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ROMAGNA PREROMANA

La progressiva colonizzazione romana della Valle padana

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(A. Giardina) Roma normalmente non riduceva i nemici sconfitti a suoi tributari. Erano prevalenti due altre modalità:
a) Se i romani vedevano che il popolo sconfitto accettava la loro supremazia, stipulavano un patto con la comunità sconfitta, rendendola così foederata: essa conservava la propria autonomia per tutto ciò che riguardava gli affari interni (istituzioni, magistrati, ecc.), mentre di fronte all'estero la sua sovranità non esisteva più ed era delegata completamente a Roma;
b) Se invece a giudizio dei romani il popolo sconfitto rimaneva riottoso e infido, ne annettevano ed incorporavano direttamente il territorio nell'ager publicus romano. La nazione sconfitta perdeva così il carattere di stato; il suo territorio, dopo essere stato confiscato, veniva successivamente suddiviso fra i coloni, i quali lo ripopolavano, con contingenti che variavano da 2000 a 6000 unità. Seimila è un numero strategico: poiché ogni famiglia era tenuta per legge a fornire un soldato, seimila famiglie fornivano seimila soldati, cioè una legione. Le nuove città da loro fondate acquisivano lo status di municipia; godevano cioè di una limitata autonomia amministrativa. Solo i coloni potevano essere cittadini romani, il resto della popolazione no.

La deduzione di colonie (deductio = trasferimento vero e proprio di coloni)
Versione originale
Riassunto: La fondazione di una colonia era un'operazione di carattere militare, i cui costi rientravano nel bilancio dell'esercito. Per diventare colono bisognava perciò arruolarsi. I coloni ricevevano un contributo per le spese di viaggio e di primo impianto. Le fonti antiche sottolineano la funzione di difesa e di presidio delle colonie. Gli abitanti erano divisi in tre classi: gli equites = cavalieri, i pedites = fanti ed i centuriones = centurioni. La divisione era fatta in base al censo. La distinzione in classi valeva anche per le assegnazioni di terra, che non avvenivano in misura uguale. Alle classi meno abbienti non venivano assegnati grossi lotti di terreno poiché non avevano i mezzi sufficienti per la coltivazione e la gestione. Al ceto dirigente, che poteva servirsi di manodopera indigena, venivano destinati lotti di maggiori dimensioni. Gli storici riconoscono due tipi di deduzione di una colonia:
1) Colonie di diritto romano: di carattere militare, costituite da soli cittadini di Roma che godono sia dei diritti civili sia dei diritti politici. Le colonie romane, almeno fino alla fine del II sec. a.C., erano piccole fortezze dislocate lungo la costa ed avevano funzioni di controllo e sorveglianza marittima (ad es. segnalare gli arrivi di nemici dal mare). Per questo motivo i coloni (il nucleo minimo era 300) erano esentati dal prestare il servizio militare nelle legioni.
2) Colonie di diritto latino: di popolamento, che godono dei soli diritti civili, senza autonomia politica. Le colonie latine erano generalmente delle vere e proprie città-stato, dotate di un ampio territorio circostante, con proprie leggi ed istituzioni, con propria monetazione e una propria cittadinanza, diversa da quella romana vera e propria. Ogni colonia latina, a differenza di quelle romane, era tenuta a conferire contingenti militari a Roma. Gli abitanti erano divisi in classi sulla base del censo.
Come si comportarono i romani con i popoli della Valle padana?
1) Colonie di diritto romano. A partire dal 183 a.C. questo tipo di colonia venne dedotta anche nella Valle padana. Così furono fondati i centri di Modena e Parma. Il corpo civico era formato da cittadini romani di pieno diritto. La città era considerata parte integrante dello stato romano e veniva amministrata direttamente da Roma. In queste colonie lo stato romano, volutamente, tendeva all'assegnazione di lotti molto bassi e possibilmente uguali, per non alterare i rapporti di forza con la madrepatria.
2) Colonie di diritto latino. La prima della Valle padana fu Ariminum, fondata nel 268 a.C. con 6.000 famiglie, di cui 5.800 capifamiglia erano fanti e i restanti 200 cavalieri. Lo stesso avvenne per le colonie gemelle di Placentia e Cremona (218 a.C.). La classe dei centurioni apparve per la prima volta, nella letteratura storica romana, in occasione della fondazione di Aquileia (181 a.C.), come classe intermedia tra fanti e cavalieri.

Le assegnazioni viritane
Le assegnazioni di terre nell'area cisalpina non avvennero solo tramite la fondazione di colonie (o di fora, come vedremo nella prossima pagina), ma anche con "trattativa privata" a cittadini romani che, con le loro famiglie, si insediavano in una data zona. Si trattava cioè di assegnazioni fatte singolarmente. Il termine latino viritim significa appunto "singolarmente". I coloni viritani continuavano comunque a dipendere da Roma sia dal punto di vista giuridico che amministrativo. Questo tipo di deduzione è stato il più frequente nella colonizzazione della Pianura padana.

La creazione dei fora
I fora erano centri indigeni preesistenti all'occupazione romana del territorio. Quindi la presenza di un forum "risparmiava" ai romani la fondazione di una colonia. La comunità si riorganizzava tenendo conto delle prerogative di Roma, che li inseriva nelle proprie strutture amministrative. Però i fora non godevano di autonomia politica, cioè non possedevano un senato locale. Le funzioni di direzione erano svolte da un praefectus inviato dall'Urbe. Inoltre venivano rinominati in latino, prendevano il nome di un personaggio pubblico romano, che diventava il patronus ufficiale della città. In sostanza i fora erano un veicolo di romanizzazione non violenta del territorio. I più noti fora della Cispadana furono: Forum Popili (Forlimpopoli), Forum Livii (Forlì) e Forum Corneli (Imola). Tutti erano situati nella parte orientale della regione (l’odierna Romagna) ed erano già attivi come sedi di mercati per i centri vallivi. Forum Livii fu fondata probabilmente da Marco Livio Salinatore, il console che sconfisse Asdrubale, il fratello di Annibale, al Metauro, nel 207 a.C. Forum Popili è da collegare probabilmente a Publio Popilio Lenate, console nel 132 a.C., che bonificò il territorio tra Savio e Reno e promosse la costruzione della via Popilia. Forum Corneli fu così denominata in onore del noto Lucio Cornelio Silla.

 

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