La
scuola anche in Italia è sempre quella: aule, banchi, professori e alunni, ma
per me stavolta è diverso. A scuola mi impegno molto, ho compagni, ma non
amici.
Con loro ho rapporti superficiali, forse perché non so parlare l’italiano e
dunque non sono interessante, non capisco le battute e per mia sfortuna non so
neanche pronunciarle; insomma il mio caso è disperato: non sono antipatico, ma
non sono simpatico; sono semplicemente invisibile.
Questo passaggio dal mio paese d’origine all’Italia ha provocato cambiamenti
sofferti nel profondo della mia persona e nei miei sentimenti; ciò è dovuto
all’ambiente che mi circonda, talvolta inesplorato e strano, talvolta
difficile e precario, anche dal punto di vista abitativo.
Per quanto i miei genitori si sforzino, lavorando duramente, per offrirci una
vita normale, beh… per uno straniero è difficile stabilirsi in Italia. Ho
fatto un sacco di traslochi e questo non mi piace.
A scuola a volte mi sento uno schifo: molti hanno un motto: “l’Italia agli
Italiani”, che al solo sentirlo o leggerlo mi sento avvolto da un alone di
depressione; a momenti, mi fa essere stufo di vivere. Mi stordisco disegnando
con passione, ben poco conforto al mio dolore!
E’ passato quasi un anno. Marco è il mio compagno di banco, un ragazzo poco
più giovane di me, con occhi scuri come i miei e capelli chiari, un viso dall’espressione
gentile e un’altezza adeguata alla sua età.
Lui è amico un po’ di tutti e anche un po’ secchione, ma è il mio primo
vero amico in Italia. Marco è una persona che mi trasmette tanta simpatia e mi
aiuta ad acquisire la padronanza di certi termini italiani. Ma la cosa che ci
tengo di più a dire è che la prima volta che Marco mi ha invitato al cinema,
che è la sua passione e anche la mia, quella volta non ero molto attento al
film, quanto all’idea di essere lì, con i suoi amici simpatici e comprensivi,
che in breve sono diventati anche miei amici.
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