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Tra tutte le montagne dell'Italia
meridionale, il Massiccio del Matese, per bellezza di
vallate alpestri, per varietà di paesaggi, per costumi
caratteristici e per ricordi storici, presenta il massimo
interesse alpinistico e turistico.
L'elemento caratteristico è dato dalla perfetta integrazione
tra rialzi naturali e zone rocciose.
Al di sopra dei mille metri si trovano
numerosi pianori, sovrastati dalle montagne da cui scende
una massa di verde dai toni armoniosi: il verde cupo dei
macchioni di vegetazione, degli anfratti inaccessibili ed il
verde tenero dei pascoli nelle brevi spianate. Ripiani a
superfici uniformi che alternandosi a dolci pendii, fanno
del Matese una delle zone più adatte al trekking ed agli
sport invernali, con campi da sci frequentabili da dicembre
alla fine di aprile.
Abbondantemente innevato per buona parte
dell'anno, il Matese risuona in estate di richiami di
campanacci e belati di armenti che pascolano tra le rocce.
Qui, con la L.R. n.33/93, è stato
istituito il Parco Regionale del Matese, ma è del 12 Aprile
2002 il D.G.R.C. n. 1407 che fissa il suo perimetro
definitivo e certifica in 33.326,53 ha la superficie
protetta.
Centri
storici, antichi borghi fortificati, castelli medioevali, chiese
e conventi ricchi di testimonianze storico artistiche. Da sempre
il Matese, estremo lembo della provincia di Terra di Lavoro,
rappresenta una tappa fondamentale per tutti i possibili
itinerari di un turismo culturale attento ed intelligente.
Una zona incontaminata, dove paesaggi di incomparabile bellezza,
uniti allo straordinario valore del patrimonio storico
artistico, costituiscono una scommessa vincente per un futuro a
misura d'uomo. Per ogni stagione, un colore ed un sapore
diverso. Il bianco della neve, sulle piste di sci alpino di
Bocca della Selva o sul circuito da fondo di Monte Orso; il
verde rigoglioso dell'estate, tra i lussureggianti boschi; le
mille sfumature della natura in autunno e in primavera, quando i
colori si fanno più magici e tenui.
E ancora: folclore, tradizioni, antiche usanze che resistono al
tempo come per in un ineluttabile scherzo del destino. Una terra
da scoprire e, soprattutto, da capire. Dalle battaglie
dell'antico Sannio, alle piccole battaglie del vivere
contemporaneo, il Matese, perfetta antitesi dell'imbarbarimento
dei costumi e delle tradizioni, è una terra che vuole vivere,
contando sulle proprie risorse, valorizzando le proprie energie
e proponendosi nella sua autenticità. Una volontà di riscatto
che poggia sull'esigenza di aprire, una volta per tutte,
frontiere mai valicate. Di qui l'idea di un sito che, con
sintesi estrema potesse finalmente rendere in maniera completa
una prima immagine di una realtà millenaria, con le sue certezze
e le sue contraddizioni. Dal trekking alla speleologia, dalla
mountain bike al birdwatching, dal deltaplano allo sci e
all'alpinismo, la varietà di scelte è enorme. Basta poco per
esserci. Provare per credere. Analogo per quota e struttura
geologica alle catene vicine, ed in particolare alle Mainarde ed
ai monti del Parco Nazionale d'Abruzzo, il Matese propone al
naturalista una vegetazione analoga a quella del resto
dell'Appennino calcareo. Ad emozionare i visitatori sono
innanzitutto le splendide faggete che occupano una buona parte
del settore campano del massiccio. Magnifichi boschi di faggio
vengono attraversati dalle strade che salgono da San Gregorio
Matese verso i valichi di Bocca della Selva e della Selva del
Perrone. Altre foreste più silenziose si distendono intorno al
Monte Janara, a sud del Lago del Matese. All'interno delle
faggete compaiono il tasso, l'acero riccio, l'acero montano,
l'agrifoglio ed il sorbo. Poco fitto è invece il sottobosco. A
quote più basse domina invece la macchia mediterranea, formata
in prevalenza da leccio, che si alterna a boschi di carpino,
roverella e cerro. Qua e là si incontra l'ontano napoletano.
Nelle zone scoperte crescono l'asfodelo, la genziana e la
belladonna. Al di sopra del limite della vegetazione arborea, i
pendii del Miletto sono rivestiti da fitti cespugli di ginepro.
Tra le fioriture spiccano quelle delle numerose orchidee
selvatiche dei generi Orchis, serapias, Dactylorhiza e
Platanthera, che si possono osservare soprattutto, tra la
primavera e l'estate, nelle radure che interrompono le faggete.
Come su tutte le montagne della Campania, la grande diffusione
dell'allevamento e una caccia particolarmente ostinata, hanno
notevolmente ridotto gli spazi per la fauna selvatica del Matese.
Tra i mammiferi, comunque, sono ancora presenti nel Parco il
cervo, il lupo, il tasso, il gatto selvatico, la donnola, lo
scoiattolo e la lepre. L'orso era sicuramente diffuso nel
passato, ma vi sono recenti segnalazioni di una nuova presenza
del plantigrado.
Tra
gli uccelli spicca la maestosa aquila reale, che nidifica sul
Monte Mutria e nel Valle dell' Inferno. Le si aggiungono il
gufo, il cuculo, il gheppio, il falco pellegrino, lo sparviero e
numerosi rapaci notturni. Nei boschi si ascoltano frequentemente
il ritmico battere del picchio rosso maggiore e del picchio
verde, e il caratteristico richiamo del cuculo. Le acque del
Lago Matese, dove ancora vive una discreta fauna ittica che
annovera trote, anguille e ciprinidi, offrono un ottimo punto si
sosta a i migratori , per la loro scarsa profondità e per i
fitti canneti che le circondano. Appostandosi sulle rive si
possono osservare, tra gli altri, lo svasso maggiore, per cui il
Lago Matese è una delle più importanti stazioni di riproduzione
in Italia, la gallinella d'acqua, il germano reale, il merlo
acquaiolo e il tuffetto. Sulle pendici del Miletto nidifica
ancora il falco pellegrino, dominatore di queste rupi.
Da sempre il Matese, estremo lembo
della provincia di Terra di Lavoro, rappresenta una tappa
fondamentale per tutti i possibili itinerari di un turismo
culturale attento ed intelligente.
Una zona incontaminata, dove paesaggi di incomparabile
bellezza, uniti allo straordinario valore del patrimonio
storico artistico, costituiscono una scommessa vincente per
un futuro a misura d'uomo.
Il suo immenso territorio è una terra dai forti contrasti
dove il confine tra campagna e natura non è mai
contrapposizione.
Tra valli, colline e montagne si alternano paesini puliti e
boschi immensi e fascinosi; un territorio capace di
alternare centri economicamente produttivi a piccoli borghi
incantati dove il tempo sembra essersi fermato.
Amministrativamente
l'area del parco Regionale del Matese è raggruppata nella
Comunità Montana zona del Matese, per la provincia di
Caserta, che comprende i comuni di Ailano,
Alife, Capriati al Volturno,
Castello del Matese, Fontegreca,
Gallo Matese, Gioia Sannitica,
Letino, Piedimonte Matese,
Prata Sannita,
Raviscanina, S. Angelo d'Alife,
S. Gregorio Matese, S. Potito
Sannitico, Valle Agricola e nella
Comunità Montana del Titerno, per la provincia di Benevento,
che comprende i comuni di Cerreto Sannita,
Cusano Mutri,
Faicchio,
Pietraroja, San Lorenzello.
Tutti questi paesi, dai più piccoli ai più grandi, vivono in
una dimensione umana e le attività economiche principali
sono quelle legate all'agricoltura, alla pastorizia ed
all'artigianato, oltre, naturalmente, al turismo.
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