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Da Repubblica del 7 marzo 2005

Il magistrato questa sera a "Chi l'ha visto". Polemiche sull'identikit
Il giudice Tescaroli: "Se esiste va diffuso i cittadini potrebbero aiutare"
Provenzano, il procuratore Grasso
va in Tv per la caccia al latitante
Dopo "Che tempo che fa" ed altri programmi tv, il procuratore di Palermo, Pietro Grasso, prosegue il suo tour televisivo ed approda, questa sera a "Chi l'ha visto?", su RaiTre alle 21, per parlare del numero uno di Cosa nostra, Bernardo Provenzano, visto l'ultima volta ben 42 anni fa, e la cui immagine più recente è quella allestita nei mesi scorsi nei laboratori della polizia scientifica che hanno realizzato un nuovo identikit della Primula Rossa di Corleone.

Un identikit diverso da quello diffuso alcuni anni fa proprio da "Repubblica" e che è stato riproposto recentemente dopo l'inchiesta sull'intervento chirurgico cui si è sottoposto Provenzano a Marsiglia, sotto il falso nome di Gaspare Troia. Forse stasera Grasso potrebbe mostrare il nuovo identikit realizzato sulla base delle rivelazioni dell'ultimo pentito di mafia, Antonino Giuffrè, e delle informazioni fornite dai medici e dagli infermieri marsigliesi che hanno curato Provenzano.

Un identikit che fino ad ora è rimasto chiuso in un cassetto e che, per scelte investigative, non viene diffuso. Una scelta che non viene condivisa da molti magistrati ed addetti ai lavori e tra questi il sostituto procuratore di Roma Luca Tescaroli che rappresentò l'accusa nei processi per le stragi di Capaci e di via D'Amelio e Beppe Lumia, capogruppo dei Ds nella Commissione parlamentare antimafia. "Normalmente se ci sono degli identikit - afferma Luca Tescaroli - di personaggi ricercati, questi vanno diffusi perché potrebbe esserci un utile contributo da parte di cittadini che potrebbero riconoscere il latitante e segnalare la persona agli organi investigativi. Questa decisione va però rimessa all'autorità giudiziaria che coordina le indagini".
Anche Beppe Lumia si dice favorevole alla diffusione dell'identikit di Bernardo Provenzano. "Personalmente non escluderei l'ipotesi di divulgare l'identikit del capo di Cosa nostra ma questa è una decisione delicata che va vagliata dalla magistratura". Ma perché non viene diffuso il nuovo identikit di Provenzano? Alla Procura di Palermo alcuni magistrati che coordinano le inchieste che lo riguardano, sostengono che non viene diffuso per non dare "vantaggio" al latitante per eccellenza.

"Se il boss vedesse il suo identikit e se questo fosse molto simile alla sua faccia, potrebbe cambiare connotati rendendo ancora più difficile la sua cattura". Una ricerca che fino ad oggi è risultata vana e che ha sempre provocato polemiche all'interno di organi investigativi ed anche tra procure. L'ultima, in ordine di tempo, quella tra Palermo e Roma dopo che nel dicembre scorso un gruppo di investigatori della Dia di Roma sbarcò a Palermo con una segnalazione precisa, un presunto covo di Provenzano in via Dante a Palermo.

Il covo fu perquisito. Palermo disse che non sapeva nulla, Roma invece aveva detto che i colleghi del capoluogo siciliano erano stati avvertiti. E su questo incidente la Procura della Capitale ha avviato nei giorni scorsi un'inchiesta interrogando i due giornalisti di Repubblica che avevano rivelato l'operazione della Dia romana.

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