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IL CRISTIANESIMO
(sintesi storica e tratti essenziali)




Sommario

1. L'origine

2. Cenni sulla diffusione

3. Le eresie

4. I Concili

5. La supremazia della Chiesa di Roma

6. I Testi Sacri: il valore della Tradizione

 


1. L'origine

Il Cristianesimo è la religione che prende il nome da Cristo (l'unto dal Signore), appellativo di Gesù di Nazareth, nato tra il 7 e il 4 a.C. in Palestina (anche se la tradizione vorrebbe come data di nascita propriamente lo zero). Gesù nacque a Betlemme da Maria, sposa di Giuseppe, concepito per opera dello Spirito Santo; Egli non è dunque un semplice uomo, ma uomo e Dio allo stesso tempo.
Con Gesù, dunque, Dio sceglie di farsi uomo tra gli uomini, ed incarnarsi in un semplice carpentiere (mestiere di Gesù, imparato dal padre terreno, Giuseppe). Il cristianesimo si presenta quindi da subito come religione ecumenica (universale, stesso significato di cattolico) nata tra gli umili per portare la Lieta Novella (lieto annuncio) a tutta l'umanità (Gesù porta la parola di Dio a tutti gli uomini, siano essi peccatori o giusti, schiavi o persecutori, donne o bambini, la sua parola si rivolge alla totalità degli uomini).

A circa trent'anni incomincia la missione di Gesù in Galilea: Egli porta la Lieta Novella, testimoniata successivamente nei Vangeli: Dio ha mandato Gesù tra gli uomini per salvarli dal peccato e dalla morte. Il regno di Dio è prossimo al compimento, tutti gli uomini devono redimersi in vista della resurrezione definitiva di tutti i morti (L'anima è una e personale, i corpi resusciteranno incorrotti dalle tombe e si uniranno all'anima per l'eternità). Gesù è quindi il portatore di un annuncio di salvezza: il giudizio universale incombe, l'insegnamento di Gesù si rivolge ai giusti, in quanto annunzia loro la vita eterna nella beatitudine di Dio, e agli ingiusti, in quanto porta loro la possibilità di espiare le proprie colpe attraverso la conversione e il pentimento.

In seguito alla sua opera di predicazione rivolta alla totalità degli uomini, Gesù si scontrò con il volere dei sacerdoti ebraici e gli interessi dell'Impero romano, il quale esercitava all'epoca una forma di protettorato sulla Palestina. Per ordine del Procuratore romano Ponzio Pilato, e su pressione esercitata dai sacerdoti ebrei, Gesù venne crocifisso nell'anno trenta e morì, come un semplice uomo. Resuscitò dal sepolcro dopo tre giorni (per assiedere in eterno alla destra del Dio Padre) e apparve più volte ai dodici apostoli, suoi discepoli, per ordinare loro di continuare ad estendere la sua parola in tutto il mondo.
"Andate e portate il Verbo in tutte le nazioni, battezzate in nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnate a rispettare tutto ciò che vi ho prescritto". Queste sono le parole di Cristo riportate da Matteo, uno dei quattro evangelisti, ovvero gli autori della testimonianza scritta del suo insegnamento (Vangeli, XXVIII, 16-20).


2. Cenni sulla diffusione

Inizialmente la setta cristiana trovò i suoi adepti tra la popolazione ebraica grazie all'azione di proselitismo degli Apostoli. Un notevole salto di qualità per tutto il movimento cristiano delle origini si ebbe con la conversione di San Paolo (Paolo di Tarso), erudito di origini ebraiche e cittadino romano, che contribuì con i suoi viaggi ad estendere l'insegnamento del cristianesimo nel bacino del Mediterraneo e specialmente a Roma, dove morì nel 67, dopo esservi stato più volte incarcerato. Suo è il famoso discorso all'Areopago in cui si narra della conversione di Dionigi l'Areopago (vedi il capitolo sui filosofi cristiani minori): San Paolo fu il primo intellettuale convertito al cristianesimo.

A Roma la vita dei cristiani non fu delle più facili, furono accusati a più riprese di essere dei pericolosi sovversivi e di rifiutare il culto dell'Imperatore. Nerone li accusò di aver appiccato l'incendio che distrusse la città nel 64. Più volte vennero fatti oggetto di terribili persecuzioni e massacri pubblici: i cristiani dovettero così rifugiarsi nelle catacombe, i cimiteri sotterranei dove seppellivano i morti e dove si riunivano per celebrare in clandestinità i propri culti.

La fine definitiva delle persecuzioni arrivò dopo tre secoli dalla nascita di Cristo, precisamente nel 313 con l'editto di Milano, emesso da Costantino e Licinio. L'editto accordava ai cristiani la libertà di culto e la restituzione dei beni confiscati. Lo stesso Costantino fu il primo Imperatore convertito alla cristianità, tanto da presiedere il primo concilio ecumenico nel 325 a Nicea per contrastare l'eresia degli Ariani.

La religione Cristiana, uscita dalla clandestinità, acquistò sempre maggiore importanza, tanto che alla caduta dell'Impero Romano e nella difficile fase di passaggio che portò l'Europa alla relativa stabilità del Medio Evo, la Chiesa di Roma, guidata dal Papa (la guida spirituale e suprema di tutte le Chiese) si venne a configurare come unica realtà spirituale e politica di riferimento per l'intera Europa. Inutile ricordare che il Medio Evo stesso non può prescindere dalla Chiesa Cristiana, che ne rappresentò la guida non solo spirituale e politica (come già ricordato), ma anche culturale (tutti i maggiori sapienti medievali sono espressione e prodotti del cristianesimo e delle sue scuole).


3. Le eresie

L'eresia (=scelta) era ogni interpretazione data alla parola di Cristo che andava contro la dottrina ufficiale della Chiesa. Soprattutto agli inizi del Cristianesimo erano in molti a proporre interpretazioni diverse della parola di Cristo, grandi lotte furono intraprese dai padri della Chiesa contro l'arianesino, lo gnosticismo, il pelagianesimo, il donatismo e molte altre eresie (per la risposta a alle ultime due eresie si veda Sant'Agostino). La Chiesa non poteva lasciare libera interpretazione della parola di Cristo a chiunque, questo non solo ne avrebbe indebolito la forza, ma avrebbe creato confusione tra i fedeli, che si sarebbero allontanati dalla corretta via (la Chiesa si verrà quindi a strutturare come depositaria dell'autentico annuncio cristiano).

Molte eresie scaturirono da una diversa interpretazione della natura di Cristo: la corretta interpretazione, approvata dal Concilio di Nicea del 325 d.C., affermava che in Cristo vi fossero contemporaneamente tre nature (Padre, Figlio, Spirito Santo). E' il concetto della Trinità, per cui Dio è uno e Trino allo stesso momento.

Sono qui esposte alcune tra le più diffuse e importanti eresie:

L'Arianesimo. Ario (256-336 d.C.) era un sacerdote di Alessandria d'Egitto che sosteneva la natura sostanzialmente umana di Cristo, negandone la natura divina. La sua eresia fu tra le più diffuse, per contrastarla fu indetto il Concilio di Nicea. Il suo ragionamento si fondava sull'affermazione che ciò che è generato non può essere di pari potenza del suo creatore. L'arianesimo fu abbracciato prevalentemente dalle popolazioni barbare più primitive, non abbastanza evolute culturalmente per accettare il concetto più raffinato della Trinità.

Il Nestorianesimo. Prende il nome da Nestorio, patriarca di Costantinopoli che ammetteva che in Cristo convivessero due nature e due persone, unite tra loro da un rapporto puramente spirituale. Nestorio negava anche la "favola pagana", per usare suoi termini, di Maria come madre di Dio e Dio stesso avvolto in fasce e crocifisso (secondo il concetto di Trinità, per cui Cristo è Dio stesso e Spirito Santo).

Lo Gnosticismo. Lo gnosticismo (da gnosi, ovvero conoscenza) affermava che la salvezza è data da Dio soltanto a pochi uomini, ai quali è stata trasmessa attraverso una conoscenza particolare ed elitaria. La salvezza non è trasmessa da Cristo, ma da ciò che l'uomo conosce e può raggiungere con le proprie facoltà mentali e attraverso la propria azione, secondo ciò che ha dentro di se.
Si capisce come lo gnosticismo andasse quindi contro il carattere ecumenico e universale della Chiesa, ed escludesse l'annunzio di Cristo dai giochi: ciò era una negazione stessa del cristianesimo.
Il mondo è dualistico, lo spirito è contrapposto al corpo: la materia è il male, ma alcuni individui hanno in sé la grazia del bene, attraverso la concessione, agli individui più spirituali, di una scintilla divina (la stessa anima è scintilla divina). Tali individui non sanno di avere in se questa scintilla, per cui Dio concede loro la possibilità della redenzione, affinché possano ritornare, seppur inconsapevolmente, a Lui.

Il Manicheismo. Il manicheismo deriva il suo nome da Mani, re persiano del III secolo d.C. che predicava l'esistenza di una doppia divinità, una del bene e una del male, che si alternavano compenetrate alla guida del mondo. Il mondo era stato creato dalla divinità del male, la creazione era quindi un atto di malvagità. Chiaro che questa visione fortemente negativa della Creazione contrastasse con i precetti cristiani. Ma non solo: ammettendo l'esistenza del male, il manicheismo avrebbe negato l'onnipotenza divina (si veda Sant'Agostino).

Il Pelagianesimo. Trae origine da Pelagio (350-425 d.C. circa), un monaco britannico. Egli sosteneva che la salvezza dell'uomo non fosse nelle mani assolute di Dio, ma che l'uomo potesse arrivare da se, con le proprie forze, alla grazia e alla redenzione. Pelagio intendeva dare maggiore responsabilità all'uomo, alle sue possibilità: mentre Sant'Agostino affermava la totale sottomissione dell'uomo alla volontà divina, Pelagio affermava che il peccato originale non fosse connaturato all'uomo ma derivasse da un suo "disordine dei sensi", un errore accidentale, quindi, e non un peccato obbligato dalla natura imperfetta degli uomini.

Il Donatismo. Il Donatismo si caratterizza come movimento scismatico. Le sue origini si riscontrano già durante il periodo delle persecuzioni dei primi cristiani: il donatismo predica la necessità che la Chiesa si configuri come un'organizzazione fortemente elitaria e selettiva, composta da cristiani puri (non ammetteva infatti il rientro in seno alla Chiesa dei sacerdoti convertiti sotto persecuzione).
Tale movimento minacciava quindi il carattere universale ed ecumenico della Chiesa. La Chiesa di Cristo era sta fondanta per portare la Lieta Novella alla totalità degli uomini, naturale che il carattere elitario promosso dal donatismo contrastasse con la correttezza dei precetti cristiani.


4. I Concili

I Concili erano riunioni di tutta la Chiesa, presieduti dal papa in presenza dei vescovi, per formulare una strategia comune contro le eresie e fissare i punti della dottrina cristiana ufficiale. Se da un lato la Chiesa primitiva non poneva l'accento sull'importanza della vera conoscenza (rivelata una volta per tutte da Cristo, incarnazione del Lògos) ma sulle pratiche etiche e morali necessarie alla salvezza dell'anima, essa non poteva assistere inerme alla corruzione dell'insegnamento originario: e in quest'ambito che trovarono ampio risalto le discussioni intellettuali nel periodo del primo cristianesimo.

Nicea (325). Fu il primo concilio ecumenico, fu indetto dal primo Imperatore convertito alla cristianità, Costantino, per combattere l'eresia di Ario. Il concilio formulò il concetto della Trinità divina (Padre, Figlio e Spirito Santo), per il quale Dio era Uno e Trino, sempre divino.

Costantinopoli (381). Fu indetto da Teodosio, imperatore di Costantinopoli, per contrastare l'eresia di Macedonio, il quale negava la natura divina dello Spirito Santo. Il concilio redige il credo, la formula recitata tuttora da tutte le Chiese cristiane (cattolica, ortodossa e protestante).

Efeso (431). Indetto contro Nestorio, patriarca di Costantinopoli, il quale sosteneva la doppia natura di Cristo. Il concilio affermò l'unica natura di Cristo, quella divina (venne quindi fondata una Chiesa nestoriana in Persia, una frazione della quale, i nestoriani uniti, si ricongiunsero con Roma nel 1449).

Calcedonia (451). Fu indetto contro Eutiche, sostenitore del monofisismo: egli sosteneva che in Cristo ci fosse un'unica natura, divina e umana allo stesso tempo. Il concilio, secondo la tesi di Cirillo di Alessandria, ribadì invece che Cristo aveva due nature (divina e umana) pur essendo una sola persona.


Questi accesi dibattiti attorno alla natura di Cristo furono iniziativa della Chiesa bizantina, la religione dell'Impero Romano d'Oriente, più solido e quindi più incline alle dispute teologiche rispetto all'Impero Romano d'Occidente, flagellato dalle invasioni barbariche che finirono per distruggerlo. Questa situazione portò l'occidente a curare meno gli aspetti teologici in favore di una cristianità imposta più politicamente, attraverso mediazioni, accordi e matrimoni tra le diverse stirpi barbariche.


5. La supremazia della Chiesa di Roma

Fin dall'inizio si discusse attorno alla presunta supremazia romana su tutte le altre Chiese, questo era dovuto al fatto che, malgrado Roma fosse tradizionalmente la città del papa, vescovo di Roma e di tutte le Chiese, Roma era agli inizi ben poco importante rispetto alle ben più grandi Chiese di Antiochia, Alessandria, Efeso, Cartagine ecc.

Il Primo papa fu San Pietro, la sua investitura e riconducibile alla parola di Cristo testimoniata dai Vangeli.
Gesù disse: "Tu sei Pietro e su questa pietra costruirai la mia Chiesa" (Matteo).
La supremazia di Roma sarebbe testimoniata anche dalla parola di Sant'Ignazio di Antiochia il quale dichiarò nel 107 che Roma doveva fare da guida a tutte le altre Chiese: "Io voglio che tutto ciò che prescrivete attorno al vostro insegnamento resti incontestato".
Altro importante riferimento si trova nel Adversus Haereses, scritto da Sant'Ireneo di Lione tra il 175 e il 189. Questo testo afferma che tutte le Chiese devono fare capo a Roma in quanto derivanti dalla "più grande e antica, conosciuta da tutti, fondata a Roma dai due gloriosissimi apostoli, Pietro e Paolo...".

Il prestigio di Roma crebbe e si consolidò definitivamente nel III secolo, quando il cristianesimo divenne definitivamente la religione ufficiale dell'Impero Romano.


6. I Testi Sacri: il valore della Tradizione

La religione cattolica ha come testo di riferimento la Bibbia (o Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento).
L'Antico Testamento, è in comune con l'ebraismo, infatti è detto anche Bibbia ebraica, e comprende il Pentateuco (la Torah ebraica, ovvero la Genesi, l'Esodo, il Levitico, i Numeri e il Deuteronomio), gli scritti dei profeti (Giudici, Re, ecc.), ed altri scritti sempre di tradizione ebraica.
L'Antico Testamento è considerato dalla Chiesa cattolica come il periodo precedente alla venuta di Cristo.

Il Nuovo Testamento, redatto in lingua greca, comprende i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, Le Lettere apostoliche e l'Apocalisse di Giovanni. Questi testi rappresentano la vita e le opere di Cristo e dei suoi discepoli.

Antico e Nuovo Testamento sono da considerare come testo unitario. Il cattolicesimo, pur riconoscendo la Bibbia come testo fondamentale, fonderà le sue verità sul valore della Tradizione e del catechismo, sua sintesi concisa e didattica.

Diversamente dai Protestanti, i quali seguono il precetto luterano del solus scriptura e quindi la libera interpretazione dei testi sacri, riconoscendo la scrittura divina come unica guida, i cattolici fanno riferimento per la fede a un insieme sistematico di precetti e interpretazioni ufficiali dettati dalla Santa Sede in osservanza delle auctoritas e della Tradizione (si veda la Scolastica).





Scheda di Synt - Ultimo aggiornamento Maggio 2004

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