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Le riserve di petrolio e metano toccate dal blocco delle attività entro le 12 miglia dalla costa nel Canale di Sicilia Il quesito del Referendum trivelle del 17 aprile verte sulla norma che permette alle piattaforme a mare, attualmente ubicate all'interno delle dodici miglia dalla costa, circa 22 chilometri, di estrarre petrolio fino allo sfruttamento totale del giacimento. Il governo italiano, infatti, ha deciso di non concedere v entisette le autorizzazioni e d odici per la parte parzialmente ricadenti nelle dodici miglia per la ricerca di idrocarburi offshore. Il governo vorrebbe imporre un cambio della politica industriale, ambientale ed energetica all'Italia, puntando sul turismo , l'ambiente, l'agroalimentare. Una svolta radicale, insomma. La Sicilia è interessata al referendum in modo diretto, perché nel canale di Sicilia si trovano alcune piattaforme offshore. In caso di vittoria del “si” al referendum, dovrebbero essere smantellate le piattaforme “siciliane” ed al largo delle Isole Tremiti. Sarebbe un grosso problema, perché le autorizzazioni all'estrazione al largo di Agrigento, Gela e Pantelleria, fanno parte di un “patto” sottoscritto fra governo e Eni, che impegna l'Azienda a mantenere i livelli occupazionali nel petrolchimico di Gela . Sono attualmente 117 le piattaforme a mare, 30 i siti di produzione a terra, con investimenti dell'ordine di 17 miliardi in quattro anni. I permessi di ricerca vigenti sono 11 nel canale di Sicilia, 4 nelle Marche, 2 in Puglia, 1 in Sardegna e 1 nell'Adriatico settentrionale. L'area “autorizzata” si estende per 10.266 chilometri quadrati, le concessioni per l'estrazione per 1,786 km quadrati (le richieste per nuove ricerche 17.644 km quadrati). C' un tesoro “sotto terra” che vale nove miliardi di euro l'anno, avverte Assomineraria. Nel 2014 sono stati estratti 5,7 milioni di tonnellate di petrolio, 7,3 miliardi di metri cubi di gas naturale. Le estrazioni petrolifere coprono il 10,3 per cento del fabbisogno italiano di petrolio e l'11,8 del consumo di gas.La dipendenza energetica italiana, calcolata al 2025, ammonterebbe al 74 per cento di petrolio e gas, mentre oggi si attesta, rispettivamente al 35 ed al 39 per cento (petrolio e gas). Il 60 per cento del fabbisogno di gas viene soddisfatto dai gasdotti algerini e russi. |
L'impatto ambientale nella costa meridionale della Sicilia dovrè essere preso in considerazione. Le spiagge potrebbero essere inondate dai residui del materiale estrattivo che le correnti potrebbero riversare lungo le coste meridionali della Sicilia e l'aria potrebbe essere ammorbata da piogge acide, causate dall'altissima quantità di CO2 che gli impianti potrebbero produrre. Inoltre il Canale di Sicilia è considerato zona a rischio sismico (nel 1968 Gibellina è stata completamente distrutta). Nel Canale di Sicilia intorno alla metà dell'Ottocento fa spuntò l'isola vulcanica denominata Ferdinadea. che poi scomparve spazzata via dalle correnti. Prima di entrare in produzione, la popolazione dovrebbe avere certezze che il tutto avverrebbe con la salvaguardia dell'ambiente. |
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