1.
Politica, economia, organizzazione sociale sono solo mezzi per rendere buona la vita degli individui: "una societa' buona e' un mezzo per una vita buona di coloro che la compongono, e non e' qualcosa che abbia, per proprio conto, una sua specie separata di eccellenza" (pag.126). L'Autore evidenzia come lo Stato sia un'astrazione dietro cui vi sono persone con propri scopi e con poteri che non ha la maggioranza degli individui (pag.127).
Per Russell gli scopi primari del governo sono tre (pag.94):
- sicurezza (sicurezza medica, protezione contro lo Stato stesso e contro Stati ostili), per raggiungere la quale e' necessario un unico governo mondiale (pag.95) il cui solo scopo e' quello di impedire la guerra (pag.106);
- giustizia (democrazia politica, eguaglianza economica);
- conservazione (delle risorse naturali).
La sicurezza e' un fine negativo, dovuto alla paura, il fine positivo e' ispirato invece dalla speranza (pag.96); a sicurezza e giustizia vanno posti dei limiti: "c'e' giustizia dove tutti sono egualmente poveri, cosi' come la' dove tutti sono egualmente ricchi, ma sarebbe vano rendere piu' poveri i ricchi, ove questo non servisse a rendere piu' ricchi i poveri" (pag.98).
Secondo l'Autore, i governi futuri avranno come compiti piu' importanti la riforma dell'agricoltura ed impedire la guerra; nelle altre sfere, devono invece incoraggiare le iniziative non governative e la liberta' di sperimentare (pagg.100-101).
I problemi vanno frazionati ed affrontati quelli non troppo grandi per noi (decentramento, pag.130); Russell propone una devoluzione dei poteri dello Stato (ad organismi geografici, industriali, culturali con propria autonomia finanziaria, pag.105): devoluzione dal governo mondiale ai governi nazionali e da questi ad organismi inferiori (pag.116).
2.
Secondo l'Autore, solidarieta' nel gruppo ed ostilita' verso gli altri sono due meccanismi istintivi di azione che hanno caratterizzato le fasi primitive della nostra specie (pagg.8-11: Russell distingue la fedelta' tribale da quella personale, verso un capo; quest'ultima permette l'accrescimento del gruppo attraverso la guerra e la schiavitu' dei vinti).
Istintivamente, osserva Russell, dividiamo l'umanita' in amici (impulso a collaborare) e nemici (impulso a competere), cambiando continuamente la divisione: la forza coesiva deriva dal nemico esterno comune ("in tempi sicuri, possiamo permetterci il lusso di odiare il nostro vicino, ma in tempi di pericolo dobbiamo amarlo", pag.14). Percio' lo Stato mondiale, non avendo alcun nemico, rischierebbe di disgregarsi per mancanza di forza coesiva.
La coesione sociale non si puo' fondare allora solo sul timore verso nemici esterni (forza negativa che cessa con la vittoria), vi deve essere coscienza della cultura comune (pag.36). Da sempre il governo ha due funzioni: una negativa (impedire la violenza privata ed assicurare il rispetto della legge) ed una positiva (in passato era solo la guerra, poi l'azione si e' andata estendendosi all'educazione ed all'economia, pag.37).
L'appello all'odio verso un nemico presunto come risposta a cio' che non va, produce alla fine effetti catastrofici (pag.77).
3.
L'Autore individua cicli storici, caratterizzati da un lato da anarchia, dall'altro da estensione dell'area di governo dello Stato e da intensita' dell'autorita' di quest'ultimo sull'individuo (pag.41).
I grandi imperi erano instabili per difetto di mobilita' (il cavallo era il mezzo piu' rapido, pag.27); la tecnica moderna, al contrario, ha reso necessari i grandi gruppi (economici e militari, pag.28). Il corso degli eventi e' imprevedibile a causa delle nuove conoscenze: nessuno avrebbe mai potuto prevedere la Chiesa Cattolica o l'Unione Sovietica: "ogni profezia relativa all'avvenire dell'umanita' dev'essere trattata solo come un'ipotesi" (pag.42).
In tempi di anarchia gli intellettuali si preoccupavano della legge, in tempi di crescita del potere statale si interessano al culto della liberta' (pag.33). Il rispetto della legge e' fondamentale per le rivoluzioni fortunate (inglese nel 1688, americana nel 1776), altrimenti il risultato e' anarchia o dittatura (pagg.118-119).
Il progresso morale comincia con la universalizzazione della morale (prima solo tribale) e si manifesta nei confronti della schiavitu', dei prigionieri di guerra, dei padri e mariti, delle razze (pag.51). La tecnica moderna ha reso possibile lo stato totalitario, dove i "novatori morali" non possono esistere: i regimi totalitari sono fatali al progresso morale (pag.52), che e' invece protesta e tentativo di accrescere la solidarieta' (pag.49).
La morale personale e quella civica sono entrambe necessarie: "senza una morale civica le comunita' periscono; senza una morale personale, la loro sopravvivenza non ha alcun valore" (pag.119). La sfera dell'azione individuale non e' eticamente inferiore rispetto a quella pubblica (eccellenza privata, pag.121), le migliori attivita' umane sono personali, non sociali; profeti, poeti, scienziati sono uomini solitari (pag.122).
4.
Il conflitto fra l'interesse generale e l'interesse del singolo settore di una societa' e' inevitabile (pag.71); l'opinione della maggioranza o del governo non sono infallibili (pag.82).
Nella concorrenza non regolata il perdente subisce un disastro (fame, guerra, morte), in quella regolata (come nelle competizioni sportive) subisce soltanto una "perdita di gloria" (pag.75). in cultura una condizione di progresso e' la diversita', la concorrenza non deve essere economica e militare ma intellettuale e culturale (pag.116, no al regno scolastico dell'autorita', pag.104).
Sono necessari sia il controllo (altrimenti c'e' anarchia) sia l'iniziativa (altrimenti c'e' ristagno, pag.93); oggi servono grandi organizzazioni, sia per la politica che per la scienza (pag.58): crudelta', sofferenza e poverta' possono essere eliminate grazie alla scienza ed alla tecnica, bisogna pero' stare attenti a non creare una nuova prigione, piu' giusta (nessuno ne sta fuori) ma "noiosa, priva di gioia e spiritualmente morta" (pag.88). Secondo l'Autore e' necessaria una democrazia locale su piccola scala, anche nelle imprese (pag.85), altrimenti la democrazia politica ed economica viene considerata un "ente remoto" (pag.87).
Russell sostituisce alla liberta' d'impresa (laissez-faire) la liberta' d'iniziativa ("che gli uomini capaci trovino sbocchi per i loro meriti", pag.110), distingue gli impulsi conservatori (possedere, acquisire da altri) dagli impulsi creativi (dalle forme piu' umili fino ai grandi capolavori, pag.112).
5.
La felicita' non comporta la eliminazione di ogni pericolo, una vita tranquilla e' una vita noiosa (pag.19); il riformatore sociale deve cercare mezzi di sicurezza e combinarli con forme di avventura compatibili col vivere civile (pag.21): ogni individuo ha bisogno di gloria, i sogni ad occhi aperti vi sopperiscono ma, se mai si collegano alla realta', possono produrre squilibri mentali (pag.22).
L'iniziativa individuale puo' produrre innovatori ma anche criminali; vi e', secondo Russell, un problema di equilibrio: "troppa poca liberta' porta al ristagno e troppa liberta' porta al caos" (pag.46). Per individui eccezionali vi sono oggi quattro carriere: politica, industria, scienza, crimine; nell'antichita' vi erano anche l'arte e le riforme religiose e morali (pag.52), l'artista oggi e' onorato ma anche isolato, l'arte non e' parte integrante della vita comunitaria (pag.48).
Il lavoro non deve essere solo un mezzo per ottenere un salario (pag.84), le cose utili sono mezzi per altre cose che hanno valore intrinseco e non perche' sono utili (pag.122). I grandi profeti, i grandi poeti, i grandi pittori, i grandi compositori sono emersi da folle di profeti, poeti, pittori, compositori minori che esistevano nel loro tempo in comunita' piu' piccole rispetto alla nostra epoca, in cui l'uomo impiega il proprio lavoro per produrre cose utili piuttosto che opere d'arte: "tutto e' organizzato, nulla e' spontaneo" (pag.62); oggi siamo attivi in cose irrilevanti, osserva l'Autore, e passivi in quelle importanti: "alcune delle societa' ingiuste del passato davano a una minoranza delle opportunita' che, se non stiamo attenti, la nuova societa' che cerchiamo di costruire potra' non dare a nessuno" (pag.82).
Artisti e scrittori possono ancora sviluppare iniziative individuali, gli scienziati invece hanno bisogno oggi di organizzazioni, l'elemento fondamentale sono percio' le condizioni che determinano chi ha accesso ai mezzi per fare ricerca (pag.103).
Se il fine e' molto desiderato, possono esserlo anche i mezzi per raggiungerlo (se non sono molto distanti dal fine, pag.65).
La previdenza (fare oggi per il domani) caratterizza lo sviluppo mentale, ma i fini contano piu' dei mezzi per raggiungerli (pagg.123-124).