Storia e Folklore Calabrese
di Domenico Caruso



Indice

Storia della Calabria

Folklore calabrese

Poesia dialettale

S.Martino: un paese e un Santo

Fatti straordinari in Calabria

Ricordi di scuola

L'autore

Lettere e contributi

Da libri, giornali e riviste

La nostra Piana

Immagini

Almanacco di Gennaio

Almanacco di Febbraio

Almanacco di Marzo

Almanacco di Aprile

Almanacco di Maggio

Almanacco di Giugno

Almanacco di Luglio

Almanacco di Agosto

Almanacco di Settembre

Almanacco di Ottobre

Almanacco di Novembre

Almanacco di Dicembre

Detti, proverbi e "fattaredi"

La satira elettorale

Palmi

Laureana di Borrello

Taurianova

Rizziconi

Molochio

Cittanova

Terranova Sappo Minulio

Santa Cristina d'Aspromonte

La nostra Piana

Rizziconi

    Voglio che (il mio cuore) sia piantato in Aspromonte
    in un groviglio di felci
    e all'acqua, al sole, al vento
    rifiorisca
    come un cespo di rose.
    (Potito Giorgio).
Un po' di storia
Origini della città
Fondato probabilmente dai profughi di Tauriana, Rizzìconi fino all'eversione feudale (1806) fu un casale del Ducato di Terranova di cui seguì le vicende.
Appartenne, quindi, ai Lauria, ai Joinville e ai Sanseverino fino all'inizio del Quattrocento; ai Santangelo, ai Caracciolo, ai Correale, ai Cordova, ai de Marinis ed infine - dalla 2^ metà del XVI secolo - ai principi Grimaldi di Gerace.
L'attestazione del toponimo, contenuta in uno studio di Domenico Vendola, risale al XIV secolo: de Riczicone. Il termine rizikòn (scoglio), derivante dal greco, con l'aggiunta del suffisso -oni (gr. -ones) designa i discendenti di una famiglia.
Ai tempi della Repubblica partenopea (1799), proclamata dal generale Championnet, Rizzìconi fece parte del cantone di Seminara e con le successive riforme amministrative francesi fu incluso prima fra le università del governo di Rosarno e poi fra i Comuni del circondario di Polistena.
Molto importante risulta la frazione Drosi (Drosium), antica stazione romana della via Pompilia: scavi archeologici hanno portato alla scoperta di alcuni sepolcri dell'età preistorica.
Per la frazione Cannavà si può leggere la significativa testimonianza di Eleonora Valerioti pubblicata nella sezione "Lettere e contributi" (C'è posta per te!).

Il "Passo dei cavalli"
Nel 1495 le truppe francesi di Carlo VIII occuparono la nostra Regione. Allora il duca di Calabria Alfonso II (il Guercio), dopo aver abdicato a favore del figlio Ferdinando II (Ferrandino), si ritirò nel convento siciliano degli olivetani a Mazzara. Ferdinando II chiese l'aiuto del Re Ferdinando II d'Aragona (il Cattolico) che gli inviò le sue truppe al comando di Consalvo di Cordova (il Gran Capitano). Quest'ultimo, attraversato lo Stretto di Messina, occupò Reggio e pose il suo campo a Seminara.
I due eserciti nemici, schierati dalle pendici dell'Aspromonte al fiume Petrace, si scontrarono a lungo (21 gennaio 1495) con esito incerto. Verso sera la fanteria spagnola, respinta dalla cavalleria pesante francese, si piegò in rotta fra le paludi di Rizziconi. Qui al duca di Calabria Ferdinando venne ucciso il cavallo e Giovanni d'Altavilla, nel cedergli il suo e permettere così al figlio del suo Re di raggiungere i fuggitivi, perse la vita.
Da allora il luogo tra il vecchio mulino e la stazione della Calabro Lucana è stato chiamato il Passo dei cavalli.
(L'episodio è riportato da Raffaele A. Catananti in: Rizziconi, De Pasquale Ed. Varapodio-RC, 1993).
Dopo la sconfitta di Seminara, Ferrandino recuperò gran parte del regno ma morì di malattia il 3 settembre 1496.

Leggende e curiosità
Origini controverse
La famiglia Capece avrebbe dato origine alla famiglia Cordopatri e questa, verso il 1286, a Rizziconi. Gli autori Taccone-Gallucci, Nicola Lafortuna e G. B. Marzano sono "concordi nel ritenere fondatore di Rizziconi quel Sigismondo Capece, figlio di Marino che, sposando Margherita di Lauria, figlia di Ruggero, famoso ammiraglio aragonese, e cambiando il proprio nome in Riccio Cordopatri, si stabilì in queste contrade portategli in dote dall'illustre consorte". L'etimologia di Rizzicoli o Rizziconi sarebbe, quindi, Ritius colit o condit. (Nella sua relazione del 13/6/1992 sull'origine di Rizziconi, Bernardo Collufio ritiene infondate le affermazioni dei tre scrittori che rivelano una fonte comune).
Secondo P. Fiore, dalla disfatta di Tauriana si ebbero i primi semi di Rizziconi e il suo luogo di edificazione fu in un podere inalberato con cipressi, ulivi, noci predominato da un certo Rizzo Cordopatri. ( Da: Rizzi + coni, alberi coniferi per i latini = cipressi o noci di Rizzo, deriverebbe la denominazione Rizziconi).

Principali feste civili e religiose
Ad agosto: Festa della Madonna del Rosario. Sagra della melanzana.
9 novembre: San Teodoro, patrono.
I riti della Settimana Santa:
Il Venerdì, fin dal 1902, si svolge la rappresentazione Il Cristo, tragedia sacra sulla vita e la crocifissione di Gesù, scritta da Francesco Carbone ed interpretata da attori del luogo.
La Domenica di Pasqua si può assistere al suggestivo incontro della statua di Gesù Risorto con quella della Vergine, alla quale viene tolto il velo (sbelata) dopo l'emozionante annuncio dell'Apostolo Giovanni. L'ordine viene assicurato da un gruppo di uomini incappucciati (volantini). La tradizionale cerimonia, definita l'Affruntata, richiama un gran numero di persone anche dai paesi limitrofi.

Detti e proverbi
Cu' si strica cu' ll'ògghiu, nesci cundutu. (Chi si strofina con l'olio ne esce unto).
Esseri onestu 'nta 'stu mundu disunestu è comu cercari 'nu gaju 'nto desertu. (Essere onesto in un mondo disonesto è come cercare un gallo nel deserto).
'U vinu jesti 'u sangu 'i ll'omu. (Il vino è il sangue dell'uomo).
Pani e cipuja è mangiari da 'gnura. (Pane e cipolla è mangiare da signora).
'U bonu mangiari ti sana, 'u troppu faticari ti cunzuma. (Il buon vitto ti sana, il troppo lavoro ti consuma).
I fìmmani d'aguannu su' comu i fica 'i 'mbernu, non tròvanu 'u si marìtanu e jestìmanu 'u Patreternu!. (Le donne d'annata sono come i fichi d'inverno: non trovano marito e maledicono il Padre Eterno).
Non c'è sabatu senza suli, non c'è fìmmina senza amuri. (Non c'è sabato senza sole, non c'è donna senza amore).
Addirizza 'u magghiolu quandu è figghiolu. (Educa l'uomo fin da bambino).
(Dalla monografia di R. A. Catananti: Rizziconi, op. citata).

Canti popolari
(L'uomo alla donna)
Dichiarazione d'amore e desiderio:
Affàcciati a la finestra mu ti viju
ca pe' l'amuri tuo c'avanti staju;
ca no' mu ti cridi ca r'atru talìu,
ca 'nta lu cori meu a tia sula 'nd'haju;
all'atri tutti quanti li scherziju,
amuri a 'n'atra amanti non 'nci 'nd'haju.
E ancora:
'Na sula vota ti vitti affacciata,
'st'arma s'annamurau di la to' vita;
non eppumi bisognu d'imbasciata,
mu 'ndi tiramu cu' la calamita;
cu sa' quandu sarà chira tornata,
tu mu ti godi 'st'arma e jeu 'ssa vita.
Profili estetici:
Chista è la ruga di lu Paradisu,
la ruga chi risedunu li fati:
c'è 'na figghjola cu' 'nu bellu visu,
cu' 'nu risguardu soi sana malati.
Mo' mi 'ndi vegnu jeu 'nu pocu affisu,
mu viju se mi runa sanitati;
cu' voli rosi mu vaci a 'ru visu,
ca 'nd'havi d'ogni tempu spampinati.
Altro canto:
Vaju a la Missa pe' vidiri a tutti,
ma speciarmenti a l'amorusa mia;
a tutti li viju cu' li labbra russi,
a la me' bella lu virdi merìa.
Fazzu 'nu segnaleru a mo' di tussi,
mu viju se si vota e guarda a mia.
(La donna all'uomo)
Profili estetici:
Bona venuta a 'stu giuvani bellu,
belli non averà ma' com'è illu:
alla so' testa 'nu novu cappellu,
alla so' fàccia 'nu 'ndoratu 'nillu.
Puru lu caminari 'nd'havi bellu,
prima appoja lu peri e dopu illu;
puru lu so' nomi 'nd'havi bellu,
si chiama Peppinedu 'mbiat'illu!
(Un vivo ringraziamento al responsabile della biblioteca comunale di Rizziconi, Vincenzo Burzì, per averci messo a disposizione il manoscritto folcloristico di Grazia Turone dal quale abbiamo tratto i nostri canti).

Poeti e scrittori
Fra i personaggi illustri ricordiamo: 1) Edoardo Arcuri (1877-1940), medico, scrittore e autore di articoli scientifici, appassionato di folklore. 2) Ugo Arcuri (1915-1979), professore di lettere e filosofia, poeta, saggista di studi storici e pedagogici. Collaborò al "Travaso" e al "Marc'Aurelio". Fra le sue opere: "Diomede Marvasi e la sua requisitoria contro l'ammiraglio Persano"; "Così parlando onesto"; "Aldo Capitini". 3) Francesco Carbone (1868-1928), poeta, pittore, fotografo e inventore. Autore, tra l'altro, della "Sacra Tragedia" che viene rappresentata nel paese durante la Settimana Santa. 4) Domenico Cordopatri (1751-1818), dottore in lettere e filosofia, economia e lingua greca; scrittore e autore di poesie in lingua e in latino. 5) Domenico De Luca (1871-1971), avvocato e commendatore del Regno d'Italia; ha donato la casa paterna e alcuni terreni all'Opera S. Francesco d'Assisi affinché venisse realizzata la Casa di riposo per gli anziani. 6) Potito Giorgio (1916-1988), combattente; poeta e scrittore; autore - tra l'altro - dei "Canti dell'Aspromonte". Per il volume "Adulteri" fu accusato di vilipendio alla religione di Stato e poi assolto.

Il dialetto

Vocaboli di Rizziconi:
Abbèntu (s.m.), riposo, pace, tregua, quiete;/ aràngu (s.m.), arancia;/ arìganu (s.m.), origano;/ bùmbula (s.f.), orcio, brocca di terracotta dal collo stretto;/ catòju (s.m.), catapecchia, tugurio, porcile;/ cucùzza (s.f.), zucca. Prov.: Falla comu la voi sempri è cucuzza. (Comunque tu la faccia è sempre zucca);/ dijùnu (agg.), digiuno. Prov.: 'U sàzziu no' cridi o' dijunu, 'u sanu mancu 'u malatu; (Il sazio non considera il digiuno, il sano nemmeno l'infermo);/ ficàra (s.f.), pianta di fico. Prov.: 'U ciùcciu chi mangia ficari, dassa 'u vìzziu quandu mori. (L'asino che mangia le piante di fico, perde il vizio soltanto con la morte);/ gurdu (agg.), sazio;/ jestìma (s.f.), bestemmia, maledizione. Prov.: I jestimi su' di canìgghja, cu' 'i manda s''i pìgghja. (Le bestemmie sono di crusca, chi le manda se le prende);/ lordìa (s.f.), sudiciume, sporcizia;/ malucòri (s.m.), rancore, dissapore;/ màrgiu (s.m.), terreno non lavorato, incolto;/ muccatùri (s.m.), fazzoletto;/ nòzzulu (s.m.), nòcciolo; (fig.) tipo cattivo;/ nzùdu (s.m.), dolce tipico, biscotto;/ òji (avv.), oggi;/ panàru (s.m.), paniere; (fig.) sedere. Prov.: Cu' faci còfini faci panara. (Chi fa ceste fa panieri)./ sbarijàri (v. intr. e tr.), preoccuparsi, sviare, delirare;/ spagnàri (v. intr. pron.), spaventarsi, temere;/ stracu (s.m.), coccio, rottame di mattone;/ tièlla (s.f.), teglia;/ tripòdi (s.m.), treppiede, tripode;/ valòri (s.m.), caldarroste;/ zzilla (s.f.), bizza, stizza, capriccio, briga.

E per finire
Facciamo nostra l'esortazione di Ugo Arcuri, di viva attualità:
Scrolliamoci la polvere di dosso,
la cenere lasciamo ai cimiteri:
la gloria è nel domani, non nell'ieri,
l'aquila è in cima e la ranocchia al fosso!

Gettiamo al fuoco tutti i vecchi dei
che a lungo ci prostrarono e i solenni,
ammuffiti ricordi dei millenni
diamo alle ragnatele dei musei.

Risorge solo il popolo che vuole
risorgere e sa scegliersi il cammino,
e si crea volta a volta il suo destino
cogli occhi fissi al sole, al sole, al sole!
(Da: Così parlando onesto, 1974).

(L'argomento è stato trattato da Domenico Caruso nella rivista "La Piana" - Anno IV n. 3 - Marzo 2005).


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