LE POSIZIONI IN CAMPO

IN VISTA DELLA CONCLUSIONE DEL CONTRATTO

 

ANALISI DEI DOCUMENTI E DELLE STRATEGIE DELLE FORZE SINDACALI

 

Editoriale n. 29 del 28 giugno 2001

 

di Paolo Quintavalla

 

In questi ultimi giorni abbiamo assistito ad una proliferazione di documenti di varia fonte che costituiscono la posizione ufficiale delle forze in campo nella prospettiva, più o meno vicina, della conclusione del primo contratto dei DD.SS.

Conviene, dunque, analizzare i testi più significativi uno per uno, alla ricerca delle diverse strategie soggiacenti per verificare quali siano i disegni utili per la nostra categoria e quali siano quelli dannosi.

Il punto di riferimento necessario, la chiave di ricerca e di confronto coincidono necessariamente con il principio dell’allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche che rappresenta, in questa fase, il nostro obiettivo fondamentale. Possiamo tralasciare, per ora, gli aspetti normativi in quanto su questo versante si riscontrano giudizi positivi e significative convergenze da parte di tutte le forze sindacali (si veda, in proposito, il verbale conclusivo in data 7 maggio sottoscritto da tutte le forze sindacali).Sul piano dei principi tutti affermano di voler perseguire l’allineamento retributivo ma sul piano dei comportamenti effettivi assistiamo a strategie spesso incoerenti. La vera e decisiva differenza consiste nel fatto che l’ANP ha operato e opera per il perseguimento dell’adeguamento retributivo in questo primo contratto mentre i sindacati confederali hanno operato e operano per fare slittare questo allineamento al secondo contratto.

Ma vediamo e valutiamo le posizioni in campo con le stesse affermazioni testuali dei soggetti interessati:

 

Posizione ANP

Nel documento inviato a tutti i parlamentari italiani neoeletti “XIV Legislatura: la proposta dell’ANP” e pubblicato sull’ultimo numero di “Autonomia & Dirigenza” a proposito del nostro contratto reperiamo le seguenti formulazioni:

“I dirigenti delle istituzioni scolastiche, tali in via sperimentale dal 1°settembre 1998 e pleno jure dal 1° settembre 2000, hanno carichi di lavoro molto accresciuti rispetto al passato e responsabilità di gestione corrispondenti a quelle degli altri dirigenti pubblici, quando non addirittura superiori. Nonostante ciò, sono tuttora privi di contratto e continuano ad essere retribuiti e gestiti come funzionari direttivi dell'ex nono livello, poiché la legge finanziaria 2000 non ha previsto nulla per loro e quella per il 2001 ha iscritto un importo inferiore alla metà di quanto necessario all’equiparazione retributiva con gli altri dirigenti.

Si tratta di intervenire fin dai primi giorni della legislatura, con la legge di assestamento di bilancio o con altro intervento legislativo urgente, per rideterminare l'importo iscritto nell'apposito capitolo.

L'ulteriore stanziamento necessario è di circa 250 miliardi.

Più chiaro di così! Ci possono essere dubbi in proposito? Da notare che finora l’ANP è stato ed è l’unico Sindacato che ha correttamente quantificato e indicato e che quantifica ed indica lo scarto retributivo da colmare.

L’ANP chiede, quindi, con coerenza e con fermezza un riconoscimento pieno del ruolo dirigenziale esercitato, a parità di funzioni con le altre dirigenze, in questo primo contratto d’ingresso, già a partire dal 2001.

 

Posizione unitaria dei sindacati confederali

E’ stata espressa nel documento più recente del 26 giugno u.s. da Cgil-Cisl-Uil al Governo in questi termini:

“Le scriventi Organizzazioni chiedono al nuovo Governo che tale specificità sia assunta in sede di elaborazione del DPEF e che per l’anno 2002 si concretizzi in:

 

a)        risorse aggiuntive per il personale docente, destinate ad innalzare il livello qualitativo della scuola, ad avvicinare in maniera significativa le retribuzioni ai parametri europei, nonchè a definire nuove dinamiche di carriera;

b)        piena copertura economica per il contratto della dirigenza scolastica e per l’adeguamento alle retribuzioni della dirigenza dell’area A”

 

 I Sindacati confederali chiedono, invece, e non possono esservi dubbi in proposito, l’allineamento per il prossimo quadriennio contrattuale, a partire dal 2002. Per il 2001 è da presumere che basti quanto contrattato finora presso l’Aran.

 

La posizione della Cgil Scuola

La Cgil, che già si era dimostrata il sindacato più oltranzista durante la fase conclusiva sfociata nell’”impasse” del 7 maggio u.s., anche in questi due mesi non ha perso occasione per reclamare la “firma immediata”, alle condizioni raggiunte fino a quella data.

Il segretario Nazionale Panini, durante la conferenza stampa del 7 giugno u.s. aveva chiesto ai DD.SS. di “battere il passo” e si era espresso contro l’ipotesi che il Governo concedesse in toto gli aumenti richiesti attraverso la legge di assestamento del Bilancio dello Stato. Il segretario Cofferati aveva definito “mirabolanti promesse” quelle espresse dai partiti della coalizione di Governo durante la campagna elettorale. Tutti e due avevano minacciato ritorsioni nel caso il Governo volesse concedere gli aumenti retributivi spettanti. L’Esecutivo Nazionale DD.SS della Cgil in un documento del 15 giugno u.s., comparso sul sito di Pavone Risorse, aveva confermato questa linea.

In un documento del 26 giugno u.s. informando che il 3 luglio p.v. saranno definite in sede Aran le date dei prossimi incontri per il Contratto, tuttavia, si lascia aperto uno spiraglio: “Ovviamente, se nel frattempo, arrivano disposizioni da parte del nuovo governo, la trattativa dovrà tenerne conto. Diversamente, si procede fino alla sottoscrizione del contratto.

E’ chiaro che la volontà propende per questa seconda ipotesi e che questa O.S. spera che non arrivino indicazioni da parte del nuovo Esecutivo. Se ciò avvenisse sarebbe davvero stupefacente perché il Governo rinuncerebbe ad una propria specifica facoltà di indirizzo politico e i partiti che lo sostengono si troverebbero in uno stato di gravissima incoerenza rispetto agli impegni sottoscritti durante la campagna elettorale nei confronti di un’intera categoria.

 

La posizione della Cisl Scuola

Ultimamente la Cisl Scuola è sembrata più defilata rispetto alle scelte espresse dalla Cgil Scuola, non solo in merito alla posizione di Cofferati rispetto al tema del blocco del riordino dei cicli. Già in un documento del 16 maggio u.s. sottoscritto all’unanimità dall’Assemblea nazionale dei DD.SS. di quel sindacato si rivendicava che “sulla parte economica, siano individuate soluzioni che garantiscano il pieno riconoscimento della dirigenza”  non molto distante dal principio “del pieno allineamento retributivo” che invece era stato trascurato e messo in sordina nelle fasi precedenti.

Nel comunicato stampa del 26 giugno u.s. rivendica l’immediata riapertura delle trattative e, per la parte economica chiede:
- assicurare a ciascun dirigente il pieno riconoscimento dell'anzianità maturata, compreso quindi il rateo di anzianità maturata nel gradone successivo a quello di appartenenza, obiettivo messo in discussione nell'ultimo incontro (tale contraddizione rappresenta una delle cause principali della interruzione della trattativa);
- considerare aggiuntivi, rispetto ai 200 miliardi della finanziaria, i 40 miliardi resi disponibili dal passato governo (e, quindi, non destinarli ai ratei di anzianità - come proposto dall'Aran - in quanto il totale riconoscimento delle anzianità era già previsto dal 1° atto di indirizzo;
- individuare nel prossimo DPEF e quindi nella prossima finanziaria le risorse necessarie a garantire l'allineamento alle altre dirigenze pubbliche.

La posizione della Cisl, anche se è più moderata e attendista, tuttavia non si discosta sostanzialmente rispetto a questo tema dalla posizione della Cgil. Si accontenta, in sostanza, di recuperare 40 miliardi in più, oltre i 200 già acquisiti, rispetto ai 250 che ancora mancano per il pieno allineamento. Risulta da un certo punto di vista appena migliorativa rispetto a quella propugnata dalla Cgil.

 

La posizione della UIL

Non esistono documenti successivi dopo l’ultimo verbale ufficiale delle trattative interrotte in sede Aran in data 7 maggio u.s. Non si tratta, comunque, di una grave assenza visto che questo sindacato rappresenta l’1,85% della categoria.

 

La posizione dello SNALS

Dopo il verbale dell’ultima riunione Aran del 7 maggio si è riscontrata la totale assenza di comunicati ufficiali o documenti riferiti al nostro contratto sul sito web dello Snals. Questa incertezza sulla effettiva posizione dello Snals, del resto, era presente anche prima della sospensione della trattativa e ha tenuto tutti con il fiato sospeso, con il timore o la speranza – dipende dai punti di vista – di un possibile colpo si scena. Il silenzio di questi ultimi due mesi, invece, potrebbe preludere ad un nuovo ciclo di ondeggiamenti. Conoscere la posizione pubblica ed ufficiale di questo sindacato in merito alla conclusione del contratto sarebbe, comunque, importante in quanto esso rappresenta il 15% della categoria.

 

La posizione dell’Andis

L’unica presa di posizione pubblica recente di questa Associazione è costituita dalla lettera di auguri inviata dal Presidente nazionale Rossini al Ministro Moratti in cui, a proposito del Contratto si può leggere: “Le chiedo pertanto, Sig. Ministro, di inserire tra le assolute priorità della Sua azione di Governo, quanto necessario alla definizione del contratto di lavoro dei dirigenti scolastici.” Tutto qui. Francamente poco, anche considerando che manca nella lettera qualsiasi accenno al principio dell’allineamento retributivo. L’Andis rivendica, cioè, quanto basta, come nelle ricette. Risulta un po’ arduo per i profani – ma presumo anche per gli stessi iscritti - identificare quale sia la misura del “necessario”.

Questa posizione, del resto, non è nuova. Si è manifestata anche dopo la svolta di Palazzo Vidoni del 28 marzo, quando nei fatti ha smentito le solenni affermazioni di venti giorni prima. L’Andis si è comportata durante tutte le fasi contrattuali e si comporta anche ora come il clone associativo della Cgil Scuola, ne adotta in toto le scelte strategiche. Era per la firma del contratto della vergogna il 7 maggio scorso e ha operato attivamente a livello di sezioni provinciali per opporsi alla prospettiva migliorativa per i DD.SS. propugnata dall’ANP. Certo, per la sua natura di associazione non ha titolo per sedere in proprio al tavolo delle trattative, ed è quindi talvolta obbligata ad operare sottotraccia. Il cosiddetto rapporto strategico di “interconnessione funzionale” con i sindacati confederali vincola, tuttavia, questa Associazione ad essere, di fatto, subalterna rispetto alle scelte fondamentali operate dai sindacati generalisti dei docenti.

Francamente non abbiamo avvertito in tutti questi mesi un solo briciolo di autonomia dell’Andis rispetto alle scelte dei sindacati confederali e, in particolare, del sindacato trainante all’interno di questi. Francamente non ha operato per far emergere lo specifico dei DD.SS. anzi, i comportamenti vanno nella direzione dell’accettazione e non del rifiuto di situazioni contrattuali penalizzanti, del ribasso e non del riconoscimento pieno del nostro ruolo.

 

La posizione del Governo

Prima delle recenti elezioni politiche i 4 responsabili Nazionali dei Partiti della Casa delle Libertà, “a nome del Presidente Berlusconi” rispondevano alla lettera aperta del Presidente ANP Rembado ai candidati premier con questi termini inequivocabili:

“Per parte nostra sosteniamo invece la necessità di prevedere all'interno del contratto istituti normativi interamente dirigenziali, a fronte dei quali sarà compito e dovere del Governo assicurare risorse finanziarie di pari livello. Questo impegno noi assumiamo formalmente fin d'ora tra quelli da onorare nei primi cento giorni della legislatura, prevedendo gli stanziamenti aggiuntivi con la prossima legge di aggiustamento del bilancio, nella misura indicata nella Sua lettera.

Fra i quattro firmatari della lettera del 30 aprile scorso risulta anche l’On. Aprea, responsabile del dipartimento Istruzione del maggiore partito di Governo ed ora membro dell’Esecutivo in qualità di Sottosegretario di Stato della P.I. Considerato l’esito delle elezioni, è lecito ora attendere comportamenti coerenti con queste affermazioni, anche se paradossalmente gli “stanziamenti aggiuntivi” promessi si scontrano con l’esplicita, dichiarata e reiterata opposizione della Cgil.

I dirigenti scolastici italiani valuteranno i comportamenti dell’Esecutivo alla luce del prossimo DPEF, del necessario terzo atto di indirizzo e della legge di aggiustamento del Bilancio e si augurano, ovviamente, che alle parole corrispondano i fatti.

 

I dati oggettivi

In tutte le nostre considerazioni non dobbiamo mai perdere di vista i dati oggettivi (vedi tabella riassuntiva di fonte ANP)  che è quanto mai utile riassumere:

 

  1. Se prevalesse la prospettiva di firma immediata del contratto propugnata dalla Cgil, dalla Cisl, dalla Uil e dall’Andis il primo Contratto si concluderebbe alle condizioni acquisite durante le trattative presso l’Aran. Vale a dire con uno stipendio fondamentale complessivo di 68,7 milioni annui lordi, composto da 63,7 milioni di stipendio tabellare più 5 milioni di stipendio di posizione. Si acquisirebbe un aumento retributivo corrispondente a poco più di 700 mila lire medie nette.  Il pieno allineamento retributivo sarebbe procrastinato al secondo contratto, nell’arco dei prossimi quattro anni. Il secondo contratto sarebbe fatalmente condizionato dalla necessità della rincorsa retributiva negata nel primo e dal bisogno,  da realizzare in ritardo, di colmare questo scarto. A livello di opinione pubblica passerebbe fatalmente l’idea di una dirigenza scolastica dimezzata e collocata nella serie C!
  2. Se prevalesse la prospettiva del contratto propugnata dall’ANP il primo Contratto si concluderebbe con uno stipendio fondamentale complessivo di 87 milioni annui lordi, composto da uno stipendio tabellare di 70 milioni e da uno stipendio di posizione di 17 milioni. Si acquisirebbe un aumento retributivo di circa i milione e 350 mila lire medie nette. L’allineamento retributivo con le dirigenze pubbliche italiane avverrebbe legittimamente nel contratto d’ingresso e nel secondo contratto si potrebbe altrettanto legittimamente rivendicare il miglioramento del trattamento accessorio e pensare all’allineamento con le retribuzioni dei dirigenti europei. A livello di opinione pubblica si imporrebbe l’immagine di una dirigenza scolastica riconosciuta pienamente in coerenza con il profilo normativo e con le funzioni che, di fatto e sul piano giuridico, già esercita. La misura dell’aumento retributivo andrebbe a compensare la nuova funzione dirigenziale e le responsabilità che ne conseguono e non andrebbe riferita o paragonata alle retribuzioni proprie della funzione docente (la comparazione sarebbe fuorviante). A rendere plausibile questa prospettiva è intervenuta anche la promessa effettuata in campagna elettorale dai partiti della coalizione governativa che dovrebbe tradursi in comportamenti coerenti da parte del nuovo Esecutivo.

 

La posizione della categoria

In questa ultima fase contrattuale la posizione della categoria è fondamentale. Spero e credo che nella sua maggioranza saprà essere ferma e coerente nella difesa della propria dignità e dei propri interessi e nella rivendicazione dei propri diritti.

 

P.S. Qualcuno ricorda che fine hanno fatto i famosi “4 mesi desaparecidos”  (settembre-dicembre 2000). Non siamo, forse, stati nominati dirigenti sul piano giuridico a partire dal 1° settembre 2000? Possibile che nessuno ne parli, nemmeno per scherzo? Non è che andranno a finire sotto l’uscio? Io sono tra coloro che li considera dovuti. Gli aumenti spettanti per questi 4 mesi, anche se esigui, dovranno essere considerati semplicemente come un risparmio forzoso!