Iniziative Nazionali


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dell'15. 02. '03

dalla CNN: Nel mondo 110 milioni in piazza per la pace

a Roma 3 milioni

"chi ci sta ci sta" , a Roma il 15 febbraio, alla grande manifestazione internazionale contro la guerra. E' stato il giorno del rinascimento della politica. Giornata storica. la prima storicamente globale. Negli occhi una marea di arcobaleni e una fiumana di persone felici e consapevoli di fare ciascuna una cosa estremamente giusta: lavorare per la pace nel mondo. Una fiumana di persone che sbucavano da ogni vicolo con i simboli della pace dipinti in volto, portati sui vestiti o sui vessilli, convenuta li per un insopprimibile esigenza personale di un mondo fortemente diverso. una fiumana che manda una ineludibile richiesta ai partiti. non fate una politica che ci allontani dalla pace perche' non ci corrisponde. Noi eravamo la per affermare che abbiamo bisogno di una politica che non ci porti all'impossibile convivenza con la guerra. Ci vuole un'idea della forza della politica, che non si appiattisca mai sulla violenza per risolvere i problemi. Ci vuole l'idea della forza della vita in politica per conservare il mondo per gli altri e le altre che devono arrivare, portati dalla forza della nostra vita.

I media siamo noi

L' informazione "blindata" dal nostro presidente non ha impedito il passaparola che ormai serpeggia alla velocita' della luce fra la gente. In Italia c'è stata la più grande manifestazione per la pace del mondo, in quell'Italia, dove i telegiornali hanno annullato l'evento, prima e dopo, dove i tre milioni e più di persone sono diventati invisibili. Ebbene questo è un grande segnale: le menti pensanti sfuggono da ogni controllo! più l'informazione ci cancella più numerosi scendiamo pacifici in piazza. La grande manifestazione di sabato ci ha fatto ritrovare spontaneamente tutti vicini :sindacati, movimenti, partiti, girotondi, partigiani, suore, preti, insegnanti, studenti, no global , operai, intellettuali, bambini, madri e padri. Berlusconi non abbiamo più bisogno delle tue televisioni, per salvare la pace bastano le nostre menti e i nostri cuori.




comunicato di "chi ci sta ci sta" - Reggio Emilia 3 febbraio 2003

DIFENDIAMO LA COSTITUZIONE

La reazione del Presidente del Consiglio Berlusconi e delle forze politiche che sostengono il suo governo, contro la decisione della Suprema Corte di Cassazione di rigettare l'istanza di legittimo sospetto sul tribunale di Milano, è grave e getta un'ombra sul futuro democratico del nostro Paese.
Il Presidente del Consiglio, che insieme a Cesare Previti e ad altri avvocati, è accusato di avere corrotto giudici, al fine di comprare sentenze favorevoli, anziché accettare e favorire, come ogni altro cittadino, il tribunale e il giudice che deve pronunciare la sentenza, si scaglia contro la magistratura gridando al complotto politico dei giudici e chiedendo l'impunità. Nella cassetta video registrata e trasmessa da tutte le televisioni italiane, Berlusconi pronuncia parole che inquietano la coscienza civile e democratica di ogni cittadino che si riconosce nei valori e nei principi della Costituzione repubblicana.
Berlusconi afferma che in una "democrazia liberale" la magistratura deve essere sottoposta ad altri poteri. Non è vero. L'articolo 104 della Costituzione dispone che: "La Magistratura è un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere".
Berlusconi dice che chi governa è giudicato solo dai suoi pari. Non è vero. L'articolo 96 della Costituzione precisa che "Il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Ministri, (.) sono sottoposti, (persino) per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria(.)". Berlusconi dice che "il governo è del popolo". Non è Vero. E', invece, la giustizia che, in base all'articolo 101 della Costituzione, è amministrata in nome del popolo e non in nome della maggioranza elettorale.
Ora Berlusconi chiede l'immunità, ma nelle democrazie la legge deve essere uguale per tutti e non vi è spazio per alcuna impunità. Questo attacco di inusitata violenza e disprezzo nei confronti della Magistratura e della sua indipendenza, mettono a repentaglio l'intero sistema democratico e la libertà di tutti i cittadini e richiede una risposta civile, politica e istituzionale di difesa, senza se e senza ma, della Costituzione democratica della Repubblica Italiana.

Il coordinamento di "Chi ci sta ci sta"


 

Grande successo della manifestazione di "Chi ci sta ci sta" con Michele Santoro il 23.1.03 a Reggio Emilia

La sera del 23 Gennaio eravamo quasi in 1500 al Palazzetto dello Sport a discutere con Michele Santoro sul tema:
- RAI: Libertà d’informazione e qualità della democrazia
.. e in 100.000 davanti agli schermi di Telereggio

Grande successo di partecipazione l'altra sera a Reggio Emilia: quasi 1.500 persone sono accorse al Palazzetto dello Sport di Reggio Emilia e più di 100.000 davanti al televisore per ascoltare, in diretta, la voce del conduttore di Sciuscià. Il programma, d'informazione e d'inchiesta, spento dalla RAI di Berlusconi per motivi politici.
Michele Santoro, è la prima vittima del regime di monopolio televisivo che si è venuto a creare in Italia con l'avvento al governo del padrone dellaFininvest e di Mediaset. Sciuscià era il programma di maggiore successo diRai 2, seguito con passione da milioni di telespettatori. E' stato spentoperchè politicamente scomodo, perchè indipendente e non disposto adaccettare veline da nessuno. Santoro, Ruotolo, Iacona, Maria Cuffaro, Formigli e tanti altri giornalisti e operatori di Sciuscià sono vittime di una grande ingiustizia. Sono i primi proscritti del nuovo regime dell'informazione monopolista. Non lasciamoli soli, perchè la loro lotta per 'riaccendere Sciuscià' è la nostra lotta per conservare la democrazia.

Chi ci sta ci sta - Reggio Emilia

 


Ed eccovi ora l'introduzione alla serata del nostro Stefano Morselli:

Buonasera e benvenuti. questa manifestazione ha per temi la libertà d?informazione e la qualità della democrazia. Uso in senso proprio la parola manifestazione perché, nelle intenzioni di coloro che l?hanno promossa, questa serata non vuole essere soltanto una occasione di dibattito e di approfondimento, ma anche e soprattutto un momento di denuncia e di protesta per la situazione che si è creata nel nostro Paese. Una situazione che viene considerata di
grave allarme per il normale funzionamento della democrazia liberale, e quindi a rischio di regime, sia pure un regime moderno, che non abolisce le regole democratiche,ma le svuota progressivamente della loro sostanza.
L'allarme democratico viene lanciato non da pochi, inguaribili massimalisti, ma da tanti normalissimi cittadini, il cui testo di riferimento non è il libretto rosso di Mao Tse Tung, bensì la Costituzione della Repubblica Italiana.

Circa un anno fa, come è accaduto un po' in tutta Italia, un gruppo di cittadinireggiani ha deciso che, in difesa dei valori fondamentali della Costituzione,era giusto e necessario fare qualcosa in prima persona. Prima ancora cheuna decisione ragionata, è stato un impulso emotivo, un sentimento di indignazionee di rigetto verso la sottomissione di un intero Paese agli interessi diun clan affaristico che non meriterebbe nemmeno il nome di destra. Ed è stato un impulso nato anche come reazione allo stato di inerzia, di passività, di afasìa in cui erano allora quasi completamente immobilizzati i partiti
del centro sinistra. Non a caso, quel gruppo di cittadini reggiani si diede il nome 'Chi ci sta ci sta'. Non contro i partiti del centro sinistra, ma in autonomia da essi,
con spirito critico e al tempo stesso unitario, ha cercato di proporre sollecitazioni e iniziative utili a rafforzare una battaglia politica di chiara e forte opposizione a un governo che si è - come era del tutto prevedibile - confermato dannosissimo per la vita civile, morale, economica e sociale del nostro Paese.
Con questo stesso spirito critico, propositivo e unitario, è stato invitato questa sera Michele Santoro. Il quale in tema di informazione è un qualificato addetto ai lavori. Però da tempo, di lavori - cioè di programmi televisivi - non ne fa. Perché un bel giorno il capo del governo Berlusconi, in trasferta e versione bulgara, ha annunciato che Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi -colpevoli di lesa maestà -non avrebbero più dovuto lavorare in Rai. Detto fatto, con buona pace del pluralismo informativo e anche del mostro sacro chiamato audience. Vedremo poi come andrà a finire, dato che Santoro è ricorso alla magistratura per far valere il suo diritto a lavorare. Ma intanto viene violato il diritto di tutti noi, cittadini che paghiamo il canone. E viene violato, per l'ennesima volta, l'elementare principio secondo il quale non può essere un capo di governo -meno che mai se contemporaneamente monopolista televisivo - a decidere quali programmi e quali professionisti possono trovare spazio in Rai.
Michele Santoro ha accettato di buon grado l'invito ed eccolo qui. Lo ringraziamo, insieme al collega Paolo Bonacini, direttore di Telereggio, che avvierà tra pochissimo questa intervista pubblica. In seguito, il microfono girerà anche tra i presenti in sala, chi vuole potrà proporre spunti e domande, però molto concisamente, due minuti, in modo da lasciare spazio al maggior numero di persone, e naturalmente soprattutto, allo stesso Santoro.
Due ultime e rapidissime cose. La prima: vedete qui appese alcune bandiere arcobaleno della pace. Stiamo vivendo, ormai da mesi, in un clima di vigilia dell'ennesima guerra, alla quale si oppongono grandi movimenti in tutto il mondo. Chi ci sta ci sta ha deciso di aderire al coordinamento reggiano Basta Guerre, e ripete qui il suo no alla guerra cosiddetta preventiva contro l'Iraq, senza se e senza ma. Il 15 febbraio, nelle capitali di tutta Europa -quindi anche a Roma -ci saranno grandi manifestazioni per ripetere ancora e forte quel no. Sarà importante esserci in tanti.
L'ultimissima cosa che devo dire è molto più modesta, ma per noi è importante. Lo slogan Chi ci sta ci sta vuole anche dire che tutte le iniziative - dai girotondi, ai volantini, dagli autobus per la grande manifestazione del 14 settembre a Roma all'incontro odierno - vengono organizzate con l'impegno del tutto volontario e a spese, appunto. di chi ci sta. Per questo, vi chiediamo un aiuto ad autofinanziare questa serata, in particolare l'affitto del palasport,
che è piuttosto oneroso. Qualcuno passerà con una scatola per raccogliere contributi, diciamo pure a fare la questua. Non è un obbligo, ovviamente, ma se date una mano servirà. Per oggi e per le prossime volte che vorremo e dovremo ritrovarci insieme: osservando le vicende e le cronache di questi giorni, temo che le occasioni non mancheranno.

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