Abbandonata dall'ultimo abitante, un
pastore, alla fine degli anni sessanta, Santa Luzia
è l'isola disabitata di Capo Verde.
Nella parte meridionale è praticamente piatta
con alte dune di sabbia. In quella settentrionale sono
chiaramente evidenti le origini vulcaniche dell'isola.
Le coste alte e le montagne, tra cui la cima conica
di Agua Doce, ne sono testimonianza inconfutabile.
L'unico ormeggio che ci appare possibile, ma tutt'altro
che sicuro, è quello davanti alla spiaggia di
Palmoa Tostao, tra Ponta da Praia e Ponta da Laje de
Areia.
Chi c'è stato la racconta splendida e piena di
contrasti. Desertica, nera, eppure con spiagge bianchissime
e dune di sabbia. Contornata da un mare limpidissimo
e tra i più pescosi dell'arcipelago.
I primi tentativi di abitarla furono fatti verso la
fine del XVII secolo ma, sia quelli che altri successivi,
si sono sempre risolti in insuccessi. La pressoché
totale assenza d'acqua si è sempre dimostrata
un ostacolo insormontabile.
Nel 1800 abitavano l'isola una ventina di persone: allevatori
che mandavano latte, carne e cuoio nella vicina S. Vicente.
Unici resti che testimoniano, ormai, l'avvenuta presenza
umana sono quelli di una piccola cappella dedicata a
Santa Luzia.
Nessun progetto serio è stato sinora approntato
per un recupero o un (difficile) sviluppo turistico
dell'isola. Si preferisce parlare di leggende e di misteri:
tesori di pirati, covo di contrabbandieri, misteriosa
sparizione dell'ultimo abitante
Nel 1990 il Governo di Capo Verde ha dichiarato l'isola
Patrimonio Pubblico e Riserva Naturale.
Come si raggiunge:
La maniera più agevole (si fa per dire) per
raggiungere l'isola è quella di rivolgersi
a qualche pescatore di Calhau.
Assicuratevi che il battello sia adatto allo scopo
e, soprattutto, prendete accordi chiari per il ritorno.
I dintorni
Nel tratto di mare tra Santa Luzia e S. Nicolau
sorgono altri due isolotti: Branco e Razo , entrambi
piccolissimi.
Il primo, circa quattro chilometri quadrati, deve
il nome al colore di parte della roccia calcarea
che lo forma. Il punto più alto è
327 m.
Il secondo, grande poco meno del doppio, è
famoso per le specie avicole che lo abitano. Tra
tante, l'endemica allodola di Razo (alauda Razae).
Il punto più alto è 165 m.
I due isolotti sono zona protetta, dall'inizio degli
anni novanta, e necessita un permesso speciale per
visitarli.
Tratto da www.cvfaidate.it
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