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IL
CONTRIBUTO DELLA SEZIONE DI IMPERIA AL
DIBATTITO SUL PONTE SULLO STRETTO
DI
MESSINA
Il
sogno di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina è rimasto tale per
molto tempo, viste le difficoltà tecniche che sembravano insormontabili.
E' perciò divenuto poco alla volta un simbolo: quello dell'unità
italiana, dell'italianità della Sicilia (nella quale più volte sono
apparse spinte autonomiste). Oggi il 'Ponte' appare sempre di piu'
un'ideologia. Come tale, evade dalla razionalità. La caratteristica di
'opera faraonica' facevano del Ponte una curiosità di cui parlare nei
salotti, di cui illudere le popolazioni locali, di cui sollevare gli
appetiti della mafia. Il danaro per i vari studi scorreva a fiotti per
alimentare l'esercizio teorico di architetti, ingegneri, convegni che
avevano tanto della escursione turistica e poco della professionalità.
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Oggi il Ponte e'
tecnicamente fattibile ma di certo con soluzioni ardite.
A nostro avviso, la
domanda da porsi in via preliminare e' la seguente: perché l'intera
Sicilia, affamata di infrastrutture realizzabili con minor spesa ed entro
breve tempo, dovrebbe avere come unico sbocco verso il continente
l'enclave di Messina? Già oggi chi volesse accedere alla Sicilia con
la propria automobile dal nord Italia, preferisce il traghetto da Genova
che, in meta' tempo, con spesa minore, consente di sbarcare a Palermo (e
perché no altrove?) senza l'onere di 20 ore di guida o piu'. Una sana
politica di porti ed aeroporti potrebbe rappresentare la soluzione
migliore, poiché - bisogna dirselo - non si vede perché si dovrebbe
incrementare l'insano traffico stradale che comporta tutta una serie di
aspetti negativi, e per evitare il quale si progettano nuove vie ferrate,
nonché il miglioramento, e la duplicazione di quelle esistenti.
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L'U.E. si é già
espressa verso la limitazione del trasporto su gomma (principale
beneficiario del 'Ponte'). Ma procediamo con
ordine.
Le priorità: in
questo campo, il Ponte e' davvero una delle ultime opere da realizzare.
L'elenco delle aspettative in Italia e' molto lungo, perciò ci limiteremo
a citare qualche esempio emblematico come il raddoppio di binari sul
tratto Finale Ligure-Andora (un centinaio di Km.), sull'asse dei trasporti
penisola iberica-nord e centro europa e, in Sicilia, la direttrice
autostradale Palermo-Messina (ora si deve passare da Catania). Affermare
che il Ponte farebbe da traino ad altre opere in Sicilia ed in Calabria,
ci sembra più che altro una boutade: il Ponte sarà pronto verosimilmente
tra 15-20 anni, anche se si preferisce indicare un tempo inferiore di
realizzazione.
La carenza maggiore
di ogni studio tecnico e' l'ignorare gli altri aspetti. Oggi per
realizzazioni simili, si devono studiare gli effetti sociali, sociologici,
ambientali, economici ecc.. il tutto anche in prospettiva con il tempo
occorrente per l'opera.
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Gli aspetti sociologici
: nel momento culminante dei lavori, sarebbero impiegati 12.000
effettivi. Questi sarebbero principalmente manovali strappati
all'agricoltura ed extracomunitari. La relativa comunità assommerebbe,
con gli altri membri della propria famiglia, a circa quarantamila persone.
Dove si mettono? Evidentemente in una baraccopoli enorme di cui e' facile
immaginare le problematiche di convivenza, di infrastrutture, persino di
ordine pubblico. E una volta il Ponte terminato? La risposta non ce la
fornisce nessuno ma possiamo immaginare l'alterazione provvisoria (in
tempo di lavori) e la difficolta' di ritornare agli equilibri
preesistenti, poiché una cittadina con i propri commerci e servizi
dovrebbe rapidamente scomparire.
Gli aspetti sociali:
chi assicurerebbe un reddito a coloro che l'hanno avuto nel periodo dei
lavori per la costruzione del ponte? Questa e' una delle ragioni della
contrarietà dei sindacati all'opera, forti dell'esperienza di
realizzazioni passate, anche meno importanti. Ecco un altro motivo che ha
fatto dire ad alcuni che bisognerebbe creare in sito un polo mercantile
e/o industriale, cosa problematica considerando che la natura del suolo,
l'esigenza della preservazione ambientale e paesaggistica e tante altre
considerazioni che tralasciamo, mal si prestano ad una siffatta soluzione.
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Gli aspetti tecnici
delle infrastrutture di supporto : sul ponte (si è parlato di 16
corsie viarie: tre stradali per
senso di marcia, due come corsie d'emergenza per il traffico stradale,
quattro per la ferrovia, altre due per pedoni e ciclisti una per le
verifiche) convergerebbero, oltre la ferrovia, le strade statali da
Palermo, dall'interno, dal sud, da Messina città, dalle autostrade, dal
Porto ecc....
Il tutto dovrebbe
arrivare all'altezza di 65-70 metri circa s.l.m. Ma già qui si
verifica una difficoltà: vi sono già porta-container e navi mercantili
che superano gli 80 metri per arrivare sino a 100. Per quanto riguarda la
ferrovia, per poter accogliere in futuro l'alta velocità, la pendenza non
dovrebbe superare il 12 per mille. A calcoli approssimativi, una diecina
di km per salire, altrettanti per scendere , per lo più su piloni che graduerebbero la pendenza. Le stazioni di Villa San Giovanni e Messina
dovrebbero perciò essere situate distanti dalle città con l'esigenza di
ulteriori raccordi. Citiamo che la tendenza più recente e' di avvicinare
i trasporti ferroviari agli utenti per evitare il traffico indotto dai
collegamenti da e verso le città.
Anche le strade
dovrebbero raggiungere i 65-70 metri di altezza su piloni, molta parte dei
quali avrebbero una base di 100 mq. (secondo studi di docenti
dell'Università di Catania). Qui il quesito che sorge spontaneo é: cosa
scompare sotto i piloni se, dall'esperienza sappiamo che raccordi
autostradali hanno rappresentato lo scempio di interi villaggi, quartieri?
Una curiosità: per
la curvatura dei cavi che reggeranno il ponte ( un metro e mezzo di
diametro) occorrerà utilizzare spazio libero per qualche Km. quadrato di
superficie (probabilmente da ottenere nella collina).
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Gli aspetti geomorfologici
: siamo su territorio ad alto rischio sismico. Ogni manufatto dovrà
tenerne conto. Il ponte sarà in grado di oscillare di 24 metri (e quello
che c'è sopra?). Siamo inoltre in siti ventosi e i margini attuali del
progetto non sembrano sufficienti: manca un margine di sicurezza più
idoneo. Venti da oltre 200 km/h. Oggi in zona non si conoscono tali
fenomeni; ma sappiamo che siamo in epoca di variazioni climatiche notevoli
ed ogni giorno si superano limiti impensabili nei fenomeni attinenti alla
sfera climatica.
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I vantaggi : sono
noti ma i dettagli chiariscono le "dimensioni". Per una vettura,
il risparmio di tempo e' all'incirca di 30- 45 minuti (tenendo conto del
pedaggio). La ferrovia e' la maggiore beneficiaria: un'ora abbondante di
guadagno di tempo. Dunque il turismo non ne trae grande vantaggio e la
stessa cosa può dirsi per il traffico merci: l'economia di tempo e'
troppo esigua per rappresentare una contropartita sufficiente alla
rilevante differenza di costo tra i due pedaggi (ponte e traghetto).
Vantaggi e svantaggi
sono tuttavia da considerare tenendo conto dei prezzi del pedaggio,
aspetto molto ignorato che rappresenta uno dei tanti talloni d'Achille
dell'intero progetto.
Costi e ricavi: l'opera
intera - e' stato sempre detto - costerebbe 6-7 mila miliardi ma quando si
chiede cosa copre tale cifra, il discorso diventa incerto.
Noi intendiamo che
il costo intero dell'opera debba comprendere studi ancora da effettuare,
costi dei finanziamenti, costi sociali, ambientali ecc...
Ora sappiamo che 6-7
mila miliardi riguardano il manufatto. Non vorremmo che succedesse quello
che e' avvenuto in altre occasioni:
il privato,
l'amministrazione locale o chi altri fanno il 'nocciolo' cioé il semplice
manufatto centrale, il ponte (a spese del contribuente) lasciando alla
collettività la cura di inserirlo nel contesto della'intera struttura
(vie d'accesso ecc...) Spesso gli stanziamenti per il corollario non sono
stati previsti e cosi' sono sorti quegli scheletri fatiscenti , autentici
sprechi di cui l'Italia (specie il sud ed in particolare la Sicilia) e'
piena.
Le previsioni di un
costo globale di 12-15 mila miliardi sono tali che nessun privato
accetterebbe di accollarsi la realizzazione; i tempi di ammortamento
sarebbero troppo lunghi (e quindi non appetibili); ne' si può pensare a
tariffe troppe elevate altrimenti ritornerebbero in funzione i traghetti
molto meno cari (che peraltro, come diremo, rimarrebbero sempre in
funzione).
Sul costo incide
anche l'onere finanziario: approssimativamente si puo' calcolare in 700 e
più miliardi l'anno il costo dei finanziamenti necessari, cioe' due
miliardi al giorno (di interessi). Ad esso vanno aggiunti gli oneri per
manutenzioni, il personale, imposte ecc.. Il tutto si traduce in un costo
di 5-6 o più volte piu' oneroso di quello odierno giornaliero per
l'attuale attraversamento dello stretto.
Va considerato che
alcuni giorni l'anno il ponte dovrebbe essere chiuso
per manutenzioni: ciò
rende opportuno il mantenimento dei due sistemi con sensibili aggravi di
costo. E' da prevedere la chiusura anche nei giorni con condizioni di
forte vento (circa 60 giorni l'anno).
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L'ambiente: e'
l'altro punto nero del Ponte che ha causato l'opposizione
più che
giustificata degli ambientalisti. Le zone dove si dovrebbe inserire il
Ponte rappresentano siti di alto valore ambientale: un patrimonio
paesaggistico che rappresenta una risorsa turistica notevole. I laghetti
costieri di Ganzirri, la litoranea dal lato della Sicilia, le zone
balneari dal lato della Calabria sono a rischio. Gli scavi e gli
interramenti, i piloni dove 'appoggiare ' le vie di comunicazione per
portarle all'altezza del ponte, snatureranno il paesaggio in maniera
irreversibile. Qual'e' il costo di tutto questo, quale il mancato introito
turistico? Non c'e' ombra di considerazione al riguardo.
I tempi di
realizzazione: oltre
10 anni...di quanto "oltre"? Le stime che riteniamo più
probabili parlano di 15-20 anni. Siamo ancora nel
campo del progetto di massima sul quale anche gli advisors non sono
unanimi. Poi vi saranno gli studi parziali, la Valutazione di Impatto
Ambientale, gli espropri, le gare internazionali, gli esami delle ditte
vincenti, la costituzione dei gruppi di finanziamento, i preliminari,
ecc.. E' più facile pensare che 15 anni non saranno sufficienti, lasso di
tempo nel quale si sara' trovata altra soluzione perché il problema dei
trasporti e' ormai oggetto di una visione differente da quella
dell'inseguimento veicoli - strade.
Se il Ponte fosse
ultimato domani, avremmo la strozzatura sulla Salerno-Reggio Calabria e
cosi' di seguito sulla Napoli Salerno ecc...
Un camion oggi
impiega un giorno e mezzo per raggiungere il confine tedesco: un'ora in
piu' che fa? Non sarebbe piu' opportuno soffermarsi sui punti nevralgici
dell'intera rete, sanabili con interventi rapidi e meno costosi? Non e'
piu' opportuno dedicare la spesa di 2-3 mila miliardi l'anno per
infrastrutture sull'isola e sull'estrema punta calabra?
E' inutile
illudersi: cio' che si spende in un luogo, non é speso altrove; ed é
'altrove' l'urgenza. Ne citiamo una per tutte: le abitazioni di Reggio e
Messina sono lungi dall'essere al riparo da rischio sismico...
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