Home page

 Libro del mese   

        Ricerche


ROMAGNA PREROMANA

Chi c'era in Emilia-Romagna all'arrivo dei Celti

PAGINA INIZIALE RAPPORTI CON ALTRI POPOLI
   
CHI VIVEVA IN EMILIA-ROMAGNA PRIMA DEI CELTI I CELTI CONTRO ROMA
   
LA CELTIZZAZIONE DELLA VALLE PADANA LA PROGRESSIVA COLONIZZAZIONE ROMANA


I miti greci
Villanoviani
Spina
Ravenna e Phycocle
Micenei e greci
         
I greci nel VI-IV sec.
         


La Valle padana nell'immaginario dei greci
> Seconda parte > Terza parte

Anche i Greci erano un popolo di navigatori, non solamente noi italiani. Conoscevano le lagune ed i fiumi dell'Alto Adriatico fin dall'epoca micenea. E tra tutti i fiumi che sfociavano nell'alto Adriatico il più ragguardevole era senza dubbio il Po. Il paragone tra il Po e i corsi d'acqua della madrepatria doveva essere per gli ellenici molto suggestivo e ricco di implicazioni. Innanzitutto, in Grecia praticamente non esistono fiumi veri e propri, quindi per loro il Po era un corso d'acqua imponente. Guardandolo dalla foce potevano vederlo in tutta la sua larghezza, ma non riuscivano a scorgerne la sorgente. Potevano solamente immaginare che nascesse all'estremo ovest, un luogo ricco di valore simbolico.
L'ovest, infatti, è la direzione verso cui tramonta il Sole ed è carico di profondi significati in tutte le culture. Per gli antichi greci il Sole (Elios), che si spostava quotidianamente da est a ovest su un carro di fuoco trainato da focosi cavalli, concludeva la sua corsa diurna scomparendo all'orizzonte. La Valle padana, ricca di acque e di boschi, acquisì le caratteristiche di un luogo magico: l'ambientazione mitologica ideale. I Greci identificarono infatti il Po con l'Eridano, il mitico fiume situato nell'estremo occidente che la dea Teti generò dallo sposo Oceano.
Proprio nell'Eridano è ambientato il mito della caduta del carro di Fetonte (Plinio, Naturalis Historia, XXXVII, 31) il figlio di Elios le cui spoglie riposano sotto il suo letto. Il mito narra anche la storia delle amate sorelle di Fetonte che ne lamentarono la scomparsa, le Eliadi, le quali vennero trasformate nei pioppi che costeggiano il fiume e che in eterno piangono lacrime d'ambra. È evidente qui la relazione Eliadi=alberi e lacrime=resina (=ambra). L'ambra nasce perciò come ricompensa degli dei per la morte di un essere divino. Anche una perduta tragedia di Eschilo, Eliadi, è ambientata nel delta del Po. I Greci chiamavano l'ambra elektron, o "fatto dal sole", forse anche a causa di questo mito. Infine Omero, nell'Odissea, cita gioielli d'ambra: degli orecchini e una collana di grani di ambra come dono principesco. Un altro autore antico, Nicia, scriveva che l'ambra è il succo o l'essenza del sole che tramonta congelato nel mare e gettato sulla riva.
Che l'influsso greco avesse lasciato tracce antichissime nell'area deltizia è testimoniato anche dal fatto che l'Eroe nazionale veneto era un dio greco: Diomede, legato al culto dei cavalli e al Palladio (la statuetta fatta con le ossa di Pelope). Era famoso per le cavalle cui dava in pasto gli stranieri che si avventuravano nella sua terra. Per questo fu ucciso da Eracle e il suo corpo dato in pasto alle cavalle stesse. Secondo un'antica versione, Diomede risulta anche il capo della spedizione degli Argonauti, che risalirono l'Eridano durante il loro viaggio di ritorno dopo il trafugamento del Vello d'oro.
Diomede non era noto solo presso i Veneti. Era venerato come benefattore anche in altri luoghi dell'Adriatico: ad Ancona, città nella quale era stato eretto un suo tempio, a Pola (Istria), a Capo S. Salvatore (Capo Planka, in Croazia) e alle foci del Timavo (Friuli). In questi luoghi, il culto di Diomede si era sovrapposto a quello del Signore degli Animali, un'antichissima divinità dei boschi.

In ogni leggenda c'è una parte di verità. Il delta del Po era in effetti ben conosciuto ai Greci: il mito di Eracle è particolarmente rappresentato nell'area deltizia, come testimoniano i molti ritrovamenti archeologici. Un mito racconta che Eracle aveva attraversato l'Illiria fino al fiume Po; sulle sponde del grande fiume domandò alle ninfe la via per raggiungere il giardino delle Esperidi, dove crescevano alberi dai frutti d'oro. Il rimando all'ambra è evidente: l'ambra infatti è una resina dorata prodotta dagli alberi. Una delle fatiche di Eracle, come quella della Cerva di Cerinea - durante la quale Eracle passò per l'Istria diretto nel paese degli Iperborei - sembra alludere all'antichissima Via dell'ambra.

Il delta era infatti una zona nevralgica nei traffici commerciali dell'ambra, la preziosa resina apprezzata per la sua bellezza e il suo profumo. La "Via dell'ambra" cominciava nell'odierna Polonia e giungeva al delta del Po, ed è qui che i greci venivano a prelevarla. Cosa offrivano i Greci in cambio? E con chi commerciavano? Andiamo per ordine.

(continua)

 

torna su