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Gli scienziati hanno cercato di studiare per diversi tempi le modalità di respirazione ed immersione di questi Cetacei. Gli esperimenti, consistenti nel posizionare sul dorso dell’animale uno strumento di segnalazione che potesse registrarne la posizione in qualunque momento, rivelarono notevoli differenze nella capacità di immersione delle varie specie di cetacei. Per esempio il tursiope, tra un respiro e l’altro, al massimo 15 minuti sott’acqua, e il delfino comune si immerge per non più di tre minuti ogni volta.

I delfini annegano se l’acqua entra nei loro polmoni. Hanno quindi terminazioni nervose intorno allo sfiatatoio che suggeriscono all’animale di aprirlo o chiuderlo quando emerge o si immerge.

Hanno bisogno di emergere soltanto brevemente avendo gli sfiatatoi in cima alla testa: di conseguenza espirano ed inspirano molto rapidamente. I polmoni anche se non molto grandi sono invece molto efficienti.

Fuori dall'acqua il cuore dei delfini batte due o tre volte più in fretta di quando sono in immersione, quindi ai polmoni arriva più sangue che contenendo più globuli rossi di qualsiasi altro mammifero, permette al corpo di assorbile più ossigeno. Anche i muscoli riescono ad immagazzinare grandi quantità di ossigeno per brevi periodi. Durante l’immersione trattengono il respiro, il cuore rallenta il battito ed ad organi importanti come cuore e cervello affluirà più sangue, mentre organi non impegnati nella respirazione non necessiteranno di grandi quantità di ossigeno.

Autrice: Stefania Martini