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COS'E' DIO? Ovvero l'evoluzione della figura dell'Onnipotente
in occidente e secondo gli occidentali
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E SE DIO ESISTE NON CI VUOLE PIU' BENE Secondo Giovanni
Paolo II, Dio si astiene dall'assistere gli uomini perchè disgustato
dal loro comportamento
Citando
Geremia, Papa Giovanni Paolo II ha affermato che il silenzio di Dio (per
cui è permesso al male se non di trionfare di darsi comunque parecchio
da fare) è dovuto al fatto che Egli è disgustato dalle azioni
degli uomini.
"Dio non si rivela più, sembra nascondersi nel suo cielo,
in silenzio, quasi disgustato dalle azione dell'umanità".
Aldilà delle convinzioni religiose e politiche, l'esistenza di
Dio è qualcosa che tocca ognuno di noi, perché probabilmente
anche il più ateo tra gli atei ha pensato una volta in cuor suo
di rivolgersi a Dio (anche se non nelle sue fatezze cristiane) anche solo
nella solitudine della propria anima.
L'affermare l'astinenza di Dio dalle faccende terrene è certamente
un monito: gli uomini devono fare di più per meritarsi l'aiuto
del Signore.
Ma a questo punto ritorna il vecchio dilemma, già affrontato da
Sant'Agostino
e fiore all'occhiello di ogni ateismo: ma se Dio ci ha creati volontariamente,
perché non ha fatto in modo che fossimo più giusti?
Alcuni fra gli atei più convinti sanno che una delle più
grandi avversarie della fede è la convinzione che un Dio Buono
e Giusto non solo non può permettere lo scempio quotidiano degli
innocenti, ma non può permettersi qualsiasi atteggiamento vendicativo
nei confronti dell'uomo da Lui stesso creato.
In effetti l'imperscrutabilità divina viene a volte giustificata
dal fatto che Dio ci vuole bene e ci permette di essere partecipi di questo
bene, solamente se noi ci comportiamo bene con Lui.
Ma questo contraddice, soprattutto per l'uomo moderno, l'idea che il bene
è prima di tutto comprensione e volontà di impedire l'attuazione
del male.
Per i molti che si definiscono atei, lungi dall'essere convinti dell'inesistenza
di Dio, il problema è giustificare questo comportamento capriccioso
da parte di un Dio che vorrebbero vicino a loro come un buon amico.
Malgrado ciò, Dio è realmente imperscrutabile, non giustificabile
con la ragione, Dio è una atto di fede, ciò vuol dire che
con gli occhi della ragione non ci si arriva, ma solo con quelli della
speranza incondizionata...
...d'altronde Dio è un enigma proprio quanto l'uomo, e mai nessuno
potrà avere la presunzione di affermare fino a che punto siamo
noi una creazione di Dio, o Dio una creazione dell'uomo.
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Dio
è Colui il quale tutto può e tutto vede,
Eterno e Onnipotente.
La
sua parola è Legge e l'uomo nulla può contro il Suo volere.
Eppure l'uomo da sempre vuole definire la Sua natura, come se si trattasse
di classificare una nuova specie di vegetale o un nuovo stato della materia.
Per Platone
e i greci in generale, la materia, tutte le cose esistenti, e Dio, erano
ben separate. La materia era immutabile ed eterna, non generata perché
sempre esisitita. Per Platone
Dio era un Demiurgo, il quale non aveva creato la materia, ma l'aveva
solo plasmata, come un artigiano, seguendo la forma delle matrici perfette
dell'Iperuranio.
Nella filosofia, la figura di Dio come Uno, come entità unica e
comprendente il Tutto, viene elaborata a fondo per la prima volta da Plotino:
Dio è l'Uno in quanto tutto da lui emana, come il calore emana
dal sole, tutto è composto dalla stessa sostanza (Dio stesso),
compaiono le gerarchie per cui al vertice della perfezione vi è
L'Uno, poi L'intelletto (la coscienza), quindi l'anima del mondo, il soffio
che da la vita alle cose, e per ultima la materia.
Plotino
e i neoplatonici
classici riprendono il tema monoteista ebraico, in cui Dio è il
padre padrone del suo popolo, su di esso Egli ha potere assoluto. Eppure
si differenziano in quanto nel Dio ebraico vi è la precisa volontà
di creare il mondo, mentre per Plotino
l'Uno emana il mondo per necessità,
senza volerlo, ma in quanto impossibilitato dalla sua perfezione a "non-crearlo".
Con il medioevo Dio rappresenta il Creatore del mondo e dell'Universo,
il Cristianesimo
riprende la tesi del Vecchio Testamento per cui Dio crea il Tutto, comprese
tutte le creature viventi e soprattutto gli esseri umani, uomini e donne,
per un atto di Sua precisa volontà.
La figura di Gesù atropomorfizza in qualche modo la figura divina:
Gesù è della stessa sostanza di Dio, suo Padre. Dio, attraverso
Gesù, decide di essere uomo tra gli uomini, acquista le sembianze
delle sue creature. Il sacrificio del Figlio che porta la Lieta Novella,
che predica l'amore come nuovo vincolo, è per eccellenza l'atto
catartico attraverso il quale l'intera umanità deve purificarsi.
Sant'Agostino
predica la sottomissione alla grazia divina, in quanto l'uomo è
troppo debole, imperfetto e incompleto rispetto al suo Creatore per avere
la presunzione di fare a meno di Lui.
Tommaso d'Aquino
pone il problema della corrispondenza tra Sacre Scritture e realtà
naturale, risolvendo il quesito in favore di Dio.
Se l'evidenza dei meccanismi della natura a volte sembra contrastare con
quanto è scritto nella Bibbia, l'errore è da attribuirsi
unicamente agli uomini.
Fino a qui l'esistenza di Dio Onnipontete non viene messa in disquissione.
Il tutto comincia a scricchiolare col Rinascimento.
Già Guglielmo
d'Ockham e precedentemente Duns
Scoto, avevano predicato la suddivisione tra scienza e religione,
per cui quest'ultima aveva il pieno diritto di costituirsi come sistema
morale ma non quello di contraddire l'evidenza di alcuni processi naturali.
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L'uomo
rinascimentale non vuole più essere soggetto all'arbitrio divino,
almeno non completamente. L'uomo rinascimentale vuole agire sulla realtà,
pur ammettendo che questa è stata creata da Dio.
Ecco allora il primo embrione della rivoluzione tecnologica, Galileo,
Copernico, Newton.
I meccanismi che regolano la natura vengono indagati autonomamente dalla
volontà divina espressa nelle Scritture.
I primi successi di questo metodo fanno nascere l'entusiasmo per la Ragione
(l'Illuminismo),
prodotto dell'intelletto umano, fino allora svilito dalla convinzione
agostiniana dell'imperfezione. La ragione, considerata fino ad allora
cosa di poco pregio rispetto alla grandezza divina, viene definitivamente
consacrata come nuovo strumento di salvezza (si veda la chiesa positivista
di Comte).
A fronte di un irrigidimento della morale cristiana (il protestantesimo),
si assiste comunque alla definitiva divisione tra scienza e religione.
Kant
non può affermare per mezzo della ragione che Dio esiste o non
esiste, prende semplicemente atto che pensare l'esistenza di Dio conviene
dal punto di vista morale.
La
strada è ormai aperta alla confutazione di Dio.
Se per Hegel
Dio e ragione coincidono nel grande affresco della storia,
per cui solo una visione di insieme che abbracci il passato, il presente
e il futuro, può portare alla luce il divino, per Feuerbach
Dio è solo una creazione degli uomini.
Nella filosofia di Shopenhauer
Dio non è neppure contemplato, esiste solo l'istinto alla sopravvivenza
e alla perpetuazione come specie (la volontà).
Ma è Nietzsche
ad annunciare con toni apocalittici la morte di Dio. Di è morto
perché gli uomini ne hanno voluto la morte. Un nuovo futuro di
uomini coscienti di essere essi stessi Dei attende l'umanità. Non
c'è nulla aldilà dell'uomo.
Con Freud
il gioco si fa ancora più sottile: l'uomo è un complesso
equilibrio tra impulsi contrastanti di soddisfazione e castrazione, Dio
non è altro che una proiezione di una ideale figura paterna creata
dalla mente.
In ultima analisi Dio sembra essere stato sostituito nella civilità
occidentale contemporanea dalla scienza. Ad essa noi attribuiamo la salvezza
mortale, attraverso la medicina, e quella dello spirito, per mezzo della
psichiatria e dell'analisi.
Che l'anima non sia eterna ci spaventa, preferiremmo essere eterni nel
corpo.
Dio è una fiaba che si rispolvera nei monenti difficili, qualcosa
da provare nella solitudine del proprio spirito quasi vergognosamente,
l'uomo moderno sa di essere troppo grande per credere alle favole... ma
il problema è così immane che dovrebbe preoccupare anche
chi si professa laico.
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