La progressiva colonizzazione romana della Valle padana
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Centuriazione
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Il sistema della centuriazione
La centuriazione fu il sistema di divisione e assegnazione dei
territori maggiormente utilizzato dai romani. S. Migani scrive (1998):
la limitatio,
come la definivano i romani, era una complessa opera di bonifica e
organizzazione agraria. Si costruiva sul terreno una strada principale
e poi si realizzavano altre strade minori, tutte poste parallelamente a
una distanza fissa dalla principale, pari a 20 actus (710,4
metri). Poi si realizzavano altre strade minori in senso ortogonale, o
anche canali artificiali, per "chiudere" il quadrato. Lo schema era
rigido: si dovevano comporre tutti appezzamenti quadrati. I «lati»
del quadrato (chiamati limites in latino) dovevano essere ortogonali tra loro. La centuriazione veniva realizzata con due scopi principali:
Lo schema seguente mostra i rapporti di proporzione tra le tre principali unità di misura usate dagli agrimensori romani:
1 centuria =
100 heredium (cioè 100 poderi) 1 podere misura due jugeri. Lo jugerum è un rettangolo di 71x35,52 m e corrisponde alla superficie che poteva essere arata in un giorno di lavoro da una coppia di buoi. Un quadrato di 35,52 metri di lato si chiama actus. Occorrono 4 actus per fare un heredium. Quindi: 1 centuria = 400 actus, ovvero un quadrato di 20 actus = (710,4 metri). |
Dal termine centuria è poi derivato il
termine "centurione", sinonimo sia di soldato che di colono.
La limitatio
consisteva nel ridisegnare la superficie agraria tracciando
rette che si
incrociavano ortogonalmente. Gli assi (limites)
della centuriazione che erano orientati in senso est-ovest si
chiamavano decumani, mentre quelli nord-sud erano i
kardini (singolare: kardo). Lo stesso
schema valeva sia per la campagna
che per la città.
Nella pianura cispadana sono ancor oggi leggibili le tracce del
vastissimo piano di divisione del territorio in lotti, che i romani
portarono avanti con un'azione coordinata (anche se l'esecuzione
pratica avvenne in fasi successive). Dopo una fase iniziale avviata nel
territorio riminese, che fu interrotta dalla discesa di Annibale nel
218 a.C., il tracciamento dei reticoli ortogonali si realizzò
all'inizio del II secolo a.C, ma con un'angolazione differente. Lo
dimostra il fatto che la centuriazione
nell'agro cesenate è orientata a 4 gradi nord-ovest; quella nell'agro
faentino e imolese, invece, che è allineata con la Via Emilia, è
orientata a 28 gradi verso est.
Le
assegnazioni viritane del 173 a.C. in Gallia e Liguria
Nel 177 a.C. i romani vinsero la resistenza decennale delle ultime
popolazioni liguri stanziate nell'appennino. Nel 173 il Senato approvò
la centuriazione di tutta la pianura cispadana. Si trattava di
assegnazioni viritane (cioè individuali), che non comportavano la
fondazione di nuove colonie, ma servivano a distribuire il territorio
con un metodo efficace. Le terre conquistate furono
assegnate nella misura di:
Probabilmente l'esiguità degli
appezzamenti può far pensare che gli aspiranti all'assegnazione fossero
molti, il che getta una nuova luce sul problema dell'eccedenza
demografica nell'Italia peninsulare nella prima metà del II secolo
a.C., oltre a un certo fascino che poteva emanare la Cispadana per la
sua famosa ricchezza e capacità produttiva. Si può ritenere, infine,
che gli appezzamenti fossero collocati lungo la via Emilia. Attorno a
questo importante asse viario, infatti, si attestò una fitta
centuriazione, anche nelle aree lontane dai centri urbani. Nei
tracciamenti successivi dell'agro coloniale compreso fra la Via Emilia
e la palude, gli agrimensori tennero la Via Emilia come linea di base
fondamentale e, per lo spazio di 20 km di distanza a nord di essa,
divisero l'agro in
centurie costruendo
linee perpendicolari e parallele alla fondamentale.
La Via Emilia era il Decumano massimo e decumani erano tutte le
linee parallele ad essa; i Cardi intersecavano i decumani a 90 gradi;
la
direzione dei cardi ad oriente fu calcolata a 22 gradi della linea
meridiana.
Pur non essendo oggi noto quale fosse il cardo massimo, il reticolato è
in parte ancora visibile ai giorni nostri (vedi cartina infra). I lati,
ancora bene
conservati, sono misurati, in media, a 711 metri lineari, un valore che
oltrepassa appena quello voluto per la centuria.
La
colonizzazione nella Cispadana
orientale comprende circa 500 centurie. Ad occidente del cardo massimo
sono tracciati undici cardi, a levante quattordici, fino al
Savio. Il XIV cardo attraversa il sito di Lugo. Fra la Via Emilia ed
oltre
Lugo si contano trenta decumani verso Est.
Nel giro di pochi decenni venne
realizzata l'antropizzazione del territorio. La Valle Padana assunse
l’aspetto, che conserva tutt'ora, di una enorme distesa di campi
coltivati, per lo più a grano e forse, in piccola parte, a vigneto.
Ancora oggi si può notare come tra il fiume Ronco (Forlì) e
l'Idice (Castenaso, vicino a Bologna) la centuriazione segua
perfettamente l’andamento della via Emilia. I principali centri
agricoli della cispadana orientale erano i tre fora dislocati lungo la
via Emilia: Forum Popili, Forum Livii e Forum Corneli.
Per quanto riguarda invece la regione costiera, Maria Grazia Caenaro
scrive: «I
romani valorizzarono la rete idrica preesistente e la rafforzarono per
garantire la navigazione endolagunare; incrementarono in particolare la
produzione agricola con disboscamenti e bonifiche,
sempre accompagnate da un sapiente reticolo di canalizzazione delle
acque».
Le persistenze della
centuriazione romana nella pianura cispadana al giorno d'oggi.
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Con
l'arrivo dei nuovi coloni non cambiano le coltivazioni
Anche dopo l’arrivo dei coloni italici vennero mantenuti sia le colture
esistenti sia l’allevamento di suini, tipico dei celti. Ma i Galli
erano i soli a saper coltivare i prodotti locali. I coloni infatti
provenivano da regioni alquanto diverse come clima e le colture della
Valle Padana erano a loro assolutamente sconosciute.
L'archeologia mostra, ad esempio, che i recipienti per la conservazione
del vino al Nord erano affatto diversi da quelli usati nel resto
d'Italia. Luigi Stadera: «In ambito mediterraneo prevaleva la
terracotta, in particolare l’anfora, detta appunto vinaria; nel Nord,
mentre abbondavano i piccoli recipienti in argilla, scarseggiavano le
grandi anfore, che anzi diventano la prova dell’importazione di vino
dal Sud. I Romani usavano per il vino contenitori in argilla (come le
anfore vinarie), mentre al Nord prevalevano quelli in legno (come la
botte)». Siccome questi reperti sono stati ritrovati anche in epoca
romana, si può ritenere che i Celti non riparassero in massa all'estero
dopo la conquista romana.
La centuriazione nel territorio bolognese
La centuriazione nel territorio riminese