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INFORMAZIONI PRATICHE

COME ARRIVARE:

In auto:

Ci sono 3 vie d'accesso.

Si può arrivare dalla Val Brembana, da San Giovanni Bianco, passando nello spettacolare orrido, sul fondo del quale scorre il torrente Enna.

Oppure si può arrivare dalla Val Brembilla.

Oppure si può arrivare dalla Valsassina.

In autobus:

Ci sono diverse corse ogni giorno che da Bergamo portano in Val Taleggio. Per vedere orari e tariffe visitate il sito della S.A.B.


DOVE ALLOGGIARE:

L'unico hotel che io conosco in Val Taleggio è L'Albergo della Salute con ristorante: cliccando sul link entrerete nel sito dove troverete tutte le informazioni, le foto e i prezzi.


DOVE MANGIARE:

A Sottochiesa c'è una piccola trattoria, Trattoria San Marco (accanto alla chiesa) dove si mangia molto bene: casoncelli, ravioli taleggio e rucola, polenta taragna, funghi, cervo alle erbette,  stufato d'asino e altre specialità bergamasche. Vi consiglio di andarci durante la settimana a mezzogiorno: con il menu a prezzo fisso riservato ai lavoratori, si spende pochissimo.

tel. 0345.47.340


NOTIZIE PRATICHE:

La banca e la farmacia si trovano a Olda.

L'ufficio postale si trova a Peghera.


LINK UTILI:

Val Taleggio: un sito molto utile che presenta notizie storiche, foto d'epoca, diversi itinerari ed escursioni.

Ecomuseo: questo sito illustra un progetto per il rilancio turistico della valle in chiave ecologica.

Val Taleggio tour descrive un itinerario turistico che attraversa la valle.

Pieroweb: una interessante pagina personale con bellissime foto della Val Taleggio (ma non solo), escursioni, flora e fauna della Val Brembana.

Il sito del Consorzio per la tutela del Taleggio, lo squisito formaggio.


Architetture della Val Taleggio.

Alla scoperta della "piccola Svizzera bergamasca".

autore:

dott. arch. Laura C. Corna

data di pubblicazione:

21/08/06

data ultima modifica:

07/01/10

1. Introduzione.

La Val Taleggio è un luogo tranquillo, dove si lavano ancora i panni al lavatoio[1], dove le mucche pascolano nei prati, dove il turismo non ha portato alla cementificazione del territorio per costruire case abitate un mese l'anno.

Per assaporare l'amenità del luogo, si devono percorrere le ripide mulattiere che attraversano i boschi e i pascoli, passando accanto ad una buddleia festeggiata da farfalle o scorgendo una salamandra giallonera tra i cespugli.

In questa piccola valle solcata dal torrente Enna, è presente una tipologia edilizia molto particolare, caratterizzata dai tetti a forte pendenza in piöde, che meriterebbe di essere salvaguardata.

Una tipologia simile è presente anche in Valle Imagna[2], con alcune differenze.

2. Il territorio.

La Val Taleggio è una diramazione occidentale della valle Brembana e comprende due comuni: Vedeseta e Taleggio, che è composto dalle frazioni Olda, Peghera, Pizzino (figg.1-10) e Sottochiesa. Non esiste quindi un paese che si chiama Taleggio, ma un insieme di piccole frazioni che formano un comune con tale nome.

Nella valle "le rocce prevalenti sono i calcarei lastriformi e talora marnosi del retico medio ed inferiore"[3].

Il torrente Enna percorre tutta la valle ed ha scavato nella dolomia, nel corso dei secoli, una gola lunga 3 km, detta orrido della Val Taleggio (fig.23). Le pareti dell'orrido sono solcate da numerose cascatelle che in inverno si trasformano in spettacolari sculture di ghiaccio. 

Proprio attraverso l'orrido scorre una delle tre vie d'accesso alla valle, quella proveniente da San Giovanni Bianco. E' emozionante passare nello stretto tenebroso varco tra le rocce scoscese, che incombono sulla strada e a tratti sono scavate a creare brevi gallerie.

Alberto Fumagalli[*] chiamava isole culturali queste zone montane, poichè il forte isolamento poteva essere assimilato a quello delle isole. Tale isolamento ha contribuito ad accentuare la caratterizzazione dell'architettura rurale, che utilizzava i materiali costruttivi del luogo.

3. La popolazione.

Gli abitanti della valle erano molto legati alla terra, da cui dipendeva il loro sostentamento in ogni aspetto: dal cibo, ai combustibili per il riscaldamento, ai materiali costruttivi. La pietra locale fu utilizzata a lungo sia per le murature, sia per la copertura del tetto, poiché nella zona non esistevano cave di ardesia o argilla per costruire tegole. Più isolato è un luogo, più stretto è il rapporto tra architettura e geologia.

I valligiani erano contadini e pastori. Per ottimizzare lo sfruttamento dei terreni fertili e più pianeggianti, essi crearono numerosi insediamenti rurali piuttosto che paesi. La valle è infatti punteggiata da stalle e da piccoli agglomerati urbani costituiti da pochi edifici.

L'industrializzazione portò pian piano all'abbandono della valle: la pittoresca frazione Fraggio, ad esempio, divenne un paese fantasma. 

Attualmente i pochi residenti della Val Taleggio vivono prevalentemente di pastorizia: il Taleggio e lo Strachìtunt Valtaleggio sono formaggi rinomati.

4. Architettura minore.

La particolare tipologia edilizia della Val Taleggio si distingue per il pesante tetto in piöde, cioè in lastre di pietra calcarea[4] spesse fino a otto centimetri. 

Tale tipologia veniva utilizzata indistintamente per realizzare sia piccole stalle sparse tra i pascoli, sia case più o meno ampie.

La struttura del tetto è costituita da grosse capriate in legno, composte da travi a sezione circolare, sopra le quali vi è l'orditura minore. Quindi vi sono le spesse lastre di pietra locale, posate a secco in file sovrapposte. A causa del loro notevole peso, le pietre non sono posate parallelamente all'orditura, come avviene ad esempio con le lastre di ardesia.  Esse sono appoggiate orizzontalmente l'una sopra l'altra, in modo che buona parte del peso gravi sulla muratura. La pendenza delle falde può così raggiungere i 60°.

La ponderosità del tetto impone grosse mura per sorreggerlo e una limitata area di base. Gli edifici tendono dunque a svilupparsi in altezza ed hanno forme semplici: la pianta è per lo più rettangolare ed i prospetti rigorosi parallelepipedi.

Le aperture sono molto piccole: lo stretto necessario per illuminare ed aerare gli interni disperdendo una minima quantità di calore. Al piano terra sono protette da inferriate che a volte si possono trovare anche ai piani superiori. Le architravi possono essere in legno o in pietra locale squadrata. A volte  "Solo nelle dimore più elevate sono incorniciate in bianco con calce"[5].

L'ingresso ai fienili ha una forma particolare a "T", con due muretti alti circa 50 cm che stringono il varco d'ingresso ai due lati. L'apertura è chiusa da un portone in legno a due battenti, sagomato in basso lungo il profilo dei muretti.

Le costruzioni sono poi arricchite da balconate in legno con montanti collegati alla copertura, che spesso si snodano lungo più lati dell'edificio, attenuando la massa muraria. Funzionalmente  i balconi erano utilizzati per l'essiccazione dei funghi, delle castagne o altro.

Anche i comignoli assumono forme fantasiose. Sono costruiti in cotto intonacato, o in pietra nella zona più alta della valle[6], a base quadrata o circolare, a volte elicoidali.

Internamente gli edifici adibiti a residenza erano suddivisi da solai e partiture lignee. 

Molto varia è l'aggregazione dei diversi edifici che dà luogo a piccoli agglomerati ricchi di cortili, piazzette, sottopassi e scalette.

Non manca mai una chiesina o oratorio, un tempo punto di riferimento e luogo d'incontro per la popolazione. La costruzione coinvolgeva tutti e la sua importanza era tale da giustificare la presenza di pregevoli opere scultoree e pittoriche al loro interno. Tra queste meritano di essere menzionate in particolare: l'Oratorio di San Francesco a Grasso, l'Oratorio di San Lorenzo a Fraggio, l'Oratorio di San Rocco a Ca' Corviglio, l'Oratorio di Sant'Antonio a Pizzino, l'Oratorio di Salzana (fig.18). 

Molto bella l'antica torre campanaria pendente di Sottochiesa, costruita in stile romanico accanto alla chiesa, con bifore sui quattro lati alla sommità. 

5. Tesori in estinzione.

Purtroppo stiamo perdendo gran parte di queste preziose testimonianze di cultura materiale.

Si può notare che molti edifici hanno il colmo eseguito in tegole anzichè in piöde. I tetti in piöde delle case tuttora abitate (almeno in estate) vengono gradualmente sostituiti da ordinari tetti in tegole.  Questo avviene sia per l'estrema penuria di artigiani in grado di eseguirli, sia per l'elevato costo che ne deriva, sia perché la struttura a capriate non permette di sfruttare il sottotetto (e si sa che oggi si tende al massimo profitto...).

Gli edifici disabitati tendono invece ad andare in rovina: le infiltrazioni d'acqua fanno marcire la struttura, l'elevato peso delle pietre spinge sulle murature che s'incrinano fino a crollare.

Sono andate perdute le conoscenze. Conosco un solo artigiano in grado di realizzare questi tetti, che anni fa tenne una lezione sul tema ai giovani allievi della Scuola Edile di Seriate (BG).

6. Bibliografia.

Libri:

Books

AA. VV. 

(1979), Proposta di lettura del patrimonio artistico architettonico della valle taleggio per una migliore salvaguardia e valorizzazione, Catalogo della mostra "Nuclei Montani di antica formazione" svoltasi presso il Casinò di S. Pellegrino nel Novembre 1979, Stampato con i tipi del Liceo Artistico Statale, Bergamo.

Angelini, Luigi 

(1974), Arte minore bergamasca, Istituto Italiano d'Arti Grafiche, Bergamo.

* Fumagalli, Alberto  torna al testo

(1979), Architettura contadina nella bergamasca. Ricerca nelle valli Brembana, Imagna, Serina, Taleggio, Silvana editoriale, Milano.

Siti internet:

Web sites: 

Sergio Salvetti: sito internet personale che espone in modo preciso, competente ed approfondito notizie sulla Valle Taleggio.

 

 

 

PIZZINO:

La Corna di Pizzino

Fig. 1_ Una vista della "Corna di Pizzino".

Fig. 2_ Pizzino.

Fig. 3_ Un vecchio portone a Pizzino.

Fig. 4_ San Giorgio e il drago dipinti con la tecnica dell'encausto su un'edificio lungo la strada che porta a Pizzino.

Fig. 5_ Una pecora che brucava con il suo gregge in un prato di Pizzino.

Fig. 6_ Una mucca.

Fig. 7_ Una capra presso un agriturismo di Pizzino, dove si producono formaggi.

Fig. 8_ Una lucertola.

Fig. 9_ Particolare di un "albero delle farfalle" attorniato dai suoi ospiti.

Fig. 10_ Un asinello.


    GRASSO:

Fig. 11_ Una vista della piccola frazione di Grasso. 

Fig. 12_ Una stalla di Grasso con una parte della copertura in piöde.

Fig. 13_ Un'altra stalla con la tipica copertura in piöde.

 

CA' CORVIGLIO:

Figg. 14-15_ Viste del piccolo agglomerato.

Fig. 16_ Scorcio della via centrale di Ca' Corviglio, con gli edifici appena ristrutturati.

Fig. 17_ Un'altra costruzione con il tipico tetto in piöde, visibile lungo la strada carrabile per Ca' Corviglio.

ORATORIO DI SALZANA:

Fig. 18_ L'oratorio di Salzana (1466) visto dall'alto.

 FRAGGIO:

Fig. 19_ La mulattiera che porta al villaggio abbandonato di Fraggio.

Fig. 20_ Alcuni ruderi a Fraggio.

Fig. 21_ La chiesetta di Fraggio, il cui tetto è stato restaurato nel 1995.

Fig. 22_ Un altro rudere di Fraggio.

L'ORRIDO:

Fig. 23_ Una cascatella ghiacciata.

Fig. 24_ Una vista dell'orrido

SOTTOCHIESA:

Fig. 25_ La chiesa di Sottochiesa con l'antica torre campanaria pendente.

Fig. 26_ Un altro scorcio.

Tutte le foto pubblicate: Copyright © 2006 Laura Camilla Corna 


Note:

[1] Non che non abbiano la lavatrice, ma in estate può capitare di vedere le donne lavare al lavatoio. Anche mia nonna, pur essendo della Bassa Bergamasca, lavava a mano ogni cosa prima di metterla in lavatrice... torna al testo

[2] Alberto Fumagalli afferma che "le forme architettoniche che si possono osservare nelle due valli manifestano molti caratteri comuni, tanto da parer frutto di una sola matrice culturale" pag. 84.  torna al testo

[3] pag. 8, AA. VV., (1979), Proposta di lettura... torna al testo

[4] Serpentinoscisto. torna al testo

[5] pag. 22, AA. VV., (1979), Proposta di lettura... torna al testo

[6] pag. 25, ibid. torna al testo


Copyright © 2000 Laura Camilla Corna 

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