"Facoltà di frequenza" è la prima radio universitaria
italiana: al suo interno si preparano gli speaker del futuro
La radio è un po' come
la moto: o la ami o la detesti. E il bello è che non lo sai finchè
non ci sali sopra. L'esperienza a Siena dev'essere
stata più esaltante del previsto: la radio
d'ateneo, nata dal guizzo istintivo di un professore
appena tre anni fa (il 12 dicembre del 2000), ha steso praticamente
tutti. Gli studenti, da un lato, che partecipano
alle trasmissioni: ma non come ospiti, bensì come conduttori. La città,
dall'altro, che si sintonizza ogni giorno su FM99.45
mhz. Il piccolo miracolo si chiama "Facoltà
di Frequenza" ed è la radio dell'Università
di Siena. È piccolo perchè la struttura è ancora giovane.
È un miracolo perché è uno dei rari casi
in cui la teoria universitaria si sia trasformata in realtà.
E così la radio, in soli tre anni, da esperimento si è trasformata
in un laboratorio di studio permanente d'Ateneo.
Risultato: è stato attivato a Siena il primo corso
universitario in radiofonia d'Italia, un biennio in coda ai
tre anni necessari per la laurea in Scienze
della Comunicazione durante il quale gli studenti, oltre
a leggere libri,
"andranno in onda" con i loro programmi e le loro idee. Per adesso
la piccola emittente si sorregge sul volontariato:
gli studenti che collaborano, in veste di conduttori, tecnici e sales
account sono circa un centinaio, coordinati
da un caporedattore, Romeo Perrotta molto
giovane (27 anni) che manco a dirlo, è dottore in Comunicazione. Ma
le cose sembrano girare per il verso giusto: cominciano ad arrivare
i primi inserzionisti e la stampa
nazionale si è finalmente accorta del fiorellino all'occhiello
dell'Ateneo senese.
Certo, non è stato facile. Indispensabili fantasia,
soldi e una volontà ferrea.
«Tutto merito del prof. Boldrini (docente
di comunicazione pubblica e portavoce del Rettore Tosi-n.d.r.)
se siamo dove siamo» mette le mani avanti Perrotta, salvo poi riconoscere
(giustamente) che adesso, dopo tre anni cominciano ad arrivare i primi
frutti del suo duro lavoro. L'idea originaria era
quella di sviluppare un nuovo canale per le comunicazioni di servizio
interne all'ateneo, sul modello dei campus anglosassoni:
una sorta di radio "community",
insomma. E la cosa sembra aver funzionato a dovere: molti studenti,
in soggiorno Erasmus all'estero, si collegano alla radio grazie al
web e, parole loro, si sentono un po' a casa. L'investimento
iniziale è stato di circa 150 milioni di vecchie lire sganciati
senza troppi preamboli all'Ateneo di Siena che ha creduto sin dall'inizio
nell'idea. Come spesso capita in questi casi però, il progetto ha
preso a correre da sé. E così prima la radio è
arrivata sul web, poi si è coniugata con un corso
di laurea specialistica ben preciso. Adesso ci sono trasmissioni
in lingua (per gli studenti stranieri presenti a Siena) e programmi
tenuti addirittura da docenti universitari. Un successo indiscutibile
insomma.
Perrotta lo sa bene: «Per realizzare un
progetto del genere in ambito pubblico ci vuole del tempo e un contesto
ben preciso. Molti studenti, un po' da tutt'Italia ci chiedono: ma
come avete fatto? La risposta è che occorrono tempi faraonici, volontà
politica che va al di là di quella degli studenti e un minimo di disponibilità
economica. Attualmente l'Università di Siena è l'unica in Italia ad
avere una radio gestita in proprio. Ma dobbiamo considerare che a
Roma, ad esempio, non sarebbe così facile creare un progetto del genere:
gli studenti abitano in un raggio troppo ampio per poter essere raggiunti
dalle onde di una radio così piccola come la nostra». I nuovi
conduttori giungeranno alla consolle passando per l'Università
dunque? «Non solo alla consolle. Servono tecnici del suono, persone
che si occupano della vendita degli spazi pubblicitari e anche speaker.
Qui gli studenti imparano a fare un po' di tutto. Coniugando lo studio
del sistema dei mezzi di comunicazione di massa con la pratica: fili,
cavi, musica e quant'altro». L'università
italiana vola verso il futuro e lo fa con un mezzo molto
caldo, che sa d'antico, come la radio. In piena tradizione con la
storia dell'Ateneo senese, uno dei più antichi
d'Italia (760 anni) e allo stesso tempo uno dei più all'avanguardia
del Paese.
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