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A rendere più affascinanti
i primi mitici secoli di Agira, si vuole che l'eroe della forza per
antonomasia "Ercole", l'uomo che per giustizia era pronto a sfidare gli Dei, e che per essersi messo contro di loro dovette superare dodici
pericolosissime prove, facesse nvisita alla città
di Agira el 1290 a.C., assieme
a Jolao suo nipote e compagno di avventura.
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Una delegazione
della città andò incontro ad Ercole amichevolmente, lo acclamò ed lo accolse trionfalmente, lo invitò a
sostare, lo rifocillò e gli tributò molti onori.
Soddisfatto della calorosa accoglienza, accettò di rimanere ospite della città più del tempo
necessario a fare riposare i suoi guerrieri, ma, nel frattempo, oltre a gratificare Agira realizzando notevoli opere pubbliche, volle imporre taluni suoi costumi,
militari civili e religiosi, e avviò proficui contatti di intesa politica.
Quindi, dopo avere rivelato alla popolazione le tecniche idrauliche perla
conservazione delle acque del lago, consacrato un bosco nei dintorni dello
stesso lago, e avviata una palestra per la formazione sportiva dei giovani
andò via, e, dopo altre avventure, ritornò nella sua terra dove mori qualche
decennio prima che scoppiasse la guerra di Troia. Gli agiri, che, in seguito, coniarono diverse serie di monete con le effigici
di Ercole e di Jolao, e che scolpirono statue con le loro sembianze, fecero
subito tesoro delle novità introdotte dall'eroe tebano e legiferarono che da allora
nessun sacrificio di sangue fosse consumato sugli altari, che a Jolao fossero
sacre le chiome degli adolescenti a Gerione le primizie dei campi.
A Ercole si dedicarono in tutti i tempi statue e monumenti e lo stesso
stemma antico della città (ripreso da una sua moneta) rappresenta
Ercole in lotta con l'idra.
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Ancora nel XX secolo, tanto vivo è il ricordo di
Ercole in Agirà che il comune gli fece erigere, nel 1934, nella piazzetta ai piedi di Via Roma,
una monumentale fontana a tre piani, sovrastata da una grande statua del mitico eroe della forza
con clava, a forma di poligono regolare a dodici lati (tanti quanti erano
i pannelli riportanti in bassorilievo le famose
«fatiche», collocati nella parte del |
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piano base), ricca di zampilli d'acqua, opera di Antonino Morina. Purtroppo, negli anni '60, è stata volgarmente
tolta per fare posto al Palazzo Poste e Uffici vari. Conservata con scarsa attenzione (si ruppero il braccio e la testa e si
scheggiarono parecchi stalli) nei locali dell'ex carcere è
lasciata li senza mai sapere un perchè.
Nell'estate del 2003 l'amministrazione Comunale ha
provveduto a farne rimpiazzarla con un'altra in stile
moderno che nulla ha che vedere con la precedente, sia
per stile che per forme. |
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