Due ragazzini, denunciati per un attacco informatico,
sono stati bollati come hacker. Uno di loro però non sapeva neppure
quanti bit ci sono dentro un byte
Piccolo caso mediatico da manuale:
prendi due ragazzini un po' incoscienti; attrezzali con pc, rete
e voglia di fare i gradassi. Condiscili con uno di quei programmini
dannosi che si trovano facilmente in rete. Risultato? Un attacco
informatico di vaste proporzioni a tre società di San
Marino con un danno stimato nell'ordine di migliaia di
euro. Voi come li definireste? Non importa. Li hanno già etichettati
come due giovani e promettenti (?) hacker dell'informatica
italiana.
Il fatto è accaduto un paio di settimane fa, il 19 maggio per la
precisione. Due
ragazzi di 18 e sedici anni hanno sferrato un attacco
a www.m4d.sm,
una società che gestisce un gioco on line e l'hanno messo in ginocchio
per circa due settimane. Abbiamo cercato di capire che cosa è successo
e...sorpresa: secondo la nostra indagine i due ragazzini non sono
affatto hacker ma lamer. In parole povere:
non sono affatto esperti di pc, sapevano a mala pena accenderli.
Uno di loro, in particolare, pare non conosca neppure la differenza
tra byte e bit. Insomma, un caso totalemente montato dai media ad
uso e consumo della pubblica opinione. Non a caso gli amministratori
del sito violato, contattati via email, non hanno risposto:
come potevano giustificare di essere stati messi in ginocchio da
un paio di ragazzini vivaci?
Ma andiamo per ordine. Sul sito m4d.sm si gioca a "Ultima
on line". I due ragazzi sono appassionatissimi. A un certo
punto vengono "maltrattati" (a loro avviso) dagli amministratori
di sistema e decidono di vendicarsi. Come? Sferrando un attacco
di tipo Ddos, il più volgare degli attacchi
conosciuti in ambito informatico. Di cosa si tratta? Semplicissimo:
Ddos sta per "Distributed Denial of Services"
e consiste nel generare un elevatissimo numero di false richieste
da più macchine allo stesso server consumando le risorse di sistema
e di rete del fornitore del servizio. In questo modo il provider
"affoga" letteralmente sotto le richieste e non è più in
grado di erogare i propri servizi, risultando irraggiungibile. Purtroppo
per loro però l'attacco non si è fermato a m4d.sm: ha raggiunto
due network che forniscono banda al server, Intelcom
e Seabone.net. A questo punto è successo il putiferio e sono
stati denunciati a piede libero.
A noi però non interessa l'attacco, quanto il "caso" montato dai
media.
Che andiamo, pezzo per pezzo, a smontare. I due presunti hacker,
che hacker non sono, sono conosciuti negli ambienti dei giochi on
line con il nick di Lele e Kid. Ma è soprattutto
leggendo il nome del primo (sedicenne), associato alla parola hacker,
che mezzo web italiano ha riso a crepapelle. Molti ne ricordano
la sfrontatezza. «Ti metto una bomba informatica sulla tua server
farm (Ddos) poi faccio un post sul tuo
forum e dico: se non chiudi New Hera ti chiudo» avrebbe scritto
Lele a uno degli amministratori di sistema m4d.sm. Rileggendo
alcune conversazioni private di Lele con altri utenti su
Irc, si scopre però che il nostro "hacker" non sa neppure quanti
bit ci sono dentro un byte.
In sostanza: i due "promettenti" hacker sono soltanto ragazzini
viziati. I pignoli della rete sottolineano che non si tratta di
hacker, ma di cracker o meglio di lamer
(inesperti alle prime armi).
Concludendo le notizie sono due. In Internet
nessuno è al riparo da attacchi Ddos che
si basano sulla natura stessa della Rete (il protocollo tcp/ip).
Teoricamente tutti i server possono essere messi in ginocchio da
attacchi di questo tipo. La seconda notizia
è che tutti, più o meno sono in grado di farli, senza bisogno di
essere hacker. Infine un bonus: la terza notizia. Tutte le volte
che sentite in tv la parola "hacker" siate diffidenti. A volte sono
semplicemente bambini viziati ma, chiamati
così, non farebbero poi molta notizia.
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