IL GIUDICE GIUSTO
Il Giudice Giusto era (ed è) una speciale preghiera recitata a memoria e sottovoce da persona anziana, a richiesta di un'altra persona devota, che desiderava notizie di qualche familiare impegnato in mare, in guerra , in viaggio o comunque lontano e in potenziale pericolo. Il responso è considerato favorevole oppure no in base alla maggiore o minore scorrevolezza della recitazione dell'officiante, il quale non può evidentemente regolarla a piacimento, ma diviene strumento passivo di una forza interna misteriosa alla quale non gli è dato sottrarsi. Il nome del familiare di cui viene chiesto il responso, viene da noi indicato ipoteticamente con un nome a caso(Giovanni). La preghiera in siciliano è tradotta in italiano ed ha cadenza e rtimi di queste litanie liberatrici.

Santissimo Gesù, giudice giusto,

superno re benigno e salvatore,

per la vostra bontà e per il vostro gusto,

che in terra scendeste per i peccatori,

vi prego perché siate benigno e giusto.

Tutto misericordia, dottore,

come fonte di grazia e di clemenza

libera GIOVANNI di cattive sentenze.  

Vergine gloriosa, alta, sublime,

dal cielo calata imperatrice,

metti in terra i piedi divini,

sempre sopra di GIOVANNI stai felice.

Libera GIOVANNI di spade e lantini (lance) ,

di notte e giorno, amici e nemici,

io prego tuo figlio di non mancare

liberalo d'ogni male.  

Gesù, difendici tutti quanti

come giudice giusto, sapiente ,

vi prego per il vostro afflitto pianto,

e per la vostra dolce madre che vi sente,

copri GIOVANNI sotto il vostro manto, difendilo da ogni tradimento

d'ogni strapunto lo dovete guardare.

mentre è vivo non deve aver paura,

GIOVANNI non sia visto, non sia pigliato (preso) ,

per quella grazia che Dio ci concesse.

dall'ira di Dio sarà scampato.

Salvo ti pigliò, salvo ti asservì

dal fuoco e dalle pene sarai liberato.

mentre è vivo, non devi aver paura .

Libero di andare, libero di venire,

giudice giusto, non mancare di scendere.

Signore, la croce vivo salisti,

dalla croce morto scendeste ,

con il vostro manto lo copriste

libera GIOVANNI, obuono o cattivo

con le vostre armi l'armaste,

e giudice Giusto, ve lo raccomando

liberaGIOVANNI, d'ogni malo danno.

Giudice Giusto ve lo raccomanderei

liberaGIOVANNI d'ogni mala via

con tutta la sua compagnia

San Giacomo San Pietro e sant'Andrea

Portatela in terra sta giustizia

buono mare buono vento

Portate GIOVANNI in salvamento
 

Le riserve di petrolio e metano toccate dal blocco delle attività entro le 12 miglia dalla costa nel Canale di Sicilia

Il quesito del Referendum trivelle del 17 aprile verte sulla norma che permette alle piattaforme a mare, attualmente ubicate all'interno delle dodici miglia dalla costa, circa 22 chilometri, di estrarre petrolio fino allo sfruttamento totale del giacimento. Il governo italiano, infatti, ha deciso di non concedere v entisette le autorizzazioni e d odici per la parte parzialmente ricadenti nelle dodici miglia per la ricerca di idrocarburi offshore. Il governo vorrebbe imporre un cambio della politica industriale, ambientale ed energetica all'Italia, puntando sul turismo , l'ambiente, l'agroalimentare. Una svolta radicale, insomma. La Sicilia è interessata al referendum in modo diretto, perché nel canale di Sicilia si trovano alcune piattaforme offshore. In caso di vittoria del “si” al referendum, dovrebbero essere smantellate le piattaforme “siciliane” ed al largo delle Isole Tremiti. Sarebbe un grosso problema, perché le autorizzazioni all'estrazione al largo di Agrigento, Gela e Pantelleria, fanno parte di un “patto” sottoscritto fra governo e Eni, che impegna l'Azienda a mantenere i livelli occupazionali nel petrolchimico di Gela . Sono attualmente 117 le piattaforme a mare, 30 i siti di produzione a terra, con investimenti dell'ordine di 17 miliardi in quattro anni. I permessi di ricerca vigenti sono 11 nel canale di Sicilia, 4 nelle Marche, 2 in Puglia, 1 in Sardegna e 1 nell'Adriatico settentrionale. L'area “autorizzata” si estende per 10.266 chilometri quadrati, le concessioni per l'estrazione per 1,786 km quadrati (le richieste per nuove ricerche 17.644 km quadrati). C' un tesoro “sotto terra” che vale nove miliardi di euro l'anno, avverte Assomineraria. Nel 2014 sono stati estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio, 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Le estrazioni petrolifere coprono il 10,3 per cento del fabbisogno italiano di petrolio e l'11,8 del consumo di gas.La dipendenza energetica italiana, calcolata al 2025, ammonterebbe al 74 per cento di petrolio e gas, mentre oggi si attesta, rispettivamente al 35 ed al 39 per cento (petrolio e gas). Il 60 per cento del fabbisogno di gas viene soddisfatto dai gasdotti algerini e russi.

L'impatto ambientale nella costa meridionale della Sicilia dovrè essere preso in considerazione. Le spiagge potrebbero essere inondate dai residui del materiale estrattivo che le correnti potrebbero riversare lungo le coste meridionali della Sicilia e l'aria potrebbe essere ammorbata da piogge acide, causate dall'altissima quantità di CO2 che gli impianti potrebbero produrre. Inoltre il Canale di Sicilia è considerato zona a rischio sismico (nel 1968 Gibellina è stata completamente distrutta). Nel Canale di Sicilia intorno alla metà dell'Ottocento fa spuntò l'isola vulcanica denominata Ferdinadea. che poi scomparve spazzata via dalle correnti. Prima di entrare in produzione, la popolazione dovrebbe avere certezze che il tutto avverrebbe con la salvaguardia dell'ambiente.

Nel mondo greco vi era profonda penetrazione della religione nella quotidianità. Pertanto i Greci nelle monete raffiguravano elementi del culto cittadino e della divinità padrona, come emblema della propria autonomia con determinati requisiti che lo rendessero valido in ogni luogo e immediatamente identificabile come segno dell'autorità che lo rappresentava dentro e fuori i confini dello Stato Le rappresentazioni di animali fantastici, prima raffigurate nelle civiltà orientali, poi protagonisti di miti e culti propri della civiltà greca, divennero agli occhi dell'uomo greco vivi e reali. Pegaso, il mitico cavallo alato, figlio di Poseidone e Medusa, emblema fin dalle origini della città di Corinto e di molte delle sue colonie, si riferiva in maniera chiara alla saga di Bellerofonte, l'eroe nazionale di Corinto che si credeva l'avesse domato presso la fonte Peirene grazie alle briglie donategli d'Atena. A partire dalla metà del VI secolo e fino al 306 avanti Cristo la zecca di Corinto rappresenta al dritto sugli stateri corinzi il Pegaso mentre cammina o balza a destra o a sinistra con le briglie o sciolto, altre volte nell'atto di volare. Trattandosi di una figurazione animale, oggetto di sviluppo relativamente limitato, è soprattutto l'attributo delle ali ad indicare nel tempo il corrispondente mutamento stilistico. Mentre in un primo momento queste appaiono corte, inadeguate al volo come attributi simbolici e decorativi, successivamente si fa largo la tendenza a contrapporre alla ala di natura stilistica una vera ala di uccello che acquisisce sempre maggiori elementi naturali e reali. L'esperienza figurativa degli artisti corinzi, forte di una tradizionale abilità e conoscenza artistica nella ceramica fu trasferita nelle incisioni dei coni. Troviamo lo statere corinzio principalmente nelle città della costa acarnica, a Corcira, in Epiro, nell'illiria e naturalmente nella Magna Grecia e in Sicilia.

 

  PADRE PIO Il corpo di Santa Fortunata, vergine martire dei primi secoli dell'era cristiana, è venerato presso la chiesa del collegio di Baucina (PA).
 

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LA VERA BANDIERA SICILIANA

Quando pensiamo a una bandiera, siamo attraversati da un brivido, perché ci vengono in mente i nostri contadini siciliani , che nella prima guerra a miglia a miglia con l'assalto della baionetta si scagliavano i contro le roccaforti nemiche e morivano sotto il fuoco austriaco gidando: “Viva la bandiera italiana!. Ma fu la bandiera a strisce rosso e giallo, colori aragonesi e con due aquile sveve, che rappresentò il Regno di Sicilia dal 1296 al 1816, fino a quando il re Ferdinando di Borbone IV di Napoli e III di Sicilia fuse i due regni nell'unico “Regno delle due Sicilie”. La bandiera sventolò infatti per almeno cinque secoli nel pennone del Palazzo Reale di Palermo. La bandiera rappresentò la Sicilia dopo la rivolta dei Vespri e fu istituita per volere dal Re Federico III di Sicilia, eletto dal parlamento siciliano. Il giallo e il rosso rappresentavano anche le prime due città dell'isola che si ribellarono agli stranieri francesi: il giallo per la città di Palermo e il rosso per la città di Corleone. La bandiera fu all'inizio bandiera da guerra e poi adottata come bandiera mercantile. Nel 1860 il nuovo Regno d'Italia ha distrutto l'identità siciliana, togliendo perfino dai libri di storia che per cinque secoli per fare grande questa terra e per questa bandiera i figli miglior di questa terrai avevano anche offerto la loro vita contro i soprusi e le sopraffazioni. Dal 2000 il Parlamento siciliano stupidamente ha adottato una triscele su fondo giallo e rosso , una raffigurazione con il volto di donna con le ali, con serpenti per capelli e spighe e con tre gambe . Ma che cosa rappresenta la triscele? Nella mitologia greca è un diabolico automa, una specie di ruot a d'oro che l'ingegnoso Efesto, scagliato a Lemno dalla madre Giunone, costruì per ritornare nell'Olimpo. Poi nel IV secoli i soldati siracusani di Dionisio I, Agatole e Timoleonte portavano nei loro scudi effigiata la triscele con il terribile volto della medusa., che con gli occhi pietrificava chi l'avesse guardata. Che cosa hanno voluto rappresentare i politici siciliani quando hanno deciso di effigiare un volto di donna con le spighe nella bandiera. Non credo proprio che i contadini siciliani che producono il grano siano orgoglioso di un lavoro,che non può reggere sul mercato con le vaste produzioni degli Stati Uniti e della Russia e traggono scarsi guadagno da un faticoso e infruttuoso lavoro. La triscele è stata anche messa di greci della Sicilia orientale nelle loro monete come emblema di liberta per tutti i siciliani dai Cartaginesi, ma noi adesso pensiamo che la Sicilia Orientale voleva dominare la Sicilia Occidentale al posto de Cartaginesi. Quale giovane siciliano oggi darebbe la vita per una stupida triscele?

 

 

 

 

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