che permette di osservare medusa senza rifletterne l’immagine
e da una falce adamantina donatogli da Hermes per decapitare Medusa.
Dal
collo decapitato di Medusa esce il cavallo alato Pegaso che ella
aveva concepito con Posidone, ma che a causa del suo odio non
era capace di darlo alla luce. Il nome Pegaso viene dalla parola
greca pegai, che significa "sorgenti" o "acque".
Pegaso,
il cavallo alato aiutò Pegaso a liberare Andromeda da un mostro
marino, fu determinante anche nell'impresa di Bellerefonte contro
la Chimera. Alla fine delle sue vicende, Pegaso si trasforma nell'omonima
costellazione.
Mentre
nel mito greco la figura del cavallo alato è espressa attraverso
Pegaso, nella cultura orientale, la stessa figura si ritrova nell'immagine
dell'ippogrifo.
Benvenuto Cellini ha lasciato un ritratto della Gorgona nel famoso
bronzo del Pèrseo che si ammira a Firenze, nella Loggia dei Lanzi.
Dante
Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57) si esprime così:
" Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon
si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso".
Il
messaggio che ci trasmette il mito è che per non soccombere
rispetto all'energia pietrificante, che coagula (che è
quella sessuale) e alle paure inconsce, non bisogna lottare direttamente
(Perseo non deve incrociare lo sguardo di Medusa) ma serve la
riflessione (il riflesso dello specchio), la conoscenza della
natura superiore ed inferiore (Jung direbbe l'ombra) e così
possono essere superate le prove al fine di liberare infine sé
stesso come il Pegaso alato.
I
miti anche oggi sono presenti dappertutto nella vita quotidiana,
si pensi ad esempio che il Pegaso alato è lo stemma della
Regione Toscana:"Pegaso è il protagonista - insieme a Perseo
e Bellerofonte - di uno dei miti più amati e longevi della civiltà
occidentale. Insieme agli altri due personaggi rappresenta l'eroe
che costruisce la pace, combatte il caos e il male e propone valori
positivi". (www.regione.toscana.it/stemma/storia.htm).Si
potrebbero fare tanti altri esempi del genere.
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Il
mito di Teseo e il filo di Arianna
Figlia
di Monosse re di Creta, e sorella di Fedra e del Minotauro, s'innamorò
dell'eroe ateniese Teseo che, per liberare la sua città dal sanguinoso
tributo impostole da Minosse di sette giovanetti e sette fanciulle
destinati ad essere divorati dal Minotauro, si era proposto di
ucciderlo. Ma egli avrebbe certo finito con essere divorato dal
mostro o non avrebbe più ritrovato la via per uscire dal labirinto
nel quale il Minotauro era stato imprigionato, se l'innamorata
Arianna non gli avesse dato un gomitolo di filo da dipanare lungo
il tortuoso cammino. Ucciso il mostro , Teseo poté, guidato dal
filo di Arianna, uscire illeso, ed imbarcarsi con lei, per fr
ritorno, vittorioso, ad Atene. Sbattuto da una tempesta nell'isola
di Nasso, vi sbarcò con la sua donna bisognosa di riposo: però
mentre ella dormiva, la tempesta riprese ad infuriare e Tèseo,
corso a mettere al sicuro la sua nave pericolante, fu con essa
portato al largo e non potette recuparerare Arianna, rimasta addormentata
a Nasso. Arianna, credutasi abbandonata, dopo d'aver pianto tutte
le sue lacrime ed essersi disperata della sorte che la lasciava,
sola e indifesa, nell'isola sconosciuta, vide farlesi incontro
un rumoroso corteo di Baccanti che la rinfrancò e, vinto dalla
lacrimosa e seducente bellezza di lei, la prese con sé, e la fece
sua sposa. (http://www.i-2000net.it/mitologia/)
Il Minotauro, come spiega Aivanhov in "La
Forza sessuale o il Drago Alato", è una rappresentazione
della forza sessuale... cioè la natura inferiore che si deve aggiogare
come il bue per lavorare la terra.
Il labirinto ha lo stesso significato del castello: è il nostro
corpo fisico.
Arianna rappresenta l'anima superiore che conduce l'uomo verso
la vittoria.
Teseo
è lo spirito dell'uomo.
|
San
Giorgio combatte il dragone
San
Giorgio nacque in Cappadocia, a diciassette anni si arruolò come
soldato di cavalleria, e presto divenne famoso per il suo coraggio.
Giunse in una città chiamata Selem: vicino a questa città viveva
un dragone, che abitava in un nero lago putrido, al quale si doveva
dare ogni giorno in pasto uno degli abitanti, scelto a sorte.
Il giorno in cui giunse là San Giorgio, la sorte era caduta sulla
figlia del Re. San Giorgio decise di combattere contro il dragone
e lo uccise. Egli agì nel nome del Signore ed in cambio
chiese alla popolazione di convertirsi al cristianesimo e di lasciarsi
battezzare. La forza del santo cavaliere era dunque al servizio
di Dio.
La
storia di San Giorgio ricorda quella di Ercole: anche in questo
caso il mostro vive in acque nere (subconscio). Il Drago è
il serpente, è l'energia sessuale che, se non viene addomesticata,
reca sofferenza, uccide (sputa fuoco, avvolge,soffoca), mentre
se è sublimata, risveglia, fa volare (le ali del drago),
ascende così come la forza Kundalini risale lungo la colonna
vertebrale per risvegliare i Chakra fino all'apertura del loto
dei mille petali.
|
Il
Simbolo della donna nel Dolce stil novo
La
corrente letteraria conosciuta con il nome " Dolce Stil novo",
secondo l'opera di alcuni autori tra i quali annoveriamo M. Asin
Palacios (che scrisse l'opera Escatologia musulmana nella Divina
Commedia nel 1919 e R. Guénon che scrisse Esoterismo di Dante
nel 1925) avrebbe manifestato in forme velate l'insegnamento della
confraternita iniziatica dei Fedeli d'Amore di cui Dante sarebbe
stato Maestro.
"O voi ch'avete gl'intelletti sani, mirate la dottrina che s'asconde
sotto il velame de li versi strani" proclamava Dante.
" I Fedeli d'Amore celavano in sembianze di donna il principio
della propria anima. Al tempo di Dante...partecipavano: Guido
Guinizzelli, capo della scuola letteraria e Guido cavalcanti,
Cino da Pistoia, Francesco da Barberino e Cecco d'Ascoli (finito
al rogo come eretico)... Tutti "congiuravano" contro una Chiesa
corrotta che chiamavano: la lupa feroce di Roma. Essi vivevano
per amore della vergine -Sophia-, la santa Sapienza, che conduceva
l'uomo dalla terra al cielo e dalla morte alla vita.
Gli
iniziati avevano identificato nella - rosa - la Sapienza spirituale,
ossia la Madre Sophia (filosophia, teosophia ecc).
"Cantare la bellezza della rosa significava per quei poeti esaltare
le virtù della segreta saggezza che conduceva a Dio". I Templari
furono latori del messaggio: -Roman de la Rosa- a cui si ricollegò
la -candida rosa- di Dante che concluse il suo viaggio iniziatico
nei tre regni oltre-mortem.
"La
donna, per i Fedeli d'Amore era l'equivalente della rosa mistica
dei Sufi e simbolo della Dottrina segreta". Si chiamasse monna
Lisa o monna Teresa od altro, il nome era solo un modo per esaltare
i valori della sapienza segreta senza incorrere nelle ire dei
poteri papali: che di saggezza o di percorso interiore proprio
non voleva sentir parlare. Altrimenti, "se ognuno avesse imparato
a "parlare da sé con Dio" sarebbe decaduto il concetto d'indispensabilità
dei suoi religiosi e sarebbe cessata l'utilità della sua Chiesa,
che aveva occupato il posto della Sophia celeste come intermediaria
tra l'uomo ed il cielo." (dal dizionario esoterico di Esonet)
Beatrice
fa parte di quella schiera di donne allegoriche care ai poeti
del dolce stil nuovo e come tali continuazione della tradizionale
raffigurazione della sapienza come femminile (sophia, shekinah).
Il culto della donna allegorica proveniva dalla Persia (http://www.zen-it.com)
"
È un termine del quale bisogna forse giustificarne particolarmente
l’uso, quello dei Fedeli d’Amore», scrive
Henry Corbin nella sua Immaginazione creatrice nel sufismo di
Ibn ‘Arabî. Lo spiegherà nella sua presentazione
del Vademecum dei Fedeli d’Amore di Sohravardî:
«Quanto alla parola ‘oshshâq (plurale di ‘âshiq),
si tratta letteralmente di quelli presi dall’amore, gli
amanti. È l’espressione correntemente impiegata
per designare i mistici, poiché la loro spiritualità
è essenzialmente una mistica d’amore» e «Fedeli
d’Amore è il nome che si dettero alcuni compagni
di Dante. È anche la qualifica che meglio corrisponde
ai nostri mistici». La
storia dei Fedeli d’Amore è una storia d’Oriente
e d’Occidente, senza che si possa valutare veramente le
influenze eventuali di una tradizione sull’altra: «Alcuni
hanno pensato che, oltre che dalle influenze gnostiche (la nozione
di Sofia, le ipostasi femminili della Saggezza e dello Spirito
Santo, ecc.), i «Fedeli d’Amore» dovevano
essere stati influenzati da certi aspetti del Sufismo islamico»...
ciò che sappiamo generalmente dei Fedeli d’Amore
in Occidente si limita a ciò che ne dice Dante nella
sua Vita Nova o Cavalcanti nelle sue Rime. «Le diverse
«dame» celebrate dai poeti, scrive René Guénon,
che si rifanno alla misteriosa organizzazione dei «Fedeli
d’Amore», dopo Dante, Cavalcanti e i loro contemporanei
fino a Boccaccio e Petrarca, non sono affatto delle donne che
hanno vissuto realmente su questa terra; sono tutte, sotto nomi
diversi, la sola e la stessa «Dama» simbolica che
rappresenta l’intelligenza trascendente (Madonna Intelligenza
di Dino Compagni) o la Sapienza divina»...Henry Corbin,
René Guénon, Julius Evola, sono unanimi nel respingere
«le interpretazioni estetiche e realistiche che vogliono
riportare tutto a delle donne reali e a delle esperienze di
semplice amore trasposto, sublimato e messo in iperboli dal
poeta». (jm.saliege.com/fedelidamore.htm). |
Il
mito dell'androgino (Platone)
"Platone,
nel dialogo intitolato "Il Convivio", evoca il mito
dell'androgino primitivo. In tempi antichissimi, sarebbero vissute
sulla Terra delle creature umane che erano al contempo maschio
e femmina: erano di forma sferica e avevano due volti, quattro
braccia, quattro gambe, due organi genitali, ecc. Quegli esseri
possedevano un vigore eccezionale e, coscienti della propria
potenza, presero ad attaccare gli dèi. Molto preoccupati,
questi cercarono il modo di indebolirli, e fu Zeus a trovare
la soluzione: bisognava dividerli in due! Lo fecero. Ecco perché,
da allora, le due metà separate di uno stesso essere
non smettono di vagare per il mondo alla ricerca l'una dell'altra,
per unirsi e ritrovare così l'integrità originaria.
In questo mito riportato da Platone, un elemento è particolarmente
significativo: per indebolire quelle creature che minacciavano
il potere degli dèi, Zeus decise di tagliarle in due.
L'idea che spicca da questo fatto è chiara: la potenza
dell'essere umano risiede nel possedere i due princîpi.
È l'unione in lui dei due principi, maschile e femminile,
che lo rende simile agli dèi."
O. M.
Aïvanhov
Il
mito dell'androgino è presente anche in Brhadaranyaka
Upanishad:"In principio l'universo era il solo Atman in
forma di purusha (uomo cosmico primordiale). Esso aveva dimensioni
che uguaglierebbero quelle di un uomo e una donna. Egli si divise
in due corpi separati... Per questo il saggio Yajnavalkya insegnò
che il maschile è solo una metà, e l'altra metà
è il femminile".
|
Il
Serpente e la Colomba
"Quali
relazioni esistono fra il serpente e la colomba? Essi rappresentano
i due aspetti opposti della medesima energia: l'energia sessuale.
La colomba altro non è che il serpente sublimato. Essa
ci insegna che tutto quello che striscia sul terreno, un giorno
può diventare capace di lanciarsi nell'aria e di volare.
Il serpente rappresenta la forza sessuale primitiva, ed è
un serpente estremamente scaltro! Come è scritto nella
Genesi: "Il serpente era il più scaltro fra tutti
gli animali dei campi che Dio aveva fatto". È impossibile
enumerare tutti i mezzi cui ricorrono gli esseri umani per sfuggire
al serpente, ma questo presenta e organizza le cose in modo
tale che è lui, il più delle volte, che finisce
per avere il sopravvento. Qualcuno dice: "Ecco, non soccomberò
alla tentazione, resisterò..." Ma non avendo previsto
il tranello che il serpente sarà in grado di tendergli,
all'ultimo minuto cade nella trappola; e continuerà a
cadere sino a quando non riuscirà a trasformare dentro
di sé il serpente in colomba, vale a dire a trasformare
l'amore umano in amore spirituale, che lo strapperà alla
terra e gli farà conoscere la libertà degli spazi
infiniti."O.
M.
Aïvanhov
|
Ulteriori
approfondimenti bibliografici
Novità bibliografiche
in tema di simboli
DICTIONNAIRE DU LIVRE DE LA NATURE,analogies,
images, symboles :
2012 - Format 148 x 210 mm - 616 pages -
23 illustrations
ISBN 978-2-8184-0038-8
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Les
symboles, langage de l’Intelligence cosmique
Premier exercice: le triangle de l’esprit
Deuxième exercice: le triangle de la matière
La rencontre des deux triangles: le sceau de Salomon
Troisième exercice: le disque solaire
Quatrième exercice: Schin
Cinquième exercice: le caducée d’Hermès
Sixième exercice: la croix
Septième exercice: Aleph
Huitième exercice: l’infini
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