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Piccolo Dizionario Filosofico

 

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P

Paideia. Paideia è la parola greca che indica la formazione culturale dell'uomo che si vincola a una verità fondata sulla conoscenza filosofica, vista come la forma di conoscenza più alta e meritevole. Esempio di Paideia è la Repubblica di Platone, in cui tutta la struttura dello Stato vuole rispecchiare la verità platonica che consiste nella dialettica tra mondo delle idee immutabili e il mondo fisico corruttibile. Per Paideia si intende quindi, per estensione, ogni forma di etica che intende seguire la verità fondata per mezzo di un qualsiasi metodo di indagine.

Panteismo. Dall'inglese pantheism, composto dalla particella greca pan- ("tutto") e theos ("dio"). La dottrina filosofica per cui tutta la realtà è formata dalla stessa sostanza divina. Da ciò ne deriva che la natura, intesa come creazione e come condizione di esistenza di ogni cosa, è essa stessa Dio.

Pleonasmo. Dal greco pleonasmos ("eccesso"), da pleon ("più"). Abbondanza di concetti al di là della necessità e delle reali esigenze del discorso.

Pluralismo. Dal latino pluralem, da plus ("più"). Per pluralismo si intende qualsiasi dottrina filosofica affermante che il mondo è composto da un insieme di principi diversi e non solamente da unico principio o un'unica sostanza. > Pluralisti.

Polisemia. Dal greco Polysemos (“che ha molti significati”), da polys (“molteplice”) e sema (”segno”). Proprietà di un segno (parola, immagine, suono, ecc.) di avere diversi significati.

Positivismo. Dal francese positif, "positivo", con riferimento all'utilità pratica. La dottrina fondata da Comte per cui sono da considerare validi solo i fatti dimostrati scientificamente e per mezzo dell'esperimento (concetto già di Galileo e alla base della fisica moderna). Il punto saliente dell'atteggiamento positivista è la fede nella scienza quale unica via possibile al raggiungimento del benessere e del progresso umano. Positivo è ogni fatto che ha una qualche utilità pratica, contrapposto alla sterilità delle metafisiche classiche. Con Comte si assiste inoltre ad una "romanticizzazione" della scienza: l'atteggiamento scientifico è l'unico in grado di risolvere ogni problema dell'uomo, la scienza diventa una vera e propria religione, una fede.

Postulato. Dal latino postulare, forse da poscere ("chiedere"). Il postulato è qualsiasi affermazione non dimostrata e non evidente che viene comunque presa per vera in modo da fondare una dimostrazione o un procedimento che altrimenti risulterebbe incongruente.

Potenza. Nella metafisica aristotelica, lo stato dell'ente che non si è ancora realizzato. La potenza esprime quindi una predisposizione dell'ente ad assumere certe qualità specifiche che non si sono ancora realizzate in atto. > Atto e potenza.

Pragmatismo. Dal greco pragma, da pragmatos ("fatto"). Dottrina filosofica contemporanea per cui la qualità propria della coscienza non è quella di comprendere la realtà ma quella di agire su di essa in modo da consentire un'azione efficace in grado di esercitare un certo dominio su di essa.

Predicato. Dal latino praedicare ("annunziare"), composto dalla particella pre- e dicere ("dire"). Il predicato è la proposizione che è oggetto di affermazione o negazione, ovvero l'enunciato che è sottoposto alla peculiarità di essere oggetto di discorso e di valutazione.


Q

Quidditas. Dal latino quid ("che cosa?"), da quis ("chi"). La quidditas, in italiano "quiddità", è la sostanza ultima di cui sono composte le cose. Il termine deriva dalle traduzione latine (dall'arabo) dei testi aristotelici che menzionano la "sostanza". Il passo da cui il termine viene preso è il seguente: "quod quid erat esse" ("ciò che è l'essere").

Quodlibet. Dal latino, quod ("ciò") e libet ("piace"); ovvero, "ciò che piace". Le questioni quodlibetali (quodlibeta) erano le argomentazioni che gli studenti di teologia dovevano discutere due volte l'anno (prima di Natale e prima di Pasqua) su argomenti a scelta.
Le quaestio ("questioni") erano strutturate in sei fasi: 1. L'enunciato; 2. L'elencazione delle ragioni a favore della tesi che sarà rigettata; 3. L'elencazioni delle ragioni a favore della tesi risolutiva; 4. L'enunciazione della tesi risolutiva; 5. L'illustrazione della soluzione scelta; 6. La confutazione delle tesi errate.


R

Ragione. Dal latino rationem ("capacità di calcolo e di valutazione"). La ragione è la facoltà di mettere in relazione tra loro e nel modo corretto fatti e considerazioni. Per estensione, la ragione viene anche usata in sostituzione del termine "logica", per cui viene ad acquisirne le stesse qualità. Perché vi sia ragione occorre quindi che vi sia una valutazione comparata di fatti e considerazioni diverse, da qui il naturale collegamento con la radice etimologica "calcolo", ovvero facoltà di mettere in relazione tra loro grandezze diverse.

Rasoio di Ockham. Il rasoio di Ockham è considerato una legge di economia dei concetti, per cui, in una dimostrazione qualsiasi, è bene che si ricerchi la massima unità e semplicità possibile nelle parti che la costituiscono. La formulazione latina del rasoio, esposta da Guglielmo di Ockham, recita così: "Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem" ("Non si moltiplicano gli enti se non vi è necessità di farlo"). > Ockham.

Razionalismo. Dal latino ratio ("calcolo, ragione"). L'atteggiamento filosofico per cui le verità sono dedotte attraverso l'uso della sola ragione e della sola logica, escludendo l'esperienza.

Realismo. Dal latino res ("cosa"). L'atteggiamento filosofico che attribuisce alle cose un'esistenza reale autonoma rispetto alla coscienza del singolo soggetto.

Reificazione. Dal latino res ("cosa"). Il processo esposto dalla filosofia marxista per cui l'uomo si astrae da se stesso e si percepisce come cosa tra le cose. L'uomo diventa una cosa e sente così di soggiacere alle stesse leggi che regolano quelle cose che produce e che costituiscono l'attività peculiare della sua esistenza.

Relativismo. Dal latino relatus ("riferire", "far riferimento"). La corrente filosofica sostenente che non vi sono verità assolute che traggano giustificazioni solamente dal proprio significato ma che in realtà ogni verità è tale solo in relazione a qualcosa con la quale ha un rapporto.

Retorica. Dal latino retoricam, a sua volta proveniente dal greco retorike (retor téchne, "tecnica della parola"), la cui radice è retor, da eirein ("parlare"). Il metodo consolidato da Gorgia e dai sofisti che consiste nel discorso persuasivo che ha come scopo quello di convincere della bontà di certe tesi. Fondamentale per la riuscita del discorso è il buon uso della parola (l'eloquenza). La verità delle tesi difese non coincide necessariamente con la realtà delle cose e la bontà assoluta dei valori perorati. In sostanza il linguaggio non è solo lo specchio della realtà ma è anche lo specchio dei rapporti di forza che si vengono a creare tra le persone: il linguaggio viene usato per vincere uno scontro dialettico, indipendentemente dalla verità dell'argomento, in modo da piegare la conclusione agli interessi che di volta in volta si difendono.


S

Scetticismo. Dal greco skeptesthai ("osservare"). Dottrina filosofica ellenica, ma anche atteggiamento filosofico generale, per cui è impossibile all'uomo raggiungere la sicurezza della verità o della falsità di qualsiasi argomento, per cui si giunge, nella forma antica della dottrina, all'astensione da qualsiasi giudizio (epoché). > Scetticismo.

Semantica. Dal greco semantikos, da semainein ("significare"). Nella logica moderna, parte della semiologia che studia i rapporti tra segno e referente del segno, indipendentemente dagli aspetti psicologici e sociali del linguaggio analizzato.
In generale il termine si estende allo studio del significato delle parole.

Semiologia (semiotica). Dal greco semeion ("segno"). Studio di ogni tipo di segno, sia esso linguistico, visivo, gestuale, ecc. prodotto in base a un codice accettato e condiviso socialmente.

Sillogismo. Dal greco syllogizesthai ("dedurre"). Metodo logico aristotelico consistente nella formulazione di una premessa da cui deriva per deduzione una conclusione necessaria attraverso il passaggio da un termine medio. > logica aristotelica.

Sofista. Dal greco sophos ("sapiente"). Chi apparteneva alla scuola sofista, la scuola filosofica dell'antichità caratterizzata dall'uso "professionale" delle dimostrazioni filosofiche, per cui dimostrazioni e confutazioni erano prodotte a pagamento o su richiesta. Per tale motivo, il termine ha forti connotazioni spregiative e si usa per indicare chiunque utilizzi argomentazioni troppo cavillose atte a dimostrare o confutare un argomento non per favorire la verità, ma per ottenere ragione, una ragione fine a se stessa.

Solipsismo. Dal latino solus ("solo") ipse ("stesso"); ovvero, "solo se stesso". L'atteggiamento per cui un singolo individuo accetta la sua sola esistenza e non quella degli altri enti, siano essi uomini o cose. Il mondo esterno al soggetto che considera il solipsismo diventa così un mondo di sole idee e fenomeni creati dalla propria ed unica coscienza.

Sopralapsarismo. Termine di origine latina composto da supra (“sopra”) e lapsus (“caduta”). La dottrina teologica protestante per cui Dio ha predeterminato la caduta nel peccato di Adamo per mettere in atto il suo disegno di salvezza. Sostenuta da Calvino, la dottrina sarà comunque negata dagli “infralapsari”. > Infralapsarismo.

Sostanza. Dal latino sub ("sotto") e stantia ("stare"); ovvero "stare sotto", "sorreggere". Ciò che non ha bisogno di nient'altro per esistere poiché essa stessa sorregge e soggiace ("sta sotto") all'esistenza delle cose e degli enti. La sostanza è dunque quella caratteristica peculiare di ogni cosa esistente senza la quale essa non potrebbe esistere come è entro i limiti della sua determinazione > sostanza aristotelica.

Speculazione. Dal latino speculationem ("contemplazione"), da speculatus ("osservato"). Con speculazione si designa il pensiero che indaga un problema senza utilizzare alcun dato empirico, ovvero il pensiero astratto, il pensiero che "astrae" (separa) i propri passaggi dai fatti empirici per considerarli in quanto pura possibilità.

Spiritualismo. Dal latino spiritus ("spirito"). L'atteggiamento filosofico per cui si assume come punto di partenza l'analisi del contenuto della coscienza. Lo spiritualismo assume la coscienza come punto di partenza per l'indagine filosofica, a scapito dell'atteggiamento positivista che impone di vincolare la conoscenza ai fatti sperimentati nella realtà materiale. Lo spiritualismo ritiene quindi il contenuto della coscienza (ovvero lo spirito) quell'entità che si oppone necessariamente a qualsiasi tentativo di riduzione e comprensione deterministica. > Leibniz > Bergson.


T

Tabula rasa. Voce latina che significa letteralmente "tavola raschiata", con riferimento alle tavolette di cera incise con segni utilizzate nell'antichità, segni che risultavano cancellati una volta raschiate le incisioni. Il concetto, già utilizzato da Eschilo e da Platone, che indica ogni condizione in cui la coscienza sia priva di qualsivoglia conoscenza innata, comunemente a un foglio bianco che attende di essere ricoperto da segni. Il termine verrà poi riproposto da Locke per indicare, nell'empirismo, la condizione che vuole la coscienza dei neonati priva di qualsiasi concetto innato, concetti che verranno appresi solamente in forza dei dati dell'esperienza che giungeranno alla mente nel corso dello sviluppo.

Tautologia. Dal greco tautologia ("che dice lo stesso"), composto da tauto ("stesso") e da logos ("discorso"). Dimostrazione che nelle sue conclusioni ripete inutilmente ciò che era già affermato nella premessa. In epoca moderna, il termine viene utilizzato dall'empirismo logico per indicare ogni proposizione composta che è sempre vera, indipendentemente dai valori di verità assegnate alle singole proposizioni che la compongono.

Teismo. Dal greco theos ("dio"). Si usa definire teista l'atteggiamento opposto all'ateismo, per cui il termina teismo designa ogni corrente di pensiero che affermi l'esistenza di Dio. Kant distinse poi il teismo dal deismo, il primo ammette l'esistenza di Dio all'interno del mondo naturale (per cui il teista può essere panteista), mentre il secondo ammette l'esistenza di Dio solo per via trascendentale, ovvero autonoma rispetto alla dimensione naturale in cui vivono gli uomini.
Nell'uso comune del termine, il teista è colui che ammette l'esistenza di una divinità personale e unica.

Tempo ciclico. > apocatastasi.

Teodicea. Parola composta dal greco theos (“Dio”) e dike (“giustizia”). Letteralmente, “giustizia divina”. La teodicea è dunque quella parte della teologia che si occupa di spiegare il senso della giustizia divina in relazione alla presenza del male nel mondo. Il termine fu coniato da Leibniz (Saggio di Teodicea sulla bontà di Dio, la libertà dell'uomo e l'origine del male, 1710). La teodicea spiega quindi il senso del male e la sua presenza nel mondo creato dal divino.

Teofania. Dal greco theophàneia, composto da theos ("dio") e da phàinein ("manifestarsi"). Letteralmente, manifestazione di Dio nella Creazione. La teofania è quel processo attraverso il quale si riscontra la presenza di Dio nelle Sue opere, ovvero nel mondo da Lui creato. > Capitolo 2 di Scoto Eriugena.

Tetrafarmakon. Dal greco tetra- (da téttares, "quattro") e pharmakon ("rimedio", "medicina"); ovvero, "quadrifarmaco". Per Epicuro, i quattro rimedi bastevoli ad eliminare il dolore dello spirito. Esse sono: 1. La consapevolezza che se anche gli dei esistono essi non si interessano alle vicende umane; 2. L'impossibilità di sperimentare la morte e quindi la paura infondata che essa provochi dolore; 3. Il piacere è accessibile a tutti; 4. Il dolore o è breve, o sopportabile.

Transitivo. Dal latino transire ("passare al di là"). Transitiva è la proprietà delle cose che passano per omologia la propria qualità a un'altra cosa, ovvero la qualità per cui un'identità (sia di metodo che di significato) viene trasferita in modo omologo da una cosa all'altra, poiché entrambe le cose rispondono alle stesse proprietà.

Trascendente. Dal latino transcendere, composto da trans- ("oltre") e scandere ("salire"). Trascendente è la qualità propria di ciò che va oltre dei limiti definiti, e in questo il termine si pone come opposto a ciò che è immanente. Il termine designa quindi ogni condizione di esistenza che si trova situata oltre a certi limiti sensoriali o conoscitivi, per cui trascendentale, ad esempio, è l'entità divina per il neoplatonismo.
Il termine acquista un significato ulteriore nel termine "coscienza trascendentale". Con ciò si vuole definire la qualità propria della coscienza di contenere ogni cosa reale, derivante dal fatto che la coscienza "trascende" le singole diversità delle cose per porsi come "contenitore" autonomo e universale di ogni concetto e ogni possibilità oggettiva.



 

Tutte le voci del dizionario sono state redatte da Synt

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