LE PREDE  


MORMORE

E' il simbolo della pesca da spiaggia mediterranea sia per la distribuzione abbastanza uniforme, sia per la frequenza della sua cattura. Negli ultimi anni, grazie a tecniche misurate, questo sparide è uscito dall'angolino in cui era stato relegato e si è scoperto che è quasi sempre a portata di lancio. Restano alcuni parametri utili alla sua ricerca, rappresentati da quei settori meno turbolenti e da una temperatura dell'acqua non rigida.

Le esche

Le esche principali restano l’arenicola nei periodi miti ed il cannolicchio nei periodi più freddi. Esche più selettive per la taglia sono il verme americano innescato intero ed il bibi di piccole dimensioni. L'uso degli anellidi comporta, in presenza di fastidiosi granchi, il controllo continuo degli inneschi e spesso il rifacimento del bracciolo; in alcune zone, dove la presenza delle grosse mormore è accertata, è fruttuoso l'uso, completo di valve, del cannolicchio novello (con uno spettro d'azione rivolto spesso anche alle orate); ago e filo elastico garantiranno il migliore degli inneschi possibili . I tempi di controllo saranno abbastanza diradati, pertanto non si tratta di un innesco da gara.

L’attrezzatura

Per canne e mulinelli dedicati a tecniche ultraleggere potranno andare bene monofili in bobina del diametro compreso tra lo 0,l5 e lo 0,20 o meglio con carichi di rottura tra i 3 ed i 4,5 kg.

Le zavorre ottimali oscilleranno dai pochi grammi a circa 60 grammi e saranno affidate a parastrappi compresi tra lo 0,25 e lo 0,35.

Per le tecniche leggere e medio leggere adotteremo monofili in bobina con carichi di rottura compresi i 4 ed i 6 kg, ovvero diametri tra lo 0,20 e lo 0,25.

Le zavorre utilizzabili saranno comprese tra i 60 (2 once) ed i 115 (4 once) grammi. Sarà il tipico caso dell'utilizzo delle bass rod. I parastrappi oscilleranno tra i diametri dello 0,35 e lo 0,45.

Per la pratica di tecniche medio pesanti i diametri partiranno dallo 0,25 per arrivare allo 0,30/0,35 specie per l'uso di canne a ripartizione rigide.

Per il pendulum cast i parastrappi arriveranno lino allo 0,80 ma un buon 0,70 già garantirà buona sicurezza. Le zavorre quasi mai supereranno i 150 grammi (5 once ed 1/4).

 

OMBRINA

L 'ombrina è un pesce davvero misterioso. Da piccola, fino a due etti, si trova in branchi ben numerosi a pochi metri dalla risacca di tantissime delle nostre spiagge. Dall'inizio della primavera fino a tutta l'estate, su alcune spiagge della Toscana e del Lazio, certi giorni le ombrinette abboccano più numerose delle mormore. Poi cresce e scompare.

E' chiaro che con l'età alla vita in gruppo numeroso preferisca la solitudine o al più una ristretta compagnia, ma sulle stesse spiagge dove si affollano le piccolette, un'ombrina da un chilo diventa una vera e propria rarità. Lungo le coste della Corsica al contrario, quelle grosse sono prede piuttosto comuni, mentre le baby non sono così frequenti. In tutti i casi, lungo i contorni dello stivale come all'estero, l'ombrina è un pesce della spiaggia.

Vive esclusivamente sulla sabbia, prevalentemente nel sottocosta, e si nutre scavando il fondo con la bocca protrattile. Anche se la conformazione del suo muso e della sua bocca non lo farebbero sospettare, si dice che da adulta si lasci ogni tanto trasportare dall'istinto di predatore. Comunque la grandissima maggioranza delle ombrine che vengono a riva trainate da una lenza, cadono per mano di un bibi, di qualche altro verme, o al massimo di un filetto di sardina. Per quanto sia impensabile dedicarle una caccia specifica, le zone dove è più probabile incontrarla sono quelle vicino alle foci dei fiumi, o anche su spiaggia aperta nelle buche più profonde. I periodi con qualche possibilità in più sono la primavera e l'autunno. La sua difesa è caratteristica e particolarmente divertente, soprattutto sotto risacca. Una volta a tiro dello scalino, in acqua bassa, parte in una veloce fuga laterale, nuotando parallelamente alla battigia con la gobba quasi fuori dall'acqua. Una volta tirata fuori, la sua sagoma e suoi colori, insieme all'alone di mistero del quale si circonda, ne fanno uno dei pesci più eleganti e affascinanti che si possano ammirare.

10 consigli ,una speranza

Viste le sue abitudini, è naturale pensare che praticamente l'unica tecnica per venire a contatto con l'ombrina sia il surf casting. Anche se, a parte casi eccezionali, è difficile poter dichiarare "vado a ombrine", e quindi dare consigli su come fare, è tuttavia possibile fissare alcuni punti che chiariscano quando e come c'è qualche possibilità:

1) Se proprio volete prendere un'ombrina il primo consiglio è quello di andare a cercarla in Corsica. Lì la sua cattura non è più rara di quella di una spigola o di un'orata, anzi...

2) Le ombrine piccole di solito stanno volentieri vicino a riva, si prendono anche con lanci di pochi metri. Le più grandi invece preferiscono l'acqua un po' più profonda se il mare è calmo, oppure le onde.

3) Le più grosse arrivano nel novanta per cento dei casi sul bibi o sull'americano. Le piccole sull'arenicola.

4) I tratti di spiaggia in prossimità di una foce d'acqua dolce sono potenzialmente i migliori. Ed è preferibile rimanere all'esterno della zona di rimescolamento delle acque, cioè fuori dalla principale corrente d'acqua dolce.

5) L'ombrina mangia in quelle zone o in quei momenti in cui la corrente è più sostenuta. quindi in mancanza di onde o di una foce l'una speranza sono le marcate escursioni di marea.

6) Le ombrine abboccano più spesso sui terminali lunghi che su quelli corti o medi. Inutile discutere sul loro diametro, quando il tentativo non è mirato bisogna combattere con quello che c'è. Si sappia comunque che la sua difesa è un po' più potente di quella della spigola, ma molto meno di quella dell'orata.

7) Le tocche non sono mai troppo evidenti, a volte invisibili. Spesso però imbanda la lenza per molti metri. La ferrata è assolutamente inutile, in tutti i casi ingoia e si aggancia da sola.

8) Sotto risacca parte lateralmente, nuotando veloce parallela alla battigia, contro corrente. In quel momento non bisogna assolutamente cercare di fermarla, ma si deve abbassare la canna nella direzione della sua fuga spostando piano il comino verso monte. In questo modo si riesca a farla nuotare fin quasi all'asciutto.

9) Se si incrocia un branco di piccolissime, meno di un etto, non vale la pena di insistere, quella più bella lì in mezzo non c'è. Se invece se ne prende qualcuna sui due etti non è impossibile che arrivi anche quella di mezzo chilo o più.

10) Le baby ombrine arrivano in branchi foltissimi e sono ingenue. Ingoiano profondamente anche ami del due, liberarle senza danno è difficile. Per favore, pietà. Il che vuol dire cambiare posto, o almeno distanza di lancio.

 

ORATA

L 'orata abita un po' dovunque, imbrancata da piccola e solitaria da adulta, ma sempre vicino al fondo. E' a suo agio davanti alle spiagge e fra le scogliere, come anche all'interno dei porti. Se decide di pascolare su fondali sabbiosi è per scavare cercando vermi, vongole o arselle, mentre quando si aggira fra le rocce probabilmente è a caccia di granchi, di gamberi e di tutti quegli animaletti che vivono attaccati ai sassi o fra la vegetazione. Fra le banchine è probabile incontrarla col muso attaccato alle murate, nel tentativo di staccare qualche cozza. Quindi mangia un po' di tutto, l'importante è che si tratti di qualcosa di abbastanza statico, perchè gli inseguimenti veloci non fanno al caso suo. La sua dentatura poi, è fatta apposta per tritare e masticare i gusci più duri di qualsiasi mollusco, non per afferrare al volo e trattenere un pescetto che tenta la fuga. Ma se si tratta di schiacciare, le sue fortissime mascelle e le placche ossee del suo palato non hanno paura di niente, possono frantumare ciò che sarebbe difficile spezzare con una morsa. Osservare un'orata intenta a mangiare una cozza è un gran bello spettacolo. La prende in bocca, la schiaccia e poi la sputa con forza, e ripete l'operazione più e più volte, finchè non riesce a liberare la polpa da tutti i frammenti del guscio. Di quest'abitudine è meglio tenere conto quando si cerca di pescarla. Dopo le prime toccate non è assolutamente il caso di ferrare al volo, perchè probabilmente l'esca è stata sputata e andremmo a vuoto. Si deve invece attendere finchè non si avverte una fuga decisa, segno che il boccone sta per essere ingoiato. Sulla maggior parte delle coste italiane l'orata è più attiva dalla primavera inoltrata fino all'inizio dell'autunno, e spesso preferisce mangiare nelle ore a cavallo del mezzogiorno o la mattina presto. Ma non è una regola ferrea, qualche buona cattura si può avere anche di notte o nelle stagioni più fredde. Ha un nuoto potentissimo anche se non troppo veloce, e l'irriducibile difesa di un'orata che passa il chilo è una delle emozioni più ricercate dagli sportivi, perchè non ha rivali fra i pesci che popolano il sottocosta.

Consigli d'oro

1) L'orata addenta l'esca e la sputa diverse volte prima di ingoiarla. Un terminale con piombo scorrevole è quasi indispensabile per evitare che in questa operazione si accorga che il boccone non è libero.

2) Spesso è addirittura meglio, durante l'attesa, lasciare aperto l'archetto del mulinello, in modo che il pesce possa spostare liberamente l'esca senza sentire resistenza.

3) A questo scopo sono utili vari tipi di avvisatori di abboccata, dal cosiddetto pendolino ai più sofisticati elettronici.

4) Non bisogna assolutamente ferrare ai primi movimenti del cimino. Si deve invece aspettare una decisa filata di qualche metro con la lenza libera, e incocciare solo quando il filo è in tensione.

5) La prima reazione dell'orata è violenta, due o tre fughe potentissime che bisogna assecondare con la frizione aperta. Tutto il recupero è comunque impegnativo, e richiede un preciso lavoro di canna e mulinello e una mano sensibile.

6) Benchè l'orata non ami esche in movimento veloce, è comunque insospettita da quelle troppo statiche. Si devono quindi preferire terminali lunghi, almeno un metro e mezzo.

7) Le esche migliori per i pezzi grossi sono il bibi e il granchio, ma buoni risultati si hanno anche con l'arenicola, il cannolicchio e un po' tutti i vermi, purchè innescati in bocconi consistenti.

8) Anche la cozza funziona benissimo. Il metodo più versatile di utilizzarla è quello di sgusciarne un paio e legarle con del filo elastico su un amo del due.

9) Indipendentemente dall'esca scelta è tassativo che gli ami siano robusti. Quelli a filo sottile adatti alle mormore sarebbero spezzati o raddrizzati dall'inesorabile dentatura.

10) I periodi migliori sono quelli che vanno da maggio a luglio e poi settembre e ottobre. Sulle spiagge della Sardegna e della Corsica, con mare moderatamente mosso, buone soddisfazioni si possono avere anche in inverno.

11) Di solito non è necessario pescare di notte. Le orate sono molto più attive le prime ore del giorno, al tramonto e spesso anche nelle ore a cavallo del mezzogiorno.

12) D'estate può succedere, pescando in un porto o più raramente dalla spiaggia, di imbattersi in branchi di oratelle da un etto che abboccano a ripetizione. Non solo è d'obbligo liberarle, ma sarebbe proprio meglio cambiare drasticamente posto. Quella grossa lì in mezzo non capiterà di certo.

13) L'orata ama la posidonia. Quindi è buona regola mettere l'esca vicino al limitare delle praterie di queste piante sottomarine.

14) In alcuni casi, soprattutto sulle spiagge laziali, le orate si mantengono ben distanti da riva e per catturarle bisogna essere in grado di lanciare intorno ai centocinquanta metri.

15) Ma nella maggior parte delle situazioni un'attrezzatura leggera e terminali sottili (intorno al venti) sono l'ideale soprattutto nei confronti dei pesci più grossi e diffidenti.

 

RAZZA

La primavera è il periodo migliore per cercare l'incontro con l'affascinante razza gigante. E benchè alcune spiagge della Sardegna e soprattutto della Corsica rendano estremamente probabile il duello con bestie fra i cinque e i dieci chili, animali di queste dimensioni sono stati presi (e non troppo raramente) anche in Toscana, Lazio, Sicilia. Quindi è davvero possibile un po' dappertutto. I pesci da trofeo esistono eccome, e si possono prendere anche pescando a surf dalle spiagge del mediterraneo. Senza parlare di meravigliose e, seppur possibili, difficilissime spigole o orate da cinque chili, vale la pena di rivolgere l'attenzione ad altri giganti un po' più frequenti e probabili.

Dove abita

Questi pesci abitano sulla sabbia, ma per cercarle non si può andare a caso sulla spiaggia. Bisogna per prima cosa informarsi sui posti in cui ne sono state già catturate di grosse. Lì probabilmente torneranno ancora, perchè hanno abitudini difficili a mutarsi. Tanto per dare qualche generica indicazione, con certezza ce ne sono in Toscana sulla spiaggia della Torraccia, in Sardegna un po' dovunque, grossissime sul versante sud occidentale, tantissime ed enormi in Corsica soprattutto sulle lunghissime spiagge centro orientali. La distanza da riva non si può sapere con precisione a priori, ma di certo quelle più grandi non stanno vicinissimo. Diciamo dai sessanta metri in poi, in linea di massima.

Cosa mangia

La razza mangia proprio di tutto, ma per pescarla specificamente l'esca migliore è certo il filetto di sardina. Anche se a volte esemplari enormi possono arrivare addirittura sull'arenicola. In ogni caso la prima mangiata è delicatissima, appena un tocco, si può confondere con quella di una mormoretta.

La lotta

Possono succedere due cose: o la razza rimane immobile oppure, soprattutto se è grossa, parte decisa, ma lenta, verso il largo. Allora può tranquillamente sbobinare cinquanta metri di filo senza che sia possibile fermarla per iniziare il recupero. Poi comincia a venire, piano, senza colpi o testate, ma opponendo una resistenza immensa. Quando è sotto risacca, il gioco diventa davvero problematico. Apre le ali alla corrente e tirarla fuori richiede tempo, pazienza, e una mano sensibile alle onde. Sul bagnasciuga si appiattisce sulla sabbia, e ci vuole un raffio, o una lenza piuttosto grossa per portarla definitivamente all'asciutto. E' il momento di fotografarla, gioire qualche istante, e rimetterla in acqua. Ha la pelle dura, continuerà a vivere di certo.

Non ce n'è una sola

Comunemente sulle nostre spiagge si prendono razze di due specie diverse, la chiodata e la pastinaca. La chiodata è di colore marrone maculato e ha la pelle ruvida come carta vetrata. La pastinaca, detta anche trigone, è più chiara, tendente al giallastro, è viscida e ha sulla coda un pericolosissimo lungo aculeo al quale bisogna porre la massima attenzione. Non è un pesce commestibile. Poi c'è l'aquila, bellissima e molto più rara. E' scura, ha una coda lunga e sottile e la testa fatta come una gobba che termina a punta.

 

SARAGO

Il sarago abita i fondali rocciosi. Non importa che siano tratti di costa a scogliera oppure secche al largo. Basta che ci siano anfratti e buchi nei quali rinchiudersi in pace. Là sotto sceglie le sue tane, e ci resta per parecchio tempo, ne esce quasi soltanto quando decide che è il caso di andare a pranzo. E per questo i momenti non sono tutti uguali. Ecco perchè col mare calmo in pieno giorno è ben difficile prenderne qualcuno. Perchè, soprattutto i più grossi, proprio non ci sono. Se ne stanno rintanati chissà dove, al riparo, e non hanno nessuna intenzione di uscire.

Tutto cambia quando il mare si muove e il fondo è spazzato dalla corrente e le coste dalla schiuma. Allora, fuori dalle tane, i posti migliori per cercare qualcosa da mangiare sono proprio quelli esposti alle onde. Perchè lì in mezzo il sarago nuota a suo agio, mentre le sue prede sono in difficoltà. E anche perchè caccia prevalentemente seguendo l'olfatto, e una corrente intensa trasporta gli odori lontano e quindi può essere seguita come una guida. Fra i suoi piatti preferiti ci sono le cozze,i vermi, i gamberetti, ma in generale si può dire quasi onnivoro. Anche perchè la sua bocca, anche se piuttosto piccola, è adatta a scopi diversi. Gli incisivi affilati e sporgenti possono lacerare o staccare dagli scogli qualsiasi cosa, mentre i molari grossi e potenti sono in grado di triturare gusci di ogni genere. Comunque, anche se il mare rimane calmo per un bel po' di tempo, qualche possibilità di trovarlo in giro esiste lo stesso. Di notte. Però in questo caso bisogna cercarlo proprio davanti alla porta di casa sua, perchè se seguendo la corrente di una mareggiata è disposto anche a vagare parecchio, in caso di calma preferisce spostarsi il minimo indispensabile. E se fra rocce e schiuma non è impossibile trovarlo anche a mezz'acqua, in tutte le altre situazioni difficilmente si stacca dal fondo. Quanto ai periodi dell'anno non esistono precise preferenze stagionali. Forse, ma non è una regola, in piena estate è più raro incontrare i giganti. Autunno, inverno o primavera non fa una grossa differenza, purchè ci siano onde.

Consigli

1) Il sarago ama la schiuma, la turbolenza, l'acqua molto ossigenata. Quindi pescando da terra è molto meglio che il mare sia mosso.

2) In condizioni di calma qualche probabilità si può avere di notte, purchè si tenti su fondali rocciosi o comunque molto vicino a possibili tane.

3) In linea di massima qualsiasi esca può funzionare. Fra le migliori il bibi, la cozza sgusciata e legata, l'americano. Ma a volte mostra una decisa preferenza per il filetto di sardina.

4) Ha denti affilati che possono tagliare anche un terminale del trenta, il che comunque succede raramente, e peraltro non esistono provvedimenti cautelativi che non incidano sulle probabilità di abboccata. Si rischia (ma neanche tanto) e basta.

5) Qualsiasi tratto di costa rocciosa è potenzialmente valido, così come qualsiasi piccola spiaggia con fondale misto. Il che naturalmente non significa che non esistano posti migliori di altri.

6) Nello stesso punto dove si è preso un grosso sarago è molto probabile prenderne ancora. I giorni, i mesi, e gli anni successivi.

7) Per le spiagge aperte esiste una regola precisa: in alcune con le onde arrivano anche i saraghi, su altre non c'è proprio niente da fare. E' bene saperlo in anticipo perchè le eccezioni sono rarissime.

8) In mezzo alle onde il sarago non guarda in faccia nessuno. Ami dell'uno zero e lenza del cinquanta non lo spaventano neanche un po'.

9) Col mare calmo cambia tutto. Pescando a fondo è indispensabile un sottile bracciolo lungo due metri.

10) Lungo una spiaggia battuta dalla schiuma i saraghi di qualche etto si spostano in branchi. Catturato il primo è bene sbrigarsi, se ne possono prendere altri entro pochi minuti.

11) La mangiata del sarago è violenta e decisa. Inconfondibile perchè nessun altro pesce, a parità di taglia, regala abboccate così spettacolari.

12) La sua difesa è potentissima. Se sulla sabbia i problemi sono pochi, pescando su un fondale accidentato bisogna opporgli un recupero senza incertezze. Se riesce a guadagnare un anfratto non c'è più niente da fare.

13) Se si preferiscono sistemi leggeri come l'inglese o la bolognese, L'innesco e la pasturazione a bigattini sono un'arma micidiale.

14) In questo caso il terminale non dev'essere superiore al quattordici. Anche l'amo non più grande di un numero quattordici.

15) Di solito rende bene l'esterno di moli, pennelli o dighe protetti da una scogliera artificiale.

16) Chi preferisce uscire in barca può insidiare i saraghi con palamiti leggeri. Braccioli del venticinque e bibi (anche congelati), piccoli calamaretti o oloturie come esca.

 

SPIGOLA

La spigola ha un'incredibile capacità di adattarsi a qualunque ambiente. Si trova a suo agio intorno alle scogliere come in prossimità delle spiagge, a stretto contatto col fondo come vicinissimo alla superficie, in acqua salata come in quella salmastra o dolce. Benchè a volte ami anche stazionare sulle secche a discreta profondità, non ha certo la necessità di grandi fondali. Infatti frequenta più spesso le fasce di mare prossime alla costa, ed è molto probabile incontrarla proprio nella risacca, sia dalla spiaggia che dagli scogli, anche in soli pochi centimetri d'acqua, vicinissima a riva.

Il fatto che stia volentieri un po' dovunque, non esclude però che possa avere certe evidenti preferenze, che scelga ambienti ben precisi nei quali raggrupparsi o comunque cacciare con maggiore frequenza.

Quindi se è vero che si può pescarla dappertutto, è altrettanto vero che le migliori possibilità per una sua ricerca specifica si hanno alle foci dei fiumi o nei porti. E la predilezione per questi ambienti non è casuale. Sono zone ricche di cefali, di anguille e di gamberetti, tutta roba per la quale il branzino stravede. In linea di massima qualsiasi sbocco di acqua dolce, che si tratti di un vero e proprio fiume oppure di un semplice canaletto, raduna un buon numero di spigole, sia al suo interno che in prossimità della costa nelle immediate vicinanze. In molti casi, fra ottobre e dicembre, in occasione delle prime prime piene invernali, alcune foci si trasformano in punto di ritrovo per branchi così numerosi che la cattura delle spigole diventa possibile anche per i più sprovveduti principianti. E' però importante sottolineare che se all'interno di un porto oppure di una foce il nostro predatore è sempre presente, davanti alle spiagge, anche alle migliori, è attiva e in caccia quasi esclusivamente con condizioni di mare mosso o in scaduta. Per quanto riguarda la sua distribuzione geografica, si può dire che è ben presente lungo tutte le coste della nostra penisola, e più in generale del Mediterraneo, in Atlantico e anche nei mari freddi del nord.

Consigli

Proviamo, con la consapevolezza che si tratta di uno degli avversari più difficili, di uno dei trofei più ambiti, della più grande soddisfazione. Vale la pena di passare qualche ora di notte al freddo e di sopportare qualche uscita in bianco. I consigli che seguono fanno riferimento a diverse tecniche ma, qualunque sia quella scelta, conviene tenerli presenti tutti, perchè contribuiscono a chiarire i vari comportamenti della spigola. Per cominciare sono l'indispensabile compendio alla vostra passione. Poi, piano piano, l'esperienza e l'intuito faranno il resto.

1) Per programmare una battuta di pesca consultate le tavole di marea nelle ultime pagine della rivista. E' fondamentale scegliere le ore a cavallo dell'acme di alta.

2) Non trascurare la pesca notturna. L'oscurità è una condizione favorevole.

3) Nei porti o nelle foci si può andare anche con mare calmo. Dalla spiaggia ci vuole un po' di schiuma.

4) Dalla spiaggia e dalla scogliera la zona di risacca è una delle migliori. La spigola caccia spesso a pochissimi metri da riva.

5) All'uscita di una foce il punto preferito dalle spigole è quello in cui l'acqua dolce si mescola con quella salata. E' di solito segnalato in superficie da una visibile striscia di corrente o da una linea di frangenti che persistono anche con mare quasi calmo. Molti pesci si aggirano nei dintorni per centinaia di metri, sia all'interno che all'esterno.

6) Pescando col galleggiante, all'inglese o a bolognese, le esche migliori sono il bigattino e il gamberetto vivo innescati su terminali sottili, 0,10 o 0,12. Solo per il gamberetto si può arrivare fino allo 0,16.

7) Un'ottima idea è pasturare a bigattini e innescare gamberetti.

8) La tecnica con galleggiante e bigattini può essere molto redditizia anche pescando dalla spiaggia.

9) A surf casting, in mezzo alle onde, la spigola può capitare su qualsiasi boccone. In particolare sul cannolicchio, sull'americano, sulla sardina e sul calamaro, sia intero che a tranci.

10) Esche mobili e fluttuanti sono di gran lunga preferite. Quindi braccioli molto lunghi, anche due metri, se le onde e la corrente non li aggrovigliano.

11) Nonostante lo scetticismo di molti, in prossimità di una foce la pesca a lancio con esche artificiali è spesso la più efficace.

12) Fra le esche artificiali da usare a traina o a spinning, molti pescatori preferiscono i minnows bianchi con testa rossa e quelli neri con ventre bianco, oppure le anguilline di gomma.

13) Da terra, per lanciare lontano un'anguillina di gomma o un piccolo pesciolino finto, si può montare sulla lenza un galleggiante piombato o meglio un bulbo ad acqua.

14) Per trainare va bene una piccola barca, perchè all'alba la spigola si trova molto vicino alla costa e conviene far rasentare gli scogli alle esche, anche in pochissima acqua.

15) La velocità di traina ideale è di tre o quattro nodi e conviene tenere in pesca due lenze contemporaneamente: una in superficie e l'altra vicino al fondo.

16) L'anguillina e il cefaletto vivi sono efficaci sia sostenuti da un galleggiante lanciati da un molo, che lanciati da una spiaggia e appoggiati sul fondo.