IL TRADIMENTO DELLE ISTANZE
DELLA CATEGORIA
di
Paolo Quintavalla
Non lasciamoci distrarre, cari colleghi, dalla calma apparente che ha circondato le vicende contrattuali in questo ultimo mese. Da certe parti sindacali, che pure continuano a sostenere di rappresentare gli interessi della categoria, giungono, invece, segnali evidenti di una volontà pervicace di tradirli gravemente nella sostanza.
A pag. 8 del “Sole
24 ore” di ieri al termine di un breve articolo “Scuola, sullo stop alla
riforma il fronte sindacale si spacca”, il segretario nazionale della Cgil
Scuola Panini, intervistato da Marco Ludovico, minaccia: “I docenti hanno accettato,
provvisoriamente, incrementi contenuti. Se con i presidi il nuovo Esecutivo
sarà di manica larga, dovrà esserlo anche con gli insegnanti e con tutto il
resto del personale. Diversamente, daremo battaglia senza tregua.”
Vorremmo obiettare
all’illustre collega che il Governo non deve essere né di manica larga né di
manica stretta ma riconoscere la giusta retribuzione a parità di funzione
esercitata. Non ha, quindi, alcun senso comparare le retribuzioni dei dirigenti
con quella delle altre categorie dei dipendenti. Ed è insensata la logica che
sta sotto questa argomentazione: alla bassa retribuzione dei docenti deve
corrispondere la bassa retribuzione dei dirigenti… altrimenti ci arrabbiamo!
Forse il segretario
della Cgil scuola non ha capito che, intanto, i docenti in questi anni non
hanno cambiato funzione, nonostante i maggiori impegni derivanti
dall’Autonomia. Mentre i Direttori SGA, per fare un esempio, dal settembre 2001
hanno cambiato funzione sul piano giuridico e sono transitati nel ruolo del personale
direttivo amministrativo con conseguenti responsabilità dirette nella gestione
del personale ATA e del bilancio di Istituto senza che questo passaggio abbia
comportato un aumento retributivo adeguato e significativo (grazie anche a
quelle “tutele” dei sindacati confederali che ora, non a caso, essi stanno
rifiutando in massa ). Forse lo stesso segretario non ha ben capito ancora che
i presidi e i direttori didattici, prima appartenenti al personale direttivo,
dal settembre 2000 sono diventati dirigenti scolastici a tutti gli effetti sul
piano giuridico. Questo significa che hanno assunto tutte le responsabilità al
100% e che esercitano, di fatto, quasi tutte le funzioni che prima erano svolte
dagli ex Provveditori. La contraddizione è che ora sono pari grado con queste
figure dirigenziali e con quella degli Ispettori MPI (che tra l’altro non
dirigono nulla!) ma subiscono l’ingiustizia di uno scarto retributivo di oltre
25 milioni annui, anche dopo gli aumenti contrattuali proposti.
Forse non ha ben
capito che sono equiparati ai datori di lavoro, responsabili di risultato,
valutati da nuclei esterni, licenziabili, nominati su sede temporanea,
trasferibili come tutti gli altri dirigenti …. ma con una retribuzione da serie
C rispetto agli altri colleghi del pubblico impiego (non dico del settore
privato)! E non parliamo, poi, della comparazione con le retribuzioni dei Capi
di Istituto europei… comparazione che pure viene fatta valere – giustamente -
al livello dei docenti!
E’ questa condizione
da dirigenti di serie C , in sostanza, che vorrebbe imporre all’intera
categoria il collega D.S. Enrico Panini, a nome della Cgil Scuola, contro
l’interesse di tutti, con la sua reiterata richiesta di firma incondizionata e
immediata del contratto alle vecchie condizioni, cioè quelle precedenti le
elezioni politiche che ci assegnerebbero il 44% del differenziale necessario
per conseguire l’allineamento retributivo.
Mi sono procurato,
per scrupolo, la registrazione del suo intervento del 7 giugno durante la
conferenza stampa a Roma convocata per dichiarare l’opposizione della Cgil alla
sospensione e al rinvio del riordino dei cicli. Poiché si è parlato
incidentalmente anche del Contratto dei DD.SS. trascrivo i passaggi più
attinenti e significativi per l’ovvio carattere didascalico che rivestono, con
la speranza che i colleghi meditino sulle gravi implicazioni che comportano.
Secondo il
segretario della Cgil Scuola una delle priorità è riferita al personale della
scuola e, quindi, giustamente esordisce,: “Nei mesi scorsi abbiamo
sottoscritto a Palazzo Chigi un’intesa che sostanzialmente fa carico al
prossimo contratto 2002/2005 l’obiettivo della piena equiparazione sul versante
retributivo degli insegnanti italiani con gli altri insegnanti europei. Si
tratta di un obiettivo che non può essere rinviato…” Peccato, ci sarebbe da
aggiungere, che non riconosca e trasferisca lo stesso principio dell’aggancio
europeo anche ai dirigenti scolastici! Per noi DD.SS. può essere
tranquillamente rinviato… è vero? Anzi, si può anche sorvolare su questo
“piccolo” particolare e, per fare prima, non si cita, non se ne parla nemmeno!
Per quanto riguarda
il resto, invece: “Dobbiamo concludere con urgenza il contratto dei DD.SS.
Oltre 10.000 persone appese ad un contratto che comporterà un aumento medio
intorno a 17 milioni lordi all’anno che ancora non vedono la possibilità di
sottoscrivere un rinnovo aperto da mesi”.
Rispondendo
successivamente alle domande dei giornalisti sulla questione dei dirigenti
sostiene: “Nei prossimi giorni si convoca il Comitato centrale dello SNALS
che si è preso tutto il tempo sufficiente e necessario per riflettere
all’interno degli organismi dirigenti (…) Le questioni sono chiare: le risorse
a disposizione consentono aumenti lordi che vanno dai 15 ai 20 milioni annui,
sapendo che stiamo parlando di un contratto che dura 16 mesi, buona parte dei
quali già passati (…) A questo punto l’ARAN deve convocare le OO.SS.
Ognuno si assuma le sue responsabilità! Noi siamo perché questo contratto
venga chiuso immediatamente! Però, attenzione perché se lo strumento che
eventualmente qualcheduno intende utilizzare è una legge chiamata di
aggiustamento del bilancio, forzando le normative sulla contabilità pubblica
(…) se con questo strumento si intendono trovare risorse in più per
questo contratto si sappia che si apre una strada che si apre con questo
rinnovo ma che si conclude con tutti gli altri. Perché il contratto della
scuola si è concluso chiedendo a 800.000 docenti di battere il passo
aspettando nel 2002 il completamento del passaggio europeo. Il contratto della
scuola si è concluso chiedendo a 10.000 segretari di battere il passo
aspettando nel prossimo quadriennio il completamento.
Ora noi in Europa ci
dobbiamo andare con carte chiare e con
regole che valgono per tutti. Se si intendono cambiare le regole si sappia che
si cambiano per tutti.”
Come avvertimento, non c’è male. Come lo vogliamo chiamare? Di stampo…. Non mi viene, proprio, la parola. Ognuno, comunque, aggiunga l’aggettivo che desidera.
Il senso complessivo
del messaggio è chiaro: hanno “battuto il passo” (per “merito” della
Cgil, beninteso!) i docenti e i direttori SGA, …. ergo, devono “battere
il passo” anche i dirigenti scolastici. Come esplicito autoriconoscimento
del ruolo di un sindacato che afferma di sostenere, insieme, gli interessi dei
docenti, degli ATA e dei dirigenti si tratta di un capolavoro. Riconosce,
infatti, che ha tutelato gli interessi di tutti… ma al ribasso! Questo
sindacato è riuscito – per manifesta ammissione - a imporre a docenti e direttori di “battere il passo”
e ora pretende di imporlo anche ai dirigenti (forte, in questo caso, di una
rappresentanza della categoria che non raggiunge il 15%!). E se il nuovo
Governo oserà riconoscere – come si sono impegnati solennemente a fare prima
delle elezioni i rappresentanti dei dipartimenti Istruzione dei partiti della
maggioranza - ciò che semplicemente spetta ai DD.SS. la minaccia è chiara: si
scatenerà l’ira dei docenti e si aprirà la spirale delle rivendicazioni
salariali.
Se si trattasse solo
di un problema personale la cosa meriterebbe poco rilievo. Andrebbe
semplicemente ascritta alla psicopatologia delle relazioni e delle
rivendicazioni sindacali, Ma, purtroppo, qui sono in gioco e sono gravemente
minacciati gli interessi fondamentali di una intera categoria.
Qui siamo di fronte
ad un sindacato che non solo è stato connivente con la svolta di Palazzo Vidoni
del 28 marzo scorso, quando l’ex Governo, con un clamoroso voltafaccia, violò
gli accordi sottoscritti con l’Atto di indirizzo del 22 dicembre 2000.
Qui siamo di fronte
ad un sindacato che non solo ha cercato in tutti i modi di chiudere al ribasso
il nostro contratto, minacciando addirittura verso la fine di aprile uno
sciopero contro un altro sindacato per costringerlo alla firma.
Qui siamo di fronte
ad un sindacato che, sconvolto da una evidente fase di elaborazione del lutto
conseguente all’esito delle elezioni, reitera per una specie di riflesso
condizionato la richiesta di firma immediata del contratto, come se il nuovo
quadro politico non avesse alcuna rilevanza.
I dirigenti
scolastici hanno ben chiaro quali siano i loro interessi fondamentali e non
intendono svenderli, anzi li difenderanno contro ogni attacco da qualsiasi parte
provenga. Essi ritengono la “firma immediata” un tradimento delle legittime
istanze della categoria. Avrebbero preferito che l’ex Governo, in coerenza con
le esplicite affermazioni del primo atto di indirizzo, avesse mantenuto la
parola. Ma ciò non è avvenuto. Attendono, quindi, un terzo atto di indirizzo
che finalmente recepisca e riconosca il loro obiettivo fondamentale:
l’allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche italiane. Questo
obiettivo è legittimo e coerente sia con il profilo normativo pienamente
dirigenziale già assunto e in via di assunzione sia con il fatto che le
funzioni e le responsabilità proprie dei dirigenti sono già ora di fatto tutte
esercitate. E questo allineamento con i parametri italiani va conseguito
in questo primo contratto perché nel secondo andrà perseguito l’allineamento
con le retribuzioni dei dirigenti scolatici europei. Oppure lo schema –
che pure è giusto - secondo il segretario della Cgil scuola vale solo per i
docenti?
Qui siamo di fronte
ad un sindacato che continua a non dire nulla sullo scarto retributivo rispetto
ai dirigenti pubblici italiani e sul fatto incontestabile e scandaloso
che mancano ancora 18 milioni annui lordi per colmarlo.
Durante la stessa
conferenza stampa il segretario nazionale confederale Cofferati, a margine di
riflessioni sulla sospensione del riordino dei cicli, cita il contratto dei
DD.SS. Fra gli aspetti negativi annovera: “ Nello schieramento di
centrodestra che governerà il Paese vivono gli orientamenti più diversi. Prima
delle elezioni i responsabili della Pubblica Istruzione dei partiti della Casa
delle Libertà hanno risposto ad una lettera che era stata loro inviata, come
all’altro schieramento, dall’Associazione Nazionale Presidi (…) facendo
promesse mirabolanti.” Bella considerazione del tentativo legittimo e
trasparente di un altro sindacato di conseguire miglioramenti retributivi per
l’intera categoria!
Legge testualmente
l’ultimo capoverso della lettera dei parlamentari: “Questo impegno noi
assumiamo formalmente fin d'ora tra quelli da onorare nei primi cento giorni
della legislatura, prevedendo gli stanziamenti aggiuntivi con la prossima legge
di aggiustamento del bilancio, nella misura indicata nella Sua lettera” E
aggiunge: “Queste promesse sono ovviamente risorse da destinare ai Presidi.
Proseguendo su questa strada…” conferma che “l’azione di contrasto
sarà la più determinata del caso”, come aveva espresso poco prima.
Vorremmo ricordare
all’illustre interlocutore che le “promesse mirabolanti” coincidono con la quantificazione
del principio dell’allineamento retributivo, quello stesso principio che il
Governo di centrosinistra aveva messo nero su bianco nell’atto di indirizzo del
dicembre scorso, salvo poi rimangiarsi la parola.
Vorremmo ricordare
che queste promesse non hanno proprio nulla di “mirabolante” se è vero
che consentono di conseguire l’aggancio al minimo delle retribuzioni dei
dirigenti delle scuole con le retribuzioni degli altri dirigenti pubblici.
Qui siamo di fronte,
invece, ad un sindacato che ha smarrito le ragioni della rappresentanza degli
interessi della categoria dei DD.SS, che è sicuramente libero di comportarsi in modo
autolesionistico ma che va oltre ogni limite, minacciando di ledere gravemente
gli interessi essenziali della categoria.
Se dovessi usare una
metafora sportiva questi comportamenti richiamerebbero alla mente quelli di
calciatori impazziti che invece di dirigersi verso la porta avversaria tornano
indietro cercando di fare goal nella propria.
Se dovessi usare una
metafora venatoria, invece, questi comportamenti richiamerebbero alla mente
quelli di cacciatori che, invece di
mirare alla preda, prendono a fucilate gli altri cacciatori.
Penso, con amarezza,
ai tanti colleghi iscritti a quel sindacato che conosco, che mugugnano nei corridoi
durante gli incontri collettivi o si chiudono in un imbarazzato silenzio sugli
sviluppi del contratto propugnati contro i loro stessi interessi da chi
dovrebbe, invece, patrocinarli. Se si affermasse la prospettiva della “firma
immediata” e avesse successo “l’azione di contrasto” minacciata penso a questo
bel paradosso: questi colleghi pagherebbero una quota superiore a 300.000 lire
annue di trattenute sindacali per conseguire, per opera del loro stesso
sindacato, circa 8 milioni annui netti in meno rispetto a quanto dovuto! Non
solo, ma imporrebbero questa sconfitta e questa sciagura a tutta la categoria!