Fu opera degli Arabi il risveglio europeo della passione
per la conoscenza
La scintilla di un ritorno di cultura in Europa, fu
opera degli Arabi, che portarono, fra l’altro,
i concetti matematici necessari per
correggere il calendario, ovvero: il sistema di numerazione
posizionale su base decimale, e le frazioni decimali.
Se
gli Indiani furono i primi ad ideare ed
utilizzare il sistema di numerazione
posizionale su base decimale, gli Arabi furono, invece,
gli ideatori delle frazioni decimali.
Le
frazioni hanno rappresentato un grande problema
per l’umanità, lungo la maggior parte del corso della
sua storia.
E
l’anno tropico, non è di 365 giorni, ma sono
questi ultimi più una frazione di giorno, frazione
che sono ore più una frazione di ora, frazione
che sono minuti più una frazione di minuto,
frazione che sono secondi più una frazione di secondo.
Né
gli Egizi, né i Mesopotamici, né i Latini,
erano in grado di rappresentare
un numero così preciso.
I
Romani, ad esempio, organizzarono, le loro frazioni, sulla base
di una divisione dell’unità, in dodici parti. Per scrivere
frazioni di valore più piccolo, dividevano la frazione
uno su dodici, in ventiquattro parti. E la frazione più
piccola di questa seconda divisione, in otto parti.
Ognuno
di questi raggruppamenti aveva propri simboli
e nomi, ed il tutto era, ovviamente, di gran lunga
scomodo e impresiso, quando occorreva fare dei
calcoli sofisticati. Dal che gli studiosi del computus,
molto probabilmente, trassero la conclusione, che era
impossibile calcolare con esattezza la durata dell’anno
solare.
Si
ritiene che gli Arabi, nell’ideare
le frazioni decimali, abbiano subito, non solo l’influenza
del sistema posizionale decimale degli Indiani, caduti, nel
frattempo, sotto il loro dominio e dell’Islam,
ma, come quest’ultimi, anch’essi l’influenza dei Mesopotamici.
I
Mesopotamici, infatti, ben prima degli Arabi, avevano ideato
un loro sistema di frazioni, anche se, su base
sessagesimale e non decimale.
I
simboli che venivano fuori erano certamente meno
maneggevoli di quelli arabi, ma consentirono, ai Mesopotamici,
di giungere a una precisione e a una capacità di calcolo,
che sarebbero rimasti insuperati, fino all’affermarsi
delle frazioni decimali.
Fu
attorno all’A.D. 800 che, le opere indiane e l’Aryabhatiya,
entrarono nella sfera di conoscenze degli studiosi
Arabi, e ciò a seguito della conquista islamica
dell’Asia meridionale e centrale, ma anche di larga parte
del Medio Oriente, e, a seguire, anche
della Spagna e della Sicilia.
In
tale periodo, i testi indiani, furono tradotti, studiati,
ed integrati con le conoscenze degli antichi Greci e
Persiani.
Un’opera
importante fu, senza dubbio, quella che,
Abu Jafar Mohammed ibn Musa al-Khwarizmi
(A.D. 780-850), scrisse, nell'A.D. 825, con il titolo:
Algoritmi de numero Indorum, ed in cui illustrava
il sistema di numerazione posizionale su base
decimale degli Indiani.
Gli
studiosi Arabi utilizzarono, i nuovi numeri,
solo pochi anni dopo, per sviluppare,
in seguito, teorie, concetti, e applicazioni.
Il più importante dei quali fu, senz’altro,
il concetto matematico delle frazioni decimali.
Ci volle, invece,
quasi un secolo
e mezzo, perché i nuovi numeri giungessero in
Spagna ed in Sicilia (sotto il dominio dell’Islam).
E ancora più tempo ci volle, perché si propagassero
nel resto dell’Europa conservatrice.
In
Europa, i primi manuali dedicati alla nuova aritmetica,
furono scritti, a seguito della traduzione in latino,
avvenuta attorno all'A.D. 1120,
del libro di al-Khwarizmi, da parte dell’inglese
Robert di Chester, che visitò la Spagna.
E
benchè i numeri romani, fossero scomodi da utilizzare,
trascossero dei secoli, prima che gli europei li
abbandonassero del tutto.
Da
documenti dell'A.D. 1500, infatti, si evince che, gli Europei,
ebbero non poche difficoltà, ad effettuare questo passaggio.
Si
ritiene che, in Europa, , il sistema di numerazione
posizionale su base decimale, divenne,
sufficientemente familiare, solo a partire dall'A.D. 1600.
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