Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici sulla
TEORIA POLITICA

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1.
Secondo Norberto Bobbio (Stato, governo, societa'), la filosofia politica comprende ricerche (pag.45):
- sulla migliore forma di governo (l'utopia di Moro);
- sul fondamento dello Stato/potere politico e sulla giustificazione dell'obbligo politico (il Leviatano di Hobbes);
- sulla categoria del politico e sulla distinzione etica/politica (il Principe di Machiavelli).
Le ricerche di scienza politica devono invece soddisfare tre condizioni:
- verificazione/falsificazione empirica;
- spiegazione causale (debole o forte);
- avalutativita'.
Ciascuna delle tre ricerche di filosofia politica sopra indicate manca di almeno una di tali condizioni: la prima non e' avalutativa, la seconda non intende spiegare ma giustificare, la terza produce definizioni nominali e pertanto si sottrae alla verificazione (pag.46).
Il concetto di politica, tradizionalmente e convenzionalmente, ha un'estensione maggiore di quello di Stato (pag.65), ed ha un significato assiologicamente piu' neutrale; in comune, i due termini hanno il riferimento al concetto di potere ed alle sue forme: aristocrazia, democrazia, oclocrazia, monarchia, oligarchia, fisiocrazia, burocrazia, partitocrazia, poliarchia, esarchia, teocrazia, autocrazia, ecc. (pag.66). La teoria del potere include (come sua parte) la teoria politica che a sua volta include la teoria dello Stato.
Le teorie fondamentali del potere sono tre (pag.67):
sostanzialistica: il potere e' una cosa, un mezzo (Hobbes, Russel); tre sono i poteri fondamentali (pag.72):
- economico (della ricchezza);
- ideologico (del sapere);
- politico (della forza);
soggettivistica (capacita' di ottenere effetti, Locke);
relazionale: relazione di liberta' e non-liberta' fra soggetti, societa' di disuguali (superiori/inferiori, forti/deboli, ricchi/poveri, sapienti/ignoranti, pag.73).
La tripartizione assiologica classica delle forme di potere politico e' (pag.69):
- paterno (fondamento ex natura);
- dispotico (fondamento ex delicto);
- civile (fondamento ex contractu).
I giuristi medievali (pag.70) elaborano una teoria realistica del potere politico col concetto di sovranita' (summa potestas nel senso di superiorem non recognoscens); con Hobbes la caratteristica del potere politico e' l'esclusivita' dell'uso della forza (pag.71).
Per secoli il potere temporale era costituito dalla congiunzione del dominium (economico) con l'imperium (politico), confusione che permane finche' il diritto (patrimoniale) di successione vale anche per il potere politico (pag.114); con la borghesia il potere economico si distinguera' nettamente dal potere politico.
Il primato della politica (indipendenza o superiorita' del giudizio politico rispetto al giudizio morale) e' connesso alla dottrina della ragion di Stato (pag.75): per Hegel il tribunale che giudica le azioni dello stato e' quello della storia universale (pag.76).
Dalla distinzione assiologica fra potere legittimo e illegittimo derivano i principi di legittimita' (pag.79):
- la Volonta': di Dio, o del popolo (concezione ascendente del potere);
- la Natura (le leggi naturali sono le leggi della ragione);
- la Storia: passata (potere costituito), futura (potere costituendo).
La trattazione per antitesi (Premessa, VII), puo' avere:
- un uso descrittivo, spesso il termine debole e' la negazione del termine forte: A come non-B, raramente il contrario (pag.4);
- un uso assiologico, giudizio positivo o negativo, assoluto o relativo su ciascun termine (pag.133);
- un uso storico (filosofia della storia).
La connessione di uso storico ed uso prescrittivo origina teorie del progresso o del regresso a seconda che la forma migliore sia all'inizio o alla fine del ciclo (pag.127).
La trattazione per antitesi rimanda alle gradi dicotomie (p.3): pace/guerra, autocrazia/democrazia, societa'/comunita', stato di natura/stato civile; dicotomie che implicano una divisione che e' congiuntamente esaustiva (tertium non datur), reciprocamente esclusiva (la sfera dell'uno comincia dove finisce quella dell'altro e viceversa, una sfera puo' essere ora piu' grande ora piu' piccola dell'altra), principale (altre dicotomie diventano secondarie), totale.
Le filosofie della storia (pag.138) possono essere regressive (Platone, per il quale peraltro la democrazia occupa l'ultimo posto dopo monarchia ed aristocrazia, pag.138), ciclico-regressive (Polibio), cicliche, progressive.

2.
Sempre secondo Norberto Bobbio (L'eta' dei diritti), il rapporto fra governanti e governati e' il rapporto politico per eccellenza (pag.56), e puo' essere considerato dal punto di vista dei governanti oppure da quello dei governati: gran parte della storia e del pensiero politico hanno visto prevalere il primo punto di vista, spesso con grandi metafore (pastore, nocchiero, tessitore, medico, pag.56); il potere puo' essere considerato percio' "ex parte principis o ex parte populi. Machiavelli o Rousseau, per indicare due simboli. La teoria della ragion di stato o la teoria dei diritti naturali e il costituzionalismo" (pag.159).
Fino al secolo scorso si riteneva che il sistema politico fosse autosufficiente e indipendente dal sistema sociale globale, oppure che fosse il sistema dominante; cio' che invece si tende a rovesciare oggi e' una determinata forma di societa', di cui lo Stato e' solo un elemento (p.172).
Per quanto riguarda la distinzione fra azione politica, linguaggio politico, strategie politiche e visioni della politica si veda Norberto Bobbio, Destra e sinistra.

3.
Carl Schmitt (Le categorie del politico) osserva come dal XX secolo, ed in taluni casi anche prima, lo Stato abbia perso il monopolio del "politico": settori finori neutrali (non-statali e non-politici) si caricano via via di significato politico (pag.105); in democrazia, osserva, i settori religioso (confessionale), culturale, economico, giuridico, scientifico, educativo non possono piu' essere contrapposti a "politico", cosi' come viene meno la contrapposizione stato-societa' (politico contro sociale, pag.106).
Le distinzioni di fondo, per l'Autore, sono (pag.108):
in morale, buono/cattivo;
in estetica, bello/brutto;
in economia, utile/dannoso (o anche redditizio/non redditizio);
in politica, amico/nemico.
La distinzione, che non e' metaforica o simbolica ma concreta, indica il massimo grado di un'unione-separazione o di un'associazione-dissociazione e non e' riconducibile alle altre (non necessariamente il nemico deve essere cattivo, brutto, economicamente dannoso, pag.109).
Il nemico e' pubblico (hostis e non inimicus che, osserva Schmitt, e' il solo nemico da amare per il cristiano) ed ha la possibilita' concreta di combattere; la contrapposizione e' tanto piu' politica quanto piu' si avvicina al punto estremo, che e' la guerra (sia interna che esterna, pag.111 e seguenti).
I termini politici sono anche polemici, ciascuno e' la negazione di qualcos'altro (repubblica come non-monarchia, ecc., pag.113); per i contrattualisti il "politico" non solo e' assimilato a "statale" ma e' anche in contrapposizione negativa ad altri concetti: La politica liberale, osserva, e' critica politica, in contrapposizione a Stato, Chiesa, ecc. (pag.156).
E' il grado di intensita' della distinzione amico-nemico a determinare il "politico": "e' sempre politico il raggruppamento orientato al caso critico" (e' "decisivo", sovrano, pag.122; si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sul diritto in questo sito).
Il mondo politico e' un pluriverso, la possibilita' reale del nemico e' il presupposto della politica (pagg.137-138); lo Stato universale rappresenterebbe pertanto la fine della politica: si vedano altre tesi dell'Autore negli argomenti filosofici sulla pace in questo sito.
L'Autore rileva anche progressive spoliticizzazioni e neutralizzazioni della politica, dal teologico fino all'economia (pag.176 e seguenti). La neutralita' politica ha significati negativi (parita', indifferenza, non intervento, ecc.) e positivi (obiettivita', competenza, ecc., pag.187 e seguenti).
I concetti di legalita' e legittimita' sono discussi da pag.211 e seguenti del volume.
La politica viene definita da James Buchanan (I limiti della liberta') come un processo di composizione delle differenze di gruppo, che peraltro e' impossibile da attuare con criteri standardizzati (pag.31); le composizioni dei conflitti sono infatti dinamiche, a causa delle forze esterne di sviluppo e di trasformazione tecnologica (pag.182).
Mezzi alternativi per assicurare l'ordine allorche' sorge un conflitto sono (pag.227):
a) un contratto sociale come sistema di legge formale; oppure
b) precetti etici ampiamente condivisi.
Il contratto viene definito dall'Autore "uno scambio bilaterale fra comportamenti" (pag.131), quali che siano (contratti di disarmo ma anche contratti di schiavitu', pag.132). I vincoli imposti alla propria liberta' rappresentano il costo del contratto (pag.210).
Secondo Thomas Nagel (I paradossi dell'uguaglianza), la teoria politica deve rappresentare un ideale di vita collettiva ed insieme deve persuadere (pag.31): il giusto deve essere possibile (pag.38), gli esperimenti della teoria politica possono infatti rivelarsi molto costosi (pag.15), occorre evitare sia l'utopismo che l'abdicazione morale (pag.47).
Il problema piu' importante che la teoria politica deve affrontare, evidenzia l'Autore, e' la riconciliazione fra punto di vista individuale e punto di vista collettivo: ogni individuo si caratterizza infatti per due diversi punti di vista, quello personale (che rende possibile il compromesso ma anche lo scontro) e quello impersonale che rende possibili la moralita' (pag.12), la cooperazione (pag.70), l'attenzione verso le sofferenze (pag.22).
A determinare scelte e decisioni possono essere motivazioni personali (interessi particolari), motivazioni impersonali (imparziali), procedure anche arbitrarie ma accettate da tutti (pag.35); i due punti di vista, osserva Nagel, devono raggiungere un compromesso (pag.54) ed evitare motivazioni premorali (pag.61).
La teoria politica si differenzia da quella etica in quanto accetta poteri esterni all'individuo (l'autorita' delle istituzioni, pag.36); la moralita' richiede una doppia giustificazione, personale ed impersonale (pag.42).
Le decisioni, specie quelle piu' controverse, devono essere legittime, vale a dire ci deve essere unanimita' sulla loro struttura di controllo (pag.49); un sistema legittimo puo' essere instabile (cosi' come uno legittimo puo' essere stabile per mancanza di opposizione), ma i tentativi di sovvertirlo sono moralmente ingiustificati. Scrive l'Autore: "la legittimita' politica dipende da una condizione etica: che nessuno abbia motivi ragionevoli per contestare il sistema" (pag.69).
Per Hobbes, osserva Nagel, esiste solo la motivazione personale della sicurezza (pag.73).

4.
In politica, secondo Bertrand Russel (Autorita' e Individuo), due sono i gruppi fondamentali, il partito e l'elettorato: "se volete promuovere qualche riforma, dovete prima persuadere il vostro partito a adottare la riforma, poi persuadere l'elettorato a adottare il vostro partito" (pag.104).
Il primo principio dell'etica, secondo Bertrand Russell (Storia della Filosofia Occidentale, cit.), non puo' essere la realizzazione di se' perche' l'uomo e' un animale sociale (pag.914).
La politica come "cosa mondana", indegna, deriva dalla dottrina cristiana (monachismo, pagg.441-442), che sostituisce al peccato collettivo degli ebrei (peccato "politico") il peccato individuale e rende la Chiesa intermediaria di Dio (pagg.461-462). Il peccato, osserva Russell, origina dalla liberta' (pag.533; la contraddizione fra determinismo e libero arbitrio e' analizzata a pag.371).
Hobbes e' il primo teorico politico moderno (pag.729); il Rinascimento italiano non e' moderno (pag.690), l'unico filosofo dell'epoca fu Machiavelli, le cui due opere di filosofia politica empirica, i Discorsi e Il Principe, vanno letti insieme, descrivono con onesta' la disonesta' politica (pagg.663-664) ma risentono ancora di talune superficialita' del pensiero politico degli antichi (pag.672).
Il contratto sociale e' una parabola che spiega come gli uomini possano cooperare solo mediante accordi convenzionali, artificiali: una volta stipulata la convenzione, "quando i cittadini hanno scelto, il loro potere politico ha fine" (pag.722). L'idea di uno stato di natura felice deriva in parte dal mito dell'eta' dell'oro e in parte dalla Bibbia (l'eta' dei patriarchi, pag.817); la prima distinzione fra jus naturale e jus gentium e' dovuta agli stoici (pag.375).
Il contratto sociale e' un mito, una finzione morale anche in un senso diverso dalla sua inesistenza storica: secondo Russell, infatti, la volontarieta' della sua adesione nei fatti non esiste, perche' nella maggior parte dei casi non vi e' la liberta' di scegliere lo Stato a cui appartenere (pag.827); la teoria del contratto sociale e' "pre-evoluzionistica" (pag.828).
Rousseau spezzo' l'unita' del mondo filosofico: nazismo e fascismo discendono da Rousseau, Fichte e Nietzsche (pag.1048).
Rousseau fu anche il primo a difendere la fede religiosa con sentimenti (soggettivi, pag.926) piuttosto che con argomenti intellettuali (pag.923).
La teoria malthusiana suggeri' a Darwin la lotta per l'esistenza come base della sua teoria dell'evoluzione (pagg.966 e 1035), la quale a sua volta rafforzo' la fede nel progresso; al contrario, i concetti antichi di Dio e di verita' pongono dei limiti al potere dell'uomo (pag.970).

5.
Per Antonella Besussi (La societa' migliore) un programma politico combina un programma di governo con un programma fondamentale (pag.27), e' un catalogo di iniziative e di ragioni per intraprenderle (pag.134).
Principi e politiche sono interdipendenti, "i principi scelgono le promesse, le politiche devono mantenerle" (pag.36):
- principi senza politiche sono impraticabili;
- politiche senza principi razionalizzano interessi parziali;
- in programmi centrati su principi (i principi hanno priorita' sulle politiche) il criterio e' esplicito;
- in programmi centrati su politiche il criterio e' invece implicito, oscuro, irriconoscibile (pag.35).
La buona politica liberale scopre principi trattando casi particolari (non parte da principi applicati deduttivamente) e distingue problemi da stati di cose, avanza tesi per risolvere problemi (pag.37, nota).
La crisi e' una sorta di stato di natura, di sospensione delle regole ed impedisce che l'ordine sociale sia un dato desiderabile su cui stabilire l'identita' di un programma politico; in tempi di crisi le identita' che puo' assumere un programma politico sono (pag.10):
- ritorno alla normalita' (identita' conservatrice);
- adesione condizionata allo status quo (identita' riformista o riformatrice);
- nuovo inizio (identita' radicale).
La simmetria si puo' intendere in due modi:
a) difficolta' naturale: vittime di cataclismi, solidarieta' trasversale per guerre, ecc.; l'intesa riguarda l'uscita dallo stato di natura, non l'entrata in un nuovo ordine. La guerra e la crisi producono sentimenti comunitari che pero' sono occasionali, non duraturi (pag.72).
b) collasso di un ordine inadeguato: mentre la crisi come catastrofe naturale alimenta consenso generalizzato ma senza chiarezza di intenti, la crisi come collasso di un ordine inadeguato determina chiarezza di intenti ma senza consenso generalizzato (pag.49).
In situazioni di crisi il governo deve assumersi la responsabilita' anche per i risultati individuali (pag.170); nell'emergenza e' centrale il problema dei tempi (contrapposizione dell'umanitarismo al formalismo, pag.253), tempi lunghi e tempi 'fuori tempo' (pag.257). Nell'imminenza di cambiamenti significativi, osserva l'Autrice, la politica diventa un'occupazione attraente (pag.129).
Una volta identificati i problemi pubblici risolvibili, occorre distinguere fra esiti desiderati ed esiti desiderabili: la schiavitu' non e' accettabile anche se la maggioranza e' a suo favore, inoltre anche una tirannia puo' produrre esiti desiderati (pag.254); vi e' continuita' fra risultati e mezzi impiegati per conseguirli (pag.261).

6.
Secondo Albert O.Hirschman (Felicita' privata e felicita' pubblica, l'azione pubblica ha come obiettivo una "condizione futura del mondo", suscita attese che dipendono dall'immaginazione dei cittadini e non dal risultato reale dell'azione (pag.103); la nostra immaginazione, peraltro, evoca mutamenti radicali e totali piuttosto che graduali, pertanto i risultati saranno sempre insoddisfacenti rispetto alle aspettative, creando con cio' non solo delusione ma anche incoraggiamento per il lavoro che ancora resta da fare (pag.105). Hirschman evidenzia come nelle societa' antiche i mutamenti erano talmente lenti che la loro stessa idea era assente, e che fino all'Illuminismo le sole idee di cambiamento erano quelle di un declino e di una corruzione interna (caduta dell'Impero Romano, pag.104), e non che un miglioramento della societa' fosse possibile (l'antica idea della conoscenza proibita viene invece oggi riproposta nella tesi secondo cui la ricerca scientifica incontrollata produce conseguenze terribili, pag.64).
Il voto da' a ciascuno la possibilita' di esprimere la propria opinione ma non la sua intensita' (per il postulato dell'uguaglianza, pag.128); il paradosso del votante (pag.118) consiste in una defezione dal voto nella impossibilita' di esprimervi l'intensita' dei propri sentimenti, che possono pero' essere manifestati in altri modi (scioperi, manifestazioni, ecc.).
La maggiore astensione negli Stati Uniti puo' forse dipendere dall'aver concentrato le attivita' politiche in quel Paese proprio durante le elezioni (la politica come politiche elettorali, pag.119); il tetto al coinvolgimento posto dal voto produce infine nei cittadini delusione e depoliticizzazione (pag.122): il suffragio universale e' un antidoto ai cambiamenti rivoluzionari (pag.123; il voto toglie legittimita' ad altre forme di azione politica).

7.
Ralf Dahrendorf (La liberta' che cambia) distingue i problemi dagli interrogativi; i primi possono anche non essere risolti, ma e' superfluo risolverli per dare una risposta agli interrogativi (pag.8).
Sul fenomeno della estetizzazione della politica si veda Tomas Maldonado (La speranza progettuale).

8.
Martin Buber (Sentieri in utopia contrappone il principio politico, caratterizzato dall'accentramento dell'autorita', dalla burocrazia, dal potere poliziesco, il principio sociale di una "societa' articolata in modo organico-funzionale, una societa' formata da varie societa' " (pag.165) e caratterizzata da improvvisazione, liberta' e indipendenza reciproca, responsabilita', autonomia funzionale, riconoscimento reciproco (individuale e collettivo, pagg.164-165).
Distingue l'azione rivoluzionaria, accentrata e politica (anzi, totalitaria, pag.120), dalla costruzione comunitaria, che e' decentrata e sociale (pag.119). La rivoluzione sociale, diversamente da quella politica, e' una "edificazione pacifica" (pag.66).
Marx e' convinto, come i socialisti utopisti, che il principio politico vada sostituito col principio sociale, ma diversamente da loro pensa di attivare tale sostituzione solo con mezzi politici (pag.98; la rivoluzione come ultimo atto politico, come "suicidio puro e semplice del principio politico", pag.100).
Secondo Buber, per realizzare relazioni determinate dal principio sociale servono coesione intima, cooperazione, mutualita', non serve cambiare il sistema di autorita', il sistema di proprieta' o introdurre dall'esterno leggi ed istituzioni (pag.97).
L'Autore distingue altresi' i progetti topici (che cercano di risolvere i problemi di una data situazione) da quelli che tendono a creare situazioni nuove (pag.88). Il socialismo utopistico e' topico (qui ed ora, pag.98): in Palestina i villaggi comunitari ebraici sono nati non da una dottrina ma da una situazione (pag.154); l'ideale cooperativo deve incitare ma non imporre (non puo' essere uno schema dogmatico), il processo di differenziazione deve salvaguardare il principio di integrazione (pag.158).

9.
Secondo Max Weber (La politica come professione) il concetto di politica e' molto ampio e comprende ogni attivita' di direzione o di influsso sulla direzione di un gruppo politico (oggi lo Stato, pag.16); la politica ha un mezzo specifico che e' il potere, le cui basi di legittimita' possono essere la tradizione (costume, passato), il carisma (che e' personale e straordinario), la legalita' (competenza razionale, pag.18).
Lo Stato moderno ha espropriato l'uso della forza legittima e i beni materiali dai funzionari che in passato, come ceto, ne avevano la proprieta' personale: da questa separazione nasce il politico di professione, che si mette al servizio dei capi politici per ideale ma anche per tornaconto personale (pag.23).
Weber distingue anche i politici occasionali (si limitano al voto o a partecipare passivamente ad attivita' politiche) e i politici a tempo parziale, fiduciari che non vivono di politica (pag.24). Di solito, evidenzia l'Autore, chi vive per la politica vive anche di politica (pag.25, come funzionario di partito, rappresentante di interessi in associazioni di categoria, giornalista, ecc., pag.66); salvo i benestanti, plutocrazia redditiera con patrimoni propri da cui Weber esclude ovviamente l'operaio ma anche il grande imprenditore (legato alla sua impresa e quindi non libero, pag.27).
Nel reclutamento non plutocratico, le lotto di partito sono soprattutto lotte per distribuire uffici, posti remunerati, prebende (pag.29).
La politica come "impresa" produce la separazione dei funzionari tecnici da quelli politici (licenziabili in qualsiasi momento ma ai quali non venivano chiesti particolari studi accademici, pag.34).
Il diritto romano esercito' un'influenza permanente in Occidente con giuristi di formazione universitaria: democrazia moderna ed avvocato moderno procedono insieme (pag.39); oggi la politica si svolge per mezzo della parola, scritta e parlata: l'avvocato puo' rendere tecnicamente buona una causa cattiva, il funzionario come politico spesso rende cattive tecnicamente delle cause altrimenti buone.
Il funzionario professionista non fa politica (non lotta) ma amministra al di sopra delle parti e su responsabilita' superiore; l'uomo politico, invece, prende partito, lotta, si assume la responsabilita' di cio' che fa; funzionari eticamente di buona qualita', in quanto politicamente irresponsabili possono diventare politici di cattiva qualita' ("preportere dei funzionari", pag.40).
L'influenza politica del giornalista lavoratore, osserva Weber, e' sempre minore, mentre quella del "capitalista magnate della stampa" (pag.43) e' sempre maggiore; l'unica attivita' politica continuativa (oltre alle sessioni parlamentari) e' il giornalismo (pag.47).
L'Autore osserva come vi sia una divisione su base volontaria fra cittadini attivi o passivi politicamente (pag.45): finche' non si creano reti di associazioni locali di partito, il ruolo dei notabili e' fondamentale nell'elezione dei parlamentari (pag.48); con la nascita della "macchina" (apparato umano di partito) diventa capo solo chi la controlla, con conseguente erogazione di posti e vantaggi: l'elemento carismatico (derivante in primo luogo dalla potenza del discorso demagogico che sa sfruttare l'emotivita' delle masse, pag.56) supera il programma astratto di partito, la democrazia diviene plebiscitaria, i parlamentari non sono che percettori di rendite politiche al seguito del capo (pag.50 e pag.55).
I notabili, in quanto rappresentano la tradizione dentro il partito, rendono piu' difficile l'avvento del capo (homo novus, pag.51), salvo poi diventarne seguaci in caso di vittoria.
Negli Stati Uniti l'elezione diretta del presidente favori' lo sviluppo della macchina plebiscitaria di partito, il principio dello "spoil system" (tutti i posti a chi vince, pag.57), la lotta per le "nomination". La carriera politica, secondo Weber, si caratterizza per "gravi tentazioni" e "continue delusioni" (pag.66), offrendo come soddisfazione un senso di potenza, di vanita' che caratterizza pero' anche altre professioni (scienziati, accademici, pag.68).
Le qualita' del politico sono: passione (dedizione), senso di responsabilita', capacita' di valutazione (distanza da cose e uomini); sono peccati mortali del politico l'infedelta' alla causa e la mancanza di responsabilita' (cercare colpe nel passato anziche' preoccuparsi per il futuro, pag.72).
Lo Stato rivoluzionario invece, secondo l'Autore, assegna il potere ad "assoluti dilettanti" (pag.35 e pag.72). Per quanto riguarda l'agire politico, Weber distingue due etiche, che ci ha "vocazione per la politica" deve riuscire a rendere complementari (pag.85): l'etica dell'intenzione (volonta' religiosa, valore esemplare) e l'etica della responsabilita' (conseguenze prevedibili); seguendo l'etica dell'intenzione, le conseguenze del proprio agire vengono rovesciate sugli altri (pag.75): Weber sottolinea pero' come, essendo l'uso della forza il mezzo decisivo della politica, questo deve essere giustificato rispetto ai fini voluti, ai quali peraltro si sommano gli effetti collaterali che contribuiscono a rendere irrazionale il mondo. Dal bene non consegue necessariamente il bene (pagg.77-78).

10.
Marco Simini nel libro La comprensione reciproca evidenzia il ruolo dell'illusione nella storia (sorpresa per la violazione di regole, stratagemmi militari e politici, pag.139). Il buon comunicatore e' un illusionista (pagg.140-141): l'individuo e' soggetto infatti ad illusioni percettive e cognitive (pagg.120-121), agisce seguendo un proprio modello della realta' che e' sempre relativo rispetto a quest'ultima (pag.19 e 107); la realta' viene elaborata individualmente da filtri di origine neurologica (il sistema nervoso umano coi cinque sensi percepisce solo in parte la realta'), filtri sociali (linguaggio, cultura), filtri individuali (aspettative, modelli cognitivi che generalizzano, cancellano, deformano la realta', pag.28): "una persona con una determinata idea politica tendera' a notare solamente le informazioni che confermano le sue convinzioni" (pag.29), chi ascolta un comizio e' gia' in sintonia con le idee del relatore (pag.115), le credenze tendono a rinforzarsi (pag.36) perche' siamo verificatori piuttosto che falsificatori di ipotesi (pag.111, importanza della dissonanza cognitica, pag.118: la sostituzione di modelli produce esperienze di illuminazione, pag.124, ristrutturazioni di contesto e di significato, pag.169).
Ogni gruppo sociale o movimento politico agisce nell'ambito di un modello costituito da "valori, credenze, regole e concetti-simbolo peculiari" (pag.34); l'individuo e' influenzato in modo fondamentale dall'ambiente culturale, sociale, familiare in cui vive (pag.39) ed alla base delle incomprensioni di solito vi sono conflitti di regole (personali, culturali, consce, inconsce, pag.40); vi sono regole di cui diventiamo consapevoli solo quando vengono violate, regole spaziali (pag.41) e concezioni temporali (pag.21). Ogni regola e' come un vestito, non e' assoluta e puo' sempre essere modificata (pag.194): "al di la' delle diverse regole, condividiamo alcuni valori fondamentali" (pag.166).
L'Autore analizza l'effetto alone (pag.46, esempio: bellezza=bonta', pag.101 nota), le ancore (pag.51, esempio: luogo/odore/sapore = stati d'animo; le ancore sono utilizzate dalla propaganda, pag.142), i , positivi e negativi (in campagna elettorale valgono piu' dei programmi e delle parole, pag.55), la comunicazione non verbale (postura, gesti, fisiologia, paralinguistica, pagg.98 e seg. e 158 e seg.), le metafore (pag.182).
La proprieta' commutativa non vale per la comunicazione: l'ordine di trasmissione delle informazioni e' importante (pag.60 e 155, nota), non e' la quantita' di informazioni che rende efficace il messaggio, ma come questo viene ricevuto dall'interlocutore (predicati linguistici, visivi, uditivi, cenestesici, pagg.87-91); Simini critica la didattica che si basa in prevalenza su aspetti visivi piuttosto che uditivi o cenestesici (le tre submodalita' sono descritte a pagg.67-68). Inoltre, il nostro inconscio non legge i "no", le negazioni (pag.57), sebbene il nuovo venga spesso descritto con piu' efficacia come cio' che non e' (automobile come carrozza senza cavalli, benzina senza piombo, ecc., pag.161).
Problemi o idee possono essere considerati da vari punti di vista: fattuale, emotivo, pessimista, ottimista, creativo, organizzativo ("tecnica dei sei cappelli", pag.189 e seg.); le domande possono essere utilizzate per indurre l'interlocutore nella "trappola della falsa alternativa" (pag.164), le domande ingenue disorientano (pag.181), le implicazioni parassite inducono in errore (pag.184). L'Autore analizza le principali strutture verbali imprecise a pagg.175-176 (termini vaghi, comparativi, nominalizzazioni, ecc.); l'albero decisionale e' a pag.152, la plausibilita' di una catena conseguenziale di eventi a pag.145 ("supponiamo che").
Nel dibattito politico e' fondamentale il principio di contrasto: "una tesi apparira' piu' moderata di quanto obiettivamente sia, se espressa dopo un intervento estremista e radicale" (pag.125). La consapevolezza collettiva del potere della comunicazione e' una garanzia di liberta' (pag.14).

11.
Erich Fromm (Avere o essere?) evidenzia come le scelte elettorali richiedano bassi livelli di giudizio umano, minori ad esempio che nelle scelte d'affari (pag.239); poiche' in ogni raggruppamento politico vi e' chi si occupa degli altri e chi no, secondo Fromm tale dovrebbe essere la discriminante nel giudizio elettorale (pag.261).

12.
Per Giulio Bruni Roccia (Fondazione della scienza delle strutture politiche) il contrasto fondamentale della nostra epoca e' fra il successo nel dominio della natura e l'insuccesso nell'organizzare la societa' politica ai fini del progresso e della pace; la ricerca scientifica non e' stata in grado di elaborare una teoria generale della politica e non ha prodotto "uno sviluppo piu' alto della generale coscienza politica della nostra epoca" (pag.6). Laddove il progresso scientifico e tecnologico segna il passaggio non di un'epoca ma ad un nuovo evo dell'umanita', la sfera della politica e' rimasta ferma al neolitico (potere carismatico, pag.7).
Dell'essere in un'epoca di crisi, evidenzia l'Autore, si parla almeno da un secolo e mezzo, ma e' anche un'epoca privilegiata della storia in quanto offre possibilita' di analisi e di porsi in modo critico di fronte all'esistenza ed all'organizzazione sociale.
Sono correnti tradizionali della scienza politica:
- la prospettiva giuridica (statalismo, costituzionalismo);
- la prospettiva filosofica che procede per antinomie (individuo/societa', forza/consenso, liberta'/uguaglianza).
La difficolta' di elaborare una scienza generale della politica e dello Stato dipende dalle opposte concezioni ideologiche (limite ideologico: lo schema di valori), dalle diverse evoluzioni degli Stati (limite etnocentrico: l'Europa Occidentale) e dalla varieta' di formazioni politiche non statali (limite istituzionale: la Costituzione). Ne derivano problemi di obiettivita' (scienza politica non ideologica), di comparazione politica, di rapporto fra teoria e prassi.
Lo strutturalismo distingue idee, interessi, ethos politico, strutture profonde, separa il processo di oggettivazione dal linguaggio simbolico e dai fattori inconsci.
Le strutture profonde (polisgeni della communitas: socialita', identita', aggressivita', totalita') sono rappresentazioni archetipiche che l'Autore distingue in elementi (simbolo collettivo, forza trascinante, totalita' unificante gli opposti, modello paradigmatico, funzione soteriologica) e caratteri (precondizione di fatto e valore, images agentes, ambivalenza, antinomia). Le aspettative inconsce sono all'origine del concetto di communitas e di archetipo, le aspettative latenti producono immagini del potere e principi di legittimazione.
L'Autore approfondisce il concetto di transfert politico:
- nell'ethos della comunita' tradizionale (archetipi del Patriarca e del Leviathan);
- nell'ethos della comunita' dei liberi (archetipo dello status naturae);
- nell'ethos della comunita' degli eguali.
Le cesure storiche sono situazioni-tipo, polarita' di sviluppo caratterizzate dalla liberazione della forza emotiva dell'archetipo.

13.
Secondo Aristotele (La Politica ), la comunita' (polis) nasce per la sopravvivenza e poi si sviluppa in modo naturale in vista del vivere bene (pagg.47 e seguenti); la polis e' una comunita' autarchica (pag.83 e 103) e non e' solo una comunita' di luogo perche' e' fondata sull'amicizia (pagg.95-119).
L'uomo e' un animale politico in quanto e' un costruttore di poleis (pag. 50 e 92); la polis e' un tutto, e' una comunita' di valori, e' il tutto anteriore sia all'individuo che alla famiglia, che ne sono parti (pagg.51-52; il ragionamento aristotelico e' spesso viziato da paragoni con l'organismo umano, pagg.56-71-104).
La natura umana e' ambivalente: quando e' nel giusto, l'uomo e' il migliore degli animali, ma puo' diventare il peggiore di tutti (pag.52); tre sono i fattori della virtu': natura, abitudine, ragione (pagg.175-176). Non esiste in generale un retto agire, le virtu' vanno enumerate (pag.72); l'amare piu' del necessario e' sbagliato (egoismo, eccesso di amore per i beni).
L'uso di un bene puo' essere conforme alla sua natura (economica) o puo' consistere nello scambio con un altro bene (crematistica, pag.65 e seguenti): quando il fine dello scambio e' la moneta, non vi e' piu' limite all'attivita' di scambio; Aristotele distingue la crematistica economica (necessaria, limitata, avente per scopo i beni) dalla crematistica commerciale (non naturale, illimitata, avente per scopo la moneta e percio' l'accumulazione di ricchezza ed anche l'usura). Aristotele ipotizza anche proprieta' private di uso comune (pag.76).
La polis e' composta da famiglie, alla cui base vi sono tre rapporti: padronale o dispotico (signore e schiavo), coniugale (marito e moglie), padre-figli; la schiavitu' esiste per violenza (pag.53), ma secondo Aristotele e' utile e percio' e' nella natura delle cose che vi siano liberi e schiavi (pagg.56-57), come pure che vi sia chi comanda e chi obbedisce (pag.71). L'autorita' verso uomini liberi e' politica, l'autorita' verso schiavi e' dispotica (pag.60).
La costituzione (politeia) di una polis e' la sua organizzazione, l'ordinamento delle cariche e delle autorita', che varia da polis a polis (pagg.85 e seguenti, pag.100): la migliore costituzione per una polis puo' infatti non coincidere con quella ideale (costituzione possibile, pag.99).
Sono cittadini della polis tutti coloro che sono liberi da ogni occupazione necessaria (pagg.91-110); la loro virtu' e' saper sia obbedire che comandare (pag.89). Il governo di uno, pochi o molti puo' essere esercitato per il vantaggio comune (monarchia, aristocrazia, politeia, pagg.92 e seg., pagg.112 e seg., pag.116), o per il vantaggio personale: la tirannide persegue l'interesse dei monarchi, l'oligarchia quello dei ricchi, la democrazia quello dei poveri, ed e' accidentale il fatto che l'autorita' sia nelle mani di uno, di pochi o di molti (pagg.92-94); inoltre, vi sono molte forme di governo (molte forme di oligarchia e di democrazia, pag.100, pagg.106 e seguenti).
Elementi fondanti della costituzione sono liberta', ricchezza, virtu' (pag.114); dalla costituzione derivano le leggi, che devono governare su tutto, mentre i magistrati decidono solo sui casi particolari (pagg.100-108-127 e seguenti). La misura sta in mezzo (giusto mezzo, pagg.118-119 e seguenti); il governo non deve andare ne' ai troppo ricchi ne' ai troppo poveri, le rivoluzioni sono provocate dalla ricerca di uguaglianza (pagg.138 e seguenti).

14.
Almond e Powell (Politica comparata) applicano il metodo funzionalista per lo studio della politica comparata (pag.46): il sistema politico consiste in funzioni o processi di conversione, che trasformano i flussi in entrata nel sistema politico (inputs: domande e sostegni) in flussi in uscita, outputs o capacita', prestazioni del sistema (regolativa, estrattiva, distributiva, ricettiva, pag.66); la teoria classica della separazione dei poteri tendeva "a identificare la struttura con la funzione" (pag.184). I sistemi politici sono entita' globali multifunzionali (pag.70), caratterizzati da interdipendenze ma, sottolineano gli Autori, non da armonie, e si distinguono per la loro relazione con la coercizione (pagg.49-50, 55).
I confini di un sistema politico sono soggetti a fluttuazioni (guerre, elezioni, pag.58); ogni sistema politico effettua transazioni con il suo ambiente esterno, che modella e da cui viene modellato (pag.50): gli inputs e gli outputs concernono i confini del sistema politico, al cui interno troviamo i processi di conversione (degli inputs in outputs, pag.58).
Oltre che per le funzioni di conversione degli inputs in outputs, i sistemi politici si caratterizzano anche per importanti funzioni di mantenimento e di adattamento:
- la funzione di reclutamento politico (pagg.60, 89, 146);
- la funzione di socializzazione politica, attiva sin dall'infanzia (pag.62), che e' il processo di conservazione e di trasformazione della cultura politica (pag.109). La cultura politica a sua volta e' il tipo di atteggiamenti verso la politica assunti dai membri di un dato sistema politico (orientamenti conoscitivi, affettivi, valutativi, pagg.91-92); a seconda del grado di consapevolezza, gli Autori distinguono cittadini, provinciali, sudditi, partecipanti (pagg.94 e seguenti). La socializzazione latente avviene attraverso la famiglia (socializzazione politica primaria), la scuola, gruppi di pari, il lavoro, i mass-media (pagg.110 e seguenti); la socializzazione politica primaria, in particolare, e' aspecifica, ascrittiva, latente e nessun individuo puo' sfuggirvi (pag.118).
Gli inputs, o flussi in entrata del sistema politico, sono le domande, che influenzano decisioni ed obiettivi politici, ed i sostegni che forniscono al sistema politico le risorse necessarie per conseguire i propri obiettivi (pagg.64-65). Le domande riguardano beni e servizi, regolazione del comportamento, partecipazione, comunicazione ed informazione; i sostegni consistono in sostegni materiali, ubbidienza, partecipazione, attenzione.
Gli inputs al sistema politico possono pervenire dalla societa' nazionale, dall'ambiente internazionale o dalle stesse elites politiche (pag.65); relativamente ai processi di conversione degli inputs (domande e sostegni) in outputs (prestazioni del sistema), gli Autori aggiungono ai tre poteri tradizionali (legislativo o di formazione delle norme, esecutivo o di applicazione delle norme, giudiziario o di amministrazione giudiziale delle norme) altre tre funzioni: l'articolazione degli interessi, l'aggregazione degli interessi, la funzione di comunicazione (pagg.48-68).
La comparazione fra sistemi politici riguarda pertanto le capacita' o prestazioni dei sistemi, le funzioni di conversione, le funzioni di mantenimento/adattamento e le loro reciproche interdipendenze (pag.69). L'incapacita' del sistema politico di far fronte alle sfide porta allo sviluppo politico, descritto dagli Autori in termini di differenziazione strutturale e di secolarizzazione culturale (pagg.74-75, 100 e seguenti, 106, lo schema e' a pag.383 del volume) ed inteso come sviluppo delle strutture che svolgono funzioni di conversione e di aumento della capacita' distributiva e della ricettivita' (pag.273 e seguenti); le culture politiche sono sempre miste, la secolarizzazione piu' o meno accentuata riguarda grado e distribuzione di rapporti ed atteggiamenti "razionali" (pag.73). Un sistema politico senza strutture specializzate e' intermittente: nelle moderne democrazie il cittadino e' un politico intermittente od "occasionale" (pag.85); gli Autori distinguono strutture politiche intermittenti (sistemi primitivi), strutture politiche differenziate (sistemi tradizionali), infrastrutture politiche differenziate (sistemi moderni, sia autoritari che democratici, pagg.283 e seguenti).
Un sistema politico e' ricettivo (e democratico) se permette il trasferimento di potere al suo interno; nei sistemi non ricettivi l'ideologia gioca un ruolo importante (pagg.99-105). La formulazione delle domande al sistema politico avviene mediante l'articolazione degli interessi, che segna il confine fra il sistema politico e quello sociale (pag.119) e genera conflitti da parte di gruppi di interesse (piu' individui con interessi comuni di cui sono consapevoli, pag.121) che gli Autori distinguono in associativi (sindacati ed altre organizzazioni, pag.125), istituzionali, non associativi (parentele, etnie, status, classi), anomici ed autorappresentativi (pag.122). I mezzi di articolazione degli interessi costituiscono i canali di accesso, che possono consistere in violenza (gruppi anomici, pag.129), connessioni personali (pag.131), rappresentanza nell'elite (pag.132), canali formali (mass-media, partiti politici, burocrazie). I canali di accesso dipendono dalla comunicazione politica, dalla cultura politica, dalla distribuzione delle risorse; per rispondere adeguatamente alle domande, occorre che l'articolazione degli interessi non sia latente (insoddisfazioni generiche, pag.135) e che l'accesso ai canali di comunicazione politica non sia limitato (es. da un partito unico, pag.138 e seguenti).
La funzione di aggregazione degli interessi converte le domande in scelte politiche (pag.149 e seguenti), attraverso i partiti politici (pag.154, pagg.171 e seguenti) e lo sviluppo politico (differenziazione e specializzazione di strutture politiche, pag.157). Gli Autori individuano differenti stili di aggregazione degli interessi (contrattazione pragmatica, valori assoluti ideologici, tradizionalismo, pagg.160 e seguenti); i sistemi politici coi problemi piu' gravi sono quelli che sommano un basso livello di specializzazione, un'aggregazione frammentata ed uno stile ideologico (pag.165).
La funzione di formazione delle norme e' discussa a pag.187 e seguenti; l'idea di una formazione quotidiana delle norme e' moderna (pag.193): il costituzionalismo diventa l'alternativa alle tecniche carismatiche di mutamento, tipiche dei sistemi politici tradizionali, e nelle democrazie moderne le funzioni di formazione, articolazione ed aggregazione vengono disperse e delegate (pag.195). In ogni caso, modelli accettati di formazione delle norme tendono a divenire tradizionali (pag.199).
La funzione di applicazione delle norme e' discussa da pag.199 (burocrazia, pagg.212 e seguenti, che all'inizio era amministrazione domestica della corte, pag.205); gli Autori distinguono burocrazie rappresentative (condizionate da sistemi politici, pag.207), di stato-partito (dove la burocrazia politica predomina sulla burocrazia di governo, pag.208), controllate dall'esercito (pag.209), dominate dal governante (pag.210). Gli outputs del processo politico di conversione sono condizionati dal funzionamento efficiente della burocrazia (pag.216).
La funzione di amministrazione giudiziale delle norme e' discussa da pag.217. La funzione di comunicazione e' necessaria per le altre funzioni (pagg.226 e seguenti); essa si svolge attraverso contatti personali informali, strutture sociali tradizionali (famiglia, gruppi religiosi), strutture politiche di input (sindacati, partiti, gruppi di interesse), strutture politiche di output (burocrazia, corpi legislativi), mass-media (gli Autori osservano come i programmi di intrattenimento televisivo riducano le differenze culturali fra ricchi e poveri e fra popolazione urbana e rurale, pag.234). La mobilitazione sociale e' "un effetto dell'aumento della comunicazione" (pag.238), mentre i sistem i autoritari soffrono di "allucinazioni" (yesmen, pag.246).
In politica la complessita' degli eventi e' tale che e' molto difficile stabilire rapporti di causa-effetto (pagg.248-249). Gli Autori distinguono tre fonti di mutamento politico (pag.257): elites del sistema politico stesso, gruppi sociali interni, ambiente internazionale. La pressione esercitata sul sistema politico e' data dal flusso di domande destinate al sistema stesso (pag.257; quali sono i gruppi che formulano domande? pag.266), le cui capacita' o prestazioni (outputs interni ma anche internazionali) sono discusse da pag.258: interdipendenza fra capacita' estrattiva (risorse) e regolativa (coazione legittima, pag.261), capacita' distributiva, capacita' simbolica (simboli efficaci, che non sempre coincidono con l'output simbolico, pag.264), capacita' ricettiva (pag.267; capacita' ricettiva internazionale, pag.269). Le risposte delle elites, le risorse necessarie e l'apparato organizzativo sono i principali fattori che influenzano le capacita' (pag.270 e seguenti).

15.
Andrew Gamble (Fine della politica?) osserva come il prevalere di argomenti pessimisti, di disillusione, disincanto, fatalismo, portano al dibattito sulla fine: fine della politica, della storia, dell'ideologia, dello stato, della sfera pubblica, dell'autorita'; l'idea di fondo e' che vi siano forze impersonali (quali la globalizzazione e la tecnologia) che rendono impossibile da parte dell'uomo il controllo del proprio destino (pagg.7, 21, 45 e seguenti). Compito della politica doveva essere invece quello di permettere alle societa' umane di controllare il proprio destino, attraverso potere, risorse, ordine, regole, identita', fedelta'; a questa visione della politica si sono contrapposte la tesi conservatrice della politica afflitta da corruzione ed inefficienza, e la tesi della politica totalitaria (pag.9). Molte utopie sono "luoghi apolitici" (pag.10).
Ma la politica e' necessaria, secondo l'Autore, perche' e' elemento costitutivo della nostra esperienza, e non semplicemente una sua parte; il suo campo d'azione puo' restringersi, ma non scomparire (pagg.101-102).
Il pensiero politico, osserva ancora Gamble, si caratterizza per codici binari, contrapposizioni fra amici e nemici (l'identita' d' determinante per ogni entita' politica), inclusi ed esclusi (prender partito), pubblico e privato (solo il pubblico e' politico, pag.11). La sfera politica ha pertanto tre dimensioni:
- identita', che e' la dimensione espressiva del politico (chi siamo?, pag.104);
- potere, che e' la dimensione strumentale del politico (chi ottiene cosa, quando e come, pag.102);
- ordine, dimensione regolativa del politico (pagg.14-15, 104-105).
Tutte le dimensioni implicano conflitto (chi decide, come e quali decisioni prende, pag.16).
La nozione di fine indica termine (morte) ma anche significato (scopo, pag.17); tutte le affermazioni in tal senso sono o retoriche oppure meta-narrazioni (descrivono una nuova fase dell'evoluzione, pag.99): anxhe le rivoluzioni non costituiscono cesure storiche radicali, ma conservano elementi di continuita' col passato (pag.18).
Il fatalismo puo' essere pessimista (esito fatale, sentenza di morte, pag.63), ma anche ottimista (provvidenza, pag.19); tendenze importanti vengono trasformate in giudizi assoluti sulla "fine" (pag.81). La politica e' azione, desiderio, immaginazione, volonta0 interna ll'uomo, e si contrappone al fato inteso come vincolo esterno, contingenza, destino inevitabile: ma poiche' un mondo senza vincoli non e' possibile, vi deve essere equilibrio fra i due termini (pagg.23-24); il fato, inteso poi come fattore interno all'uomo ed alla societa', come genetica e come biografia (personale e storica) crea opportunita' oltre a fissare limiti, ed il compito della politica e' proprio quello di cogliere queste opportunita' (pag.24).
Sia l'universalismo (globalizzazione) che l'antiuniversalismo (pluralismo dell'ordine mondiale) sono fatalisti (pag.61). Il neoliberismo proponeun mondo senza politica, fondato su principi economici, che e' realizzabile pero' solo per mezzo della politica (pag.57; "monetarismo, deregolamentazione, privatizzazione e flessibilita' dei mercati del lavoro", pag.59).
La percezione della legittimita' di un ordine o di un'azione fa si' che essi vengano eseguiti volontariamente, senza coercizione; non vi sono obblighi morali ad obbedire ad ordini illegittimi, anche se puo' essere prudente farlo (pag.63). Sono fonti di autorita' le norme legali, le consuetudini (una societa' senza tradizioni non puo' esistere, pag.69), la religione, la scienza (la cui autorita' sarebbe stata indebolita dalla crescente integrazione coi processi produttivi, pag.79), il carisma e le dottrine ideologiche: "l'autorita' riduce l'incertezza e fornisce sicurezza" (pag.64; il welfare state avrebbe ridotto rischio ed insicurezza, pag.75); la storia moderan si caratterizza per i molteplici tentativi di sostituire fonti d autorita' con altre, piuttosto che di eliminare l'autorita' in se': conflitti "tra chiesa e stato, cristianesimo e islamismo, re e parlamento, capitale e lavoro, religione e scienza" (pag.64). Il pluralismo dei valori rende impossibile stabilire una priorita' fra essi (visione autorevole, pag.70).
Il conservatorismo e' schizofrenico, perche' cerca di abbinare tesi liberiste ed anche libertarie al fondamentalismo morale (sacralita' delle istituzioni e della cultura nazionale, pag.71 e 73).
Il new public management (partnership pubblico/privato) e' governo, anche se con altri mezzi: i settori pubblico/privato non costituiscono un rapporto a somma zero (pagg.82 e 87). La governance e' l'insieme dei meccanismi per guidare e governare una societa', fra cui vi sono il government (governo), i mercati, le reti (pag.84), la cooperazione internazionale, la governance a piu' livelli (ne e' esempio l'Unione Europea, che segna il passaggio dallo stato-nazione interventista allo stato regolatore, pag.85). La governance e' percio' piu' ampia del government, in quanto comprende famiglie, comunita', associazioni, reti, mercati (pag.15); tema chiave della politica, secondo l'Autore, e' l'equilibrio fra le diverse modalita' di governance.
La categoria della sfera pubblica comprende il settore pubblico, il governo, la partecipazione degli attori pubblici ma anche privati alla discussione dei problemi comuni (pag.87); progetti individuali di felicita' confliggono fra loro, l'interesse pubblico non e' dato bensi' oggetto di discussione o di negoziato (tema dell'equita': equo trattamento, equo processo, pagg.95-96). La sfera pubblica, secondo l'Autore, si sta restringendo: i mass media (e la televisione in particolare) consentono ai leader politici di rivolgersi direttamente all'elettorato, con slogan, rendendosi indipendenti dai partiti e rendendo superflue le tesi politiche (pag.88).
I neoliberisti criticano il mercato politico perche' non e' concorrenziale cone i mercati economici, ed auspicano pertanto la sua riduzione (riduzionismo politico, pagg.93-94).
Si vedano altre considerazioni dell'Autore negli argomenti filosofici sulla globalizzazione e sulla storia in questo sito.

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