Io
sono un’immigrata argentina
Oggi non è un giorno qualunque.
Mamma mi accoglie con un bacio, quando arrivo della scuola, come al solito, e mi dice:
- Angie, amore, com’è andata oggi?
Ed io le rispondo:
- L’insegnante ci ha chiesto di comporre un testo sull’immigrazione, dato che questo era l’argomento del
giorno… (un argomento che mi toccava così da vicino! )
In solitudine, cominciai a ricordare, perché questa è la mia vera storia, il mio ieri, formato da tanti altri ieri che compongono il mio passato.
Questo, per me, è un argomento nel quale i ricordi e le nostalgie sono i fili conduttori che mi portano in un viaggio verso il passato, ora triste, perché sento la mia infanzia affiorare sulla pelle, ricordando l’immagine dei miei nonni e zii che salutarono mia madre e me il giorno della partenza verso l’Italia, con una fiumana di lacrime che segnavano, interminabili, i volti a me cari, mentre io dicevo a mamma:
- Hai visto come piangono tutti perché ce ne andiamo? E noi siamo così felici di andare con papà?
Però anche mamma sentiva il sapore amaro dell'addio.
Arrivammo in Italia, come mio padre aveva fatto due anni prima, con le valigie piene d’illusioni e progetti; ma anche con la preoccupazione “normale” dello sconosciuto.
Quel momento indicava che era il tempo d’imparare a dimenticare.
Soffiava il vento che portava carezze nelle mani e amore nelle braccia per mitigare la tristezza e trasportarci verso altri spazi.
- Adesso penso : come cambia la vita!
Arrivati a questa terra sentii finalmente la felicità di guardare negli occhi mio padre; la mamma ed io, ci lasciammo portare dalla sua mano, sotto il manto della sua protezione, attraverso un
cammino pieno d’amore.
I giorni di pena per l’assenza dei nostri cari che mi accompagnarono da bambina, venivano annegati dalla distanza ma soprattutto dagli amici.
- Sì, e tanti. Anche se ero una sconosciuta e mi guardavano con curiosità, condivisero con me i loro costumi, mi insegnarono ed imparai velocemente la lingua, facendomi sapere che sarebbero stati sempre lì, alla porta accanto, aspettando la mia chiamata per venire al mio fianco ogni volta che ne avessi sentito il bisogno.
Col passare di alcuni anni, nacquero i miei fratellini, riempiendo la mia casa di felicità.
Ed anche loro furono aiutati, come me, da amici che chiedevano loro:
- Vuoi giocare?
E loro, pieni di allegria ma con tanta vergogna, correvano come me verso di loro, in un tornado di giochi, cercando l’affetto di cui avevano tanto bisogno . In quel momento loro occupavano i nostri tempi e i nostri spazi, dandoci, ad ogni momento, tanti sorrisi e tanto amore.
Così abbiamo formato una bellissima famiglia in Italia, la nostra nuova patria, alla quale abbiamo offerto un posto nel nostro cuore.
Sono un’immigrata che con tutto il cuore, ama questa generosa terra come se fosse la sua terra d’origine.
Vado e vengo sulla linea del tempo. E quanto più lunghi e dolci sono i ricordi del passato, tanto più lunghe e dolci sono, guardando al futuro, le speranze che sempre camminarono con noi, facendo onore al sentiero italiano, con lo sguardo rivolto all’orizzonte, e con le braccia sempre distese verso il firmamento.
Perché…il giorno di ieri…potrebbe essere stato magnifico, ma io non posso crescere guardando sempre al passato, perché corro il rischio di non vedere le persone che camminano al mio fianco.
La speranza farà in modo che ogni mattina sarà sempre più bella .
Amo il mio presente in questa terra, e amo il paesaggio che si apre intorno a me.
Mi piace percorrerla con sicurezza, godere del suo sole o tremare col suo freddo.
- Mi piace sentire come questa terra mi dice : PRESENTE!, e mi piace sentire che mi sussurra:
- Ti voglio bene.
Ti ascolto.
Ti proteggo.
Ti aiuto.
- Condivido con te, tutto quello che ho.
Desidero che tu viva sempre felice in me.
E io, ringraziando, le rispondo:
Grazie mille!!
Angie Ivonne Cerruti
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