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"La Torre di Ancestria" -Blog di Ancestria-
 
 

Le Storie di Valle Sogno


Sono qui raccolte molte delle storie popolari di Valle sogno, avventure antiche, gesta memorabili, racconti, resoconti di accadimenti, fiabe e quant'altro le genti si tramandano, i libri narrano e i bardi cantano da secoli in Valle Sogno.

O tu...visitatore o avventuriero, bardo o narratore, puoi inoltre inviare le storie su Valle Sogno che hai tosto da raccontare, siano esse tuoi canti, tue esperienze o storie che hai sentito da tempo nell Valle...

Storie di Valle Sogno
Le Vostre Storie


 

STORIE DI VALLE SOGNO

Ancestria... un Altro Mondo

Un sole di mezzo dì illuminava le antiche e verdi colline erbose, non lontano da Glantri, la leggendaria città dei maghi di Mystara, si ergeva sopra un colle tra le alte erbe e edere una torre di pietra grigia.

Le finestre serrate e tutt'intorno un silenzio innaturale…

 

“Hai concluso la raffinazione di quelle erbe?” Squillò nella cupa stanza la voce del vecchio e nobile mago, “…un momento ancora ed ho terminato padrone” rispose l'apprendista aiutante Fithmal.

Con fare curioso, il giovane rallentò il suo lavoro per guardare l'opera del suo maestro “Sembra proprio terminata padrone, è davvero...bellissima!”

“Proprio così Fithmal, manca davvero poco e finalmente..” “Finalmente che cosa padrone” rispose l'apprendista,

Il mago, avvolto dalle sue sfavillanti vesti, fissò il suo garzone per alcuni istanti, dentro la stanza della torre le candele illuminavano il volto rugoso e spigoloso dello stregone creando un atmosfera quasi inquietante, la bocca nascosta dalla folta barba grigio topo, gli occhi verdi assumevano ora uno sguardo severo.

“Ho detto qualcosa che non va signore..?” disse con voce tremolante Fithmal,

“Non ti ho mai parlato della sua funzione ragazzo, non ti ho mai spiegato il fine di questo bizzarro e spettacolare artefatto…” disse il mago rompendo il silenzio che aveva creato “…e tu non mi hai mai chiesto nulla quando hai capito essere un segreto, sei stato bravo in questo, ma credo ora sia giunto il momento di sapere”, il giovane in bilico tra la curiosità e la paura non riuscì ad aprire bocca.

“Ebbene…” riprese il mago “…ricordi quella mia teoria sui mondi, la teoria del prisma…? ”

“S…si…ricordo” rispose balbettando l'apprendista “…ricordo che secondo la vostra teoria ogni mondo è una faccia di una dimensione che sviluppa più sfaccettature tutte molto simili, ma mai uguali e che ogni dimensione è in contatto con altre dimensioni, dalle più simili ad essa alle più strane ed eteree. ”

“Esatto” rispose lo stregone “Ma soffermati ora alla parte riguardante le sfaccettature” disse con uno sguardo carico di un certo entusiasmo “Questo strumento, se così vogliamo chiamarlo, fa riflettere tramite il prisma del rarissimo cristallo Tlinanter che finalmente abbiamo, il potere primordiale che per tutta la vita ho studiato, dando così origine alla proiezione radiale dello spettro…non della luce, bensì del potere stesso, proprio come avviene con un normale prisma di cristallo a contatto con i raggi di luce.”

Il ragazzo, alle parole del mago, rimase stupito e ancor più confuso allo stesso tempo, si grattò il capo dalla chioma color ruggine, e con sguardo interrogativo chiese: “Mi perdoni ma ancora mi sfugge il senso dello…strumento”

“Possibile non ci arrivi, eppure sei intelligente e con le nozioni che ti ho dato dovresti giungere alla giusta conclusione” ribadì il suo maestro.

Il giovane apprendista socchiuse gli occhi in riflessione, poi, quasi illuminato dal sapere sorrise e deciso disse:

“Le proiezioni del potere primordiale attraverso le facce di quel particolare cristallo…il cristallo Tlinanter, generano tramite il loro magico spettro…dei portali, dei collegamenti che curvano lo spazio - tempo e ci permettono di entrare in contatto con le altre sfaccettature della…dimensione!?!”

“Siii…certo, ovvio, bravo Fithmal!” esultò compiaciuto il vecchio “Però tutto ciò genera la via che conduce solamente ad una delle facce, tra quelle adiacenti la faccia dove ci troviamo noi ovvero il nostro mondo. ”

Fithmal, affascinato dalla spiegazione del mago, si avvicino al grande oggetto posto sul piedistallo in pietra, ammirandolo in tutto il suo arcano splendore…

“Padrone, un mondo cugino al nostro si affaccerà dunque oltre i riflessi di quell'oggetto, appena verrà attivato…ma siete sicuro non sia pericoloso?” domandò interessato il ragazzo,

“Vedi figliolo, questa è sperimentazione, questo è studio, la sicurezza non ci è dato averla in dono, la certezza non è per i mortali, possiamo vantarci però del coraggio e della sete di sapere, e se abbiamo questi doni dobbiamo farne uso al meglio!” disse lo stregone con gli occhi quasi lucidi, che brillavano al tenue e caldo bagliore delle candele, mentre le mani nodose quasi avvolgevano il volto del ragazzo, tenendolo stretto.

Fithmal, sempre più affascinato fece tesoro delle parole del mago, il quale si allontanò dirigendosi all'uscita della stanza trascinando il suo mantello, poi si fermò alla porta, e voltandosi si portò un dito alle labbra dicendo: “Shhhhh…mi raccomando, è un segreto e se ora l'ho condiviso con te è perché sono fiducioso nei tuoi confronti, custodiscilo gelosamente, ne le genti ne tantomeno i maghi di Glantri dovranno mai saperlo, non posso spiegarti ora il perché, ma così deve essere…mi raccomando Fithmal!”.

Orgoglioso della considerazione ricevuta, il giovane chinò il capo in segno di risposta affermativa e convinto della sua fedeltà, promise di custodire il segreto gelosamente, mentre il mago uscì dalla stanza, quasi fuggendo dalle luci delle candele che ormai andavano affievolendosi.

 

Era già sera quando, nella cima della torre, la figura ammantata del mago si stagliava oscura nel cielo stellato, sotto una luna piena e rossa come il fuoco.

D' innanzi a lui si ergeva sopra un blocco di pietra l'articolato e contorto oggetto, i riflessi blu della luminosità della luna creavano bizzarri giochi di luce che andavano a cozzare nel prisma di cristallo posto in cima all'oggetto.

Poco più dietro, Fithmal assisteva alla scena, reggendo un grosso libro polveroso.

“Fithmal!” Urlò il mago dopo essersi voltato dal suo guardare in maniera studiosa la luna “E' tutto perfetto…dammi il tomo presto!” gridò eccitato lo stregone.

Il giovane dapprima imbambolato scattò come a voler recuperare i secondi perduti, e portò di corsa il libro al suo maestro.

L'atmosfera era onirica, immersa in quel blu di una notte senza nuvole illuminata dai bagliori dell'arcano oggetto e della luna, i due, tesi per l'imminente esperimento, erano come rapiti dall'atmosfera magica che si stava creando.

Il mago si posizionò di fronte l'artefatto, rivolto verso il celo, cominciò a leggere dal suo libro antiche formule arcane dal suono inquietante e fatato…

Fithmal deglutì attendendo quello che si sarebbe verificato nei momenti successivi, mentre il vecchio stregone agitava le braccia, urlando le sue formule e recitando antiche parole dal suono mistico, gli ellissi di ottone che circondavano l'asse dell'oggetto roteavano danzanti e dal mago scaturivano lampi evanescenti, luci, colori e folgori.

Dai colli scuri nella notte, la torre spiccava come spettacolo unico nei suoi giochi di luci uscenti dalla sua cima, e i rumori risuonavano per tutta la zona rompendo il silenzio notturno.

Il prisma di cristallo Tlinanter prese ad illuminarsi di una luce quasi accecante, inondato dal “potere primordiale”

che il mago stava emanando, poi, dalle sfaccettature del cristallo, cominciarono a proiettarsi dei riflessi, come gli spettri cromatici della luce, di raggi arcobaleno in realtà costituiti di luce del potere primordiale stesso.

Questi fasci, spettri luminosi, crearono attorno alla torre una sorta di sfera multicolore roteante e vibrante, e dall'oggetto scaturiva una luce bianca sempre più intensa, un fischio assordante accompagnava un vento circolare sempre più violento, i due in balia di questi fenomeni cercavano di coprirsi occhi e orecchie alla meglio e si tenevano saldamente aggrappati alla bassa mura del tetto della torre, non riuscendo a comunicare tra loro per via del caos creatosi.

In breve tempo tutti gli animali notturni fuggirono dalla zona mentre la sfera multicolore prese a roteare sempre più vorticosamente assieme ad un sordo fischio man mano più acuto e forte…

Il giovane Fithmal, ormai ranicchiato e in balia del caos, osservava il mago compiere un gesto assurdo…lo vide in piedi sopra il piedistallo assieme l'oggetto ormai vibrante e lucente, le vesti e la barba svolazzanti, lo stregone cercò di stringere l'oggetto e pronunciare l'ultima parola del rituale, ma più provava a farlo, e tantopiù i fenomeni si manifestavano potenti e travolgenti…

“Padroneee...!!!!” cercò di urlare il giovane apprendista invano mentre il mago, ancora miracolosamente in piedi, riusciva a dire la parte finale della formula…

In un batter' d'occhio l'oggetto esplose e con esso la torre tutta in una miriade di suoni luci e colori pirotecnici…

 

[Tratto dalle Croanche di Ancestria]

 

 

“…sono vivo” pensai…

“…s…sono ancora vivo” mi ripetei nella mente….mentre ero disteso su un fianco.

Ben presto dovetti combattere con la percezione di dolori e acciacchi terribili, ma con essi arrivarono lucidità e consapevolezza, certezza di essere vivo.

Mi alzai a stento, barcollai e caddi nel duro legno…il legno di una rudimentale zattera ricavata da qualche tronco messi assieme alla meglio…ero in un fiume, mi guardai attorno e vidi essere giorno, vidi le sponde del fiume, le piante e i salici che si immergevano per metà, mentre venivo trasportato dolcemente dalla corrente.

“Devo essere nel fiume che conduce a Glantri…ma come ci sono finito?” mi domandai “E la zattera…? Non ricordo di averla mai fatta”.

Avevo perso ogni cognizione del tempo, non riuscivo ad orientarmi.

Mi resi subito conto delle condizioni pietose delle vesti che indossavo…lacere e bruciacchiate, l'esplosione echeggiava ancora nei miei ricordi e nella mia testa, che fine aveva fatto il mago, il mio maestro? Forse era stato lui a mettermi qui, o forse era morto o anche lui finito chissà dove? Le domande affollavano il mio sempre più confuso cervello, e di tutta risposta ad ogni domanda che mi ponevo, ricevevo solamente ancora più confusione.

Non ressi e crollai, stanco, esausto, in un sonno profondissimo senza sogni.

 

...

 

Riaprii gli occhi svegliandomi da un sonno durato chissà quanto, per un istante m' illudetti aver vissuto un sogno incredibile, ma ben presto mi resi conto essere tutto quanto tremendamente vero.

La zattera stava ancora scivolando lungo il fiume, una nebbiolina argentea ora permeava il mio strano viaggio…

Raccolsi le forze per cercare di capire dov'ero e accostarmi ad una sponda, ma erano troppo distanti da me, quando il gorgogliare dell'acqua catturò la mia attenzione…

Corsi dall'altro lato della zattera per vedere cosa fosse e improvvisamente qualcosa la urtò da sotto, sussultai per il colpo subito dalla misera imbarcazione, faticando per non cadere in acqua e subito dopo ne seguì un altro ancora più forte!

Ero terrorizzato, mi tenni con tutte le forze ai precari legni sotto di me ma un terzo urto, il più violento, li distrusse, caddi in acqua e mi aggrappai per miracolo ad uno dei tronchi che componevano la zattera, quando capii che ciò che l'aveva distrutta stava venendo verso di me…

Appena fuori dal pelo dell'acqua, vedevo a pochi metri da me spuntare delle cuspidi lunghe e affusolate, simili a lunghi aghi di pino, ma molto più robusti e chiari. Quella creatura stava venendo verso di me e per quanto cercai di nuotare aggrappato al tronco, nn potetti eguagliare la velocità di quell'essere marino….”è la fine” pensai, il panico si stava impadronendo di me e sempre più sentivo quella cosa avvicinarsi, era quasi arrivato al mio tronco, lo sentivo alle mie spalle gorgogliare mentre cercavo di non voltarmi e nuotare sopra il tronco a proteggermi da sotto….un enorme spruzzo mi investì la schiena mentre stavo finendo addosso ad una sponda del fiume con il tronco che si stava ribaltando, in quel momento sentivo la morte alle costole, non feci in tempo nemmeno ad urlare, poi quel rumore violento...SCHIOK!

Nel caos sbattevo, mi dimenavo e sprofondavo sempre più, poi qualcosa mi afferrò con violenza sbattendomi fuori dall'acqua…

Solo dopo capii essere braccia umane, quelli che sembravano essere dei contadini mi estrassero dall'acqua e un uomo dall'aspetto atletico e robusto aveva lanciato un forcone sulla creatura che mi stava attaccando, ferendola e facendola scappare.

Ero stato graziato dal fato, ero capitato nelle vicinanze dei terreni di contadini che lavoravano i campi non lontano dal fiume, e per mia fortuna alcuni stavano pescando, fossero stati un metro più distanti e sarei morto!

 

Bagnato fradicio e mal ridotto cercai di ringraziarli, ma ero troppo spaventato per parlare, mi rassicurarono chiedendomi da dove venissi e che cosa stessi facendo in quella zattera.. .cercai di spiegare loro che cosa mi fosse accaduto senza accennare all'esperimento specifico, dicendo si trattasse di un esperimento pirotecnico, con fuochi e zolfo, successivamente chiesi dove fossi capitato e per tutta risposta mi dissero…”in campagna, qui nella valle!” “Quale valle…ma quanto siamo distanti da Glantri?!?!” chiesi allibito.

I braccianti si guardarono tra loro stupiti, “Ma di che posto parli giovine” mi rispose uno di loro, “Glantri…Glantri, non potete non conoscerla” dissi, ma nessuno sapeva dove fosse e esistesse!

Venni accolto dall'uomo che mi ha salvato la vita nella sua fattoria, attraversammo campi arati e coltivati, vidi praterie, e colline, era un posto molto bello e rilassante, il tramonto e l'odore di legna bruciata mi misero in uno stato mentale quasi sublime, nonostante la mia incredibile e ambigua esperienza.

Mi vennero offerti un pasto caldo e cure, e quando ripresi completamente le forze cercai di farmi spiegare dove esattamente fossi capitato;

il contadino, prendendomi per uno straniero del quale ignorava forse per scarsa cultura la provenienza, alla parola Glantri rimaneva interdetto, e appariva una ruga interrogativa nella sua fronte, cercava di spiegarmi che il fiume non veniva da li, e la zona dove ci trovavamo era una valle, una grande e leggendaria valle, chiamata “Valle Sogno”.

Inutile dire che non avevo mai sentito parlare di questo luogo antico e famoso, tanto meno distanti al massimo un giorno dal principato, di conseguenza i dubbi mi assalivano feroci e sempre più mi resi conto di essere lontano…troppo lontano da casa, quanto avevo viaggiato per essere arrivato fin li, quanti giorni, quanto tempo era trascorso dall'esplosione, e come avevo fatto a ritrovarmi in quella zattera?

Quel che contava era che mi trovavo in un luogo che ho sempre ignorato, e che i suoi abitanti ignoravano il mio luogo di provenienza.

Pensai per un istante ad un'ipotesi inquietante…

 

[Tratto dai racconti autobiografici di Fithmal Darinfielt]

 

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Il Volo delle Aquile Giganti

Una delle più radicate e conosciute leggende di Valle Sogno, riguarda le Aquile Giganti.

Da secoli narrano infatti avventurieri, viaggiatori e saggi, di essersi imbattuti in enormi rapaci dalla potenza, intelligenza e capacità sproporzionate, come le loro dimensioni!

Stando a questi racconti, tali creature apparirebbero in rarissimi casi, solo a chi si spinge in luoghi remoti situati ad altezze notevoli come montagne sperdute oppure, narrano i marinai e i pirati, in mare aperto, ove la terra ferma è solo un ricordo.

Si narra che queste aquile giganti catturino e poi attacchino senza pietà gli avventurieri e i viaggiatori che si spingono in luoghi proibitivi ove esse procacciano, e i pochi ad esserle sfuggite narrano di aver visto far fare questa atroce fine ai loro compagni.

I racconti che le riguardano narrano del terrore provato dagli sventurati quando esse si palesano…

La loro sagoma si profila nei cieli in lontananza, seguita da urla rapaci che echeggiano maestose e minacciose, come preludio alla loro sventura…!

Si ha notizie di queste leggende, sin dai tempi preistorici, dai dipinti rupestri che raffigurano questi enormi volatili catturare uomini.

Secondo alcuni popoli antichi esse erano invece incarnazioni di Dei che venivano a punire chi si spingeva troppo oltre, guidato da intenzioni malvagie ed egoistiche, ma aiutavano in rari casi quelli che invece erano puri o validi avventurieri, mossi da giusti principi.

Ovviamente sono solo leggende, senza prove concrete, soprattutto per la rarità di tali manifestazioni nel corso dei secoli, e per la natura proibitiva dei luoghi ove apparirebbero, per poterne provare l'esistenza.

Alcuni studiosi e saggi però hanno voluto prendere in considerazione la loro esistenza, ipotizzando siano rapaci preistorici rimasti tali e quali nei secoli dell'evoluzione, ma sono solo teorie.

 

 

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Storia 3

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