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Titolo |
Appunti |
Musica (PDF) |
Audio (MP3) |
1 |
Antonela |
brano dedicato
a mia moglie Antonella: la singola “l” è dovuta al fatto che si tratta di un
brano a carattere sudamericano. L’accordo che scende e sale cromaticamente è
una citazione dello studio n. 1 di Villa-Lobos. Quando lo depositai alla
SIAE, la simpaticissima impiegata si accorse della “l” mancante e mi chiese
conferma; alla mia risposta affermativa aggiunse che di elle ne potevo mette
1, 3, 5, che lei tanto, dopo tanti anni che aveva a che fare con i musicisti
(leggasi “matti”), non si sconvolgeva più di nulla! Le corde accavallate
richiamano alla sonorità del berimbau |
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2 |
Sublimazione |
intesa come
passaggio della materia dallo stato solido a quello gassoso. In questo brano
la stessa melodia va realizzata a seconda dei tre stati della materia,
liquido, solido e gassoso, rispettivamente con i glissati (agli
allievi faccio l’esempio che lo strumento viene metaforicamente riempito
d’acqua e muovendolo questa scorre dal ponte alla paletta e viceversa), con
i suoni normali e con gli armonici. |
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3 |
Fuochi sul mare |
l’inizio è
formato da una serie nella quale tutti e dodici i suoni della scala
cromatica sono organizzati in triadi aumentate (quindi dissimile ad una
serie dodecafonica nella quale le note non devono avere nessuna
relazione tra loro). La serie viene poi riproposta con movimento retrogrado.
Segue un singolare effetto pirotecnico ottenuto da una rapida
successione di accordi ribattuti, eseguiti con la tambora o legati
tra loro simultaneamente (anche glissando). Segue la ripresa
della serie iniziale all’ottava inferiore. Brano dal sapore
moderno. |
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4 |
Naif |
Suggestivo
brano diviso in tre sezioni che si intrecciano con estrema fluidità
richiamando verosimilmente alla pittura naïf (nel titolo ho omesso la
dieresi sulla i per il semplice fatto che non sapevo scriverla col programma
musicale che utilizzavo). Particolare l’accordatura (sesta in Re e terza in
Fa#) e l’utilizzo di alcuni effetti come note tirate,
glissato e armonici. |
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5 |
Canto carnascialesco |
musica nata da
un progetto teatrale non andato più in porto. In questa circostanza ho
musicato il sonetto di Domenico de' Giovanni detto Burchiello
(nato a Firenze intorno al 1404) “Nominativi fritti e mappamondi”,
interessantissimo esempio di letteratura nonsense. La musica è a
carattere rinascimentale e ho deciso di non armonizzarla perché, così come
il buon Burchiello avrà pensato: chi ha detto che la poesia debba avere un
senso? similmente mi sono detto: chi ha detto che la melodia debba essere
armonizzata? Le percussioni iniziali imitano il caratteristico rullare del
tamburo particolarmente in uso tra Medioevo e Rinascimento. |
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6 |
Tarantella n.1 |
la tambora
iniziale richiama agli effetti percussivi di cui la cultura musicale
meridionale è tanto ricca. Segue un rapido effetto a campanelle che
si alterna ad accordi di tonica e dominante idiomatici nella
musica popolare. Conclude uno scanzonato pizzicato alla
Bartók. |
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7 |
Arpeggio perpetuo |
è l’unico
pezzo che nasce prevalentemente a tavolino più che sullo strumento. Formato
da una successione di arpeggi su accordi di quindicesima (quindi su ogni
accordo si susseguono tutte le sette note della tonalità). L’introduzione è
caratterizzata da una progressione basata sulle due note per terze
discendenti che, nella seconda parte, uniscono gli accordi che si
susseguono. |
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8 |
Ghiribizzo |
titolo
ispirato dai famosi Ghiribizzi di Paganini. La stessa idea
ritmico-melodica viene riproposta prima verticalmente e poi orizzontalmente
sulla tastiera della chitarra. Tra i due frammenti si inserisce un
interludio a carattere meditativo caratterizzato dal basso che salo e
scende di grado. Brano realizzato ed eseguito dal vivo nello
spettacolo teatrale “Stranezze” con Mario Scaccia. |
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9 |
Romanza |
melodia
accompagnata nata per lo spettacolo su Gabriele D’Annunzio “Crimina amoris”
di Ugo De Vita. Precisamente era il tema per l’attrice Eleonora Duse, grande
amore di D’Annunzio, eseguito nello spettacolo e nel CD “Il suono dei
colori” dal soprano Antonella Paolini. Il basso fa un breve accenno al ritmo
della habanera. |
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10 |
Gong tibetano |
nato con la
sesta in Do perché stavo facendo la trascrizione di “Per qualche dollaro in
più” di Ennio Morricone. Quel basso così profondo fu fonte di grande
ispirazione e lo utilizzai come bordone. La cellula iniziale ripetuta a
forma di rondò è formata su una scala pentafonica a cui segue una
sezione con la scala diatonica maggiore, poi ancora una parte con una scala
cromatica e per finire un’ultima con una scala esatonale: insomma un brano
basato sulle diverse scale quindi diverse culture. Credo che nella musica
come nella vita la convivenza tra diverse culture sia felice e proficua. |
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11 |
Nella cattedrale |
La melodia si muove con sinuosità quasi orientale mentre le ultime tre corde
(con la sesta in Re) vengono impiegate come bordone imitando il suono
delle campane. Nel finale viene realizzato l’accordo di Re minore
utilizzando tutte e sei le corde: sulle prime tre vengono presi gli accordi
in cinque diverse posizioni mentre i tre bassi sono utilizzati a vuoto.
L’accordo finale abbraccia tre ottave più una quinta. |
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12 |
Pensieri notturni |
Un breve
frammento melodico realizzato prima col pizzicato, poi con gli
armonici ed infine normalmente collega le varie sezioni del
brano. La melodia a carattere cantabile si intreccia con l’arpeggio
e viene riproposta su quattro altezze. Successivamente due voci si muovono
per moto contrario mentre la seconda e terza corda sono a vuoto.
Conclude la cadenza piccarda. |
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13 |
Piccolo samba |
brano caratterizzato dal tipico ritmo del samba. Nelle prime battute
la chitarra effettua l’imitazione delle maracas stoppando le corde
con la sinistra ed effettuando la ritmica con la destra. Seguono due brevi
temi che si alternano con la struttura: A, B, A’, B’, A. Brano facile e
divertente. |
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14 |
Preludio in Mi m |
struggente melodia realizzata sulla quarta corda con particolare effetto del
pollice che, per effettuare l’arpeggio, scorre sulle ultime tre corde.
Singolare l’arpeggio realizzato con corde a vuoto e note tastate fino al
XVII tasto. |
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15 |
Quasi un flamenco |
l’ostinato
poliritmico si protrae per tutto il brano. Altre caratteristiche:
l’ispessimento accordale da una sola corda a tutte e sei, il mi sul quarto
spazio preso su tre corde diverse e l’inevitabile rasgueado finale. Diversi
miei allievi mi hanno chiesto: ma perché non ha fatto proprio
(anziché quasi) un flamenco? |
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16 |
Danza di lucciole |
facile studio
sugli armonici i quali hanno richiamato alla mia mente le lucciole (il
titolo che ho dato infatti è postumo al brano). Successivamente il gioco
degli armonici viene realizzato in modo retrogrado. La seconda parte
è caratterizzata da un doppio bordone che accompagna la melodia. |
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17 |
Eco |
rapida
successione di note eseguite con legati che si alternano ai bassi
creando un particolare effetto: trascendentale all’ascolto ma nella realtà
tutt’altro che difficile. Il titolo si rifà alla ripetizione a eco
(prima forte e poi piano) della semifrase. L’adagio del
secondo tema, crea il contrasto e prepara il terreno alla ripresa. |
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18 |
Serenata andalusa |
melodia
appassionata eseguita col tremolo sulla prima corda. Nel finale, l’ultimo
accordo della cadenza andalusa diventa la dominante della cadenza
autentica. |
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19 |
Rosa del deserto |
brano
originalmente scritto per clavicembalo, chitarra, flauto e canto e poi
ridotto per due chitarre. Nel CD “il suono dei colori” è stato
registrato con la brava pianista Maria Grazia Grossi. Si riscontrano idiomi
musicali di diverse aree geografiche: melodia iniziale a carattere
melismatico su un tempo di 7/4, secondo tema più vicino alla cultura
occidentale in 3/4 con risposte per terze che ricordano il sirtaky
greco, cadenza andalusa. I vari elementi poi si intrecciano (come il
secondo tema che viene riproposto con tempo 7/4) sfociando
nell’incandescente presto finale. Brano dal sapore
multietnico. |
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20 |
Carillon |
utilizzato per
lo spettacolo “Poesia in concerto” del poliedrico psichiatra Dino Cafaro,
prematuramente scomparso. Brano modale in tempo 3/4 ma fortemente
caratterizzato dall’accento che cade all’inizio del primo tempo e a metà del
secondo quarto. Diversi musicisti mi hanno chiesto perché non lo abbia
scritto in 6/8: il risultato interiore e l’effetto propulsivo sono a mio
avviso radicalmente diversi. |
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