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La radio va all'università 26 giugno 2003
"Facoltà di frequenza" è la prima radio universitaria italiana: al suo interno si preparano gli speaker del futuro
La radio è un po' come la moto: o la ami o la detesti. E il bello è che non lo sai finchè non ci sali sopra. L'esperienza a Siena dev'essere stata più esaltante del previsto: la radio d'ateneo, nata dal guizzo istintivo di un professore appena tre anni fa (il 12 dicembre del 2000), ha steso praticamente tutti. Gli studenti, da un lato, che partecipano alle trasmissioni: ma non come ospiti, bensì come conduttori. La città, dall'altro, che si sintonizza ogni giorno su FM99.45 mhz. Il piccolo miracolo si chiama "Facoltà di Frequenza" ed è la radio dell'Università di Siena. È piccolo perchè la struttura è ancora giovane. È un miracolo perché è uno dei rari casi in cui la teoria universitaria si sia trasformata in realtà.

E così la radio, in soli tre anni, da esperimento si è trasformata in un laboratorio di studio permanente d'Ateneo. Risultato: è stato attivato a Siena il primo corso universitario in radiofonia d'Italia, un biennio in coda ai tre anni necessari per la laurea in Scienze della Comunicazione durante il quale gli studenti, oltre a leggere libri, "andranno in onda" con i loro programmi e le loro idee. Per adesso la piccola emittente si sorregge sul volontariato: gli studenti che collaborano, in veste di conduttori, tecnici e sales account sono circa un centinaio, coordinati da un caporedattore, Romeo Perrotta molto giovane (27 anni) che manco a dirlo, è dottore in Comunicazione. Ma le cose sembrano girare per il verso giusto: cominciano ad arrivare i primi inserzionisti e la stampa nazionale si è finalmente accorta del fiorellino all'occhiello dell'Ateneo senese.

Certo, non è stato facile. Indispensabili fantasia, soldi e una volontà ferrea. «Tutto merito del prof. Boldrini (docente di comunicazione pubblica e portavoce del Rettore Tosi-n.d.r.) se siamo dove siamo» mette le mani avanti Perrotta, salvo poi riconoscere (giustamente) che adesso, dopo tre anni cominciano ad arrivare i primi frutti del suo duro lavoro. L'idea originaria era quella di sviluppare un nuovo canale per le comunicazioni di servizio interne all'ateneo, sul modello dei campus anglosassoni: una sorta di radio "community", insomma. E la cosa sembra aver funzionato a dovere: molti studenti, in soggiorno Erasmus all'estero, si collegano alla radio grazie al web e, parole loro, si sentono un po' a casa. L'investimento iniziale è stato di circa 150 milioni di vecchie lire sganciati senza troppi preamboli all'Ateneo di Siena che ha creduto sin dall'inizio nell'idea. Come spesso capita in questi casi però, il progetto ha preso a correre da sé. E così prima la radio è arrivata sul web, poi si è coniugata con un corso di laurea specialistica ben preciso. Adesso ci sono trasmissioni in lingua (per gli studenti stranieri presenti a Siena) e programmi tenuti addirittura da docenti universitari. Un successo indiscutibile insomma.

Perrotta lo sa bene: «Per realizzare un progetto del genere in ambito pubblico ci vuole del tempo e un contesto ben preciso. Molti studenti, un po' da tutt'Italia ci chiedono: ma come avete fatto? La risposta è che occorrono tempi faraonici, volontà politica che va al di là di quella degli studenti e un minimo di disponibilità economica. Attualmente l'Università di Siena è l'unica in Italia ad avere una radio gestita in proprio. Ma dobbiamo considerare che a Roma, ad esempio, non sarebbe così facile creare un progetto del genere: gli studenti abitano in un raggio troppo ampio per poter essere raggiunti dalle onde di una radio così piccola come la nostra». I nuovi conduttori giungeranno alla consolle passando per l'Università dunque? «Non solo alla consolle. Servono tecnici del suono, persone che si occupano della vendita degli spazi pubblicitari e anche speaker. Qui gli studenti imparano a fare un po' di tutto. Coniugando lo studio del sistema dei mezzi di comunicazione di massa con la pratica: fili, cavi, musica e quant'altro». L'università italiana vola verso il futuro e lo fa con un mezzo molto caldo, che sa d'antico, come la radio. In piena tradizione con la storia dell'Ateneo senese, uno dei più antichi d'Italia (760 anni) e allo stesso tempo uno dei più all'avanguardia del Paese.


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Alessandro Gennari
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