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Dopo
una decennale attività teatrale e documentaristica, nel 1962, Paolo e Vittorio
Taviani dirigono con Valentino Orsini, il film d'impegno civile “Un uomo da
bruciare”.Il protagonista, Salvatore, ritorna in Sicilia dopo due anni
trascorsi a Roma. Lasciatosi alle spalle un’appassionata avventura
sentimentale, Salvatore vuole riprendere il contatto con la terra d’origine,
organizzando le lotte contadine. Giunto in paese scopre però che i suoi
compagni stanno già per occupare le terre ancora controllate dalla mafia. Egli,
d’altra parte, sostiene che l’occupazione non è sufficiente: le terre
infatti vanno lavorate, solo così diventeranno di effettiva proprietà dei
contadini. Agendo ai limiti della legalità, Salvatore riesce a imporre la sua
posizione. Pur avendo riportato una prima
vittoria sulla mafia, al congresso delle Leghe contadine, viene isolato: i suoi
metodi infatti sono reputati troppo rischiosi. Deluso e amareggiato, Salvatore
finisce con l’accettare il posto di capo cantiere offertogli dalla mafia. Sul
lavoro, si mostra duro e inflessibile, ma la sera stessa, al termine della sua
prima giornata di lavoro, sfida pubblicamente la mafia sulla piazza del paese.
Sarà ucciso poco più tardi. |
Scuola Media Statale "Giovanni XXIII" - Pietramelara http://smspietramelara.altervista.org Ipertesto realizzato e curato dal Prof. Giuseppe Landolfi Contatto: obiettivomafia@libero.it
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