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I RAGAZZI RACCONTANO...
ESEMPI DI EMIGRAZIONE NELLE LORO FAMIGLIE
Da un'indagine svolta fra gli alunni del nostro Istituto,
abbiamo scoperto che in molte delle loro famiglie esistono casi di
emigrazione.
Ecco cosa ci hanno raccontato alcuni ragazzi di una classe di Momo.
I
miei bisnonni paterni, importatori di cavalli dall’Est Europa alla fine dell’800, migrarono in
Argentina dove nacque e visse mio nonno Riccardo Hector Beverina, fino al 1921, anno in cui rientra in Italia, andando ad abitare con degli zii in pieno centro di Saronno.
La sua passione per gli animali si consolida e così si occupa di animali esotici e da cortile, organizzando mostre in tutta Italia ma la sua passione per i cavalli, ereditata dal padre, capitano dei Carabinieri a cavallo, lo porta a rilevare l’attività di commerciante degli zii.
Questa passione e talento lo portano a viaggiare molto ad importare cavalli dall’Est Europa, dalla Francia fino in Inghilterra, dove scopre nuovi allevamenti di Pony Shetland sino ad allora sconosciuti in Italia.
Nei primi anni del Dopoguerra, importa due fattrici e due stalloni dall’ Inghilterra, diventando così il primo importatore e il primo allevatore di Pony in Italia. Passa la maggior parte del suo tempo viaggiando tra Italia e Inghilterra.
Durante uno dei rientri dall’Inghilterra, sposa mia nonna da cui ha due figli, mia zia Marisa e mio papà
Alessandro che sono tuttora allevatori di cavalli, istruttori di equitazione e di attacchi.
Nel 1979 improvvisamente il nonno muore e i suoi due figli continuano la sua attività.
Mio fratello ed io non lo abbiamo conosciuto ma papà ci parla molto di Lui e ci dice che il nonno fu per lui e per la zia un grande maestro di vita e di tutto ciò che riguarda i cavalli; ci dice anche che era uno spirito libero aperto tanto ai vip quanto agli uomini umili e che ne rimpiange sempre la sua assenza.
Io mi sento un po’ come il nonno perché amo molto gli animali e l’aria aperta e spero un domani di poter tornare nei luoghi dove il nonno è nato e ha viaggiato; spero tanto che mio fratello ed io o meglio ancora entrambi portiamo avanti quello che il nonno ha creato con tanto amore.
Edoardo Beverina - 2A Momo
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Nella mia famiglia c’è stato un solo esempio di emigrazione.
Si tratta dei miei trisnonni paterni. Non trovando un lavoro fisso in Italia, emigrarono in
Francia.
Qui il mio trisnonno fece il muratore e la mia trisnonna la cuoca per i molti muratori emigrati in suolo francese.
Nel 1905 nacque la mia bisnonna, Lisa, a Plombieres.
A scuola parlava solo francese, mentre con i suoi famigliari comunicava attraverso il dialetto piemontese.
In Francia incontrarono notevoli difficoltà, dovute al difficile periodo precedente la Prima Guerra mondiale.
In preda alla disperazione ritornarono in Italia e la mia bisnonna Lisa dovette adattarsi ad un ambiente completamente nuovo.
La difficoltà maggiore fu la lingua; nonostante Lisa avesse nove anni fu inserita in classe prima per permetterle di ampliare gradualmente il suo lessico.
Dopo alcuni anni riuscì ad imparare perfettamente la lingua italiana.
Qui in Italia trascorse il resto della sua vita, ma la sua infanzia vissuta in Francia rimase sempre viva nei suoi ricordi. Morì nel 1985.
Matteo Corbelli - 2A
Momo
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Nel dopoguerra i miei nonni non sapevano più cosa fare perché non avevano più nulla, né casa né lavoro.
Il secondo cugino della mia bisnonna, che da anni viveva in Argentina chiamò in Italia per sapere come stava la sua famiglia di origine; la mia bis nonna gli spiegò che da noi era appena finita la guerra e che la vita in quel periodo era molto dura perché non c’era lavoro e non c’erano soldi.
Il cugino della mia bisnonna rimase molto colpito dalle condizioni di vita della sua famiglia e propose ai suoi parenti in Italia di raggiungerlo in Sud America dove la situazione economica era migliore. Egli spiegò a loro che se si fossero impegnati a lavorare laggiù, avrebbero sicuramente messo da parte dei risparmi per poi tornare e vivere dignitosamente in Italia. Così si misero d’accordo e alcuni dei miei antenati partirono per l’Argentina.
Rimasero lì per tanti anni e negli anni Sessanta dovettero ritornare in Italia perché era scaduto il contratto di lavoro.
Sara Fallarini - 2A Momo
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L’unico episodio di emigrazione riguarda un prozio della mia mamma, la cui vicenda è ancora avvolta nel mistero.
Sembra, dai racconti che la sua nonna faceva alla mia mamma, che questo parente, ad un certo punto della sua vita, intorno ai primi del Novecento quando aveva poco più di vent’anni ed era rientrato dal servizio militare abbia chiesto al padre la propria parte di eredità perché voleva cercare fortuna in
America. Partì col treno da Momo, con un gruzzolo ma, arrivato a Genova con vari mezzi di fortuna, venne picchiato, derubato e abbandonato sulla banchina del porto. Probabilmente nessuno lo ha soccorso oppure erano tante le botte
subite, che morì.
L’unica cosa certa di tutta questa storia è che le sue spoglie riposano a Momo nella tomba di famiglia.
Marcello Arca - 2A Momo
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