Piccolo Dizionario Filosofico
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Ubiquità. Dal latino ubique (“in ogni luogo”). L'ubiquità è la qualità delle cose che sono presenti in ogni luogo. Il termine era usato dalla filosofia medievale per spiegare la qualità propria di Dio di essere presente in ogni luogo del Suo creato. La formula utilizzata dai filosofi medievali era “Tutto in tutto lo spazio e tutto in qualsiasi parte dello spazio” (definitivus). Per contro, la condizione opposta era chiamata cricumscriptivus (circoscrittiva), e rispondeva alla frase “Tutto il tutto lo spazio occupato e parte in ciascuna parte di esso”. La distinzione è di Ockham. Ucronia. Dal greco au- (“non”, come negazione) e chronos (“tempo”); ovvero, “non-tempo, tempo ipotetico”. Questo termine indica la ricostruzione della storia o di un evento del passato sulla base di ciò che sarebbe potuto accadere o di fatti ipotetici e fittizi invece dei fatti realmente accaduti. L'ucronia è quindi una forma di “fanta-storia”, una ricostruzione ipotetica di eventi ipotetici. Il termine fu utilizzato da Carl Renouvier per un romanzo che intendeva ricostruire la storia europea “quale avrebbe potuto essere e non è stata” (Uchronie, l'utopie dans l'histoire, 1876). Umanesimo.
L'umanesimo è quell'indirizzo filosofico
rinascimentale nato in Italia e poi diffusosi in tutta Europa che riconosceva
l'uomo come identità di corpo e anima destinato a vivere il mondo
e dominarlo. Tale riconoscimento della potenza umana parte da una diversa
impostazione filosofica legata alla concezione dell'uomo, per tutto il
medioevo visto come essere imperfetto e limitato, alla mercé della
sola potenza divina. Con l'umanesimo l'uomo acquista quindi piena consapevolezza
delle sue possibilità e del suo valore, venendosi così a
costituire i primi tratti della società moderna, in cui il dominio
tecnologico attorno le cose costituisce il carattere dominante della produzione
in cui si rispecchia la forza dell'uomo. Universale.
Dal latino universum, composto da unus ("uno solo")
e versus, participio passato di vertere ("volgere");
ovvero "ciò che è volto all'unità". Se
nel suo uso comune universale è la qualità di ciò
che compete ogni determinazione, l'universale, in filosofia, rappresenta
un concetto ben preciso. Utilitarismo. L'utilitarismo è quella dottrina etico-politica sviluppatasi in Inghilterra tra il XVIII° e il XIX° secolo ad opera di Stuart Mill e Bentham che indaga i motivi dell'agire umano partendo dai moventi. L'uomo, secondo l'utilitarismo, agisce secondo ciò che gli è più utile per raggiungere il piacere. Detto questo, l'utilitarismo promuoveva il progetto di analizzare i comportamenti umani fondando una vera e propria matematica dei motivi utilitaristici alla base di ciascuna azione. Utopia.
Dal racconto
di Tommaso Moro "Utopia", dal greco ou topos ("non
luogo"). Il termine designa ogni concezione
politica ed etica che tenda ad una condizione di vita ideale così
elevata da essere, nella pratica, irrealizzabile. Verità. Dal latino verum ("vero"). In greco la verità è aletheia (a- come privativo e lèthe, "nascondimento", ovvero, "ciò che non è nascosto", "che è esposto allo sguardo"). La verità è la caratteristica di ciò che è vero, ossia di ciò che possiede le caratteristiche del proprio essere in modo incontestabile. Contrapposta all'opinione e alla fede, la verità si lega necessariamente al fatto di mostrarsi e rendersi evidente per la sua incontestabilità. La verità possiede quindi la caratteristica di essere valida universalmente in rapporto a qualsiasi situazione (contrariamente al concetto di opinione). Virtuale. Da virtutem ("forza, valore"). Se, come significato più corrispondente all'etimo, virtuale si riferisce a tutto ciò che è inerente alla virtù morale, virtù ha anche un altro significato non esclusivamente morale: virtù è ciò che può accadere relativamente a una potenzialità. Il termine virtuale si usa allora normalmente per indicare tutti gli stati che si trovano in una posizione potenziale e non in atto. Virtuale significa quindi potenziale, non ancora realizzato concretamente. Volontà schopenaueriana. Nella filosofia di Schopenhauer il cieco e irresistibile impeto che spinge l'uomo a vivere e perpetuarsi come specie nonostante l'ineluttabile destino mortale. La volontà è l'entità che sta alla base dell'esistenza, essa produce il mondo apparante dei fenomeni (l'esistenza quotidiana superficiale), sicché l'uomo produce nella sua vita cosciente una razionalità che è in realtà sostenuta e prodotta dall'irrazionale. |
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