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Sul promontorio del
Capo di Massa, nasceva, secondo le testimonianze del poeta Stazio, durante il I
sec. d.C. una splendida, opulenta e lussureggiante villa ad opera di un
magnanimo e ricco possidente flegreo. Lo mise in evidenza il Prof. Amedeo Maiuri,
celebre archeologo e scrittore, a cui si deve il ritrovamento di molte delle
testimonianze storico-artistiche della Regione: nel suo libro “Passeggiate
Sorrentine”, scritto nel 1956, egli racconta infatti di tali resti archeologici
sovrastati dalla recente costruzione voluta come residenza personale da un
magnate della flotta mercantile. Caratteri ambientali Il promontorio di Capo
Massa è la depressione orografica che da Monte Corbo termina a mare. La punta
segna il confine tra due insenature: la Marina della Lobra e la Marina di Puolo.
Oggi si accede alla villa provenendo dalla Massa - Sorrento attraverso la Villa
Lauro e da Puolo, dopo il Portiglione, mediante una strada privata, appartenente
alla Villa Lauro ex Astarita. Caratteri tipologici-morfologici La villa occupa
quasi tutta l’area di Capo Massa, con il giardino a mezza costa ed in alto la
Domus, su una platea. Un viale serpeggiante nel verde metteva in comunicazione
un gruppo di case sul mare con giardino, oblungo, chiuso da portici. Sulla riva,
ninfei e grotte artificiali. Faceva parte di questa villa il rilievo
raffigurante un sacrificio alla Dea Diana che è stato rinvenuto insieme ad altri
tre raffiiguranti un corteo di satiri, un trionfo di Bacco e un santuario
dedicato a Cibele. In esso si nota la dea, in atteggiamento rilassato, seduta su
una roccia e affiancata da alcuni cacciatori in atto di ringraziarla per la
caccia proficua. Impianto strutturale Fu realizzato un enorme complesso edilizio
di cui oggi esistono solo pochi pezzi. Il complesso era formato da 12 vani.
Grandi pilastri sostenevano il terrazzo. Una grande costruzione era prospiciente
al mare. Sul livello più alto si trovava un gruppo di sale. La parte monumentale
di questa casa era costituita da una grande costruzione con poderosi muri di
sostegno. Una rampa coperta inclinata era la discesa a mare ed immetteva in una
costruzione semicircolare, cioè in una esedra trilobata. Il giardino era formato
da un grande spianata coltivata a vite. Un porticato ed un muro interrotto da
porte era l’accesso al Xystus.
Il rilievo é una traccia
evidente di un gusto aristocratico, lussuoso, di una predilezione per
decorazioni raffinate, di stile levigato, pulito, di cui amavano circondarsi i
nobili romani. Inquadrato in una cornice con motivi floreali e vegetali di gusto
naturalistico ellenistico e di chiari intenti decorativi, il rilievo del
sacrificio a Diana é stato rinvenuto insieme ad altri tre raffiguranti un corteo
di satiri, un trionfo di Bacco e un santuario dedicato a Cibele.
Esso presenta la figura centrale della dea,
seduta su una roccia, con i suoi attributi precipui, affiancata da un gruppo di
cacciatori, a lei devoti, che la ringraziano con il sacrificio di un cinghiale
per una caccia propizia. Si nota una buona resa dello spazio naturale, dei
volumi plastici, delle figure, delle vesti, degli atteggiamenti, dei
particolari, con l'uso del trapano per il chiaroscuro della roccia che riportano
la datazione del basso rilievo ad età adrianea.
I volti, ben individuati fisionomicamente,
sono tutti di profilo; i busti di 3/4 o di prospetto, le gambe in pose diverse,
efficaci accenni di alberi in stiacciato finissimo, fanno da sfondo. I rilievi
servivano a decorare le pareti di uno dei saloni della villa che per la sua
invidiabile posizione geografica e il lusso dei suoi arredi, venne decantata dal
poeta Stazio nella sua opera Silvae.
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