Il film presentato al
Festival di Venezia 2000, è stato accolto dalla critica e dal pubblico con ben
12 minuti di applausi, ad indicare il profondo coinvolgimento che Marco Tullio
Giordana e i suoi attori, ancora sconosciuti sugli schermi, hanno saputo creare
in memoria di un uomo e della sua generazione.
La storia di Giuseppe Impastato, detto Peppino, raccontata sulla base di
documenti e di ricordi, una ricostruzione di un periodo e di una generazione che
aveva tanta voglia di costruire qualcosa di nuovo, qualcosa di vero. Peppino
impastato viveva in un paesino siciliano, era nato a Cinisi, in provincia di
Palermo, nel 1948 di famiglia invischiata nella mafia. Fin da piccolo si rende
conto che qualcosa non era chiaro nelle riunioni di famiglia e nelle morti delle
persone che conosceva. La manifestazione del suo punto di vista e il disprezzo
per l'atteggiamento del padre, troppo solidale con la "Famiglia",
coincidono con quel periodo travagliato e pieno di ideali che i giovani vivono
negli anni '60-'70. La sua voglia di cambiare e la sua partecipazione alle
attività della Nuova Sinistra lo portano ad avviare un'attività
politico-culturale antimafiosa: conduce le lotte dei contadini espropriati per
la costruzione dell'aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, costituisce
il gruppo "Musica e cultura", e nel 1976 fonda "Radio Aut",
radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli
affari dei mafiosi di Cinisi.
Il suo programma si chiamava "Onda Pazza", dove con parole arrabbiate
e ironiche sfida quel potere così "normale" per suo padre, ed è in
una delle sue dirette che il boss Gaetano Badalamenti, che abitava a "cento
passi" da casa sua, diventa "Tano seduto".
Peppino muore tragicamente lo stesso giorno di Aldo Moro, il 9 Maggio del 1978,
il giorno prima delle elezioni comunali alle quali si era candidato. Gli
elettori di Cinisi votano il suo nome, eleggendolo nel Consiglio comunale.
Tullio Maria Giordana, regista e co-sceneggiatore di questa pellicola,
nonostante i fatti e l'ambientazione, non ha però voluto girare un film
politico o sulla mafia. Il suo intento è stato quello di fare una panoramica
sugli ideali e suo sogni di un gruppo di giovani, che ha voluto guardare avanti
e cercare di cambiare un mondo che sembrava irreale per come era falso, ma così
reale da lasciare il segno. Al di là della questione giudiziaria ancora aperta
sulla sua morte, (che avevano tentato di far passare per suicidio), di Peppino
Impastato rimane sicuramente il suo voler cambiare pagina e andare contro gli
ideali di gruppo, di qualsiasi schieramento siano, il voler insistentemente
credere e lottare per cambiare ciò che c'era di marcio attorno a lui e il suo
coraggio. Un anno dopo la sua morte il Centro siciliano di documentazione,
intitolato nel 1980 a Giuseppe Impastato, organizza la prima manifestazione
nazionale contro la mafia della storia d'Italia, cui parteciparono duemila
persone provenienti da tutto il Paese