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Affiora dal buio dei secoli la genesi del leggendario rinvenimento, poco dopo l'anno mille, in una grotticella del Sovero a 3 Km. da Terlizzi, della sacra Icona raffigurante la Vergine con il Bambino, più conosciuta sotto la denominazione di Madonna di Sovereto, diivenuta poi patrona della città.

Fra contorni di prodigio e di  mistero si stagliano però anche pagine interessanti si storia vissuta: l'ecclesia Sancte Marie de Suberito (costruita presumibilmente intorno ai primi del secolo XII) accanto alla quale sorsero nel tempo l'ospedale per l'assistenza ai pellegrini e le due comunità religiose, quella dei Frati Gerosolomitani e quella delle Monache dette di S. Marco, che configurarono una particolare e alquanto rara istituzione nota con il nome di monasterium duplex.

Ancora oggi, soprattutto quando è avvolto dal silenzio, il luogo ispira sentimenti di profonda intimità religiosa.

Della chiesa primitiva è rimasta intatta l'abside con monofora a spina di pesce, mentre nell'atrio compreso fra santuario e gli edifici adiacenti si possono ammirare testimonianze epigrafiche ed eleganti bifore.

Il Rinvenimento Dell'Icona Nel Racconto Popolare

da : " LA MADONNA DI SOVERETO E IL CARRO TRIONFALE"

"Arte, folklore e culto mariano a Terlizzi"

                                                                                                                                di   GAETANO VALENTE.

 

Si vuole che un pastore Bitontino si sia spinto un giorno con il suo gregge fino al bosco del Sovero, nelle vicinanze di Terlizzi, lasciando quindi che le pecore vi pascolassero liberamente.

Venuto il momento di radunarle si accorge, costernato, che ne manca una.

Posto al sicuro il resto del gregge, và in cerca della pecora perduta, senza darsi più pace, finchè, attratto da un lamentevole belato, non la ritrova con una zampa attanagliata in una fenditura della sodaglia del bosco, dove più fitta era la vegetazione di una vasta macchia di cespugli.

Nell'atto di aiutarla a liberarsene vede filtrare dalla buca un misterioso raggio di luce.

Tra lo stupore e il riverenziale timore, in presenza dell'arcano evento, si adopera febbrilmente, come può, con le mani e con il suo bastone, ad allargare la buca, accorgendosi ben presto che questa immette in una grotticella praticata in una anfrattuosità del sottosuolo carsico.

Come sospinto  da una forza misteriosa si cala nella grotticella e vede sul fondo, appoggiata su uno sperone di roccia, con accanto una fiammella, una bella immagine della Vergine con il Bambino.

Nella piena dei sentimenti di religiosa pietà, che inondano il suo animo semplice e devoto, piega inavvertitamente le ginocchia in atto di venerazione e di sommessa preghiera.

Corre poi pieno di gioia a comunicare a quanti incontra sulla strada il fatto miracoloso del rinvenimento della Sacra Icona.

La notizia si sparge in un baleno, facendo accorrere sul posto dalle città di Bitonto e Terlizzi autorità, clero e popolo.

Mentre la sacra icona, caricata omai dalla concezione popolare di poteri miracolosi, è fatta oggetto di spontanea devozione, già si accende tra i maggiorenti delle due comunità l'aspra contesa, che porterà alla prova del giudizio di Dio e al verdetto inoppugnabile della sua assegnazione al popolo Terlizzese.

Venne infatti fatto ricorso ad un mezzo pacifico e di assoluta imparzialità, quale poteva essere appunto una coppia di buoi, uno di Terlizzi e l'altro di Bitonto, che, aggiogati a un carro agricolo e posti sul bivio che conduceva ai due paesi, sarebbero stati lasciati liberi di dirigersi dove avessero voluto senza alcun condizionamento da parte dell'uomo.

Il verdetto di Dio (dal Latino ordalia) sarebbe stato espresso con l'approdo all'uno o all'altro paese e pacificamente accolto come tale dalle due comunità.

Avvenne che i due buoi, sul principio, avevano tirato decisamente diritto per la via che conduceva a Bitonto, ma che, poi, quello di Terlizzi, riavutosi dall'iniziale sbandamento, abbia inferto una improvvisa e violenta incornata al suo compagno, sfondandogli un occhio e obbligandolo a prendere definitivamente la via per Terlizzi.

Il trionfale ingresso di quel carro debitamente adorno di fronde e di fiori campestri, recante la sacra effige della Madonna di Sovereto, tra il tripudio, la commozione e le preghiere di una folla festante, ha segnato nel corso dei secoli un evento tra i più emblematici della storia del folklore regionale e nazionale, quale è appunto tutto il ciclo della festa patronale che rievoca in date diverse il rinvenimento della Sacra icona e la conclusione del Giudizio di Dio con la tradizionale processione dell'Imponente Carro Trionfale.

 

 

    
 

 

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