3) Afghanistan: interviste e articoli

                

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  Perché una guerra - Interviste e articoli
Afghanistan
1. Due parole sulla situazione
2. Notizie sul paese
3. La storia

OSAMA bin Laden
1. Chi è
2. Chi è (2)  
3. Notizie in inglese

TORRI GEMELLE 11/09/2001
1. Attentato
2. Riepilogo
3. Il WTC
4. Una falla
5. Allarme G8
6. Commento di un pilota
7. ICT - Un pilota spiega la dinamica

INTERVISTE E ARTICOLI 
1. Afghanistan, la storia vera
2. Una guerra di bugie
3. Quello che non sappiamo
4. L'informazione blindata
5. Non è una guerra al terrorismo     6. Guerra del petrolio         7. Una guerra segreta         8. Il sonno della ragione  9. Congratulazioni, America!



 

3.  Quello che non sappiamo

 

Quello che non sappiamo di questa guerra
Intervista ad Amedeo Ricucci, inviato del TG1 e di TV7 in Afghanistan.

28.11.2001

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DA:     Altremappe     www.altremappe.org

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Dopo 53 giorni in Afghanistan, Amedeo Ricucci è tornato in Italia per ripartire il 1 dicembre per Kandahar. Lo abbiamo incontrato per conoscere la sua esperienza e le opinioni che, come reporter, si è fatto di questo conflitto.

 


D. Ora che sei in Italia pensi che ci sia una rappresentazione reale da parte dei mass media di quello che sta accadendo realmente in Afghanistan?

R. No. Assolutamente no. C'è stata una rappresentazione molto semplicistica, dettata probabilmente anche dalla 'guerra della propaganda' . All'inizio si è tentato di accreditare a tutti i costi l'immagine dei Talebani come diavoli, per cui è partita l'equazione talebani=bin Laden. Osama bin Laden è un diavolo, i talebani sono diavoli. In realtà, quando i talebani hanno abbandonato Kabul in tutta fretta, senza praticamente combattere, ci si è resi conto che il regime dei talebani era qualcosa di più variegato, che probabilmente i giornalisti che conoscevano l'Afghanistan o che hanno una specializzazione in esteri sapevano già, ma che gli altri non sapevano. Senza contare che gli stessi editori, oltre che gli americani e i governi, hanno voluto a tutti i costi accreditare quest'immagine.

Insomma si è scoperto che i talebani sono qualcosa di diverso. Una cosa sono i talebani afgani, che sono dei poveri contadini e montanari che sono stati costretti ad arruolarsi fra le fila dei talebani per guadagnare 100 dollari al mese (che in Afghanistan è una fortuna), altra cosa sono i miliziani di bin Laden, che invece erano mercenari pagati molto bene (da 1.000 dollari in su), molto ideologizzati e quindi consapevoli e coscienti del progetto al quale stavano partecipando che poi è la Jihad - la guerra santa-. E' gente acculturata, molti sono laureati (molti di quelli che ho incontrato nelle prigioni lo erano), quindi non andavano assolutamente confusi con i talebani afgani.
Questi ultimi, appena i bombardamenti si sono fatti pesanti e i mujahiddin hanno premuto sull'acceleratore, hanno cominciato a disertare in massa. Questo ha un po' confuso la rappresentazione che si aveva in Occidente: si è detto che il regime si stava sfaldando per paura. No, il regime non si è sfaldato: sono venuti via dei pezzi, quelli che più facilmente potevano venire via. Quelli invece che sono rimasti e che stanno combattendo adesso sono i gruppi più forti, più preparati e meglio armati ed equipaggiati, ma anche più preparati ideologicamente. E da questo punto di vista penso che la guerra sarà molto lunga.

Il secondo errore che si è fatto, appena presa Kabul, è stato quello di rappresentare una vittoria: sembrava che fosse finita.
Nessuno ha vinto nulla, anche perché non si capisce cosa si debba vincere in Afghanistan perché una cosa è dire guerra al terrorismo internazionale e quindi guerra a bin Laden - e allora la guerra dovrà finire quando prenderanno bin Laden-, un'altra cosa è cercare di rimettere in sesto l'Afghanistan. Compito questo lunghissimo che non verrà certo risolto con le bombe, intelligenti o meno …

 

D. Tu sei stato con l'Alleanza del Nord, che l'intervento armato occidentale sta appoggiando pienamente sebbene questa sia piuttosto criticata da settori più progressisti della società afgana. Cosa pensi di questa avanzata di uno schieramento così discutibile?

R. Forse anche qui va fatto un chiarimento sulle rappresentazioni. L'Afghanistan è una terra difficile da capire. E' una terra con una composizione etnica abbastanza complessa, una terra che è sempre stata di frontiera fra l'espansionismo russo e l'espansionismo prima inglese (nel secolo scorso) e poi americano/pakistano. Non è facile capire come si muovono i vari gruppi e quali sono gli interessi che ci stanno dietro. L'Alleanza del Nord non è mai stata aiutata dagli americani nel corso di questi anni. In questo momento c'è un appoggio -soprattutto militare- ma molto cauto. In realtà ci sono stati molti freni all'avanzata dei mujahiddin, freni legati al fatto che il Pakistan da sempre ha posto dei veti sull'Alleanza del Nord, veti che non hanno nulla a che vedere con atteggiamenti democratici -il Pakistan ha sempre considerato l'Afghanistan il cortile di casa sua, ha sempre fatto il bello e il cattivo tempo in Afghanistan- , piuttosto non voleva che l'Alleanza prendesse il potere.
C'è stata da parte dei mass media una rappresentazione 'militante-mujahiddin', diciamo, legata un po' al fatto che tutti i giornalisti erano ospiti dell'Alleanza, un po' all'idea che i mujahiddin erano gli eredi del leggendario Massud, leone del Panshir, che era una persona assolutamente rispettabile ed onesta, per nulla corrotto, per nulla oppressore delle donne, per nulla oppressore dei diritti civili degli afgani.
E' vero che finché è rimasto in vita Massud la situazione dei diritti civili era abbastanza buona, sempre tenendo conto della realtà dell'Afghanistan. E non a caso Massud è stato certamente ucciso dagli uomini di bin Laden: due miliziani travestiti da giornalisti lo hanno fatto saltare per aria. Prima di scatenare il terrore sulle Twin Towers, bin Laden aveva bisogno di eliminare l'unico suo vero rivale, perché in realtà l'Alleanza del Nord in questo momento non ha leader veramente credibili: Rabbani non è un leader, è un professore di teologia senza carisma. Gli altri sono dei signorotti della guerra che sono passati da una parte all'altra e che sono pronti a cambiare bandiera per 100.000 dollari. Quindi comunque non c'è più un leader dei mujahiddin.

Ma tornando alla rappresentazione, è vero che all'inizio c'è stata una eccessiva simpatia per i mujahiddin, anche se poi i giornalisti seri fin dall'inizio hanno fatto notare come la situazione delle donne, ad esempio, non fosse poi così diversa nelle zone controllate dall'Alleanza rispetto a quelle controllate dai talebani.
Si è arrivati in Afghanistan pensando al medioevo dei talebani e si è sbarcati in un altro medioevo. Anche lì il burqa faceva da padrone, le donne non le abbiamo mai viste da nessuna parte se non in strada con tanto di velo, non c'erano leaders donne all'interno delle rappresentanze politiche dell'Alleanza: quello di mettere delle donne nella delegazione che è andata a Bonn adesso è un gioco di facciata.

Però è anche vero che c'era una differenza fondamentale: tutti ti dicevano che la tradizione afgana è una tradizione medioevale che vuole che le donne stiano a casa e non si facciano mai vedere da estranei. Questo vale in tutte le campagne, da chiunque siano controllate. Ma è anche vero che al nord, controllato dall'Alleanza non è mai stata votata una legge che imponesse i divieti che conosciamo rispetto alle donne. Sul puro piano legislativo non c'è mai stata una persecuzione delle donne. Ora che sono rientrato in Italia, ma anche stando lì, ho sentito parlare una serie di associazioni femminili che fanno una battaglia giustissima per i diritti delle donne in quel paese, ma che non sono assolutamente rappresentative.

 

D. In realtà, a parte il problema della rappresentatività di queste associazioni che credo sappiano di dover condurre una battaglia lunga e faticosa nel loro paese, quello che si sottolinea in molti casi è il fatto che gli uomini che appartengono all'Alleanza si sono in passato macchiati di gravi crimini, anche contro le donne.

R. Anche qui ci sono da fare dei distinguo. Il cosiddetto generale Dostun è un filibustiere [probabilmente si tratta del generale uzbeko Rashid Dostom, N.d.R.] , in realtà è un piccolo sergente che controllava il traffico di eroina in tutto il nord dell'Afghanistan e ha fatto i soldi con questo traffico senza mai negarlo, neanche di fronte alle accuse fattegli da Massud (di cui era un grande nemico all'epoca). Questo individuo è una cosa: è sempre stato un sanguinario folle, che aveva trasformato Mazar-I-Sharif in un bordello a cielo aperto, perché lì dove lui regnava incontrastato le donne andavano anche in giro con la minigonna, ma erano prostitute quelle che lui introduceva nella città. Mazar-I-Sharif è stata una città leggendaria in tutto l'Afghanistan in tema di libertinaggio sessuale.

Altra cosa sono i mujahiddin tagiki dell'Alleanza, che sono poi i discendenti di Massud il quale era piuttosto un 'bacchettone' e non si è mai macchiato di nessun crimine.
Quando si è richiamata l'attenzione, e io stesso l'ho fatto, sul fatto che Kabul è stata distrutta dagli stessi liberatori di oggi, non dai talebani, ma proprio dai mujahiddin si vuole dire proprio che nei quattro anni di bombardamenti e di battaglie durissime di cui Kabul è stata teatro si sono avuti anche scontri fra elementi che oggi sono interni alla stessa Alleanza.
Bisogna sapere che all'interno dell'Alleanza del Nord ci sono componenti completamente diverse che si sono messe assieme per opportunismo negli ultimi tempi.
La strategia che ha legato questi signori e che ha visto anche una persona come Massud aderire ad una composizione di questo tipo è stata unicamente la 'necessità' di frenare l'ingerenza pakistana.

 

D. Hai accennato al fatto che l'Alleanza del Nord non è mai stata finanziata dagli americani…

R. Fino al '98 gli americani hanno finanziato i talebani. Dal '94 al '96 la CIA e lo stesso governo americano ha dato pieno appoggio ai pakistani che addestravano, armavano e creavano il movimento talebano: questo perché la situazione a Kabul era una situazione di guerra civile e per gli americani era più importante avere un regime stabile controllato da uno stato alleato quale era il Pakistan.
Solo nel '98 si è affacciato il dubbio che bin Laden progettava comunque una guerra antiamericana e il movimento dei talebani rischiava di essere una cosa incontrollabile.

Però la cosa importante di cui tutti ora si dimenticano è che Massud nel gennaio del 2001 (non molto tempo fa, insomma) è venuto in Europa, è andato a Strasburgo al Parlamento europeo e non è stato preso in considerazione da nessuno.
Nessuno degli europarlamentari che ora si battono per l'Afghanistan è andato a riceverlo: e Massud proprio lì fece delle dichiarazioni pesanti, facendo notare al poco attento pubblico politico che in Afghanistan si stava combattendo una guerra in cui l'Occidente ci entrava molto. Perché
bin Laden, diceva, è il vero ministro della difesa del regime talebano e i suoi miliziani sono quelli che controllano realmente il paese in questo momento: e queste forze stanno preparando una campagna contro l'occidente.

Da un punto di vista puramente militare, l'Alleanza del Nord è stata rifornita di armi negli ultimi due o tre anni solo dall'Iran (che aiutava in particolare gli azara) e dai russi che avevano deciso di aiutarla per paura dell'espansione del fondamentalismo islamico nelle ex repubbliche (il caso della Cecenia insegnava).

 

D. Del resto il gesto di Massud nei confronti del parlamento europeo era forse più che una richiesta di aiuto militare, qualcos'altro…

R. Certo. In quella sede si chiedeva una sorta di riconoscimento della guerra che da anni combattevano, anche perché non si può dimenticare che l'Alleanza da sola non avrebbe mai vinto questa guerra. Quest'anno molto probabilmente i talebani avrebbero conquistato anche la valle del Panshir e il resto del nord: le armi dei mujahiddin sono quelle che si sono viste, cioè un equipaggiamento che fa sorridere.
I talebani stavano comunque vincendo, quest'anno hanno lanciato un'offensiva all'inizio di settembre e senza l'intervento avrebbero comunque sfondato a nord.
A Massud quello che interessava era un riconoscimento che questa non era una guerra che riguardava solo lui.
Massud aveva trovato in una base, e l'aveva portato proprio a Strasburgo, un manuale di addestramento per atti di terrorismo, con istruzioni per dirottamenti aerei: il manuale lo ha consegnato alla CIA (?!, ndr) e non è stato fatto nulla.

E' un po' come il caso dei rifugi e del materiale trovato adesso e soprattutto delle fiale di Sarin che avrebbe trovato M. Grazia Cutuli (la giornalista italiana uccisa pochi giorni fa in Afghanistan, ndr): non risulta che sia andato nessuno a prenderle e non si sa dove siano finite 200 fiale di Sarin, su cui peraltro si vocifera che ci siano etichette americane e non in cirillico.

E ancora, questo aereo (di cui parlava Giulietto Chiesa in una trasmissione di Santoro) che sarebbe atterrato a Konduz l'altro giorno nel mezzo della battaglia a prelevare qualcuno: gli unici aerei che volano in Afghanistan adesso sono aerei americani o inglesi, quindi…
Ci sono una serie di lati oscuri che continuano a nasconderci e che pesano: gli americani non ce la dicono tutta, assolutamente. Non ci hanno detto quanti morti hanno fatto i bombardamenti su Kabul e sulle altre zone martellate.

 

D. Ecco, a proposito, ma oggi in che stato è l'Afghanistan e quanto hanno influito le bombe americane in questo?

R. La stessa Alleanza ha dovuto ammettere che le cifre dei talebani non erano reali. I morti sono stati tanti. E se lo ha detto l'Alleanza (alleata degli americani e quindi poco interessata a smentire quello che diceva il Pentagono) c'è da crederci. Ci sono stati molti morti a Kabul, come a Jalalabad e a Kandahar: per di più l'Alleanza si è trovata a dover contenere la rabbia di tanti comandanti mujahiddin perché tanti bombardamenti sono stati fatti, diciamo così, dalla parte sbagliata.
E' vero che le postazioni nemiche sono anche a soli 300 metri l'una dall'altra, ma è anche vero che gli americani hanno fatto un sacco di 'errori', al nord di sicuro, e i bombardamenti su Kabul sono stati pesanti. D'altra parte se uno ci pensa bene, mentre in Iraq c'era (anche dal loro punto di vista) qualcosa da bombardare, in Afghanistan non c'è nulla da bombardare. L'Afghanistan è un deserto di pietra. Una volta bombardata la centrale elettrica e quella telefonica non c'era più nulla da bombardare, mentre i bombardamenti si sono protratti per più di un mese, a Kandahar continuano e non si capisce cosa stiano bombardando… a meno che non stiano provando dei sistemi d'arma nuovi, perché gli americani fanno anche questo.

 

D. A proposito della comunicazione di questa guerra, sembra che ora il Pentagono abbia autorizzato alcuni giornalisti americani e inglesi accuratamente selezionati a seguire i marines. Perché secondo te si autorizzano solo ora i reporters a testimoniare quello che fanno gli 'alleati' e in buona sostanza c'è stata e c'è una censura di guerra?

R. Esiste certamente una censura ed esiste un atteggiamento diverso dalle altre guerre che abbiamo visto in questi anni da parte di tutti. Secondo la stessa Alleanza del Nord, dove sono stato io, esistono giornalisti di serie A (cioè la CNN e la BBC soprattutto) e tutti gli altri.
La CNN aveva elicotteri propri messi a disposizione dall'Alleanza del Nord; la sede della CNN a Jabalsalaj, dove era il quartiere generale della stampa, era la sede del ministero degli esteri dell'Alleanza del Nord.
Si può dire che c'è una situazione di censura per gli altri e di notizie riservate per la CNN, che rappresenta il megafono privilegiato in qualsiasi situazione, anche se la CNN di oggi non è più neanche la CNN di Arnett (inviato CNN in Iraq nel '91, ndr).

Il problema è che questa guerra è diversa dalla guerra in Kossovo perché comunque a Belgrado si era condizionati dalle notizie che dava Milosevic ; in Iraq gli americani decidevano quello che si poteva dire; in Afghanistan si vede che l'atteggiamento del Pentagono è quello di impedire che qualcuno che non sia la CNN vada ad esempio a Kandahar, perché i divieti riguardano il non dire quanti sono gli americani, cosa fanno, che armamenti usano: quindi non puoi dire assolutamente nulla ed è difficilissimo opporsi a queste limitazioni.

Sempre di più la sensazione è che l'informazione sia una merce: una merce preziosissima in guerra e che va manipolata. Per cui la manipola il Pentagono come la manipola l'Alleanza del Nord. Fare del giornalismo indipendente non è facile perché rischi di avere meno opportunità. Io sto partendo per Kandahar: se volessi essere sicuro di arrivarci dovrei fare un accordo con gli americani: se ti accordi e dici quello che vogliono loro, sicuramente ci arrivi a Kandahar. Io invece andrò senza questo accordo cercando di entrare nella zona con altri colleghi.

D'altra parte sul 'vedere la guerra' qui in Occidente ha pesato moltissimo anche l'atteggiamento dei talebani che fin dall'inizio hanno buttato fuori tutti i giornalisti, per una scelta ideologica. E' pur vero che forse non si è visto tutto quello che c'era da vedere, ma se ci pensi in tutte le guerre è così.

D. Sì, ma ora oltre ai bombardieri ci sono anche le truppe speciali di terra, americane ed inglesi, e adesso anche i marines

R. Ma gli americani hanno deciso ormai da tempo che un'esperienza come quella del Vietnam non potrà mai più ripetersi. Gli americani non si porteranno mai più giornalisti dietro se non alle condizioni dettate da loro e solo in alcune situazioni.
Non ci sarà più una foto come quella famosissima della bambina ferita e terrorizzata dal napalm in Vietnam, è impossibile.
Non ci sono più le condizioni per lavorare con gli americani, protestare non ha senso perché comunque loro in ogni caso si portano la CNN e gli altri network nelle situazioni in cui fa comodo.
Paradossalmente ci vorrebbe una 'Onu del giornalismo' in cui si vota e si decide di non andare se gli americani non garantiscono certe condizioni: una idea assurda anche perché è una non/pressione visto che la mancanza di testimoni non può che essere un vantaggio in certe situazioni.

28.11.2001

   

 

 

 

 

 

Questa pagina è stata aggiornata domenica 23 marzo 2003.

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