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       2 b. Il computer nel progetto abitativo come controllo dell’uso del territorio.

Questo filone tematico pone al centro della ricerca progettuale la nuova condizione urbana, che comprende la città antica, quella moderna e la città diffusa. La città contemporanea è formata da molteplici elementi giustapposti in cui i vuoti e il disordine sono i nuovi luoghi d’intervento. La frammentarietà del tessuto urbano deriva dalla mancanza di interventi edilizi unitari, sostituiti dagli scoordinati interventi di numerosi soggetti privati.

I nuovi progetti devono allora diventare uno strumento per la ricostruzione di relazioni nel tessuto urbano. Gli strumenti urbanistici devono invece cercare di interpretare le nuove dinamiche di espansione urbana e di utilizzarle per creare inedite modalità di controllo dello sviluppo edilizio. Spesso l’urbanistica si limita a “razionalizzare processi spontanei già in atto” [1] mentre è necessario trovare un nuovo metodo d’interpretazione della città e per fare ciò si devono ridefinire i criteri di lettura del paesaggio alla luce dei cambiamenti avvenuti.

Gli architetti italiani che si inseriscono in nuovi metodi di valutazione urbanistica sono ancora pochi. Il gruppo MetroGrammA Studio (fondato nel 1997) cerca di definire nuovi strumenti per rispondere alle esigenze della città contemporanea, con uno sguardo verso le ricerche effettuate in Europa senza perdere il contatto con la tradizione locale. I membri del gruppo, gli architetti Andrea Boschetti, Marcello Fodale e Alberto Francini, hanno avuto esperienze lavorative presso importanti studi d’Architettura che operano in ambito internazionale: in Olanda presso lo studio OMA – Koolhaas, in Italia presso lo studio di Massimiliano Fuksas.

Un’interessante sperimentazione urbanistica, in cui emerge l’innovativa metodologia di analisi del territorio e di interpretazione dei bisogni di sviluppo della città contemporanea, è stata da loro sviluppata a Bolzano, in collaborazione con lo studio Tischer&Hoelzl di Berlino e Amsterdam, su iniziativa dell’Assessorato all’Urbanistica del Comune. Il progetto “HABITAT_BZ01” è stato presentato nell’ottobre del 2001 ai cittadini di Bolzano e lo scorso aprile (2002 ndr) al seminario internazionale Europan 7 tenutosi a Oslo. La ricerca è nata per trovare una soluzione al problema della “densificazione in condizione di scarsità di suolo”, affrontando secondo modalità innovative le condizioni geo-morfologiche, economiche, sociali e culturali della città di Bolzano. Questo studio riesce a combinare le tradizionali ricerche sulla “città diffusa” con l’ideazione di un innovativo meta-progetto che affiancherà il piano regolatore con prefigurazioni degli insediamenti residenziali.

L’interesse verso i problemi urbanistici della città di Bolzano e la fiducia nell’Architettura da parte di un’amministrazione pubblica “illuminata” è stata determinante per l’avvio di questa ricerca progettuale. L’iniziativa è stata presa dall’assessore all’urbanistica Silvano Bassetti che ha chiesto ai progettisti di “forzare il normale grado di vincolo del contesto pragmatico-operativo del progetto urbanistico ed architettonico” definendo i luoghi e le modalità di edificazione da adottare per l’espansione urbana di Bolzano. L’Assessorato all’Urbanistica ha deciso di verificare gli strumenti urbanistici che la legislazione italiana fornisce, cercando di rinnovarli in modo che possano gestire gli sviluppi della città anziché subirli. La ricerca progettuale affidata ai MetroGrammA costituisce il punto di partenza di un percorso che, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, punta alla definizione di un nuovo Piano Regolatore. Attualmente il progetto, dopo essere stato presentato in un assemblea pubblica per verificare le reazioni dei cittadini e stimolare un dibattito, sta proseguendo con lo studio della densificazione delle zone produttive e della stazione ferroviaria.

L’arch. Andrea Boschetti, in un’intervista concessami lo scorso giugno (2002 ndr), ha affermato che l’uso del computer è stato importante per la gestione della complessità sotto diversi aspetti. In primo luogo è stato indispensabile per l’organizzazione della progettazione, che ha visto l’intervento di diversi collaboratori e consulenti, realizzata collegandosi in rete e accedendo ad un dominio condiviso. Inoltre tramite simulazioni tridimensionali all’interno dell’ambiente digitale è stato possibile verificare il progetto, realizzando simulazioni degli scenari futuri. Infine lo strumento digitale è stato prezioso per la comunicazione delle idee progettuali, con la creazione di immagini realistiche illustranti i possibili sviluppi urbani della città.

Il progetto parte da due considerazioni: il crescente fabbisogno edilizio e la scarsità di suolo. Per conciliare questi contrastanti presupposti, i progettisti sono partiti da un’analisi delle caratteristiche insediative della città. Essi hanno individuato quattro “archetipi di ambiente urbano” che corrispondono ad altrettanti modi di abitare. Ognuno di questi è caratterizzato da una densità edilizia, da un certo rapporto di copertura e da una altezza media degli edifici. L’Agro_city è la città distribuita sui terreni agricoli, caratterizzata da bassissima densità (0,2/0,4 mc/mq), basso rapporto di copertura (4-5%) ed edifici a due piani al massimo. La Poly_city è costituita da frammenti urbani disseminati sulle montagne, fra i boschi e nelle valli, di carattere autonomo rispetto alla città, caratterizzati da bassa densità (0,5-1,8 mc/mq), rapporto di copertura medio-basso (8-25%). La Border_city è la città compatta lineare che si scontra con i limiti fisici costituiti dalle montagne scoscese, caratterizzata da bassa densità (0,2/2,0 mc/mq), rapporto di copertura medio-basso (3-15%). La City_in è la città consolidata, caratterizzata da alta densità (3,5-14,0 mc/mq), alto rapporto di copertura (30-80%) in cui gli spazi vuoti interni possono diventare occasione di rinnovamento.

Per permettere al territorio della conca bolzanina di assorbire la consistente domanda di edificabilità, salvaguardando il prezioso paesaggio agricolo e la naturalità delle pendici, i progettisti hanno fissato un programma fittizio di espansione che prevede 10.000 nuovi alloggi collocati in ognuna delle quattro ecologie urbane. Nel progetto definitivo si dovranno combinare i diversi principi insediativi in modo da delineare un piano che contenga le previsioni edificatorie necessarie. I progettisti hanno fissato il rapporto di copertura al 35% e le dimensioni-base del lotto (25 m x 20 m), mentre il numero di alloggi per lotto, l’altezza degli edifici e la distanza tra i lotti variano all’interno di ogni ecologia. Essi sono persuasi che la qualità edilizia non sia da ritenere legata alla bassa densità, come spesso accade. L’edificazione a bassa densità consuma grandi porzioni di territorio, cancellandone a volte le migliori caratteristiche ambientali. Dovrebbe essere il progetto a conferire qualità ad un insediamento, indipendentemente dalla densità.

I Metrogramma hanno quindi definito nove principi insediativi, illustrati in altrettanti progetti norma, con cui Bolzano potrebbe ospitare diversi processi di “densificazione”. Questi progetti norma “intendono verificare il grado di fattibilità di alcune ipotisi progettuali” [2] e stimolare un dibattito sui princìpi che regolano le trasformazioni urbane, ma non sono strumenti prescrittivi immediatamente operativi. I tre progetti norma per la City_in tendono a valorizzare gli spazi pubblici. Mentre quelli per Agro_city, Poly_city e Border_city usano diversi indici di fabbricabilità per determinare i diversi caratteri spaziali delle parti di città.

Combinando tra loro i principi insediativi relativi alla medesima ecologia urbana, i progettisti hanno poi ideato quattro immagini metaprogettuali, una per ogni “città”, che identificano altrettanti ipotetici scenari alternativi di densificazione. Questi scenari vogliono suscitare riflessioni e discussioni, coinvolgendo tutti i cittadini nel ripensamento della città. La presentazione della ricerca agli abitanti è servita a verificare la validità di alcune scelte, a scatenare critiche e stimolare proposte alternative. Da questo confronto scaturirà il progetto finale che combinerà i principi insediativi delle quattro ecologie urbane in un unico scenario di densificazione, da affiancare al nuovo piano regolatore.

Il primo aspetto innovativo presente in questa ricerca è lo studio delle specificità delle varie parti del territorio e delle conseguenti diverse modalità di relazione con lo stesso. L’area urbana non viene trattata come un territorio omogeneo, ma viene distinta in quattro ecologie che rappresentano diversi modi d’abitare. Questa distinzione permette di considerare le qualità specifiche di ogni ecologia e di studiarne i modelli insediativi, che possono essere riproposti o sostituiti.

Anche la concezione del piano urbanistico, tradizionalmente basata su fabbisogni statistici e zonizzazioni bidimensionali, viene rinnovata da questo progetto che utilizza la definizione dei volumi fabbricabili per il controllo dell’espansione edilizia. L’idea di definire i volumi, anziché suddividere la città in zone omogenee, non è di per sé una novità, essendo il principio di controllo urbanistico utilizzato in Francia nelle ZAC. Si tratta comunque di una proposta innovativa per l’Italia, che l’arch. Andrea Boschetti ritiene possa trovare difficoltà d’attuazione sia perché è più restrittivo della legislazione nazionale, sia perché la provincia autonoma di Bolzano impone un indice di fabbricabilità di 3,5 metri cubi al metro quadrato. Il coinvolgimento dei cittadini nelle scelte di piano può essere utile anche per scongiurare eventuali malcontenti futuri, che potrebbero portare a ricorsi giudiziari volti alla delegittimazione di questo innovativo strumento urbanistico, qualora esso possa trovare applicazione.

Un altro aspetto innovativo del progetto è l’interpretazione dei meccanismi spontanei di espansione della città contemporanea, caratterizzata da frammentazione, dispersione, alto consumo di suolo. Infatti proponendo una dispersione controllata dell’edilizia all’interno del territorio, essi puntano a preservare la sua preziosa specificità. Questo indica la volontà di interrompere i criteri di crescita monodirezionale, dalla città verso l’esterno, che hanno guidato l’espansione negli ultimi anni, per indicarne di nuovi.

 

Figg. 1-2_ In verde Agro_city, in rosso i nuovi insediamenti previsti.

Figg. 3-4_ In verde Border_city, in rosso i nuovi insediamenti previsti.

Figg. 5-6_ In verde City_in, in rosso i nuovi insediamenti previsti.

Figg. 7-8_ In verde Poly_city, in rosso i nuovi insediamenti previsti.

Un altro esempio di progettazione residenziale incentrata sulla definizione di un nuovo modo di insediarsi nel territorio è il progetto della “H-Ouse” dello studio Ma0 (emmeazero). (...)

Il progetto di h-0use è stato sviluppato e si è evoluto attraverso due concorsi, “Future vision housing” in Austria e “The final house” in Giappone. H-Ouse è una visione dell'abitare del futuro. Il progetto ipotizza l’esistenza di alcune potenzialità tecnologico/costruttive e infrastrutturali necessarie per rispondere ai fenomeni di de-territorializzazione a scala globale. Tali fenomeni, legati ai sempre più ampi flussi migratori, spezzano il rapporto cultura/territorio. Immaginando un futuro in cui non esisteranno più le culture radicate ad un luogo, che definiscono le peculiarità di un territorio e sulle quali si fonda l’abitare, lo studio Ma0 propone una nuova idea di casa.

I processi di globalizzazione in atto stanno modificando il rapporto tra l’abitante e il contesto culturale, influenzando di conseguenza l'interazione tra spazio interno e spazio esterno. Essi progettano un’Architettura che scaturisce dall’adattamento al corpo e al territorio: uno spazio che si adatta ad entrambi come una pelle. Questa casa è qualcosa di simile ad un vestito, un ambiente flessibile che segue i movimenti corpo. L’involucro esterno è rigido, mentre al suo interno vi è una membrana continua ad anello, composta da tre diverse superfici (soft, soft/washable, washable/projectable) che si trasforma seguendo le esigenze. Lungo la parete dell’ingresso si trova il blocco tecnico fisso, in cui sono contenuti i servizi igienici, un armadio, la zona cottura e gli impianti tecnologici.

La membrana ruota, all’interno dell’involucro rigido, e si deforma per trasformare lo spazio unico dell’abitazione nei diversi ambienti di cui solitamente è composta una casa. L’intero spazio potrà essere usato come home theatre, con la membrana morbida incurvata in modo da creare delle poltrone e la membrana “proiettabile” posizionata verticalmente per costituire lo schermo di projezione. In altri momenti lo spazio potrà essere trasformato in playground, un paesaggio interno che permette di giocare, rilassarsi o fare sport. Nelle ore dei pasti la membrana lavabile potrà essere posizionata in modo da formare le sedute, attorno al tavolo e aprendo il vano cottura tutto l’ambiente diventerà una cucina abitabile. Di notte la membrana morbida formerà i giacigli, mentre un inflessione della parte superiore permetterà di dividere lo spazio in due camere da letto. Infine tutto l’ambiente può essere trasformato in una stanza da bagno corredata da una vasca a idromassaggio.

Dunque prendendo spunto dall’intelligente sfruttamento dello spazio oggi attuato all’interno delle roulottes, dove il letto si trasforma in zona pranzo e il piccolo bagno diventa una doccia, questo ambiente di circa venti metri quadrati è il riassunto di una casa cinque volte più ampia. Immaginando che in futuro il costo dei terreni sarà sempre più alto e le autorità pubbliche imporranno delle pesanti tasse sul consumo del suolo, i Ma0 propongono questa soluzione che condensa lo spazio.

I progettisti poi immaginano possibili modalità d’aggregazione di più h-0use. Essi individuano tre possibilità di utilizzo. Il primo è l’utilizzo nomade, proprio come una casa mobile, per individui che si spostano nel mondo. Il secondo è l’utilizzo in agglomerati sparsi, in cui le case possono essere appese ad alberi robusti singolarmente o anche sovrapposte. Il terzo utilizzo è quello urbano, ad alta densità, dove le case vengono affiancate e sovrapposte all’interno di una struttura in cui si devono creare i sistemi di collegamento verticale ed orizzontale.

Il progetto dei Ma0 è interessante sia per il modo in cui la flessibilità viene realizzata, sia per la versatilità d'uso in rapporto con il territorio. Se il progetto dei Metrogramma riguardava il controllo dell’uso del territorio attraverso la definizione di nuovi principi insediativi, questo progetto risparmia il territorio concentrando lo spazio abitativo. Il primo progetto, essendo urbanistico, si ferma alla definizione di volumi, questo potrebbe esserne un possibile completamento dato che entrambi perseguono il medesimo fine, cioè il risparmio di territorio. Se in futuro gli alloggi di Bolzano fossero del tipo ideato dai Ma0, il piano urbanistico dei Metrogramma sarebbe cinque volte più capiente (oppure potrebbe essere ridotto ad occupare un quinto del territorio).

Fig. 9_ Ambientazione della H-Ouse.

Figg. 10-14_ Le varie configurazioni che può assumere la H-Ouse, dall'alto: bath, cooking, home theatre, playground e sleeping.

Fig. 15_ Illustrazione dell'utilizzo in agglomerati sparsi.

NOTE:

[1] Manuela Demattio, (2002), “HABITATBZ01_scenario”, Notiziario dell’Ordine degli Architetti di Bolzano, n°55 MAG, pagg.41-45.

[2] Boschetti Andrea et alii, (2001), 4 città. Ipotesi di densificazione urbana a Bolzano, Assessorato all’Urbanistica del Comune di Bolzano, Bolzano.


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