OLTRE I CONFINI
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EMIGRATI DA SUNO

 

Nell’ambito dei Comuni membri del consorzio della scuola Media “G.Ravizza”, divisi in gruppi, abbiamo sottoposto alle persone intervistate le domande di un questionario appositamente preparato per raccogliere informazioni sull’ argomento.
I dati ottenuti sono stati elaborati in classe e le testimonianze da noi organizzate sono proposte nei testi seguenti.
Da tutte le interviste risulta un fatto comune: la mancanza di lavoro è stata la causa principale dell’emigrazione dei nostri concittadini.


 

 

  FRANCO GARRITANO 

Garritano Franco è nato nel 1944 a Suno. All’età di sei anni è emigrato in Australia in nave con i genitori.
Racconta il figlio di Franco da noi intervistato che la causa dell’emigrazione fu la guerra: avevano perso la casa e mancava il lavoro.
Arrivarono a destinazione a Vora Vong in misere condizioni e incontrarono grosse difficoltà: mancavano i soldi, non conoscevano la lingua inglese, erano affamati e stanchi per il viaggio.
Fortunatamente un amico aveva dato loro l’indirizzo di un suo vecchio conoscente che gli doveva dei favori.Si presentarono a quell’indirizzo e scoprirono che c’era un bar. Il proprietario li ospitò per circa una settimana e prestò loro dei soldi per comprare una casa, vestiti e cibo.
Rimasero là fino al 1969 poi tornarono in Italia perché era nato il figlio e avevano abbastanza soldi per comprarsi una casa, una macchina, vestiti, e cibo. 

 

  GIUSEPPE PAPETTI

L’intervistato si chiama Papetti Giuseppe è nato nel 1925 a Suno.
Egli è emigrato in Germania nel 1944 per conto dell’esercito della repubblica di Salò perché si addestrasse all’uso delle armi.
Racconta di essere stato costretto a quella scelta dietro ricatto dei fascisti che avevano minacciato di morte lui e la sua famiglia. 
Ma la guerra è terminata prima del suo addestramento e l’interessato, essendo in Italia disoccupato è rimasto là in cerca di lavoro.
È stato aiutato ad inserirsi nel paese da conoscenti.
In Germania ha sofferto per la separazione da parenti,da amici e dall’Italia stessa;sono pesati a lui anche la non conoscenza del tedesco e la mancanza di soldi.
Giuseppe è rimasto là da clandestino e dopo qualche tempo è stato raggiunto dal padre, anch’egli emigrato in cerca di lavoro.
Insieme in due anni sono riusciti a mettere da parte qualche soldo che hanno mandato alla sorella di Giuseppe,rimasta in Italia.
Grazie a questi risparmi e ai soldi che aveva da parte,ella è riuscita ad aprire un negozio di vestiti a Genova nel quale, ritornati in Italia, sono andati a lavorare il padre e il fratello.

 

  ANGELO MILAN

Il signor Milan Angelo, da noi intervistato, è il nipote dell’emigrante Giaretta Ferdinando nato nel 1925.
Ferdinando, prima di emigrare, lavorava alle Belle Arti di Vicenza. E’ emigrato in Belgio nel 1950, quando aveva 25 anni, alla ricerca di un lavoro meglio retribuito. Aveva lasciato a casa il padre e la sorella. Arrivato in Belgio in treno, ha raggiunto la città di Bruxelles, dove ha incontrato grandi problemi con la lingua.
Ha trovato lavoro in miniera e, risolti i problemi economici, è rimasto in Belgio dove si è sposato e ha avuto due figlie.

 

  CATERINA BORTOLI

La signora Caterina Bortoli, da noi intervistata, è la cugina dei due fratelli Bruni, gli emigranti. Egidio Bruni è nato nel 1942, Mario Bruni nel 1939. I due fratelli sono emigrati in Australia con la propria madre nel 1952, quando Egidio aveva 11 anni e Mario 14. 
Il motivo dell’ emigrazione fu l’essere rimasti orfani del padre morto nella seconda guerra mondiale, pertanto dovevano guadagnarsi da vivere e questo non era possibile a casa loro. Sono arrivati in Australia in nave poi hanno raggiunto la città di Sydney col treno. Il viaggio è durato in tutto 44 giorni. Arrivati a Sydney i tre incontrarono grandi problemi con la lingua inglese, né conoscevano la zona o altra persona che li aiutasse. Dopo un paio di anni Egidio divenne dirigente di una fabbrica, Mario invece direttore di una piccola industria familiare. Avendo risolto i loro problemi economici, sono rimasti in Australia.

 

  DINO CLAUDINO CORTI OTTAVIANO

Nato a Suno nel 1930, Ottaviano Dino Claudino Corti è emigrato in Svizzera nel paesino di Airolo nel 1954, all’età di 24 anni. E’ andato all’estero per guadagnare qualche soldo per sposarsi. Recatosi là in treno, esercitava la professione del muratore. Lavorava tutto il giorno sopportando la fatica; alloggiava in un piccolo albergo.
Guadagnati i soldi di cui aveva bisogno, è tornato in Italia nel 1958 all’età di 28 anni per sposarsi.

 

  STELIO SACCO

Sacco Stelio è nato a Bogogno nel 1930. 
Si è trasferito a Parigi nel 1950 per cercare lavoro dato che non ne aveva trovato in Italia. 
E’ partito da solo lasciando a casa i genitori ed i fratelli. Arrivato in Francia in treno, ha iniziato a lavorare presso una fabbrica che costruiva gru, grazie al fatto che lo zio ne era il custode. 
Per questo non aveva avuto problemi né con la lingua, né nella nuova realtà sociale. 
Stelio è poi tornato in Italia con la moglie francese nel 1969.

 

  RITA FALLARINI

I fratelli Fallarini, due maschi e due femmine, emigrarono in Argentina, a Cordova, a partire dal 1925 in cerca di lavoro. Il fratello maggiore Luigi fu il primo a partire in aereo. Nato nel 1897, si è recato là all’età di 28 anni. A Cordova si è definitivamente stabilito dopo essersi sposato. 
In seguito è stato raggiunto dagli altri tre fratelli. Dato che le due sorelle erano insegnanti, i due fratelli aprirono un collegio civile dove poterono lavorare tutti e quattro. Una delle due sorelle è morta poco tempo dopo, l’altra dieci anni fa nel 1995. Nel 1997 tra giugno e luglio, Fallarini Carlo, marito dell’intervistata, loro cugino, è andato a far visita ai parenti rimasti in vita. 

 

  RENATO

La sua avventura di emigrante, due anni in tutto, fu determinata dallo scoppio della seconda guerra mondiale.
Ci racconta che è stato catturato e deportato dai tedeschi in Germania per lavoro l’11 settembre 1943, all’età di venti anni. Renato ha compiuto il viaggio di andata in treno assieme ad altri prigionieri. Al suo arrivo fu condotto in uno zuccherificio e costretto a lavorare 12 ore al giorno.
Afferma che era malnutrito perché in Germania allora scarseggiava il cibo. Venne in seguito costretto a lavorare in miniera fino all’ottobre del 1944.
Fu poi condotto in un altro zuccherificio, quindi in una fabbrica di benzina. Lì subivano spesso i bombardamenti degli alleati.
La sua prigionia finì quando arrivarono gli americani.
Renato tornò a casa il primo agosto 1945. 

 

  TINA BOSETTA

Tina Bosetta è emigrata a Lima, capitale del Perù nel 1960, all’età di 18 anni. Si è recata là perché è stato offerto a suo padre un lavoro come tecnico di carderia in una fabbrica tessile. Si è recata là anche perché voleva andare il più lontano possibile da Coggiola, il paese in cui viveva. I suoi genitori sono partiti per primi nel maggio del 1960 in nave e ella li ha raggiunti nel ottobre dello stesso anno in aereo partito da Milano. Il viaggio è stato movimentato. Dopo aver fatto scalo a Parigi, l’aereo per Lima non partiva per problemi tecnici. 
L’Air France ha sistemato in albergo i passeggeri per due giorni e due notti. Arrivati a Lima il giorno 29 ottobre, l’aereo non potè atterrare all’aeroporto civile perché la pista era troppo corta, quindi atterrò all’aeroporto militare. Furono poi trasportati in pullman in città. Suo padre era preoccupato perché non aveva più avuto notizie di lei in quei due giorni. A Lima non ha avuto problemi di inserimento nella nuova realtà ma, ad eccezione della lingua, lo spagnolo. Là si è presentata alla scuola italiana di Lima per cercare lavoro e avendo il diploma magistrale, è stata assunta come maestra non senza difficoltà. Ha insegnato per 18 anni in quella, poi ha fatto un concorso ed è passata ad insegnare l’italiano nei corsi per adulti presso l’ Istituto italiano di cultura. Per motivi affettivi è tornata in Italia nel 1989 dove in seguito si è sposata. 

 

 

 

           

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