Capo di Sorrento
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Il Capo di Sorrento è il promontorio calcareo che chiude ad Ovest la baia di Sorrento, che all'interno è invece costituita da un'alta costa tufacea a strapiombo sul mare. La strada che porta verso il Capo di Sorrento è piacevolmente panoramica e sul suo percorso sono sorti numerosi alberghi nel periodo di grande espansione economica degli anni Sessanta. Per arrivare al Capo di Sorrento vero e proprio bisogna imboccare una via pedonale che parte dalla strada provinciale per Massa Lubrense. Questa stradina, ancora lastricata con pietre, scende verso il mare tra i terreni coltivati soprattutto ad olivo e nell'ultimo tratto si apre alla vista dell'incantevole scenario della baia di Sorrento di lato e del Vesuvio di fronte. Sulla punta del Capo si trovano i resti della villa romana di Pollio Felice, risalente alla prima età imperiale, quando la nobiltà romana scelse il Golfo di Napoli come meta privilegiata di riposo e vacanze, costellandolo di numerose e ricche ville marittime costiere. Durante il periodo romano Sorrento non fu però sempre questo paradiso di ozi e bellezza della prima età imperiale. Dopo essere stata conquistata dai Sanniti nel V sec. a.C. Sorrento entrò gradualmente nella orbita romana e visse periodi di alterna fortuna. Nella Guerra Sociale aderì al partito di Mario attraverso la Lega Nocerina, che fu battuta in battaglia nel 90 a.C. L'anno seguente Sorrento fu definitivamente sottomessa da Silla e trasformata in colonia di veterani sillani, punizione comune di molte città ribelli destinate alla spartizione di terre tra i soldati vincitori. Con l'avvento dell'impero, Sorrento divenne uno dei centri più apprezzati dalla nobiltà patrizia romana. Oltre alla villa di Pollio Felice sul Capo, a Sorrento c'erano altre notevoli ville, tra cui quella dell'imperatore stesso, che si trovava sul promontorio che divide la Marina Grande dalla zona del porto. In questa villa fu esiliato Agrippa Postumo, il nipote di Ottaviano Augusto. Nel 79 d.C. Sorrento subì gravi danni per il terremoto causato dalla celeberrima eruzione del Vesuvio, che causò la distruzione di Ercolano e Pompei e che segnò anche simbolicamente la fine di quel periodo aureo di lusso sfarzoso e di ozi. Come le altre ville romane marittime, la villa di Pollio aveva il suo approdo a mare, le peschiere in cui allevare il pesce fresco per i banchetti ed un ninfeo, qui ricavato in uno specchio d'acqua interno e comunicante con il mare aperto attraverso una fenditura nella roccia. Questa piccola cala è chiamata anche "Bagno della Regina Giovanna" perchè secondo la tradizione popolare qui veniva spesso e volentieri ad immergersi, lontana da occhi indiscreti, la regina Giovanna II d'Angiò Durazzo, che governò a Napoli negli anni a cavallo tra il XIV e il XV sec. La Villa si estendeva anche sul promontorio retrostante il Capo, con vari padiglioni sparsi tra i giardini e destinati a differenti usi: sale di ricevimento, alloggi patronali e per gli ospiti, bagni termali, il quartiere rustico per la produzione dell'olio e del vino e quello servile per l'alloggio della servitù, le cucine, ninfei. Di questi edifici resta però quasi niente: i resti meglio conservati sono quelli dell'avamposto della villa sul mare dove c'erano probabilmente i locali di prima accoglienza e i depositi delle vettovaglie e delle merci portate con nave. La villa di Pollio Felice è famosa per essere stata cantata dal poeta latino Stazio nelle Silvae, dove ne esaltava la bellezza e si vantava di essere amico del potente proprietario. Dal promontorio della villa parte un lungo passaggio su palafitta sopra gli scogli che porta sul versante esterno del Capo di Sorrento che affaccia sulla baia di Puolo. Su questi scogli è possibile fare un bagno di mare in acque limpide e cristalline, adatto però solo a chi ha una buona padronanza di nuoto, sia per le acque profonde che per le forti correnti che corrono attorno il Capo. |
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