Chi c'era in Emilia-Romagna prima dei Celti
PAGINA INIZIALE | RAPPORTI CON ALTRI POPOLI |
CHI VIVEVA IN EMILIA-ROMAGNA PRIMA DEI CELTI | I CELTI CONTRO ROMA |
LA CELTIZZAZIONE DELLA VALLE PADANA | LA PROGRESSIVA COLONIZZAZIONE ROMANA |
Ravenna e Phycocle
|
Clicca sopra per ingrandire (39 k)
Chi c'era a Ravenna prima dei romani?
Prima dei romani Ravenna era un villaggio di palafitte situato
dentro la Valle Padusa. Gli abitanti di Ravenna erano di origine umbra. Non
è escluso che, successivamente, la città abbia avuto un'influenza ellenistica.
Che aspetto aveva l'insediamento? Gli studiosi sono divisi su due ipotesi:
1) L'abitato sorgeva su un'altura sabbiosa, emergente rispetto all'area lagunare
circostante e limitrofa alla linea di costa (che passava molto vicina alla città).
2) Ravenna si presentava come una serie di isole unite da ponti.
La più antica testimonianza archeologica della città comunque
è etrusca: una statuetta del VI secolo dedicata con un'iscrizione a un
dio della guerra (corrispondente al latino Marte) depositata come offerta da
un abitante di Volsinii. Nel VI e nel V secolo l'area cispadana orientale (l'odierna
Romagna) attraversava un periodo di espansione e floridezza. La fecondità
della terra favoriva l'agricoltura, cui si univa la forte incidenza delle comunicazioni
commerciali. La fascia costiera da Ravenna a Rimini, infatti, si inseriva nella
rete di intensi traffici che collegava i territori a nord del Po con l'Etruria
interna.
Con la calata dei Celti nella Valle Padana cambiò l'assetto politico
e demografico di tutta la regione, ma Ravenna non perse il suo ruolo di snodo
commerciale tra l'area costiera e quella tirrenica. C'è da dire comunque
che i dati archeologici sul popolamento celtico sono piuttosto rarefatti in
tutta la fascia litoranea da Ravenna a Cervia. Permangono invece le testimonianze
di prodotti etruschi, che presumibilmente avevano un mercato che andava al di
là delle barriere etniche. La ceramica a vernice nera, infatti, è
stata rinvenuta anche in contesti italici e celtici. I Sénoni presero
il controllo di Ravenna alla fine del IV secolo scacciandone gli Umbri (secondo
Kruta, invece, quando arrivarono i Celti Ravenna era in mano etrusca).
La città venne presa dai romani presumibilmente nella seconda metà
del III secolo, prima della discesa di Annibale in Italia. L'archeologa Valentina
Manzelli sostiene che le mura romane di Ravenna furono costruite alla fine di
questo secolo; esse, dopo quelle di Rimini, sono quindi le più antiche
costruite dai romani a nord degli Appennini. Forse la decisione scaturì
dopo l'assedio celtico di Rimini del 238. Non possedendo un vero e proprio territorio,
la città non aveva da offrire ai romani importanti risorse economiche
se non la propria peculiare natura di sito accessibile soltanto dal mare e collegato
col Po attraverso la Valle Padusa.
Durante le guerre annibaliche (217-01) Ravenna si chiuse dentro
la cinta muraria. L'isolamento del porto rispetto all'entroterra ne agevolò
la difesa, mentre i collegamenti con le colonie romane vicine continuarono ad
essere assicurati via mare.
All'inizio del II secolo a.C. la città manteneva ancora il suo carattere
lagunare, che la distingueva dagli altri centri abitati della Cispadana, "il
cui paesaggio economico-agricolo era caratterizzato dalle bonifiche (centuriazioni)
e la cui popolazione, in larga misura, era romana o romanizzata" (Tibiletti).
Fu anche per questo che Ravenna poté mantenere a lungo una relativa autonomia
da Roma, conservando lo status di "città alleata latina" (civitas
foederata), che le garantì autonomia giuridica e amministrativa.
Il terreno retrostante Ravenna si trovava sotto il piano di campagna ed era
percorso da fiumi dai corsi irregolari e tendenti ad esondare durante le piene
stagionali. Nonostante ciò, tra il II e il I sec. a.C. i romani riuscirono
ad effettuare le opere di canalizzazione necessarie ad effettuare la centuriazione.
Nel 132 a.C., nel frattempo, veniva realizzato il primo collegamento via terra
tra Ravenna e Rimini con la costruzione della Via Popilia, poggiante
sulle dune litoranee.
Chi c'era a Cervia prima dei romani?
Prima dei romani Cervia si chiamava Phycocle.
Il nome
Phycocle è un nome di origine greca: phycos vuol dire, infatti,
alga e cocleo corrisponde a celebro; un toponimo che vorrebbe dunque
significare "luogo noto per le alghe". Il primo insediamento fu fondato quindi
da coloni greci, presumibilmente alla ricerca di nuovi scali.
Il sito
Non si hanno molte notizie certe riguardanti il periodo greco, ma sappiamo che
Phycocle sorgeva sicuramente a tre o quattro chilometri a ovest dell'attuale
città, ai limiti della grande palude Padusa. Del resto la vicinanza al
mare è confermata dall'etimologia del suo nome.
L'archeologia attesta l'antica frequentazione umana del sito. Sono stati rinvenuti,
a meno di due chilometri dall'attuale linea di costa, diversi reperti attribuibili
all'Età del Bronzo antico (prima del 900 a.C.); altri ritrovamenti dell'Età
del Ferro provengono dalle frazioni di Confine e Montaletto. Il sito di Phycocle
purtroppo non è ancora stato individuato con esattezza. Si sa solo che la distanza
tra Ravenna e la romana Ficocle (sede di diocesi in età paleocristiana)
era di 12 miglia, come viene riportato in un importante documento medievale,
il Liber pontificalis.
Però sono notevoli le testimonianze dell'inserimento dell'area di Cervia
in circuiti commerciali che coinvolgono etruschi, umbri, veneti e greci (Adria),
che percorrevano l'asse di costa.
Provengono dalla zona di Montaletto gli unici due resti archeologici del cervese
riferibili con sicurezza al VI-V secolo a.C.:
1) Un bronzeto alto 11,5 cm, raffigurante un offerente ammantato. La statuetta,
forse attribuibile a produzione etrusca, costituisce un importante documento
dell'inserimento del territorio di Cervia in quella koiné culturale
che coinvolge ampie zone dell'adriatico centro-settentrionale (Romualdi 1987).
2) Un'ansa bronzea di oinochoe, configurata a testa e busto di Sileno,
datata come prodotto tardo arcaico dal Colonna (1989). Di fattura umbra, l'ansa
si rivela un preciso segnale dell'appartenenza della zona di Cervia alla cultura
di questo popolo preromano.
Le terme
In questo territorio ricco di acque dai componenti minerali e dalle proprietà
terapeutiche fiorì in epoca antichissima il culto della guarigione. Non
si contano i bronzetti votivi, di fabbricazione etrusca, umbra o venetica, che
sono stati depositati nei tanti luoghi di culto, all'aperto o in grotta, del
cervese e che ne anticipano in qualche modo il successivo sfruttamento termale.
Il sale
Cervia oggi è nota principalmente come località turistica, ma per secoli, a
partire dall'epoca antica, la principale risorsa economica della città fu la
produzione di sale, un'attività così importante da impiegare ancora
nell'Ottocento la maggior parte dei suoi abitanti. Ma l'insediamento greco,
anche se non è stato ancora individuato con certezza, non sorgeva nelle vicinanze
della salina. Rimane quindi aperta la domanda: chi avviò la produzione del sale
a Cervia?
Se è improbabile che ad iniziare siano stati i greci, si ritiene che il primato
sia da assegnare agli Etruschi. Furono probabilmente i primi a sperimentare
metodi di produzione del sale nelle valli cervesi e poi in tutto l'alto Adriatico.
La produzione ed il commercio del sale di tutto l'Adriatico settentrionale rimase
monopolio degli Etruschi fino all'arrivo nella Valle padana dei Celti.
In epoca romana le saline erano fiorenti, come appare evidente dall'origine
latina dei nomi di molti attrezzi impiegati per l'estrazione del sale.