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La nostra Piana
Almanacco di Novembre
I proverbi e il mese:
Novembre, dal numerale novem (perché nel primitivo ordinamento dei mesi l'anno
cominciava da marzo), nell'albanese meridionale (tosco) è detto autunno terzo, cioè terzo
mese autunnale. Poiché all'inizio di novembre ricorre la festa di Ognissanti, in Sardegna l'intero
mese è detto totussantus; così pure a Lecce è chiamato lu mèse te li morti a
motivo del 2 novembre, commemorazione dei Defunti. Infine, il mese è definito di S. Martino
(come ampiamente illustrato nel servizio riguardante "Il Tempo e il calendario agricolo
calabrese" del n. 4/6 - aprile/giugno 2006)), Patrono dell'omonimo paese del Comune di
Taurianova.
Il contadino è molto impegnato nei campi, in special modo con la coltivazione del grano. Diversi
detti, anche in lingua, rammentano che procrastinando la semina si ottiene un magro raccolto:
Per San Martino la sementa del poverino. A San Martino il grano sta meglio al campo che
al mulino. Fino ai Santi la sementa è per i campi, dai Santi in là si riporti qua, a S.
Martino si riporti al mulino. La pioggia favorisce la crescita del grano: Se a novembri
trona l'annata è bbona. Per San Leonardo (6 nov.), si dice nella Piana, è già tardi per la
semina: A San Lonardu sìmina ch'è tardu. Il buon agricoltore per il giorno di S. Andrea (30
nov.) ha già ultimato la semina: Pe' Sant'Andrìa ‘u bbonu massaru siminatu avìa. Lo
stesso discorso vale per la potatura della vite: Chi vuol bere buon vino, zappi e poti a San
Martino, corrispondente al nostro detto: Se voi fari bonu vinu, zzappa e puta ‘i San
Martinu.
Ricorrenze storiche:
3 novembre 1535 - L'imperatore Carlo V (1500 - 58), che alla morte dell'avo
paterno Massimiliano d'Asburgo ne ereditò i domini e dai nonni materni ebbe il regno di Spagna coi
possessi d'Italia e le conquiste coloniali d'America, visitò la città di Seminara.
13 novembre 1966 - A San Pietro di Caridà, nella piazza Rimembranze, per onorare i Caduti
di tutte le guerre è stato inaugurato il monumento in bronzo "Meditazione" dell'artista
romano Giuseppe Ciocchetti.
14 novembre 1975 - A Palmi, in occasione del il 25° anniversario della morte del
musicista Francesco Cilea, per la serie "Grandi Artisti" è stato emesso un
francobollo.
16 novembre 1894 - Un violento terremoto sconvolse anche la nostra Piana.
Una lastra di bronzo, posta davanti al Santuario del Carmine di Palmi, ricorda la
protezione della città operata da Maria.
A Radicena e Jatrìnoli (ora Taurianova) non si registrarono vittime o gravi danni,
per cui ogni anno il 9 settembre si commemora come il "giorno del miracolo".
A Rosarno il sisma provocò notevoli disagi fra la popolazione e rese non potabile l'acqua
della Fontana Nuova (o del Fondaco).
A Varapodio si tramanda che l'effigie della Madonna del Carmelo, qualche tempo prima del
terremoto, abbia mosso le sacre pupille sia in chiesa che durante la processione. Non essendoci
state vittime in città, i fedeli interpretarono l'evento come un miracolo ed ogni anno ringraziano
la Santa Vergine con una solenne celebrazione eucaristica e una fiaccolata.
Feste religiose:
1^ domenica: Cittanova - Rosario (soltanto religiosa); 9 novembre: Rizziconi - San
Teodoro, patrono; 10/11 novembre: Taurianova - S. Martino - S. Martino, patrono; 17
novembre se di domenica, altrimenti la domenica seguente: Laureana di Borrello - San
Gregorio, patrono (e relativa fiera); 25 novembre: Seminara - San Mercurio, patrono.
Manifestazioni:
1° novembre: Polistena - Fiera di Tutti i Santi; 4 novembre: Taurianova - Festa
della Bandiera; 1^ e 2^ domenica: Delianuova - Sagra della castagna.
Personaggi (nascita e morte):
9 novembre 1871 - Laureana di Borrello: nasce Giuseppe Marzano.
10 novembre 1877/1965 - Melicucco: Domenico Romano.
13 novembre 1910/15 aprile 1938 - Gioia Tauro: Giuseppe Lo Moro.
16 novembre 1864/12 nov. 1936 - Rosarno: Mons. Giuseppe Fameli.
19 novembre 1911/1976 - Palmi: Domenico Zappone.
22 novembre 1939/29 marzo 1989 - S. Procopio: Alberto Neri.
25 novembre 1934/1987 - Palmi: Antonio Altomonte.
26 nov. 1878/11 nov. 1942 - Taurianova (Radicena): Vincenzo Romeo.
28 nov. 1885/2 dic. 1958 - Palmi: prof. Francesco Pentimalli.
Tradizione e folklore:
1° novembre: Taurianova - S. Martino - Annuncio della festa di S. Martino, con
l'esposizione in chiesa del Santo e il ballo du ciùcciu in piazza.
16 novembre 1894: Varapodio -Miracolo della Madonna del Carmelo (v. sopra).
Il calendario liturgico ci obbliga di tornare con la mente agli inizi di novembre, solennità di
tutti i Santi e Commemorazione dei fedeli Defunti.
Se a Roma per la prima ricorrenza giungiamo al VII secolo, quando il massimo tempio pagano - il
Pantheon - fu trasformato in luogo cristiano dedicato a Santa Maria e ai Martiri, per il
culto dei Morti dobbiamo rifarci all'antichità - anche se nella liturgia romana esso entrò nel XIV
secolo. Ma già nelle Catacombe si pregava per le anime dei giusti.
Si legge nel Catechismo della Chiesa Cattolica: «Fin dai primi tempi, la Chiesa ha
onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio
eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio». E Santa
Monica, prima di morire, disse al figlio: «Seppellite questo corpo dove che sia, senza darvene
pena. Di una sola cosa vi prego: ricordatevi di me, dovunque siate, innanzi all'altare del
Signore».
Il ricordo dei Morti, quindi, è stato sempre considerato con particolare devozione e onorato con
riti diversi.
I nostri avi accendevano la "lampa" ad olio davanti alla foto dei propri cari trapassati
perché coi loro occhi spenti li vedessero almeno durante la ricorrenza mentre i ragazzi del paese,
bussando alle porte, così reclamavano una manciata di fichi secchi o di noci: «Mi dati i
morti?».
Le credenze sul regno d'Oltretomba, in cui il mistero si mescola al terrore, si riscontrano
dappertutto. Ad esempio, si ritiene che in alcuni animali possano prendere corpo i defunti, che
nelle farfalle alberghino le anime del Purgatorio, che dove viene assassinato qualcuno possa
apparirne lo spirito.
Quando in passato una famiglia veniva colpita dal lutto si spegneva il fuoco, si appendeva un panno
nero sull'uscio di casa e le donne si svellevano i capelli. Di giorno, accanto al catafalco del
defunto, si udiva il lamento delle prefiche mentre di notte si taceva affinché il demonio non
comparisse a goderne. Il morto veniva posto con i piedi rivolti verso la porta d'ingresso e talvolta
nella bara venivano messi alcuni oggetti cari e indumenti personali. In Grecia si tenevano dei
banchetti funebri nei giorni successivi alla morte dei congiunti e in Calabria la stessa usanza è
stata sostituita con funzioni religiose.
Per un cristiano, infatti, la morte è soltanto un punto di partenza e la Chiesa esulta: «La
vita non è tolta, ma è trasformata!»
Varie:
4 novembre 1988 - S. Martino onora i combattenti del 1915-18.
Nel 70° anniversario della Vittoria, presso le scuole elementari di S. Martino di
Taurianova, sono stati festeggiati gli ultimi Cavalieri di Vittorio Veneto: Giuseppe Caruso, Carmine
Chirico, Antonino e Martino De Marco, Vincenzo Sofìa e, in rappresentanza di tutti gli altri
soldati, Martino Galluccio.
Per la seconda volta veniva così realizzato un mio sogno!
Oltre ai familiari dei suddetti, vi erano autorità scolastiche, civili e militari nonché il corpo
docente e il personale del plesso. Nell'ampio spiazzale antistante l'edificio scolastico i bambini
della materna attendevano gli ospiti con fasci di fiori e bandierine tricolori, mentre quelli delle
elementari facevano ala intonando canti patriottici. Un numeroso pubblico seguiva dal fondo la
suggestiva manifestazione. Nella mia breve relazione introduttiva ho rilevato come una scuola
cosciente e preparata sia determinante per le sorti future di uno Stato forte e indipendente. Viva è
stata la commozione di tutti alla consegna delle medaglie ricordo offerte da noi insegnanti.
Applaudito anche il mio Inno italiano (musica di C. Cammarata) che gli alunni hanno
intonato.
Per l'occasione nelle pareti dell'edificio sono stati esposti i simboli delle varie armi ed alcuni
cimeli di guerra. La cerimonia è stata ripresa e poi trasmessa dalle TV locali e riportata da vari
giornali. Nel "Filo diretto" de "il Bollettino" - mensile dell'Associazione
Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra con sede a Roma (Anno LXX - N. 10/11 - Ottobre/Novembre
1988) - Gerardo Agostini ha sottolineato la nostra iniziativa riconoscendo nel 4 novembre tanta
parte della storia del Paese e tanta altra della storia personale.
E per finire:
Concludiamo con una leggenda che ha come protagonisti principali S. Martino e il Maligno: "Le
parole della verità".
Dalla rivista di letteratura popolare "La Calabria" - (Anno V n. 11 - Monteleone,
15 Luglio 1893) apprendiamo che una sera S. Martino, stanco del lungo viaggio, chiese ed ottenne
alloggio da un uomo che abitava in un palazzo con la consorte. La donna non approvò l'operato del
marito a favore di quel vecchio cencioso, in quanto avrebbe dovuto preparare da mangiare ad un certo
signore forestiero. Il Santo, quindi, si sistemò dietro la porta sopra un po' di paglia. Ad una
certa ora sentì bussare: era l'ospite tanto atteso dalla padrona di casa. Prima di aprire, Martino
chiese a quel signore, che era il Diavolo in persona, di dire le parole della verità. Al
suo rifiuto, furono pronunciate dal Santo per cui il Maligno se la diede a gambe levate fra
"circhi di focu e nenti atru" (cerchi di fuoco e null'altro). Fra le versioni
delle tredici parole della verità, ho scelto quella che mi ha fornito l'amico avv. Domenico
Marando di Platì:
- Chi vol diri unu? (Che cosa vuol dire uno?)
- ‘Nu sulu Diu chi regna. (Un solo Dio che regna).
- E chi vol diri ddui?
- Li dui tavuli di la Leggi e Mosè chi l'ha portati: Vecchiu e Novu Testamentu. ‘Nu sulu
Diu è chi regna. (Le due tavole della Legge e Mosè che le ha portate: Vecchio e Nuovo
Testamento. Un solo Dio che regna).
- E chi vol diri tri?
- A li tri, a li tri Patriarchi: Bramu, Giacobbi e Sacchi. Li dui tavuli di la Leggi e Mosè chi
l'ha portati: Vecchiu e Novu Testamentu. ‘Nu sulu Diu è chi regna. (I tre, i tre
Patriarchi: Abramo, Giacobbe e Isacco. Le due tavole della Legge e Mosè che le ha portate: Vecchio e
Nuovo Testamento. Un solo Dio che regna). - E chi vol diri quattru?
- A li quattru, a li quattru Vangelisti: Marcu, Luca, Matteu, Battisti. A li tri, ecc. (I
quattro, i quattro Evangelisti: Marco, Luca, Matteo, Giovanni Battista. I tre, ecc.).
- E chi vol diri cincu?
- A li cincu, a li cincu piaghi chi nostru Signuri l'havi. A li quattru, ecc. (Le cinque, le
cinque piaghe di nostro Signore. I quattro, ecc.).
- E chi vol diri sei?
- A li sei a li sei candileri, chi dumavanu a Gerusalemmi. A li cincu, ecc. ( I sei, i sei
candelabri che accendevano a Gerusalemme. Le cinque, ecc.).
- E chi vol diri setti?
- A li setti, a li setti Missi chi nostru Signuri in Galilea li dissi. A li sei, ecc.
(Le sette, le sette Messe che nostro Signore celebrò in Galilea. I sei, ecc.).
- E chi vol diri ottu?
- A li ottu, a li ottu beatitudini. A li setti, ecc. (Le otto, le otto beatitudini. Le
sette, ecc.).
- E chi vol diri novi? - A li novi, a li novi cori dill'Angeli. A li ottu,
ecc. (I nove, i nove cori degli Angeli. Le otto, ecc.).
- E chi vol diri deci?
- A li deci, a li deci cumandamenti. A li novi, ecc. (I dieci, i dieci comandamenti. I
nove, ecc.).
- E chi vol diri undici?
- A li undici, a li undici articuli. A li deci, ecc. (Gli undici, gli undici articoli. I
dieci, ecc.).
- E chi vol diri ddudici?
- A li ddudici, a li ddudici Apostoli. A li undici, ecc. (I dodici, i dodici
Apostoli. Gli undici, ecc.).
- E chi vol diri tridici?
- Non haju cchiù no' chi diri e no' chi fari: va' vattindi bruttu sancurruni, jèttati ‘nta
timpa o ‘nto vaduni.
Se fuji ti sparu, se fermi ti cutediju!
(Non ho più nulla né da dire né da fare: vattene, brutto ceffo; buttati da una rupe o da una
valle: Se scappi ti sparo, se fermi ti accoltello!).
(Riduzione e adatt. da D. Caruso, "S. Martino un paese e un Santo & Il miglior folk
calabrese" - Nov. 2000).
(L'argomento è stato trattato da Domenico Caruso nella rivista "La Piana" - Anno V n. 11
Novembre 2006).
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