1.
La progettazione, scrive Maldonado, "e' il nesso piu' solido che unisce l'uomo alla realta' ed alla storia"
(pag.31); la capacita' di progettare, come la capacita' di fare appartengono entrambe
all'universo operativo dell'uomo.
Il tipico fare senza progetto e' il gioco, il tipico progettare senza fare e' l'utopia (pag.31); entrambi, il gioco e l'utopia, sono da intendersi in tale contesto come attivita' libere e spontanee,
sono caratterizzati dalla gratuita' ed entrambi sono "esercitazioni preparatorie: il gioco per il fare, l'utopia per il progettare"
(pag.32); l'utopia ha pero' una componente in piu' che al gioco manca, ed e' la speranza (pag.33).
L'utopia e' concreta solo nel contesto di un'azione efficace: "senza valutazione tecnica la concretezza del discorso utopico e' una finzione"
(pag.135); la debolezza strumentale e' debolezza operativa (pag.137).
La progettazione implica la proiezione concreta: un processo dialettico
di reciproca formazione e reciproco condizionamento interessa la condizione umana e l'intorno umano
(pag.27); l'uomo non puo' vivere senza la proiezione concreta, perche'
comprometterebbe il suo stesso avvenire (pag.30).
2.
Il dissenso, quando rinuncia alla speranza, quando e' sprovvisto di progetti, non e' pericoloso per le forze del consenso ed, anzi, puo' anche
divenirne una forma piu' sottile (pag.66).
D'altro canto, lo scopo dei rivoluzionari professionisti e' solitamente quello di prendere il potere, non quello di fare le rivoluzioni:
i loro discorsi sono espressivi, pro-gestuali, non operativi, non progettuali; i rivoltosi di tutti i tempi (anabattisti, millenaristi, mistici, anarchici, ecc.) amano
le rivolte piu' che il mondo a cui esse potrebbero dare origine (pag.111). Essi estetizzano la politica: "per il piacere, senza dubbio disintossicante, di una 'tragischer Monat' (Munster 1532), di una 'semana tragica' (Barcellona 1909), o di una 'semaine de Mai' (Parigi 1968), essere disposti a compromettere la realizzabilita' di un'azione sicuramente meno turbolenta, ma probabilmente molto piu' efficace" (pag.112).
L'incontro fra il nichilismo culturale ed il nichilismo politico da' origine al
nichilismo progettuale (pag.40); scrive l'Autore: "la storia della crudelta' (o della crudelta' nella storia) ci insegna che quando, per cause oggettive o soggettive, la condanna non e' stata possibile, si e' giunti prima o poi all'applauso, quasi sempre attraverso una fase transitoria di indifferenza" (pag.44). Ridere, in questo contesto, "puo' anche essere un rifiuto a pensare (...) Ad Auschwitz si e' arrivati a poco a poco: la beffa sui suicidi degli ebrei era il passo che preparava la beffa sull'omicidio diretto contro gli ebrei" (pagg.44-45).
3.
La progettazione permette atteggiamenti di pessimismo costruttivo (pag.81), come sulla questione
ambientale (la popolazione degli inquinanti, pag.80); la progettazione priva di una "lucida coscienza critica - ecologica o sociale - ci conduce sempre ad evadere dalla realta' contingente" (pag.100): la gestione e'
il comportamento che trasforma l'informazione in azione (pag.101).
Le bipolarizzazioni ordine-disordine e semplicita'-complicazione sono inseparabili (pag.125):
la progettazione ambientale porta i sistemi che tendono alla complessita'
disordinata ad una complessita' ordinata (non complicata, pag.126).
I sistemi possono essere (pag.103): isolati (il sistema non scambia con l'ambiente ne' materia ne' energia); chiusi (il sistema scambia con l'ambiente la sola energia); aperti (il sistema scambia con l'ambiente sia l'energia che la materia).
I biosistemi ed i sistemi sociali dovrebbero essere sistemi aperti, la tendenza storica dimostra
che i sistemi sociali piu' chiusi o isolati sono i piu' fragili, "la loro mancanza di elasticita' e quindi di adattabilita' li rende particolarmente vulnerabili all'influenza dei fattori endogeni ed esogeni di deviazione" (pag.104).