Nota redazionale: Ho ricevuto dal Presidente della sezione Andis di Imperia e volentieri pubblico questo intervento del presidente Nazionale ANDIS sul dibattito in corso in merito al nostro Contratto. Stimolato dalle argomentazioni, che in gran parte non condivido, ho scritto in proposito una serie di riflessioni (cfr. “La logica del giustificare e del subire”) nella convinzione che possano essere utili per l’arricchimento del confronto collettivo in atto nella nostra categoria (p.q.)
EDITORIALE DEL PRESIDENTE NAZIONALE DELL'A.N.DI.S.
ARMANDO ROSSINI
Dal riordino dei cicli al contratto dei dirigenti
scolastici
…ma si vuole
destabilizzare la scuola?
La scuola, per garantire il suo insostituibile
servizio, ha, oggi più che mai, bisogno di certezze. E invece in questi ultimi
tempi, purtroppo, vive solo di incertezze. Quasi che un disegno, neanche troppo
nascosto, volesse renderla luogo privilegiato per alimentare dissensi
generalizzati e diffusi.
Siamo da sempre perfettamente consapevoli che il
progetto riformistico a tutto tondo nel quale siamo collocati, avrebbe
prodotto, come ha prodotto, effetti di disorientamento e di revisione di idee e
di ruoli; del resto le riforme, quelle epocali, si fanno anche per questo, per
incidere su cristallizzazioni radicate e per mettere in crisi idee e ruoli da
troppo tempo statici e improduttivi.
Il problema però è che una riforma generale, avviata,
ma non conclusa, e anzi messa in crescente e globale discussione proprio nel
momento della sua applicazione, crea effetti destabilizzanti che forse a qualcuno,
nel contesto attuale, possono anche
tornare graditi, ma che rischiano di produrre una miscela esplosiva cosi
pericolosa e incontrollabile che, una volta attivato il detonatore, finisce per
travolgere tutti, compresi gli attuali seminatori di incertezze.
Ma veniamo ai fatti.
Nei giorni scorsi il CNPI con una rocambolesca
votazione ha in buona sostanza proposto l'annullamento della L. 30/2000
relativa al riordino dei cicli.
Non è difficile infatti prevedere che un eventuale
rinvio, peraltro sine die, creerebbe effetti di sfilacciamento e demotivazione
non più recuperabili.
Il mese scorso la riforma degli organi collegiali si è
arenata tra le secche parlamentari, sommersa da raffiche di emendamenti, la
maggior parte dei quali avevano il preciso scopo di rovesciarla, non certo di
migliorarla.
Avevamo anche noi talune perplessità su alcuni
passaggi del disegno di legge e
volevamo impegnarci per renderlo gradualmente
più funzionale. E' certo però che il definitivo e totale insabbiamento
consegna la gestione della scuola a imprevedibili e pesanti confusioni.
In questi giorni poi si sta stringendo la vicenda
relativa al primo contratto dei dirigenti scolastici, e scrivo queste note a
futura memoria, prima cioè
dell'incontro del 20.4.01 che dovrebbe essere conclusivo in un senso o
nell'altro.
Qui la faccenda oltre che rocambolesca diventa a dir
poco kafkiana.
Una legge dello Stato ci ha reso dirigenti; dal
settembre dello scorso anno esercitiamo il ruolo con tutti gli oneri e i
"rischi", ma ancora non abbiamo il contratto, che deve appunto
rendere operativa la stessa legge.
Sappiamo tutti ormai che il nodo che ostacola una
condivisa chiusura della trattativa è la parte economica, e che in particolare
tutte le delegazioni sindacali sedute al tavolo lamentano che, con le risorse
disponibili, è impossibile equiparare la retribuzione dei dirigenti scolastici
a quella degli altri dirigenti dello
Stato.
E' evidente, e siamo perfettamente d'accordo con chi
lo sostiene, che non è uno Stato accorto quello che smentisce se stesso,
dicendo da una parte (contratto comparto scuola 1998 - 2001) che la trattativa
per il primo contratto dei dirigenti scolastici doveva avviarsi nel marzo 2000,
e poi la avvia veramente circa un anno dopo (gennaio 2001), peraltro a ridosso dello
scioglimento delle Camere. E non è uno Stato giusto quello che promette (con
l'atto di indirizzo del Governo) la piena equiparazione, anche economica, tra
pari (dirigenti scolastici e non), e poi invece consente fughe in avanti ad
alcuni si e ad altri no
A questo punto comunque la scelta è: o rompere la
trattativa e attendere il nuovo
Parlamento prima, e il nuovo Governo poi, oppure cercare di ottenere le
condizioni migliori possibili e
garantire in ogni caso un contratto ad una categoria che fortemente lo
richiede.
Riflettiamo rapidamente sulle due ipotesi:
Alcuni di quanti sono per la rottura della trattativa,
sotto sotto dicono: "…poco male, faremo il contratto con Berlusconi".
La frase può essere solo una battuta, può invece
nascondere altro.
E' certo, o per lo meno auspicabile, che in ogni caso
la rottura presuppone la convinzione (o la speranza) che con il nuovo
Parlamento le cose possano andare meglio. Chi è per la rottura però, a meno che
non possa vantare accordi riservati e sicuri [(ma con chi?) (è possibile che
una presunta maggioranza, prima ancora di essere tale, faccia accordi riservati
solo con una parte sindacale?) (che valore politico avrebbero poi tali accordi
quando, alla resa dei conti, gli stessi accordi dovessero diventare un imbarazzante
inciucio elettorale da nascondere?)], non può non considerare che tale
comportamento potrebbe rivelarsi uno sconsiderato salto nel buio che, come effetto immediato, priverebbe la
categoria del contratto, rinviando, con esiti non certi, tutto all'autunno
inoltrato (nella migliore delle ipotesi), quando invece dovremmo tutti fare
fronte comune per l'avvio del contratto 2002/2005.
Ci sono ancora almeno un paio di altre considerazioni
che chi è per la rottura non può non fare: se vincerà l'Ulivo è difficile
pensare che le cose possano cambiare; se vincerà il Polo è ugualmente difficile
supporre (a meno delle ipotesi precedenti) che come prima cosa la nuova
maggioranza pensi ai dirigenti scolastici, allentando subito e
significativamente i cordoni della
borsa (come? modificando una "finanziaria" ormai in scadenza?), col
rischio poi di provocare pericolosi trascinamenti interni ed esterni alla
scuola.
La rottura delle trattative pertanto, perfettamente
comprensibile e certamente condivisibile in una situazione ordinaria, con
Parlamento e Governo nella piena legittimità politica e istituzionale, potrebbe
assumere invece, nel contesto attuale, il significato di un rischioso "atto eroico"
improduttivo e fine a se stesso.
Chiudere
invece il contratto alle condizioni ormai note e descritte nei vari comunicati,
pur nella consapevolezza di subire un ingiustificato e grave differenziale
economico di oltre il 40% rispetto agli aumenti ottenuti dagli altri dirigenti
dello Stato, potrebbe significare:
-
garantire un contratto
decisamente interessante per quanto riguarda la parte normativa;
-
concludere una vicenda
che si trascina da troppo tempo e che comunque resterà in vigore sino al
31.12.01;
-
accettare un primo
avvicinamento alla retribuzione degli altri dirigenti dello Stato con aumenti
medi netti mensili di circa 850.000 L. tutto compreso;
-
predisporci
immediatamente per l'apertura del nuovo contratto che dovrà decorrere dal
1.1.2002 , quando dovremo portare all'incasso l'impegno dell'attuale Governo
per la perfetta equiparazione della nostra retribuzione con quella dell'area 1.
Non so ovviamente quale esito avrà la riunione del
20.4.01 tra ARAN e Delegazioni sindacali, so però che se si concluderà con un
nulla di fatto, il disegno destabilizzante sarà completo e lo scenario di
settembre 2001 potrebbe presentare:
il riordino dei cicli messo in discussione; organi
collegiali deboli e pensati non certamente per una scuola rinnovata e autonoma;
dirigenti scolastici demotivati, ancora senza contratto e con perduranti,
grosse incertezze circa il loro ruolo. Tutto ciò aggiunto a un corpo docente
certamente non sereno, garantirà sicuro e importante alimento a quanti spingono
e lavorano per l'affossamento della scuola pubblica a tutto vantaggio di
"altra" scuola che deve, però, ancora dimostrare i contenuti di
democrazia, di uguaglianza, di spessore culturale che invece la scuola statale
italiana, pur tra mille difficoltà, disinteressi e incomprensioni, ha sempre
responsabilmente dimostrato, contribuendo non poco alla crescita del nostro
Paese e dei suoi giovani cittadini.
Armando Rossini
P.S. Subito dopo la conclusione della vicenda contrattuale
l'ANDIS procederà ad una capillare consultazione dei soci circa gli esiti. Al
momento le Sezioni provinciali e i Coordinamenti regionali che si sono espressi
sono tutti per la chiusura del contratto alle condizioni note. Nessuna
struttura, provinciale o regionale ha invece richiesto la rottura della
trattativa.