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LA CENTRALITA' DELL'AMBIENTE

Vi é una parola di cui da qualche tempo si abusa largamente: globalizzazione.

Essa non é altro che l'unificazione a livello planetario dei mercati ('mercato globale') verso la quale la tecnologia ci sta portando inesorabilmente. Dobbiamo averne paura e percio' demonizzarla o offrirci all'entusiasmo e santificarla?

Il processo di globalizzazione in corso da diversi anni é molto complesso e variegato; percio' ogni atteggiamento di chiusura o di apertura non ha senso. Tale processo puo' portare ad una diffusione della cultura, dell'informazione e delle idee ma puo' anche mercificare l'uomo. Sinora questa é la strada che ha imboccato ma si puo' correggerla. Il mercato,dopo secoli di esperienza, si é rivelato uno strumento, quasi sempre imperfetto, per organizzare il fenomeno economico secondo i principi della competizione e della concorrenza. Non é percio' un mezzo per distribuire benessere e tantomeno per governare. Lo stesso si puo' dire per la logica del profitto.

 

Mercato e profitto, in assenza di regole, spingono senza ombra di dubbio verso lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, peggio, verso il lavoro minorile, verso modelli di sviluppo che distruggono le risorse naturali e compromettono l'avvenire.

Negli ultimi 40 anni la povertà si é accresciuta enormemente e la ricchezza di una piccola percentuale della popolazione mondiale altrettanto. Nel 1960 il 20 % piu' ricco della popolazione mondiale possedeva un reddito trenta volte superiore a quello del 20% piu' povero; oggi il rapporto é di 82 a 1. I paesi piu' poveri pagano anche i prezzi piu' alti in campo ambientale: desertificazione dovuto all'effetto serra, deforestazione, perdita della biodiversità. Il loro avvenire risulta in gran parte compromesso già da oggi.

 

Merito dell'ambientalismo, a partire dagli anni '70, l'aver messo in discussione il mito della crescita e di aver posto sul tappeto la questione ambientale. L'ambientalismo ha obbligato le principali culture politiche a confrontarsi con nuovi problemi, a legiferare in campi finora lasciati ai margini; a porre forme di governo sovrannazionali. La proposta di cambiamento di stili di vita non serve solo ad arrestare la crisi ecologica ma anche ad allargare gli spazi di libertà , a far comprendere che consumare di piu' certamente significa vivere meglio ma anche per ogni popolo poter scegliere modi diversi di produrre e di consumare.

 

L'ambientalismo ha perso la sua connotazione protestataria per assumere le vesti propositive. Esso denuncia il rischio odierno : l'imitazione del modello americano allorché un mondo dove tutti consumano come gli americani é insostenibile e non é auspicabile poiché vorrebbe dire l'omologazione culturale, sociale, economica. La traccia é invece verso l'esigenza di rispettare le compatibilità ecologiche del Pianeta, le necessità materiali dell'umanità, i bisogni di identità di ogni popolo e comunità.

 

Nel nostro Paese, la questione ambientale é vista in termini marginali sia da una parte troppo notevole della popolazione, sia -peggio- dal potere politico. All'ambiente si da' il 'contentino' perché l'elettorato non si sposti da quello che gli é stato ammannito, per far vedere che non si é insensibili. Poi, alla prova dei fatti, si afferma che si ha un nuovo concetto di ambiente. Oh! Il bisogno di novità a tutti i costi! Ed il concetto é il seguente: 'l'ambiente sì, ma a condizione che contempli l'uomo e che non ostacoli lo sviluppo' (sono dichiarazioni, tra l'altro, del governo regionale). Come se uomo e ambiente fossero due mondi separati. La seconda parte del "nuovo concetto" completa la prima e da' poi la misura del sostanziale menefreghismo: se dovesse esservi contrasto, prevarrebbe lo sviluppo. Già, ma quale sviluppo? Lo sviluppo insostenibile, precario, incompatibile con l'umanità; lo sviluppo del traffico stradale a gogo', per citare un solo esempio? Se non é questo, non c'é contrasto...

 

La centralità della questione ambientale appare evidente se si riflette che essa ha come caratteristica la globalità del pianeta.I fenomeni negativi ingenerati dall'attività umana se gravano maggiormente sui paesi piu' poveri, non lasciano esenti i piu' ricchi da conseguenze. Ecco un campo in cui la globalizzazione puo' essere operante nell'interesse di tutti. La cura del pianeta necessità di investimenti, impiega lavoro, distribuisce ricchezza in un mondo nel quale i destini altrui sono legati ai nostri.

Per la questione ambientale il legame é scontato.

 

 

 

 

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