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L'estremità
della Penisola Sorrentina, oggi denominata
Punta della Campanella, è
costituita da un promontorio calcareo che conserva oltre alle bellezze
naturali una suggestiva memoria archeologica. Le fonti antiche infatti
identificano nella zona il luogo dove sorgeva il Tempio di Athena, uno
dei santuari più famosi della costa tirrenica, secondo Strabone fondato
dallo stesso Ulisse. E' quindi probabile che fin dall'epoca arcaica
dovesse esistere un importante culto di questa divinità e quindi un
tempio. La sua
localizzazione esatta è difficile in quanto il luogo è esposto
all'azione distruttiva degli agenti atmosferici; sono pochissime le
tracce ancora oggi visibili, ma le citazioni degli scrittori latini e
greci, i rinvenimenti ceramici ed epigrafici, le sopravvivenze di alcuni
toponimi, hanno fatto sì che la tradizione moderna sia concorde
nell'ubicare l'Athenaion proprio sull'estremità di questo promontorio.
Il Santuario si trovava quindi in posizione dominante sul canale fra il
Promontorio e Capri, passaggio quasi obbligato per chi navigava fra le
colonie greche in Sicilia e quelle del Sinus Cumanus (golfo di Napoli),
e ciò risponde ad uno dei caratteri di Athena, protettrice dei
naviganti. La connotazione marina di Athena è rafforzata dal materiale
ceramico rinvenuto, adatto principalmente a libagioni. Ipotizzare
un'effettiva presenza greca è alquanto azzardato, ma è probabile che
il Promontorio fosse sotto il controllo di Cuma. Verso la
fine del V secolo a.C. i Sanniti riversarono dall'Appennino centrale
verso le coste dell'Italia meridionale e nel IV secolo a.C. anche la
Penisola Sorrentina venne occupata. Una conferma è data dall'importante
scoperta (1985) del prof. Mario Russo di un'epigrafe rupestre in lingua
osca databile al III-II sec. a.C.. L’iscrizione menziona tre Meddices
Minervae (magistratura tipicamente sannitica) che appaltarono e
collaudarono i lavori per la creazione dell’approdo di levante che
conduceva al Santuario. L'immutata consacrazione di Athena conferma che
tale culto non aveva subìto interruzione anche se aveva assunto
ufficialmente il nome che la dea aveva in area sannitica e romana:
Minerva.
Dopo le guerre sannitiche la penisola Sorrentina fu completamente
romanizzata e i resti più cospicui appartengono a questa fase e più in
particolare all’età Tiberiana quando il luogo, abbandonato il culto
di Minerva, acquistò una grande importanza strategica essendo l'approdo
più prossimo a Capri, sede della residenza imperiale.
Sono tuttora evidenti fra la rada vegetazione, resti di strutture
ritenuti pertinenti ad una villa romana disposti su 5 livelli. La
terrazza inferiore, dove doveva sorgere l'antico tempio, è attualmente
occupata dalla cinquecentesca Torre Minerva. La II terrazza ha
conservato i resti di 4 piccole esedre con sedili in muratura, con
funzione probabilmente solo decorativa e di sosta. Fra la II e la III
terrazza vi è un pavimento in cocciopesto limitato a nord da un muro
pertinente probabilmente ad un ingresso della villa. Sulla III e IV
terrazza resta quasi nulla ad eccezione di una cisterna e resti di una
probabile torre di segnalazione. Sulla IV è anche l'accesso
all’approdo orientale con epigrafe sulla parete rocciosa (a 10,50 mt.
slm) e sulla V terrazza si notano una serie di muri paralleli addossati
alla montagna.
TRASCRIZIONE
DELL'EPIGRAFE DI PUNTA CAMPANELLA
Linea: 1
M( ) GAAVIIS M( ) L(ÚVKIS) PÍTAKIIS M( )
M( ) GAAVIIS M( ) L(ÚVKIS) PÍTAKIIS M( )
Linea: 2
L(ÚVKIS) APPULIIS MA(MEREKEÍS) MEDD[Í]KS MENEREVIIUS
L(ÚVKIS) APPULIIS MA(MEREKEÍS) MEDD[Í]KS MENEREVIIUS
Linea: 3
ESSKAZSIÚM EKÚK ÚPSANNÚM
ESSKAZSIÚM EKÚK ÚPSANNÚM
Linea: 4
DEDENS IÚSUM PRÚFATTENS
DEDENS IÚSUM PRÚFATTENS
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