Chi c'era in Emilia-Romagna prima dei Celti
PAGINA INIZIALE | RAPPORTI CON ALTRI POPOLI |
CHI VIVEVA IN EMILIA-ROMAGNA PRIMA DEI CELTI | I CELTI CONTRO ROMA |
LA CELTIZZAZIONE DELLA VALLE PADANA | LA PROGRESSIVA COLONIZZAZIONE ROMANA |
Villanoviani
|
L'Emilia-Romagna è entrata nella storia con gli Etruschi. Il tema dell'origine degli
Etruschi è stato oggetto di un dibattito che si è sviluppato per
diversi decenni. Si sa che la lingua etrusca non è indoeuropea, per cui
per lungo tempo ha prevalso la tesi della loro origine asiatica. Una volta insediatisi
nell'odierna Toscana, gli Etruschi avrebbero soppiantato gli abitanti originari,
di cultura villanoviana. Qui sta il punto: nel preteso rapporto di opposizione
tra Etruschi e cultura villanoviana. La fotografia dell'Italia centrale nell'VIII-VII
secolo mostra un popolo già entrato nella storia, gli Etruschi, vicino
a una cultura che invece è di carattere preistorico. Era logico che si
concludesse che gli Etruschi fossero un popolo straniero. La tesi che venissero
da lontano, anche se non fu mai veramente dimostrata, era utile per comprovare
questo schema di pensiero.
Oggi invece il rapporto è stato capovolto: non più opposizione, ma
continuità: gli Etruschi sono dei discendenti diretti della cultura
villanoviana. È stato risolto così anche il rebus della lingua:
l'etrusco non appartiene alla famiglia delle lingue italiche
(indoeuropee) perché esisteva già prima dell'arrivo delle genti
indoeuropee nella nostra penisola. Per cui la lingua etrusca è
precedente alle lingue indoeuropee.
L'espansione villanoviana nella Valle Padana
Franco Merlini: La cultura villanoviana ebbe origine in un'area
compresa tra i fiumi Arno e Tevere; si articolò irradiandosi verso nord
(Valle Padana) e verso est (mare Adriatico). In seguito alla sua espansione
si formarono tre gruppi distinti che conservarono comunque una continuità con la matrice originaria.
Il gruppo maggiore si sviluppò nel bacino del Reno dai villanoviani
dell'Etruria settentrionale; gli altri due gruppi si formarono dai villanoviani
tosco-laziali, uno nella Cispadana orientale (l'odierna Romagna) e l'altro
in territorio piceno. È interessante notare come la demarcazione
tra questi tre territori rimarrà intatta anche quando i Celti si stanzieranno
in Italia nel V secolo: nell'area del Reno si stabiliranno i Boi, mentre Lingoni
e Sénoni occuperanno l'odierna Romagna fino a confinare col territorio
dei Piceni. Furono interessate dal primo popolamento villanoviano fuori dai
confini originari anche due aree a nord del Po: l'odierno Polesine e Mantova.
Valerio Manfredi ci fornisce la datazione più antica di questo fenomeno
coloniale. La presenza etrusco-villanoviana in Val Padana risale all'inizio
del IX secolo a.C.: lo dimostra il ritrovamento, effettuato nel 1980, di un
insediamento villanoviano nei pressi di Longastrino di Argenta (Fe) nella zona
di Bocca Grande, che nell'Età del Ferro rappresentava la foce del ramo
maggiore del Po.
La prima direttrice d'insediamento seguì, da sud a nord, il tratto pianeggiante del torrente Idice (VIII secolo a.C.). La via della Futa è dunque una delle vie transappenniniche più antiche. Durante questa fase si sviluppò l'agglomerato della futura Velzna (Bologna). I villanoviani tosco-laziali seguirono invece il percorso della valle Tiberina fino al passo di Viamaggio (983 m), che la collega con l'area padana. Scendendo lungo la valle del fiume Marecchia, si avventurarono in pieno territorio umbro, dove fondarono Verucchio, in corrispondenza dell'ultima strettoia che il fiume è costretto a superare prima di distendersi sulla pianura per raggiungere, dopo una corsa di 15 km, il mare.
Nella prima Età del Ferro (IX - VII sec. a.C.) l'abitato di Verucchio si estendeva su una collina alta 320 m (da cui si domina tutta la piana costiera), insieme alle prime pendici meridionali. La distanza che separa l'insediamento dal mare caratterizzava il sito come tipica enclave d'entroterra, strategicamente pianificato al riparo dalla costa, e quindi dalle incursioni dei pirati, e adibito al controllo dei percorsi terrestri. Allo stesso tempo la prossimità al mare dava all'area verucchiese il ruolo di snodo commerciale, a cui doveva far capo un importante scalo portuale. Questo scalo potrebbe essere identificato, anche se non se ne possiedono ancora le prove archeologiche, con Rimini, il cui toponimo appare di indubbia ascendenza etrusca (ariemena/arimna). In questa fase storica l'insediamento di Verucchio riveste un ruolo chiave nelle comunicazioni tra l'Adriatico, l'area padana, la valle del Tevere e soprattutto con l'Etruria meridionale, in particolare le città di Tarquinia e Veio, con le quali Verucchio manifestò stretti rapporti culturali e commerciali fin dalla fase più antica.