Organizzazione aziendale

solo  qui    -->L’enciclopedia on line Wikipedia dà della socializzazione questa definizione: «La base della socializzazione è l’assenza del lavoro dipendente, ovvero ogni entità produttiva apparterrebbe in egual misura a tutti i suoi lavoratori, senza più padroni né dipendenti. Ciò a differenza del liberismo, dove un’entità produttiva è di proprietà di una persona o di una società di persone anche estranee alla produzione, mentre la produzione è affidata a lavoratori dipendenti. E a differenza del comunismo, dove la proprietà è sostituita “dallo stato” (“dittatura del proletariato”) e viene gestita tramite burocrati di nomina politica, spesso incompetenti e disinteressati ai lavoratori ed al buon funzionamento della produzione. La socializzazione non abolisce il sistema capitalista ma solamente ridistribuisce la proprietà ed elimina i rapporti umani di sudditanza e dipendenza salariati (che siano essi da parte di altre persone o dallo “Stato”), confidando sulla naturale maggior responsabilizzazione dei lavoratori di fronte all’autogestione del loro lavoro e del loro capitale. Similmente al liberalcapitalismo, la teoria socializzatrice prevede il diritto alla proprietà privata, la libertà d’iniziativa economica, il rispetto della legge della “domanda-offerta” e della libera concorrenza. Tuttavia la grande differenza sta nell’autogestione di tutto ciò, dando quindi perlomeno un senso di controllo della propria vita a tutti i lavoratori ed uno stimolo alla partecipazione. La socializzazione, a differenza della collettivizzazione comunista, non prevede l’attuazione dei propri contenuti dottrinali mediante una rivoluzione espropriativa, ma mediante la proibizione legislativa del lavoro salariato e la contemporanea concessione di un credito sociale. La gerarchia e la divisione dei guadagni delle grandi aziende sarebbe stata decisa elettoralmente da tutti i partecipanti all’azienda, nello stile del corporativismo e in un’ottica di meritocrazia. La definizione originaria di Ugo Spirito era “corporazione proprietaria”, ovvero la corporazione che diventa proprietaria dell’azienda»

prendere da altro libro primi spunti sulla socializzazione

Assodato cosa è la socializzazione, come applicarla? 

Come già espresso, il miglior modo per attuare la socializzazione sarebbe attraverso una precedente statalizzazione. Questa era la strategia di Mussolini? Che altra spiegazione dare all’incipiente statalizzazione che dal 1933 aveva fatto in pratica dell’Italia il quarto paese comunista al mondo (dopo Urss, 1917, Mongolia, e Tannu Tuva, 1921)? Probabilmente la statalizzazione implementata da Mussolini fin dal 1933 con la nascita dell’IRI non era fine a se stessa, e la “ricostruzione industriale” era solo una scusa giustificata dalla “crisi del ’29”. La critica tipicamente azionista al fascismo come economia statalista è quindi fuorviata, perché non era la “nazionalizzazione” un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Quei fascisti odierni che auspicano come esempio di sistema economico fascista la “nazionalizzazione delle attività strategiche e di pubblico interesse” fanno solo il gioco di questi “critici”. Farebbero meglio a ricordare che un sistema nel quale vigeva una certa proprietà privata mentre le attività “strategiche” e “di pubblico interesse” erano nazionalizzate è già esistito: la Jugoslavia di Tito. Quello sarebbe il loro esempio di sistema economico fascista? La stessa linea-guida perseguita dall’“eurocomunismo” della triade Berlinguer-Carrillo-Marchais?

 

Là dove si è voluto esasperare ancora di più il capitalismo, facendone un capitalismo di Stato, la miseria è semplicemente spaventosa” (Benito Mussolini, dal rapporto tenuto alle gerarchie del Regime, il 17 ottobre 1932)

 

«Si noti che se i fallimenti del mercato vengono ritenuti fisiologici per il capitalismo e non patologici, per cui la disoccupazione e l’inflazione vengono lette come due modi per produrre disciplina nelle fabbriche e dirimere le controversie distributive, la conclusione di politica economica è completamente diversa: ogni governo che avesse sia la forza che la volontà di rimediare ai principali difetti del sistema capitalistico avrebbe pure la volontà e la forza di abolirlo del tutto» (Michał Kalecki, tradotto da “A theory of commodity income, and capital taxation”)

«Il sindacalismo fascista considera l’elemento capitale, non come un elemento da sopprimere - il che è praticamente e storicamente assurdo - ma come un elemento da liberare e potenziare» (Benito Mussolini, “Gerarchia”, maggio 1925)

 

E’ assodato il fatto che, esistendo i proprietari (e quindi anche i furbi parassiti che gli ruotano attorno) e le loro organizzazioni, ogni tipo di cambiamento dello status quo lavorativo-societario comporterebbe il boicottaggio da parte loro con il supporto della massoneria e col mezzo del sistema politico liberal-democratico, ogni ipotesi di voce in capitolo da parte dei lavoratori dipendenti sarebbe inevitabilmente stroncata o ridimensionata. Vuoi per l’inevitabile corruzione dei loro rappresentanti da parte delle entità proprietarie, vuoi per il boicottaggio stesso delle decisioni dei rappresentanti corporativi da parte del padronato (boicottaggio attuato tramite sottili ricatti e terrorismo, consuetamente), più o meno come è oggi con i sindacati.

 

Con qualche notevole eccezione, gli uomini d’affare favoriscono la libera impresa in generale ma s’oppongono ad essa quando questa viene a riguardarli” (Milton Friedman)

 

Da quest ------ incertezza ---- origina l’altra faccia del potere, quella che tende a stabilizzare le posizioni acquisite, intervenendo sulla facoltà altrui di agire [di ottenere quota di azienda?]. Il potere è anche potere di impedire. A questo proposito si deve osservare che questa caratteristica non deriva solo dalle intenzioni dell’attore, ma anche dalla natura eminentemente relazionale del potere. La nozione di potere è infatti “inscindibilmente legata al contesto nel quale esso di pone” (Ben Barnes) e ciò in quanto ogni volta che noi esercitiamo il nostro potere di agire dobbiamo sempre fare i conti con altri, ai quali finiamo spesso per imporre la nostra volontà, anche a prescindere dalle nostre intenzioni. Così ad esempio, quando in un asta l’ultimo nostro rilancio ci consente di acquisire quel bene, altri saranno costretti a rinunciare all’acquisto a cui tanto avevano tenuto. Il potere di fare e quello di impedire sono dunque strettamente legati alla posizione occupata in una data configurazione relazionale. In definitiva il potere ha sempre una natura ambivalente. Esso è insieme “poter fare” e “impedire”; e se da un lato esso permette di accumulare le risorse necessarie per l’azione, dall’altro stabilizza le posizioni, e in questo modo riduce le capacità di trasformazione e innovazione. Il confine tra questi due aspetti è molto labile e basta un nonnulla per scivolare dal poter fare all’impedire. E proprio per questo Smith insisteva sulla necessità di tendere ad una situazione quanto più possibile prossima alla concorrenza, eliminando le sovrastrutture, unico efficace strumento per combattere la concentrazione di potere e la corruzione. - mettere anche dove corruzio -   Quindi nel liberismo oggi come oggi il massimo dell’efficienza non è assolutamente raggiungibile dato che in esso, a causa delle differenze economiche tra persone, non è possibile eliminare del tutto ogni forma di direzione statale ed affidarla al settore privato. Solo eliminando la proprietà accentrata ed il lavoro subordinato sarebbe possibile realizzare uno sviluppo definitivo del capitalismo. 

Potrei assumere metà della classe operaia per far fuori l’altra metà” (Jay Gould, 1886)

 

In definitiva qualora la socializzazione venisse applicata solo parzialmente come “co-gestione”, ogni ulteriore sviluppo verrebbe stroncato con modi simili ai quali essa è già stata stroncata precedentemente (25 luglio 1943 e 25 aprile 1945), e non si vede motivo per il quale non dovrebbe esserlo anche oggi. I potenti di oggi non sono meno subdoli di quelli di un tempo. Per evitarlo bisogna imparare proprio da quegli errori fatti a suo tempo e quindi togliere del tutto ai reazionari la capacità di stroncarla sul nascere. Visto che questa loro capacità si basa sul potere economico-politico derivatogli immeritatamente dalla proprietà gerarchica, è evidente l’impossibilità di applicare all’economia una qualunque variazione politica che però preveda il mantenimento dell’attuale sistema basato sulla proprietà accentrata ed il lavoro umano come merce. Tale sistema va quindi necessariamente abolito così come è stato abolito lo schiavismo, e base ne deve essere proprio il considerare l’attuale concezione del lavoro salariato una forma di moderno schiavismo istituzionalizzato. E come lo schiavismo è inefficiente perché frustrante e coercitivo, e deve essere criticato sulla base di questi motivi.

 

«Il secolo scorso proclamò l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, e fu una conquista di portata formidabile; il secolo fascista mantiene, anzi consolida, questo principio, ma ve ne aggiunge un altro non meno fondamentale: la eguaglianza degli uomini dinanzi al lavoro inteso come dovere e come diritto, come gioia creatrice che deve dilatare e nobilitare l’esistenza, non mortificarla e deprimerla» - Benito Mussolini all’assemblea delle corporazioni, 10 novembre 1934

 

La socializzazione non punta a livellare totalmente i redditi ed i patrimoni come il comunismo. Anche la semplice co-gestione o tipi simili di partecipazione o "suddivisione degli utili" proposti da ------ come --- compromessi --- non risolvono i problemi di forma che sono quelli che la socializzazione punta a risolvere, anzi sono specchi per allodole che mirano a far guardare il dito anziché la luna. Anche la suddivisione 50-50 della proprietà tra ex dipendenti ed entità proprietarie non modificherebbe niente dei guasti indotti dalla separazione tra proprietà e produzione -------. Permarrebbe sempre il maggior interesse personale per ciascuna delle parti ---- : "fregare" il più possibile il padronato per i dipendenti (manager compresi), "fregare" il più possibile i dipendenti per il padronato, con reciproco e collettivo scapito ----- e, nel caso dell'estensione dell'azionariato (auspicata proprio da -------), con in più l'interesse da parte dei lavoratori dipendenti (avendone essi la possibilità) nel far andar male la produttività con lo scopo di far calare il valore delle azioni per acquistarle a prezzo più basso e poi venderle quando alto  ------ e altri guasti simili ricollegabili alla produzione sentita come non propria.    “stakeholders” (management e lavoratori) e “shareholders” (proprietari o azionisti)

“making out”, ovvero raggiungere il “bonus”, la paga massima oraria in un sistema di lavoro a cottimo 

“profit sharing”: ripartizione dei profitti aziendali, ma anche dei rischi legati ad essi. - “stock option”   -  “total quality management” 

I vari esperimenti di “job redesign” degli anni ’70 fallirono proprio per l’incontentabilità dei lavoratori e le diatribe sindacali all’interno dei gruppi aziendali, rendendo chiaro quanto difficile possa essere per un proprietario gestire la manodopera salariata, anche con tutta la buona volontà.

composizione organica del capitale?: dato dalle equazioni dei prezzi: il prezzo di un’unità di bene di consumo è dato dal salario moltiplicato per il coefficiente tecnico di produzione di quel bene relativo al lavoro (cioè la quantità di lavoro necessaria per ottenere un’unità di quel bene) più il profitto moltiplicato per il coefficiente tecnico relativo al capitale. Un ragionamento analogo spiega la formazione del prezzo dei beni capitali (-----di produzione???-----). Le equazioni dei prezzi permettono di determinare, dati un certo saggio salariale e data una certa matrice dei coefficienti tecnici, i prezzi relativi e il saggio di profitto ---del sistema----. Partendo dall’equazione del prezzo del bene di consumo (aggregato) si può inoltre facilmente ricavare che il salario in termini reali è funzione inversa del saggio di profitto. Ciò si ricava soprattutto dal modello neoclassico di crescita equilibrata di Hicks (che contiene le equazioni dei prezzi). 
su i valori delle quote si parificano:
saggio di profitto: rapporto tra profitto e capitale (non salari!) - nella socializzazione uguale fra tutte le aziende e tra tutti i settori produttivi - su aziende - vedere bene dove mettere altrove! 
con socializzazione la composizione organica del capitale è uguale in tutte le aziende e in tutti i settori. dato dalle equazioni dei prezzi: il prezzo di un’unità di bene di consumo è dato dal salario moltiplicato per il coefficiente tecnico di produzione di quel bene relativo al lavoro (cioè la quantità di lavoro necessaria per ottenere un’unità di quel bene) più il profitto moltiplicato per il coefficiente tecnico relativo al capitale. Un ragionamento analogo spiega la formazione del prezzo dei beni capitali (-----di produzione???-----). Le equazioni dei prezzi permettono di determinare, dati un certo saggio salariale e data una certa matrice dei coefficienti tecnici, i prezzi relativi e il saggio di profitto ---del sistema----. Partendo dall’equazione del prezzo del bene di consumo (aggregato) si può inoltre facilmente ricavare che il salario in termini reali è funzione inversa del saggio di profitto. Ciò si ricava soprattutto dal modello neoclassico di crescita equilibrata di Hicks (che contiene le equazioni dei prezzi). Sotto questo punto di vista è possibile anche calcolare in maniera pressoché esatta (ma pur sempre realmente teorica) quanta parte del prodotto (PIL) sia dovuta al lavoro, quanta al capitale, e quanta al progresso tecnico (come residuo del calcolo dei primi due). Tuttavia i fattori esogeni implicano che “non si può determinare […] endogenamente il saggio di sviluppo indipendentemente dalla distribuzione”. -----Vittorio Valli, “Politica economica”, Carocci ed., pag. 80. -------- questo fa si che i prezzi relativi non si possano determinare in generale se non ipotizzando che il saggio di salario (o il saggio di profitto) sia esogenamente dato. Ciò farebbe cadere i legami fra teoria della produzione (aggregata) e teoria della distribuzione stabiliti dalla teoria marginalistica. Secondo essa difatti si potrebbe dare una spiegazione endogena della distribuzione facendo coincidere in equilibrio i saggi di profitto e di salario con i valori della produttività marginali del capitale e del lavoro. ---esogenamente: per via politica----- Amartya sen ––attribuzioni: assegnazione-distribuzione dei diritti di accesso ad un prodotto Per vedere come ciò accada analizziamo la definizione di saggio di plusvalore (rapporto plusvalore/capitale variabile (lavoro)) e di saggio di profitto (rapporto plusvalore/capitale variabile + capitale costante). Per Marx il saggio di plusvalore è funzione esclusivamente del lavoro diretto impiegato (il capitale costante non fa altro che trasmettere il proprio valore al prodotto senza creare alcun valore aggiuntivo), mentre il saggio di profitto è funzione dell’intero capitale impiegato (costante e variabile). Ora, il saggio di plusvalore tenderebbe, secondo Marx, ad essere uguale, in un mercato di concorrenza perfetta, in tutti i settori produttivi e fra tutte le aziende di ciascun settore. Ma come sappiamo questa è un ipotesi solo parzialmente dimostrata da Marx, e completamente surreale nella realtà. Essa presumerebbe l’ipotesi di una concorrenza perfetta e una perfetta mobilità e omogeneità del mercato del lavoro (cosa inesistente), che presumerebbe conseguentemente un’unificazione dei saggi salariali. Ma essa dipende anche dalla scelta tecnica dei diversi capitalisti. Nonché da ---esogenità varie-------. Anche il saggio di profitto tenderebbe ad uguagliarsi tra tutte le industrie, ma dato che la composizione organica del capitale non è la stessa tra tutte, vi sarà sempre una contraddittorietà fra uguaglianza dei saggi di plusvalore e uguaglianza dei saggi di profitto. Anche in questo caso la differenza non è data da ------matematica----- sulla quale si può giustificare Marx, ma dalle ---esogenità------- che solo esse fungono da barriera al ristabilimento di un meccanismo matematico perfetto. ---- fondere con Per questo Marx successivamente abbandonò l’ipotesi????------ invece (come è oggi), la composizione organica del capitale è diversa da settore a settore, - questo incredibilmente potrebbe indirettamente rendere vera la "teoria del plusvalore" di Marx!!!
Costo di transazione: concetto che definisce la differenza tra massima efficienza teorica e realtà; differenza causata dall’incertezza e dai suoi risvolti nel mercato istituzionalizzato (ovvero quando esiste un limite politico al completo laissez faire). - socializzazione elimina i costi di transazione - 
in assenza di fattori endogeni ciò viene corretto istantaneamente, per cui di fatto in un economia libera “sovrapproduzione” (sia di merci che di capitale) è un concetto ignoto. Essa compare quando intervengono fattori endogeni ad impedire l’autocorrezione. Solo in tal caso sovrapproduzione di merci (ovvero carenza di domanda) si traduce in diminuzione in scala del rendimento produttivo, e con essa anche delle cifre disponibili per i salari. 
Riguardo concorrenza estera: difficile ipotizzare che i lavoratori-soci rinuncino al lavoro a causa di ricavi sotto il livello di rendimento del capitale, in mancanza di alternative. E se le alternative ci sono, ben venga la riconversione ad attività più remunerative (e quindi più utili collettivamente, profitto simbolo di tale utilità ---–profitto=produzione---) . A differenza del sistema liberista costellato dalle diatribe tra gli attori sul miglior impiego del capitale che portano alle aberrazioni di produzioni utili che chiudono per motivi economici quasi sempre inesistenti o sorvolabili (vedi Olivetti e la quasi persistente cronica incertezza Fiat). Il break even (punto di pareggio uscite-entrate) sempre quello rimane. 
Quello che viene prodotto nella nazione viene diviso (“allocato”) tra la nazione, in un modo o nell’altro (teoria del “trickle-down”). 

Socializzazione come forma e non sostanza - prendere da altrove - livellamento dei redditi non ------ , ma ---- come si capirà leggendo più avanti ----- solo che di conseguenza chi merita di più avrà di più, chi merita di meno avrà di meno. --- Dalla socializzazione non solo i dipendenti, ma anche i medi e piccoli manager ne avrebbero un vantaggio. Per quanto riguarda i proprietari, ---------

Convenienza tipo di investimento qui?  a capitalisti non interessa come ottengono i soldi; quindi variando  ------- non dovrebbero lamentarsi. già scritto ma dove?????

“Il capitalismo è una cosa positiva se hai capitali, una fregatura se non li hai” (Lapalisse?????) 

Un altro rivelatore dell’ignoranza generalizzata sui temi economici ci è fornita dalla confusione sui significati di “utile”, “danno”, “profitto”, “rendita”, “ricarico”. E’ esatto dire che un impresa in un mercato perfettamente concorrenziale crea profitti? No: il profitto è solo la cifra che supera la rendita, e la rendita è il tasso di rendimento del capitale che è uguale per tutte le imprese in concorrenza in un settore, equivalente al tasso di interesse vigente in quel momento. Solo le imprese monopolistiche creano profitti nel senso letterale del termine, dato che essendo in monopolio i loro prezzi di equilibrio riescono a superare il livello di rendita che come abbiamo detto è quanto non supera i tassi di interesse. Oltre vi è il ricarico, che è quanto supera il profitto ed è ciò che viene aggiunto in modo arbitrario oltre il prezzo di equilibrio dell’impresa che opera in monopolio. Il tasso di interesse è il prezzo più importante di un’economia di mercato. Orienta tutti gli agenti economici, coordinandone il comportamento relativo. Un tasso di interesse relativamente basso dimostra che le persone dispongono di molti risparmi. Al contrario un alto tasso mostra una forte domanda di beni. Quando il tasso è alto, il motivo è che c’è poca disponibilità di fondi risparmiati, e questi sono in grado di finanziare solo progetti molto redditizi, cioè quelli che offrono un rendimento maggiore del tasso. Il tasso di interesse è quindi un segnale essenziale per poter realizzare o meno i progetti di investimento al margine. Difatti, cosa succede se si manipola e si riduce artificialmente il tasso di interesse, ad esempio attraverso una espansione creditizia dovuta alla riserva frazionaria (apertura di un conto corrente anche in assenza di valore materialmente depositato, solitamente come “pagherò” di un prestito erogato che passa di mano in mano senza che ne venga materialmente chiesto il cambio, sulla base delle probabilità statistiche di ciò.)? Il movimento dei tassi verso il basso è lo stesso generato dall’aumento del risparmio nel sistema che invece di fatto non c’è. Ciò nonostante gli imprenditori avviano nuovi investimenti, nei quali impegnano i loro sforzi e la loro creatività, compiendo un errore di valutazione. La politica monetaria, in forma di espansione creditizia, distorce le decisioni degli imprenditori e si ripercuote sulla struttura economica reale. Questo è solo un piccolo esempio dei risultati distorsivi apportati da decisioni draconiane. Ai capitalisti non interessa come ciò avvenga, interessa solo che il loro capitale dia il rendimento corrispondente quantomeno al tasso ----------- corrente, in un modo o nell'altro. Quindi anche per loro ---- nella maggior efficienza della socializzazione ne avranno un guadagno personale ancora maggiore rispetto ad oggi, sia quando avendo in mano delle obbligazioni destinate sia a rendere che ad aumentare di valore contemporaneamente all'aumento del reddito nazionale, sia nel contesto generale di maggiore efficienza produttiva, con i conseguenti -------- concernenti i tassi di interesse bancario a parità di -------- (ovvero il margine estremamente ridotto tra tasso per prestito e tasso per debito). 

Proprio sulla base di quanto enunciato finora, a differenza del liberismo la teoria distributista sostiene che anche se la proprietà di ogni mezzo di produzione fosse distribuita a tutti i suoi conduttori, l’equilibrio della piramide reddituale nell’intera società nazionale si manterrebbe tale e quale ad oggi, ed oltretutto teoricamente senza che venga modificato il valore reale dei beni, le attività disponibili, e le loro allocazioni, nonché di tutti gli altri parametri derivanti, spesa pubblica compresa. Questo risultato viene esposto solo come prospettiva teorica, allorché prendendo in considerazione anche una gamma di prevedibili circostanze “collaterali” (che saranno anch’esse analizzate nel corso del testo), nella realtà pratica tutti i fattori certamente si adeguerebbero alle mutate condizioni, ricavando questa prospettiva principalmente sulla base delle teorie dell’economista marxista (per quanto “economista marxista” possa suonare come ossimoro, come vedremo più avanti) Piero Sraffa che analizzando la “teoria della rendita del consumatore” contestano il fondamento tipicamente marshalliano che “il prezzo d’equilibrio viene determinato dall’intersezione tra la curva della domanda e quella dell’offerta”, introducendovi l’elasticità e disancorando il concetto di prezzo dal concetto di valore. La conseguente eventuale variazione autonoma della spesa aggregata sarebbe sia causa che effetto di questo mutamento di condizioni, mentre una variazione indotta non è da contemplare dato che non è realisticamente prevedibile una fuga di reddito assorbito dal risparmio; o meglio, anche in caso di variazione indotta essa verrebbe a compensarsi per via del rapporto tra propensione all’accumulazione di capitale e tassi di interesse (vedi anche pag. -------) dato che il saggio di interesse è influente ma non determinante del rapporto risparmio/spesa.
La distribuzione come risultato patrimoniale specifico darebbe, in buona sostanza, unicamente la separazione dell’investimento (il cui capitale disponibile sarebbe accumulato ed utilizzato direttamente dall’azienda come utili non distribuiti) dal consumo (in questo caso per semplificare intendendo come tale anche l’impiego per il risparmio personale). Come si può dedurre dalla teoria del reddito permanente di Milton Friedman dove si precisa che le funzioni autonome di consumo e risparmio rimangano invariate, se ne ricava che la distribuzione non comporterebbe cambiamenti sostanziali nella produzione e nemmeno nell’allocazione rispetto al liberismo (la “piramide” resta inalterata nella sua forma), ma comporterebbe una razionalizzazione efficientista del lavoro e di tutto il sistema sociale. Ciò in quanto, assodato che il risparmio è sempre equivalente alla spesa per investimento e che l’aumento di domanda aggregata aumenta solo il livello dei prezzi e non incide sulla produzione, i beni prodotti vanno comunque distribuiti (“allocati”), al prezzo adeguato alle richieste di mercato, mercato basato sulla quantità di beni disponibili, conservandovi quindi un equilibrio reddito/spesa perlomeno non dissimile da quello odierno, ma nella realtà assai più stabile ed efficiente come indiretta conseguenza alla scomparsa di inflazione e disoccupazione; ed anche, così come oggi, qualora i costi di produzione superassero il rendimento, il bene (evidentemente non necessario) semplicemente non verrebbe prodotto (per “costo di opportunità” ), massimizzando con ciò la “funzione di utilità” non dissimilmente rispetto ad oggi. Contrariamente a quanto sostenuto dai keynesiani, secondo i quali bisogna produrre per consumare, il che significa invertire i concetti di domanda/offerta. Certo le nicchie vengono riempite, ma i keynesiani tralasciano di valutare che è possibile fornire “a seconda delle necessità” solo se esiste la possibilità di farlo. Per distribuire la ricchezza bisogna prima crearla, e per crearla ci devono essere i mezzi. Non si può cavare sangue da una rapa.

che il risparmio dipenda dal reddito. In realtà vi è un equilibrio spontaneo e invariabilmente statico (sentiero harrodiano di equilibrio) che li ancora uno all’altro ceteris paribus.
Piena occupazione viene meno solo quando si esce dal sentiero di equilibrio. 
teoria della rendita del consumatore E’ la differenza tra il massimo che una persona sarebbe disposta a spendere per acquistare un oggetto ed il prezzo effettivo di quell’oggetto.
La “funzione di consumo” è il rapporto tra reddito e consumo; la “funzione di risparmio” è il rapporto tra reddito e risparmio. 
Il “costo di opportunità” determina all’imprenditore come impiegare più opportunamente i fondi disponibili per l’investimento, ossia cosa è più conveniente produrre e commerciare e cosa meno; determina al consumatore come impiegare più opportunamente i fondi disponibili per la spesa, ossia cosa è più necessario acquistare e a cosa dover rinunciare di conseguenza. 
La “funzione di utilità” è la misurazione della soddisfazione data ad una persona dal consumo dei beni, ovvero dal livello in cui essi colmino la sua percezione di necessità. 

Grande trade off tra disoccupazione e inflazione : knife edge (filo del rasoio harrodiano) : sopra o sotto: instabilità harrodiana. Filo del rasoio equivalente a: saggio di sviluppo garantito. Il saggio di sviluppo effettivo può stare sopra o sotto. Il saggio di sviluppo naturale è il massimo raggiungibile (piena occupazione).     Knife edge: quando saggio di sviluppo effettivo è diverso da quello garantito. In tal caso la posizione di quello naturale fa uscire dalla knife edge e si ha l’instabilità harrodiana. 
       Quando il saggio di sviluppo effettivo è inferiore a quello garantito: disoccupazione keynesiana (potenzialità inespresse nei confronti delle possibilità di investimento). 
Oppure knife edge si raggiunge quando saggi di sviluppo garantito, effettivo, e naturale sulla stessa linea? Quando tasso di crescita garantito è uguale a tasso di crescita naturale = stato stazionario. 

Se ne deduce che la base fondante del distributismo si regge sulla constatazione della “legge di Say” . Questo significa in parole povere che, a differenza di quello che avverrebbe con l’applicazione delle teorie marxiste, praticando il distributismo il livello di vita rimarrebbe generalmente perlomeno uguale ad oggi dal punto di vista della percezione personale, comunque non inferiore, dato che per la produzione aggregata non si intravede alcun motivo per prospettarvi una sua diminuzione o una variazione del tipo di beni prodotti (che invece per il marxismo, come anche esperienza insegna, si prospettano). Nel distributismo, così come nel liberismo, quando c’è un prodotto sul mercato, esso viene in ogni caso adeguatamente usufruito, cioè scambiato secondo le normali leggi domanda/offerta che ne determinano il prezzo; contrariamente a quanto accade col marxismo, il quale, considerando il costo come fattore determinante il prezzo (“teoria del valore-lavoro” ), si ritrova inevitabilmente schiacciato tra gli squilibri che si vengono a creare: inefficienti giacenze da un lato e scarsità dall’altro. Da ciò si evince chiaramente un aspetto che riteniamo utile far comprendere, cioè che il concetto “cosa produrre, come, e per chi” base dello studio dell’economia politica, permane immutato tra liberalcapitalismo e distributismo. Ma diversamente dai liberisti, i distributisti auspicano che il lavoro umano sia tolto dal novero dei fattori di produzione. Per questi motivi, distinguendosi in ciò dagli economisti liberal, i distributisti rifiutano di considerare i beni come numeri fini a se stessi, e giudicano illogica e surreale “La favola delle api” , alla quale contrappongono il “Racconto della finestra rotta” . Di conseguenza promuovono un sistema sociale che preveda la sostituzione del concetto liberista di lavoro come “valore mercantile” con quello cattolico di “necessità” ed il cui coordinamento venga basato sul “merito” anziché sul “fato”. 

La legge di Say analizza il concetto che le merci si pagano con le merci, e che i valori di scambio reciproci si adeguano di conseguenza; si tenga conto che anche la moneta è una merce, seppur simbolica. 
La marxista “teoria del valore-lavoro” sostiene che il valore di un oggetto è determinato dal tempo impiegato per costruirlo. 
“La favola delle api” di Bernard de Mandeville (1705) sostiene che il consumo indotto, in quel caso dal vizio, giovi all’economia come circolazione di moneta; ossia che sia la domanda a creare l’offerta, e quindi la diminuzione di domanda sarebbe causa di recessione. Ciò presupporrebbe che le diminuzioni di domanda siano fini a se stesse, cosa che non corrisponde a realtà.
Il “Racconto della finestra rotta” di Frédéric Bastiat (1850) vuole confutare il luogo comune che la rottura di una finestra, dando lavoro al vetraio, giovi all’economia. Contesta e capovolge quindi la paradossale affermazione “più spesa uguale più ricchezza” ovvero che la domanda crei l’offerta. Sostiene invece che domanda ed offerta vengano sempre ad equilibrarsi spontaneamente secondo le leggi che le regolano. 

Solo in un sistema veramente libero il mercato ricompenserebbe il merito e punirebbe la pigrizia, mentre oggi l’assistenzialismo statalista premia soprattutto i fannulloni, i negligenti, gli inetti, gli approfittatori e gli ignoranti a spese dirette degli intraprendenti e dei produttivi, effettivi o potenziali che siano. Ed indirettamente di tutta la comunità.

Una volta applicata la socializzazione saranno gli stessi neo-proprietari (ossia tutto il popolo) ad avere sia l’interesse che le capacità di impedire un ritorno al passato. “Tutti plutocrati=nessun plutocrate”, “tutti massoni=nessun massone”. Tale asserzione non si basa su ipotesi, ma su un esempio ben chiaro: l’esperienza di Taiwan (detta anche “Cina nazionalista”, in contrapposizione alla Cina comunista) nel 1968, quando lo Stato acquistò legalmente le terre dai latifondisti e le cedette, assieme a quelle già demaniali, ai contadini in proprietà, con rateazioni a lungo termine. Molti di essi l’usarono per edificare case e fabbriche, ricavando il denaro per le costruzioni vendendo il terreno esuberante le necessità agricole, e ricavando così  anche una costante entrata fiscale a lungo termine per lo Stato, veramente equa in quanto basata su quanto effettivamente ricevuto in -------- da quei contribuenti. Grazie a questa distribuzione, un paese fino allora da “terzo mondo” è divenuto in poco tempo una potenza economica priva di alcuna conflittualità sociale. L’ispirazione per questo metodo venne presa da quello delle “agroville” realizzato solo parzialmente nel Vietnam personalista del presidente cattolico Ngo Dinh Diem, e poi imitato da quegli stati che in seguito verranno definiti “le tigri asiatiche”.

E’ mille volte più facile trionfare sulla grande borghesia centralizzata, che vincere milioni e milioni di piccoli padroni (Lenin)

 

Ma per far questo è primaria la necessità di dover contemporaneamente informare i lavoratori sul funzionamento basilare dell’economia, ovvero confutare ed illustrargli tutte le baggianate inculcategli fino ad oggi sia dai sindacati che dai capitalisti.

 

Per uccidere tutti i pesci bisogna prima seccare il mare” (proverbio cinese)  

La socializzazione come conseguenza implicita porterà una condizione che permetterà l’applicazione di sistemi fiscali e sociali veramente equi ed efficienti, che attorno ad essa ruoteranno e che sarebbero assolutamente improponibili con l’attuale sistema liberista a causa soprattutto delle divergenze di interessi particolari di quelli che oggi traggono profitto dall’inefficienza dell’intrico burocratico e dall’iniquità delle finanze, e che quindi ne sono i sostenitori di tale Babele. Non solo i capitalisti ed i burocrati, ma anche i parassiti delle organizzazioni criminali ed il loro “indotto”, chi campa sull’assistenzialismo e sugli “ammortizzatori sociali” causa stessa ed effetto dell’inefficienza, per non parlare dell’area “radical-chic” erede salottiera del più fanatico stile azionista, facente riferimento al partito dei “verdi”, al quotidiano Repubblica, ed a Rai 3, e parzialmente a Tmc, e dei loro astiosi “figli” no-global come “utile idiota”, ed avente in Giorgio Bocca il più manicheo rappresentante; a tutti quegli artisti ed intellettuali “di sinistra” risultato delle strategie gramsciane di conquista indiretta del potere, che campano lucrando sugli strumenti del capitalismo; alla sinistra liberale facente capo ai radicali; al “centro” dirigista facente capo agli eredi del partito repubblicano ed alla fallimentare IRI; ai capitalisti “illuminati” di mediobanca; ai tecnici economici prestati alla politica tipo Ciampi, Maccanico e Dini; al sindacalismo arrivista, corrotto, e classista; ai vari tribuni tipo Antonio Di Pietro e Marco Travaglio manovrati non si sa da chi; a quei giudici dell’“intellighenzia”, molti dei quali hanno certo tutto il merito di aver scoperto altarini che altrimenti sarebbero tuttora nell’ombra, ma che hanno avuto in ciò un limite proprio nell’obnubilamento dovuto al loro fanatismo ideologico (implicito è chiedersi quanti “misteri” siano rimasti ancora nell’ombra solo per colpa dell’incapacità di questi magistrati di guardare oltre i loro pregiudizi). 
Le imposte non saranno più finalizzate prettamente ad incamerare fondi per la spesa pubblica, ma ad andare ad incidere in maniera mirata sui redditi (e quindi sui poteri d'acquisto) per equilibrarli, agendo così indirettamente su --------. 

Società salariale - assistenziale (A. Gorz)   Si pensi anche al paese ---- del capitalismo, gli Usa: liberismo inquinato da dirigismo in Usa, esempi: taxi e affitti case a New York. puntualizzare di più che ognuno pagherà quante tasse vuole  -   imposte progressive E PROPORZIONALI sul reddito  -  

« La socializzazione non è un improvviso ripiego destinato a restituire al fascismo la verginità rivoluzionaria perduta in vent’anni di compromessi, ma un altro passo avanti per creare uno Stato sociale » (Angelo Tarchi)

 

Non si fraintenda quanto finora letto: la socializzazione non è un alternativa al capitalismo, ma è il trionfo del capitalismo! Solo eliminando il concentramento della proprietà in poche mani sarebbe possibile completare lo sviluppo definitivo del capitalismo iniziato -------. Il sistema giuridico esistente (liberismo) mira invece a isolare il potere di proprietà, d'impresa. Aprendo a tutti la possibilità di accedere al lavoro autonomo si otterrebbe una diffusione della proprietà, senza alcuna necessità di proibire legislativamente il lavoro dipendente. - già scritto su appunti di aziende? modificato qui, copiare li -

Difatti dal punto di vista allocativo degli utili non vi è alcuna differenza tra un azienda nella quale i proprietari dirigenti salariano le maestranze, ed una nella quale i soci-lavoratori salariano i dirigenti. La differenza sta principalmente nella cognizione psicologica dello status inter-aziendale. Ma è una differenza estremamente importante, dal punto di vista della produttività specifica. Come abbiamo visto riguardo la concezione alienante dell’organizzazione lavorativa. 

 

Solow presenta un modello di sviluppo neoclassico senza progresso tecnico basato su una funzione della produzione aggregata, con rendimenti di scala costanti. Egli dimostra che in equilibrio il saggio di profitto è uguale alla produttività marginale del capitale ed il saggio salariale (o salario unitario) è uguale alla produttività marginale del lavoro, per cui il reddito è uguale alla somma dei profitti complessivi (saggio di profitto per il capitale impiegato) ed il monte salari (salario per occupato per il numero di occupati). ----già scritto?----- dalla funzione della produzione di Solow si può ricavare una funzione della produttività media del lavoro, in cui quest’ultima dipende dal rapporto capitale/lavoro. Solow dimostra, partendo da tale funzione, che con saggi salariali più alti si avrà un maggiore rapporto capitale/lavoro e viceversa. ----Anche su teoria del valore? –----

Una persona che impieghi un capitale per un attività pretenderà di ricavarne l’equivalente di un salario equivalente al “salario di equilibrio” ----in voga in quel momento ---- (qualora vi impieghi anche il proprio lavoro) detto “reddito da lavoro”, più il tasso di rendimento del capitale investito (“produttività marginale del capitale”). Qualora tale somma scendesse sotto il saggio di profitto ---in voga ------ saggio di profitto: rapporto tra profitto e capitale (non salari!) egli sarebbe propenso a ricavarne solamente la cifra-salario, investendo il proprio capitale in altra maniera. Tenendo conto che il tasso di rendimento del capitale è uguale per tutte le imprese, ed è nel lungo periodo indirettamente collegato ai tassi di interesse bancari, se ne può ricavare che tanto più alto esso è e più si avrà un accentramento di proprietà (----e “intensità capitalistica”?------) nel dato sistema economico, e viceversa. Oggi non è affatto raro che un proprietario ceda la propria quota di attività pur rimanendovi come salariato, oppure opti comunque per un impiego salariato equivalente. 
Di conseguenza con la socializzazione i tassi di rendimento saranno piuttosto bassi (causa-effetto) in confronto agli equivalenti teorici redditi da lavoro, ma livellati tra un numero maggiore di attori. Cosa che limitando la differenza tra redditi da lavoro e quota totale favorirà la tendenza al mantenimento del capitale investito limitando la possibilità di insoddisfazione di rendimento, limitando perciò la propensione al lavoro dipendente rispetto ad oggi. 

Reddito da lavoro tipico di artigiani.
Ritorno delle tecniche: aumentando ad esempio il saggio salariale si può passare ad una tecnica a maggiore intensità capitalistica (come per Solow), ma aumentando ancor più i salari ritornare alla tecnica originaria. 
Tecnica: proporzione in cui combinare lavoro e capitale – intensità capitalistica delle tecniche. – al crescere dell’intensità capitalistica aumenta il prodotto ma in maniera decrescente, e quindi anche la produttività media crescerà ma con incrementi via via decrescenti.
Saggio di profitto: rapporto tra profitto e capitale o meglio tra plusvalore / (capitale variabile + capitale costante). 

 

In buona sostanza questa la differenza: nel liberal-capitalismo il padrone possiede la miniera e compra gli attrezzi. Gli operai ricevono una paga fissa, e il carbone estratto è trattenuto e venduto dal padrone. 
Nel comunismo la sola differenza è che “Stato” si sostituisce a padrone. 
Nella socializzazione distributista ogni operaio tiene per sé e vende a chi vuole il carbone che ha estratto (ovviamente non letteralmente, ma tramite l’intermediazione commerciale della propria azienda, altrimenti sai che caos!). La miniera, pur unita organizzativamente, è di proprietà uguale di ogni addetto. I mezzi tecnici sono acquistati da tutti gli operai suddividendosi la spesa. Gli operai possono premiare l’amministratore che dimostri la capacità di saper far funzionare meglio l’azienda e vendere di più a prezzi vantaggiosi. 

Non si limita certo solo a questo la differenza: capitalismo, gli operai sono costretti ferreamente al lavoro dalla necessità di sostentamento e dalla minaccia di licenziamento.
Comunismo: gli operai sono costretti al lavoro, ma non avendo alcun incentivo e non potendo essere licenziati non hanno alcun interesse a farlo bene. Di conseguenza si hanno produttività bassissime. 
Socializzazione: gli operai sono spinti al lavoro efficiente solo dalla propria volontà. Il guadagno deriva dalla loro produzione e quindi dipende unicamente da sé stessi.
Inoltre: capitalismo: il proprietario è direttamente interessato alla produzione e quindi attua ogni mezzo finalizzato al suo interesse; l’amministratore è spronato da esso con la minaccia del licenziamento e gli incentivi.
comunismo: l’amministratore non ha alcun interesse diretto nella produttività, né come introito personale, né come stimolo altrui. Di conseguenza se ne disinteressa fino al punto in cui ciò non gli nuoccia direttamente (come nel caso riceva tangenti in cambio di prezzi di vendita ribassati o di acquisto rialzati a sua discrezione). 
socializzazione: l’amministratore subisce la pressione e riceve incentivi dagli altri soci, ed è inoltre direttamente interessato all’efficienza essendo esso stesso proprietario in società dell’azienda, per cui è spronato alla maggior efficienza. Il controllo sociale sull’amministrazione diverrebbe talmente stretto (“collaborativo”, più esattamente) che gli sarebbe impossibile frodare i suoi soci. La socializzazione invece asseconda la natura umana perfino negli aspetti che il liberismo invece frustra. “cosa produrre, come, e per chi” non cambia. 

Stante questi presupposti, l’avvio della socializzazione non potrebbe basarsi altro che sul “modello di Kalecki”, ovvero sull’emissione di un credito che consenta ai dipendenti di acquistare dal proprietario l’azienda in cui oggi lavorano. La base filosofica di partenza della socializzazione deve quindi essere creare fiducia creditizia nel sistema bancario tramite la garanzia della solvibilità certa, una fiducia che oggi non esiste. La demonizzazione tout court del sistema bancario è fuorviata da una visione di esso corrispondente alla sua impostazione nel liberismo, con i risvolti negativi conseguenti quali ---- strozzinaggio ----, determinati non dal credito in sé che anzi è (o dovrebbe essere) una cosa buona e comunque necessaria, ma dal fatto che -------non vi è una regolamentazione ---- soprattutto in tema di garanzie per chi impiega i propri fondi nel prestito, garanzie che la socializzazione considera basilari per un sistema creditizio efficiente, e che la cui ------ conseguentemente risolverà i guasti odierni. Se si ritenga eccessivamente severa nei confronti de ---chi non restituisce o paga ------- si consideri che oggi tali mancanze sono dovute non a ------ ma al fatto che tali ---- sono quantomai diffusi e quindi normalizzati, in assenza di una ferma ------ in merito; la socializzazione con la maggiore severità garantista comporterà non un maggior accanimento verso chi non paga, ma una drastica diminuzione dei mancati pagamenti e quindi delle persone sottoposte alle relative coazioni da parte delle agenzie come equitalia. E' l'occasione che fa l'uomo ladro. Ovviamente in tal caso il numero di coazioni si ridurrebbe solamente a chi veramente merita, chi --------, non agli imprenditori trovatisi inaspettatamente in crisi produttiva da ------. qui?  --> Anche l'esistenza de ---- speculazioni ---- borsa -----. Chi investe non in banca scavalca banca nelle prerogative che dovrebbero spettare solo ad essa in quanto raccoglitrice di risparmi personali. Ma se le banche esistono ci sarà un motivo! Investire al meglio le disponibilità di crescita nazionali, e non a caso col pericolo di rimanere preda di avvoltoi. Costantemente una certa percentuale di PIL va alle banche come corresponsione di interesse. Ma non è una ricchezza dilapidata. E’ ricchezza che circola. Non vi è un profitto superiore per le banche dato che anch’esse sono sottoposte alle leggi del mercato. --- qui discorso che banca fa circolare soldi ----- L'unico disguido è la maggiore disparità tra i due tassi, di prestito e di debito, allargata solo da ------. Dato che le banche non potranno più possedere azioni (ma estere?) - anche questa stessa cosa, dato il numero oggi di partecipazioni bancarie in ------- nome? ---- , determinerà il crollo del prezzo delle quote per ------- (data la svendita bancaria, a differenza delle ----- implicitamente obbligatoria)

Oltre al credito sociale verranno messi a disposizione ----- altri due sistemi di -------: il pagamento rateale garantito, e le obbligazioni sociali.
Ma non sarebbe possibile favorire il passaggio delle proprietà solo tramite questi mezzi, in quanto le normali cifre di mercato richieste sarebbero comunque inizialmente troppo elevate per potervi fare fronte anche ricorrendo ai fondi disponibili al circuito bancario. Bisognerà ricorrere ad una misura di effetto equivalente. Nell’ottica del “teorema di Baumol-Oates” la soluzione può essere la tassazione del lavoro dipendente. Ossia una tassa di effetto equivalente. 

All’atto del decreto si decide semplicemente l’emanazione di una nuova imposta sul lavoro dipendente (esclusi determinati casi più avanti elencati), che si incrementi gradualmente un giorno dietro l’altro fino a raggiungere dopo poche settimane livelli insostenibili.

Nulla più.

 

Dopo ogni sciopero compare una nuova macchina” (Karl Marx)

 

La prima banale possibilità per i proprietari sarebbe far ricadere il costo dell'imposta sui prezzi e sui dipendenti diminuendo gli stipendi e aumentando i prezzi, e licenziare ove possibile, inimicandosi però l’opinione pubblica dei consumatori e dei lavoratori (senza parlare dei sindacati...). La seconda e più realistica ipotesi sarà di spingerli a porre termine al rapporto di dipendenza vendendo ai dipendenti quote di società, e quindi farli diventare propri soci. I proprietari potranno accordarsi con i dipendenti sulle modalità per il trapasso della quota di proprietà e siglarlo presso un notaio secondo le normali ----. Tratterranno per sé (volendo) una quota uguale a quella degli altri nuovi soci (in una sola azienda, nel caso proprietari di più di una). I dipendenti (compresi quelli eventualmente licenziati a partire dall'avvio del decreto di tassazione, e quelli "in nero" accertati) avranno “diritto di prelazione” rispetto ad estranei; solo successivamente divenuti essi soci l’assemblea potrà far accogliere altri soci che non siano ex-dipendenti; e ciò avverrà certamente da subito nella maggior parte dei casi, data la teoria dell'equilibrio economico generale che dice che --- da libro 1 ----, data la sussistenza ad oggi di persone disoccupate e quindi potenzialmente assorbibili, e data la necessità di introduzione di fondi nell'azienda sia per sostenere la produzione sia per riacquistare celermente le obbligazioni aziendali, e personalmente per pagare le rate o il credito sociale. Di conseguenza l'attuale disoccupazione verrà riassorbita nel sistema produttivo quasi subito, con ---aumento produttività e diminuzione del valore pro socio delle quote aziendali (ma a fronte di incremento del valore complessivo dell'azienda). -- capitalizzazione? -- 

 

In precedenza all'introduzione della misura di effetto equivalente si sarà provveduto ad esporre il nuovo sistema fiscale ed organizzativo dedicato alle aziende socializzate, ed applicato ad esse assieme a tutte quelle che già non abbiano dipendenti (quindi soprattutto negozi e professionisti); poi saranno create le corporazioni, inizialmente con un rappresentante nazionale a coordinare le aziende man mano che vi accedono, e i successivi organi territoriali; le aziende già prive di dipendenti che desiderino ottenere il più appetibile sistema fiscale riservato alle aziende socializzate dovranno riunirsi nelle corporazioni del loro settore produttivo. Successivamente saranno illustrati e disposti i mezzi legali tramite i quali i dipendenti potranno acquisire le loro quote di proprietà nelle aziende socializzande: credito sociale, pagamento rateale garantito, obbligazioni sociali. Probabilmente le piccole aziende preferiranno ricorrere al pagamento rateale garantito, quelle medie al credito sociale, e quelle grandi alle obbligazioni; potranno essere utilizzate anche tutte e tre assieme. Poi verrà introdotta l'imposta sul lavoro dipendente, incrementante di giorno in giorno e con pagamento mensile. Il debito per questa imposta sarà annullato quando anche già accumulato ma non ancora pagato (cioè retroattivamente), nel momento in cui l'azienda viene socializzata, quindi non resterà a carico dell'ex proprietario anche una volta avvenuta la socializzazione. Questo meccanismo spingerà per la socializzazione in maniera spontanea ovvero senza coazioni coercitive.    programmazione indicativa 

Come si può vedere, non corrisponde ad un indennizzo per esproprio, ma ad una normale transazione notarile. Ovviamente essendo pressati dall’imposta da assolvere sul lavoro dipendente, i proprietari si vedranno costretti ad abbassare le cifre richieste fino ad un livello che sia accessibile ai dipendenti, nella pratica corrispondente all’intersezione tra le rispettive curve di domanda ed offerta. --- quindi l'imposta serve a variare la curva dei proprietari, mentre i crediti quella dei dipendenti. --- nome economico? ----- A tale scopo verrà emesso dalle normali banche (anch’esse sottoposte a socializzazione) un “credito sociale” grazie al quale i dipendenti potranno venire incontro alla cifra richiesta dal proprietario per la transazione delle quote di azienda oltre a quella messa col proprio eventuale patrimonio personale. Sarà il costo di opportunità dei tassi di interesse a determinare la convenienza nello spingere le banche stesse a fornirlo volontariamente, senza alcun obbligo dirigista; in particolare il fatto che come conseguenza dei vincoli (vedi più giù) --- o vedi pagina credito?---, delle garanzie alla riscossione dei crediti, e della scomparsa di altri possibili tipi di investimento (vedi pagina "credito" -- o linkare investimento?) le banche si troverebbero disponibili di più grandi quantità di eccedenze, e per non far crollare inopinatamente i tassi di interesse dovranno assecondare le sopraggiunte richieste di credito sociale secondo le leggi domanda/offerta, visto e assodato che “il risparmio è sempre uguale alla spesa per investimento” e venendo in un sol colpo ad aumentare 
entrambe (domanda ed offerta) seppur per due motivi diversi esse dovranno incontrarsi, in movimenti reciproci di fondi in bancogiro si intenda, non in entrate e uscite da------.; quindi il loro punto di intersezione pur variando ------ rimarrà sulla stessa ----- ascissa? ---- (ovvero il tasso di interesse non varierà rispetto a prima). Si tenga conto che
quando aumenta il tasso di interesse variano le “funzioni” di consumo e di risparmio, ovvero la tendenza è “meno spese, più risparmio”; viceversa quando diminuisce il tasso di interesse: “più spese, meno risparmio”. L’equilibrio viene determinato dal fatto che le aziende domandano crediti quando il tasso di interesse è inferiore al tasso previsto di rendimento dell’investimento fisico, le banche offrono denaro quando il tasso di interesse è superiore al tasso previsto di rendimento dell’investimento fisico, incontrandosi a metà strada. Il valore dei beni finanziari quindi diminuisce quando i tassi si alzano. Per questi motivi, in questo caso per gli istituti bancari il prestito per l’acquisto delle quote rappresenta certamente un tasso di rendimento maggiore rispetto ad altre forme, ed un investimento sicuro grazie alle garanzie statali a cui sarà sottoposto. Quindi assieme alla mancanza di alternative spingerà verso quest -------- anche una propria maggior convenienza. Questo credito per venire classificato come "sociale" dovrà -----:  sarà a lungo termine, con scadenza massima dell’estinzione all’atto del pensionamento, che sarà garantita alle banche dalle leggi statali (anche tramite postille dedicate in alcune delle polizze private maggiormente diffuse, o tramite polizze apposite come quella sul rischio di fallimento) anche in caso di futuro fallimento dell’azienda (“assicurazione obbligatoria sul rischio di fallimento”) o di morte del debitore (assicurazione sanitaria), e dallo Stato in caso di insolvenza volontaria (con conseguenze penali per il debitore insolvente) tramite un meccanismo di riscossione spiegato nella pagina credito. Queste sicurezze fondamentali (che i normali tipi di crediti non avranno) indurranno la banca a valutarlo più conveniente se paragonato a --------, ma la condizione perché venga classificato come “sociale” (con i conseguenti benefici legislativi derivanti appena elencati) è il limite minimo che la banca dovrà fornire agli aventi diritto, basato a seconda del livello scolastico raggiunto (rimpinguabile a discrezione della banca a seconda di altri parametri da essa stabiliti), senza limiti massimi (per i quali il tasso di interesse sarebbe già di per sé un limitatore) e l'adesione contrattuale alle citate regole di restituzione (lungo termine, ecc). E’ implicito che per aziende a più alto valore per socio (tecnologicamente avanzate) le cifre da determinare in questa prima fase sarebbero più alte rispetto ad aziende in cui è preponderante il lavoro umano, mentre per quelle gravate da debiti pregressi il costo sarà ancor più basso (ma non il credito sociale, necessario comunque per ripianare quei debiti).

Nonostante da quanto finora spiegato possa sembrare che il circuito bancario per ----- a ciò abbia bisogno di un enormità di soldini, nella realtà tutto si riduce ad un mero scambio di cifre su pezzi di carta internamente a ------, come bancogiro, senza alcuna variazione nel ----sistema---- che possa alterare i tassi e le propensioni e ----------. Difatti le banche potranno fare fronte alla teorica necessità di liquidità mediante il vincolamento in depositi a tempo dei fondi risultanti dalle vendite. ----  in caso di credito sociale si intende, non di rate e obbligazioni! ---- Essi saranno versati direttamente in un conto corrente intestato al precedente proprietario (o ai precedenti soci azionisti, o a qualunque altra forma di entità proprietaria) nella stessa banca emittente, ma rimarranno in una certa percentuale vincolati (solo nel caso superino la cifra di 50.000 euro), con la svincolazione ad esempio di un ipotetico 10% all’anno se superiori ai 500.000 euro; del 30% all’anno se inferiori. L’ultimo 10% rimarrà vincolato per ulteriori 3 anni. Visto che la somma prestata e quella versata dai compratori al venditore è in gran parte vincolata nella stessa banca, ne consegue che non vi è iniziale rilevante uscita di capitali dalla banca, che in definitiva fa solamente da intermediario di una transazione, inizialmente. Questo aspetto ha lo scopo di non prosciugare le liquidità delle banche e per evitare che gli ex-proprietari accaparrino l’intera cifra portandola all’estero. Comunque ogni banca potrà benissimo a sua discrezione fornire un prestito, anche, e probabilmente, a tasso maggiorato, con garanzia proprio il fondo vincolato. Per incentivare la velocità del trapasso di proprietà, prima esso avverrà e in minor misura soggetto a vincolo sarà il fondo, ed in quanto vincolato essere sottoposto ad un tasso di interesse maggiore fino al 2% rispetto a tutti gli altri conti, come normale deposito a tempo. Esempio: nel caso il passaggio di proprietà avvenga nel primo mese dalla promulgazione dell'imposta "equivalente", lo svincolo sarà del 30% annuo (invece che del 10%) per cifre oltre i 500.000 euro; del 60% (invece che del 30%) per cifre inferiori; e queste cifre mantenute (anche solo parzialmente) nella stessa banca saranno sottoposte all’interesse bancario maggiorato come deposito a tempo.

schema

         
         
         
         
         
         
         
         

Va da se comunque che tanto prima il proprietario venderà, e maggiore capacità contrattativa avrà nei confronti dei dipendenti acquirenti. Queste regole vigeranno per favorire i proprietari capitalisti che si dimostrino “illuminati” rispetto a quelli retrogradi. I vincoli sono necessari solo inizialmente per legarli tutti al sistema e sostenerlo nei primi tempi, perché in seguito essi stessi si renderebbero conto del vantaggio che la socializzazione darebbe a tutti, loro stessi compresi, come già spiegato. Si ricordi che l’ex proprietario potrà mantenere nell’azienda una percentuale di proprietà, uguale a quella di tutti i nuovi soci ex dipendenti. Per i proprietari che non intendono avviare le trattative e mantenessero tutto com’è, dovendo pagare mese dopo mese imposte sempre maggiori per mantenere ogni dipendente, allorquando non riuscisse più a farvi fronte l’unica previsione possibile è in definitiva lo spontaneo fallimento dell’azienda secondo le leggi attualmente vigenti, al che il proprietario perderebbe tutto, e non potendoci essere altri compratori l’azienda andrebbe di proprietà agli stessi dipendenti (compresi quelli eventualmente licenziati a partire dal decreto di tassazione, e quelli "in nero" accertati) che l’acquisterebbero sempre col credito sociale, ma stavolta all’asta fallimentare (i cui ricavi, come da leggi attualmente vigenti, andrebbero ai creditori, non all’ex proprietario; uno dei creditori, ove non l’unico, probabilmente, sarà lo Stato, creditore perlomeno dell'imposta succitata) pagando nulla più che la base d’asta (in quanto unici partecipanti, dato che primariamente avrebbero diritto di prelazione, e secondariamente perché a quel punto si presume non sarà rimasta più disponibile forza-lavoro disoccupata o dipendenti di altre aziende potenziali interessabili alle quote di questa); solo quando essi ritenessero la base d’asta troppo alta potranno subentrare anche acquirenti non ex-dipendenti qualora si trovassero, e solo qualora non se ne trovassero, abbassare la base d'asta fino a che qualcuno si dimostrasse interessato e possibilitato a suddividersela. Prima dell’assestamento definitivo dell’imposta "equivalente" le ultime aziende a rimanere non socializzate probabilmente fallirebbero anche per carenza di manodopera perché i dipendenti residui più giovani (compresi quelli "in nero"), potendo usufruire del credito sociale, sicuramente si licenzierebbero per entrare in aziende già socializzate, tendenzialmente ricettive secondo la “teoria dell'equilibrio economico generale” ma stavolta regolato non dal costo del lavoro, ma dalla legge domanda/offerta tra costo delle quote di azienda ed opportunità comparata dall’acquirente di farvi fronte al costo (contribuendo a determinare di conseguenza le eventuali cifre volontariamente messe a disposizione dalle banche per il “credito sociale” in sovrappiù a quella minima), come nell’attuale mercato azionario. Per le aziende sopravissute grazie al ricorso al lavoro nero ovvero all'evasione dell'imposta relativa, sarà il loro stesso essere sopravissute ad insospettire sulla probabile evasione, e quindi a divenire bersaglio di controlli mirati, facilitati dal numero oramai minimo residuo di esse, controlli ora ------ da parte della corporazione manodopera, personalmente la più interessata a reprimere il lavoro nero, la quale incaricherà un azienda di polizia o guardia di finanza come ispettorato del lavoro<--  c'è anche altrove, ma dove? ---forse su manodopera?--

In questa fase iniziale, come già accennato potrebbe verificarsi una spinta inflattiva se i proprietari provassero a far ricadere sui prezzi il costo di questa imposta, quando non potendolo fare sui salari per via dello statuto dei lavoratori. Questa inflazione sarebbe a tutto loro svantaggio in quanto dall’aumento del livello aggregato dei prezzi difficilmente si torna indietro, ed una volta fermata questa inflazione (sia per l’applicazione della fiscalità monetaria, sia per la stabilizzazione del livello dei prezzi dovuta alla concorrenza delle aziende neo-socializzate, esenti dal peso perlomeno di questa imposta) si troverebbero con una cifra ricavata già svalutata, a tutto vantaggio sia delle banche che della solvibilità dei neo-proprietari. Inoltre a tutte le aziende socializzate verrà applicato subito il nuovo sistema fiscale, mentre per le altre aziende fino a che non avverrà la socializzazione rimarrà il sistema fiscale vigente oggi, sicuramente più pesante e complesso. Di conseguenza sarà anche la prospettiva di un imposta georgista (----- scriverla qui da libro 1------) a spingere verso la socializzazione delle imprese, e non solo l’imposizione fiscale sui dipendenti e le agevolazioni creditizie.

L’incremento dell'imposta sul lavoro dipendente si fermerà quando grossomodo il 95% della forza lavoro non sarà più dipendente ma socia di aziende iscritte in corporazioni; presumendo implicitamente che nonostante il blocco dell'incremento fiscale tale percentuale di dipendenza continui ugualmente a calare progressivamente per --- abbrivio ---- fino ad azzerare i dipendenti entro qualche mese o anno. Gli ultimi a residuare saranno  ---  di 55 anni, sui quali sarà esentata l'imposta, per l'unico motivo di non ------  permesso restare dipendenti - accennare cancellare schema stupido -

 

proprietario o soci/dipendenti primo mese secondo mese terzo mese definitiva
1/2 100 euro mensili 200 300 3.000
1/1 50  100 200 2.500
2/1 25 50 100 2.000

 

Fissata l’imposta definitivamente, arrivati a questo punto probabilmente il numero di dipendenti esistenti continuerà lo stesso a calare lentamente, tendenzialmente fino a scomparire. Represse quelle poche impieganti lavoro nero (ovvero che evadono l'imposta), resisteranno per ultime quelle aziende dotate di elevato livello tecnologico in automazione aventi poca manodopera in confronto alla produttività. - o fatturato? - -- nome economico? - A questo punto anche ad esse sarà applicato il nuovo sistema fiscale, e quindi il vecchio sistema reddituale scomparirà definitivamente. Ma l'imposta sulla dipendenza verrà mantenuta, seppur progressivamente parificata con un altra nuova imposta sul lavoro, quella di programmazione economica dedicata alle cooperative di manodopera generica, fino ad unificarle; --- come unire? ---- dall'unificazione delle due imposte ne verrà che l'equivalente di un attuale dipendente singolo sarà una azienda cooperativa composta di una sola persona, che quindi dovrebbe pagare da solo l'intera imposta di programmazione economica, il cui importo sarà calibrato anche su ciò per far si che le cooperative di manodopera siano composte di almeno 10 persone. Di conseguenza una volta ------ i singoli dipendenti residui sarebbero spinti a riunirsi in cooperative da inserire nella corporazione manodopera, e come tale --- forma ---- esse permarranno indefinitamente, senza più ---- ostacoli -----. Incise indirettamente da questa imposta le aziende che utilizzano la manodopera cooperativa non avranno il “vantaggio competitivo” delle economie di scala (altro parametro su cui sarà calibrata quella massima) che potrebbe renderle più concorrenziali rispetto a quelle che non l'utilizzano, e quindi non saranno incentivate a ricorrervi continuativamente ma perlopiù saltuariamente e stagionalmente; motivo stesso del consentire la loro stessa esistenza. Ma tanto quanto l'appalto a qualunque altro tipo di azienda, si intende.  ----qui discorso che e così come ogni altro tipo di azienda, che appalti o meno, avrà un imposta di programmazione economica, diversa a seconda del settore in cui esplica l'attività, la cui quantificazione variabile dell'imposta inciderà sul passaggio da dipendenza a proprietà -----messo da altra parte, copiare da li ---

 

Quindi come si può notare l’articolo 42 dell’attuale Costituzione rimane perfettamente rispettato ed applicato; nessuno sarà espropriato.

«la proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale di altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro» (dal Manifesto di Verona, 1943)

Oltre alla --- disperazione --- dei proprietari residui anche la “frenesia” iniziale dei neo-proprietari potrebbe portare anche ad un repentino “ricarico (valore aggiunto arbitrariamente oltre l’equilibrio di rendita ed oltre l’eventuale livello di profitto) sui prezzi, ricarico incoraggiato proprio da quello dei vecchi proprietari (ma determinato da altri motivi) per spinta sulla concorrenza, che però per un altro effetto psicologico si sovrapporrebbe (senza sommarsi quindi) al carico comunque già indotto dalla fiscalità monetaria ("effetto reddito"), ma compensato dall’eliminazione delle imposte dirette progressive e proporzionali, ed ancor più da quelle indirette come l'iva; una volta stabilizzato il livello dei prezzi ed annullati gli effetti inflattivi avremmo un fenomeno di autocorrezione connesso alla legge della concorrenza ed alla differenziazione dell'imposta di programmazione economica tra i diversi produttori di beni; gli stessi beni rimarrebbero poi fissati definitivamente al loro valore ideale riportando (per “effetto reddito” appunto) il rapporto tra prezzi e redditi (“potere d’acquisto”) all’equilibrio iniziale, ceteris paribus (si consideri il concetto di “neutralità della moneta”). Eventuali variazioni marginali saranno corrette coi meccanismi spiegati a pagina --su fiscalità monetaria?--.

Ad attenuare ulteriormente l’esigenza di un plusvalore aggregato su merci e servizi interverrà l’assicurazione obbligatoria sul rischio di fallimento, che verrà in pratica a compensare i differenti rischi aziendali riducendo l’attuale esigenza del ricorso all'accantonamento di grandi capitali da parte di un azienda.<--   solo qui 

 commercio   --> Per quanto riguarda liberi professionisti, piccoli commercianti, coltivatori diretti, artigiani, aziende a conduzione familiare, tutto rimane invariato come è oggi. Si tenga presente che nel testo quando si parla di azienda ci si riferisce anche ad unità produttive aventi un unico gestore, ad esempio i negozi. Ogni persona che possieda anche da solo un attività economica dovrà costituirsi in azienda, per ovvi motivi fiscali (in pratica l’odierna “partita iva” e la “dichiarazione di inizio attività” art. 35 d.p.r. 633/1972), iscriversi alla rispettiva corporazione, ed eventualmente entrare in consorzio assieme ad altre attività concernenti attività simili o complementari. corporazione composta di aziende di una singola persona (professioni, commercio) l'imposta di pianificazione probabilmente sarà bassa rispetto a quelle composte di molti soci, ma pro socio sicuramente uguale o maggiore. imposte su attività commerciali calibrate sulla copertura del territorio, tenendo conto anche dell'esistenza dell'imposta del difensore civico. Le attività abusive saranno punite solo indirettamente, per l’evasione fiscale conseguente. Tipici casi in cui non sia necessaria la costituzione in azienda (e quindi il pagamento di imposte statali) sono i mercatini dell’usato domenicali (sottoposti unicamente ai rispettivi regolamenti comunali) ed il commercio di prodotti di seconda mano senza punto vendita (tipo e-bay), mentre per il commercio postale di prodotti nuovi vi sarà un regolamento apposito ---scriverlo su commercio----. <--   commercio

da qui in giù: lasciare qui o no? o frapporre qualcosa? oppure spostare altrove il pezzo? alla fine, prima di gestione delle aziende 

solo qui   --> Riguardo le prospettive produttive dei vari settori ---------  regolate anche tramite le imposte di programmazione economica ------ . Tenendo conto che in tale sistema le differenze di potere d’acquisto tra persone sarebbero generalmente razionalizzate, a tutti si aprirebbe la possibilità di fare fronte a determinati tipi di spesa oggi inaccessibili ad alcuni; ad esempio quelle assicurative, perché questa razionalizzazione verrebbe compensata secondo la “legge del costo di opportunità”, per cui il livello dei prezzi si adeguerebbe su equilibri marginali differenti rispetto ad oggi, con un aumento dei prezzi dei beni di “consumo autonomo” (a fronte del rialzo del potere d’acquisto minimo per “effetto reddito” e dei “costi di opportunità” comparati; ovvero la rivalutazione dei beni oggi svalutati sarebbe compensata dal maggior reddito disponibile alle fasce più basse) ed una svalutazione dei beni di “consumo indotto” (a causa della diminuzione della “disponibilità a pagare” e quindi della propensione al consumo ricadenti sulle valutazioni dei costi di opportunità), provocando una maggior omogeneizzazione della piramide sociale nelle differenze di potere d’acquisto a tutto favore di un’allocazione più efficiente tramite questa spontanea diminuzione della forbice dei prezzi, per la quale tra l’altro i beni più lussuosi verrebbero conseguentemente a ridimensionarsi fino anche a scomparire in quanto non più remunerativi per i fabbricanti (trade-off della “frontiera delle possibilità di produzione”). I prezzi aggregati (e quindi le quantità prodotte) verrebbero ad adattarsi alle sopravvenute modifiche nella “spesa aggregata programmata” (la misura della reattività della domanda rispetto alle sue determinanti è data dal coefficiente di elasticità), ovvero in parole povere se per ipotesi non esistesse più nessuno che possa permettersi di spendere milioni per uno yacht non verrebbero più prodotti inutili yacht, ma le stesse risorse utilizzate per produrre un grande yacht potrebbero essere usate per produrre dieci piccole barche ora accessibili anche alle nove persone maggiormente papabili alla capacità di acquisto che prima non avevano questa possibilità. In un simile caso il “principio dei costi crescenti” (quando raggiunta la “frontiera delle possibilità produttive” un aumento di produzione di un bene può andare solo a scapito della produzione di altri beni, ma con costi crescenti ovvero con un aumento decrescente della produzione del bene desiderato, e diminuzione totale dei beni) può tranquillamente essere ignorato, in quanto la mancata produzione di yacht non potrebbe risultare altro che positiva al benessere genuino, seppur venendo a mancare il loro valore dalla quantificazione del PIL (nominalmente il valore sommato delle 10 piccole barche sarebbe inferiore al valore del solo grande yacht) . Ma come abbiamo già accertato ----- prendere da libro 1 ---- il PIL non è un indicatore equilibrato della quantificazione del benessere, perché i beni non sono meri numeri. già messo - “impoverimento assoluto”, ovvero diminuzione del potere d’acquisto; oppure “impoverimento relativo”, ovvero solo in confronto ai più ricchi. - e viceversa: arricchimento assoluto e relativo: socializzazione: arricchimento relativo; assoluto solo per aumento efficienza - mettere dove Proprio grazie a questa razionale omogeneizzazione -

Tutti i soldi che vengono spesi per ripulire il mare da una macchia di petrolio grezzo, per ripagare i danni di un incidente automobilistico o per fabbricare sempre più armi per rimpiazzare le bombe sganciate su persone innocenti, dal punto di vista della crescita economica vengono considerati un fatto positivo. Il sistema della contabilità e dei calcoli finanziari è talmente ridicolo da trasformare una macchia di petrolio, un incidente d’auto o un bombardamento in un successo economico” (David Icke)  

Il calcolo della produzione sotto forma di paniere è certamente più indicativo che il Pil, e gli yacht non sono certo tra le voci essenziali di un paniere

discorso goering da libro 1 su pil yacht 

Lo scopo dell’economia, in ultima analisi, è produrre valori d’uso. Non è lo scopo della produzione, non è lo scopo dei capitalisti, ma alla fine, se le merci prodotte non servono, non si vendono, e se non si vendono, non si producono. --- qui guasti liberisti e come socializzazione li risolve, accenno ----- Comunque nella socializzazione l’equilibrio reddito/spesa (si ha quando le scorte non aumentano né diminuiscono) rimarrebbe immutato aggiustandosi da sé, senza influire sul livello di produzione aggregata né sul PIL di equilibrio, e quindi nemmeno sul PIL reale (su quest'ultimo influirebbe solo la variazione dell'entità della spesa pubblica). Il tutto a beneficio dell’intera economia e del benessere genuino dei singoli, a conferma del “racconto della finestra rotta” ----prendere da libro 1------, contrariamente all’errata convinzione popolare che “spendere giovi all’economia” derivata dalla illogica “favola delle api” ----nota da libro 1--- la quale in Italia ha già causato i suoi bei danni come giustificazione dei deleteri incentivi per la rottamazione delle auto. Secondo la “teoria dell’equilibrio economico generale”  ---- prendere da libro 1 ----- gli ex lavoratori di queste produzioni declinanti verrebbero automaticamente assorbiti da altre produzioni, in quanto oggi la disoccupazione esiste solo come conseguenza dei compromessi determinati dal lavoro salariato; nella socializzazione questa legge sussisterebbe ancora seppur basata su altri fattori, ovvero sempre sulla legge domanda/offerta, ma del mercato delle quote aziendali anziché del mercato del lavoro (vedi capitolo sul “credito sociale”).--- o vedi poco piu sopra - In un azienda socializzata la robotizzazione non potrebbe essere vista come "ladra di lavoro", ma come in realtà è, sgravio dalle fatiche umane. -- qui mettere incentivi per aziende declinanti (non accenno ma proprio intero discorso)--- rottamazio pescherecci   ---- ; comprese, si intende, le quote delle cooperative di manodopera, per le quali però vi sarebbe una sostanziale differenza rispetto all'odierno lavoro salariato, come libera contrattazione tra aziende, e mobilità interna a compensare i disguidi provocati dal lavoro salariato odierno. ---prendere qualcosa messo su manodopera o dove? ---  --- e le varie polizze obbligatorie (invalidità) ecc affidate solo ad essa e non all'azienda appaltante come se fossero dipendenti ----- In più messi nella condizione di partire alla pari con tutti grazie al credito sociale, e poi ad ognuno farsi valere.<--      solo qui    attività decadenti: pensione 10 anni prima di norma - numero chiuso scolastico - credito sociale agevolato (stesse prerogative del primo?)

 sanità    -    imposte   -  stato   -->Proprio grazie a questa razionale omogeneizzazione dei poteri d’acquisto sarebbe possibile eliminare i sistemi sociali pubblici quali quelli sanitari e scolastici ad esempio, che verrebbero anch’essi socializzati in aziende private ossia privatizzati ai loro lavoratori. A tale scopo nell’eventualità di rilevanti spese sanitarie impreviste verrebbe favorita fiscalmente la diffusione dell’assicurazione sanitaria, fermo restando il fatto che tutti avrebbero la possibilità di fare fronte a questa spesa assicurativa, in quanto essa rientra tra i beni oggi “indotti” che con la socializzazione subirebbero una svalutazione, tanto maggiore perché compensata dall’ampia diffusione (aumento di domanda di un bene non rivale) e alla libera concorrenza, nonché al fatto stesso che non pesando più sulle imposte il SSN, la spesa per l’assicurazione verrà a sostituire più o meno equamente la cifra precedentemente sottratta con la parte di imposte per il SSN e per l’INAIL. Ciononostante l'assistenza sanitaria gratuita permarrà presso le cliniche universitarie. <--             sanità   come bene indotto e non rivale si dovrà fare che i premi siano più bassi possibile, per estendere il numero degli assicurati. scomparsa truffe assicurative 

Per la scuola verrebbe messo a disposizione un credito formativo destinato ad essere restituito durante l'arco della vita lavorativa, ed integrato con borse di studio (a carico delle istituzioni territoriali o delle corporazioni interessate) contingentate, basate sui voti scolastici e finalizzate all’instradamento delle specializzazioni sulle previsioni di tendenza delle necessità produttive (l’ex “mercato del lavoro”). -- ma questo c'è già in questa stessa pagina??? ----

Stante tuttociò (e quanto verrà spiegato in seguito e nelle altre pagine) è prevedibile che la spesa pubblica si riduca notevolmente, e con essa il peso fiscale demandato. <--    stato  -   imposte  Le spese pubbliche devono essere un eccezione limitata dove non sostituibili, e solo quando possibili, e non la regola. 

 

Per gli uscenti dal ciclo scolastico la possibilità tra entrare in aziende già esistenti o fondarne di nuove sarà determinata dall'esistenza delle imposte di pianificazione economica, la cui entità minima sarà stabilita dalle aziende già esistenti, e quella massima da ---cipe?---- sulla base della programmazione statale che si vorrà imporre (sulla base di ---), per cui l ---------- verrà a determinarsi perennemente automaticamente su quella ideale in quel momento e in quel contesto ----------, senza squilibri dirigistici -------. Ragion per cui in settori come quelli professionistici le cui aziende sono composte di un unica persona o per quelle agricole i cui posti disponibili a livello nazionale sono naturalmente spontaneamente limitati (dato che limitata è l'estensione dei terreni) le imposte differenti da quelle di altri settori determineranno automaticamente l'imposta ideale ----------. non ci sarebbe alcun bisogno di imporre limiti -------- in quanto basteranno già di per se le norme fiscali applicate a tutte le aziende ad adeguare la dimensione de ------ al livello necessario, né più né meno. 

 

credito???            -->

3.3      GESTIONE DELLE AZIENDE

Dato che il ruolo di detti elementi nel processo produttivo è necessario e fondamentale, nella stessa misura è ovvio che gli stessi hanno pari diritti sulla produzione effettuata. Il predominio di una parte sull’altra contrasta con la norma naturale della eguaglianza ed è una violazione dei diritti altrui. Perciò ad ogni elemento spetta una quota - parte, indipendentemente dagli elementi stessi. Se troviamo che un’attività produttiva è realizzata solo da due elementi, ad ogni elemento spetta la metà della produzione. E se invece l’operazione viene compiuta da tre elementi, ad ognuno di essi ne spetterà un terzo e così via(Dal “Libro verde” di Muhammar Gheddafi)

L’organizzazione interna delle aziende si baserà su quella delle cooperative di Mondragon.

Ogni azienda potrà così scegliere la forma di organizzazione del lavoro che meglio si adatta ad essa.    aziende in socializzazione: srl? con quote su regola di spa (azione valore uguale) - difatti le quote dovranno essere uguali in percentuale, non in valore in sé    -    patto leonino - in società semplice -  sono ovviamente abolite le norme che oggi regolano il lavoro dipendente, i relativi uffici, e documentazioni; per il residuo lavoro dipendente verranno stabilite regole adeguate. 

Le quote percentuali di proprietà dovranno essere uguali per tutti. Un socio non potrà vendere la sua quota o parte di essa ad un altro socio, e tantomeno a chi detenga già una quota in un altra azienda. Gli ex proprietari potranno mantenere nell’azienda la propria quota uguale a quella di tutti gli altri nuovi soci. Nel caso di Spa o Srl la somma derivante dalla cessione verrà suddivisa tramite l’ex Cda agli ex azionisti sulla base delle cedole precedentemente possedute, alla stregua di un o.p.a. (o liquidazione?), compresi soci esteri (ai soli quali la cifra potrà essere versata per intero, ossia senza vincoli, e in una banca a loro scelta). Stesso discorso si applica alle “scatole cinesi” ed alle holding. Per le proprietà di società estere, sia immobiliari che azionistiche, la cifra verrà versata nel loro bilancio, come una qualunque transazione di azioni. Questo solo per le transazioni per le quali sia stato utilizzato solo il credito sociale; l'opzione alternativa sarà l'obbligazione, probabilmente più gettonata per le grandi aziende e le S.p.A. soprattutto se estere (quindi probabilmente il pagamento in contanti appena descritto sarà solo un eccezione limitata alle aziende più piccole).  ---      spostare da qui e mettere più su  - si, dove si spiega il percorso della socializzazione    --> Nel caso anche i dipendenti nell'acquisto fossero recalcitranti essi stessi dovranno accondiscendere all'acquisto dell'azienda, pena il restare disoccupati. -- eccetto per chi più di 55 anni ----- Qualora il meno abbiente dei dipendenti non riesca a raggiungere la cifra richiesta pro capite per l'acquisto dell'azienda (neanche ricorrendo a prestiti personali oltre al credito sociale), e non si trovi nessun altro esterno disponibile ad entrare come socio per coprire la cifra mancante, a tutti adeguarsi al suo di massimo, e la restante cifra essere fornita agli ex proprietari sotto forma di obbligazioni senza scadenza e ad un tasso concordato tra le due parti.  -  come una negoziazione di cartelle fondiarie, ritirate ed annullate (da banche?) - sconto di cambiali = obbligazione senza termine/scadenza??????? - messo su credito - bot -  - Tali obbligazioni saranno emesse a nome dell'azienda, non di soci come persone fisiche. Queste obbligazioni non avranno scadenza, ogni anno l'azienda dovrà versare la percentuale di interesse ai possessori, e potranno essere riacquistate dall'azienda emittente in ogni momento al prezzo di mercato per non dover più pagare gli interessi su di esse; la cessione tra altri soggetti sarà del tutto libera. Probabilmente saranno tendenzialmente riacquistate dall'azienda quando il loro tasso di interesse sia maggiore rispetto al tasso di interesse bancario ed ancor più quando al tasso di rendimento del capitale  --- e viceversa ---- ma ciò modificherà il loro valore ------   ----dove???? accennare anche più su?? e poi spiegare meglio dove?------ alternativa sarà il pagamento a rate per le aziende sotto i 15 soci sarà permesso il pagamento a rate all'ex proprietario, garantito dalla banca alla quale esso ed i nuovi soci si affideranno per il conto aziendale.<---            fino qui spostare su   Le proprietà di enti internazionali senza scopo di lucro (la FAO ad esempio) saranno esentate dalle imposte come una qualunque ONLUS, ma i lavoratori italiani dovranno far parte di aziende socializzate con compiti assegnati per appalto, oppure liberi professionisti, cioè non potranno essere dipendenti diretti dell’ente. <--     spostare altrove? 

Ogni azienda socializzata si regolamenta da sé tramite l’assemblea corporativa di tutti i suoi soci. Le elezioni aziendali seguiranno lo stesso metodo di quelle politiche, con asta in busta chiusa e pubblicazione prima della votazione, con precedenza al comparto "vendita" qualora i candidati superino i 5. Ogni azienda potrà eleggere un amministratore, che sarà responsabile penalmente dell’attività dell’azienda. Non ci saranno limitazioni (titoli di studio, diplomi), dovrà però aver diritto a far parte del comparto "vendita" - --
spiegarlo qui? ---- 
ma dovrà seguire un corso di formazione corporativo, tanto più complesso quanti più soci ha l’azienda. ----mansione vendita???----  Per le decisioni più importanti riunirà l’assemblea aziendale, ----- ogni socio potrà chiedere che per una data decisione venga convocata l'assemblea anziché lasciarla al solo presidente; in ogni caso ogni decisione dovrà essere pubblicata in bacheche ed altri luoghi di informazione ------, mentre per l’ordinaria amministrazione sarà egli delegato (ogni socio potrà però chiedere il voto dell'assemblea); ogni 10 soci l’assemblea potrà eleggere un consigliere di amministrazione (C.d.A.) --- ruolo: prendere parte direttamente alle decisioni a nome degli altri soci ecc --- , e quindi avere una gerarchia più articolata (un azienda con 20 soci avrà un amministratore e due consiglieri). L'organigramma interno sarà generalmente suddiviso in tre classi: produzione - trattamento - vendita, la cui sola differenza, sostanzialmente esterna all'azienda, sarà nella vendita delle quote: tassazione statale: in caso di azienda ex privata: produzione 5.000 euro, trattamento 20.000 euro, vendita 0 euro; in caso di azienda ex pubblica: 10.000 - 30.000 - 5.000 (non prima di un anno dalla socializzazione dell'azienda) - esclusi da imposte saranno gli scambi di soci tra aziende. Tale suddivisione non implicherà necessariamente differenze nella suddivisioni degli utili. Non sarà legata alle effettive mansioni svolte, ma al titolo di studio, vendita: laurea, produzione: scuola superiore, trattamento: scuola media. Questa gerarchizzazione atta a distinguere, ad esempio in una scuola o in un ospedale, tra personale docente o medico, e personale delle pulizie o delle cucine. inquadramento - comparti - non corrisponde alle attuali qualifiche. Il motivo della differenza fiscale nella cessione di quote sta nel diverso valore delle mansioni, non applicabile alle quote aziendali in sé per principio, ma da dover diversificare in qualche modo per equità. Così anche tra proprietà ex pubbliche ed ex private, in quanto suscettibili di differenza iniziale nel prezzo di acquisto e quindi di iniquità nella differenza tra questo e quello di vendita futura. Per questo motivo gli scambi non necessitano di quest-------: così come c'è uno che ci guadagna, c'è uno che ci rimette, ma in tal caso ciò sta al libero accordo tra due persone e quindi alla possibilità di un patto reciproco per riequilibrare la differenza.   comparti: scambi gratis, ma se scambio tra persona di comparti diversi? scambio gratis solo se stesso comparto! oppure anche tra comparti diversi gratis, ma solo se entrambe aziende ex statali oppure ex private. non diversi comparti e diversi tipi di aziende!

Esempio: corporazione istruzione: produzione: professori - trattamento: bidelli - vendita: dirigenti scolastici. corporazione sanità: produzione: infermieri - trattamento: ausiliari vari - vendita: medici e dirigenti

Generalmente l’amministrazione sarà gestita dal consiglio (per le aziende più grandi) o dall'amministratore (per quelle più piccole), e le sue decisioni saranno sottoposte al voto dell’assemblea (quando un socio lo richieda) o approvate implicitamente dai soci per silenzio-assenso; in aziende sotto i 100 soci ogni socio potrà chiedere la convocazione dell'assemblea (ognuno sarà libero di parteciparvi o meno); in aziende sopra 100 soci sarà necessaria la richiesta da parte dell'1% dei soci come minimo; ognuno potrà partecipare all'assemblea o meno --- già scritto altrove? -----. Le ulteriori nomine di gestione organizzativa (capireparto, ecc) avverranno invece dall’alto e saranno indipendenti dalla classificazione in comparti (a meno che il ruolo non implichi un dato titolo solo incidentalmente coincidente con la classificazione in comparti), ma questo organigramma generale dovrà essere approvato per voto dall’assemblea; non implicherà necessariamente di rispecchiare la gerarchia fiscale a 3 comparti sopraesposta. Nulla vieterà che a presiedere un azienda sia l’ex proprietario, se avrà la maggioranza dei voti. Nel decidere la percentuale di emolumento destinata all’amministratore dell’azienda, si dovrà tener conto che esso, se l’azienda supera i 10 soci, dovrà stipulare obbligatoriamente la polizza sulle responsabilità penali. Nel caso un azienda non abbia un amministratore nominato, le responsabilità saranno a carico di tutti i soci (per suddivisione solo per le pene pecuniarie, non per quelle detentive). Ma in tal caso se l’azienda supera i 10 soci tutti dovranno stipulare l’assicurazione per le responsabilità penali. Quindi sarebbe antieconomico non nominare un amministratore responsabile. Sotto i 10 soci questa assicurazione non sarà obbligatoria, e quindi la presenza o meno di un amministratore non necessariamente peserà economicamente; ovviamente le aziende partner potranno tener conto nelle loro relazioni con essa della presenza o meno di tale assicurazione e di un amministratore univoco; per partecipare ad appalti pubblici sarà necessario averla (ma non per subappalti). --- vedere su opere pubbliche quale limite per appalti ---  Sopra i 100 soci i consiglieri nomineranno un “sovraconsigliere” ogni 100 soci (un azienda con 100 soci avrà quindi un amministratore, 10 consiglieri, e 1 sovraconsigliere). Esso dovrà stipulare una polizza sulle responsabilità penali.

La suddivisione del bilancio sarà decisa dall’assemblea, mediante voto, su proposta dell'amministratore o del cda; respinta, dovrà essere modificata fino all'approvazione. La suddivisione degli utili non sarà obbligatoriamente identica pro socio quindi. Ad ogni assemblea aziendale starà decidere quanto ognuno dei soci dovrà percepire percentualmente e a seconda del ruolo svolto e del tempo impiegato. Per ogni mansione, turno, anzianità, potranno essere stabilite percentuali diverse; saranno proposte dal “consiglio di amministrazione” (C.d.A.) o dall’amministratore (ove non ci sia un C.d.A.) e votate (si o no) dall’assemblea (50%+1). La votazione farà così in modo che ad ogni mansione e turno l’appetibilità corrisponda in modo perfettamente equo alle percentuali riscosse, e non come oggi che la decisione è demandata unilateralmente al proprietario, seppur tendenzialmente guidata da leggi economiche (la "mano invisibile"), o a contratti sindacali collettivi, in una giungla retributiva spesso palesemente iniqua. Questo -------- anche allo scopo di incentivare la meritocrazia ed evitare la “fuga dei cervelli” verso altre aziende o verso l’estero.

 

«Anche quando sia riconosciuta l’importanza fondamentale dell’equità distributiva, la domanda che rimane aperta è quale metro si debba usare per valutarla. La risposta sarà molto diversa e spesso ambigua, in quanto dipende da come viene interpretata l’equità: […] come equità orizzontale (trattare allo stesso modo persone con la stessa posizione); come equità verticale (trattare in modi adeguatamente diversi persone con posizioni diverse); come equità marxista (“da ciascuno a seconda delle sue capacità, a ciascuno a seconda delle necessità”); secondo il vecchio testamento (“occhio per occhio, dente per dente”); o, infine, secondo il nuovo testamento (“porgi l’altra guancia”)» (C. Wolf Jr., “Mercato e Stato”)

 

La parte da accantonare come riserva ed investimento in un conto corrente intestato all’azienda sarà votata dall’assemblea. Ogni operazione straordinaria su questo conto dovrà essere autorizzata per voto dall’assemblea con firma di tutto il C.d.A. (o del solo amministratore ove non ci sia un C.d.A.), per quelle ordinarie (tipo canoni di affitto mensili o forniture abituali, o stabilire i prezzi di vendita dei propri prodotti) solo la prima volta. In ogni caso i bilanci dovranno essere pubblici ai soci. Ogni azienda, volendo, potrà rivolgersi per la propria contabilità interna anche ad un commercialista libero professionista esterno ad essa. commercialisti in aziende: non è più un lavoro parasubordinato, ma autonomo - anche agenti (bagarini?) 

Qualora il bilancio aziendale andasse in perdita (e si esaurisse il conto bancario) i soci dovranno ripianarlo dividendosi equamente la spesa, oppure l'azienda potrà ricorrere a prestito bancario. Se un socio non volesse farlo: prestito coatto da banca ad azienda anche solo limitatamente alla parte di quel socio (ma intestata ad azienda), e successivo ripianamento aziendale da dividendi del socio oppure da quota venduta a nuovo socio. Ovviamente il socio può fornire la propria quota ricorrendo anche personalmente ad un prestito bancario, usando come garanzia la sua quota. -----si può???---- Scorciatoia per tutto subito? accennare a riacquisto obbligazioni

qui schema bilancio? no, più giù - c'è già su pagina credito?????? 

distinguo tra corruzione interna ed esterna verso politici. la prima amministrativa, la seconda penale.  giustizia amministrativa ------- distinta da quella civile e penale (vedi giustizia) --- il tar solo per contenzioni riguardanti cittadini contro amministrazioni (espropri, ecc) (e non tra amministratori o tra cittadini ed aziende o amministratori e aziende), mentre i veti tra ---- .  In ogni caso l'ultima parola sarà del presidente della Repubblica anche come presidente del Csm. i contenziosi tra cittadini e aziende (caso --possibile-- per banche, assicurazioni, sanità -----) invece attraverso il difensore civico sarà ---- alle rispettive autorità amministrative indipendenti (introito per esse da taglia aziende sconfitte)

unire con appunti ultimi su carta: amministratori eletti da assemblea aziendale in azienda socializzata: possibilità di corruzione (come gli amministratori comunisti) pari (ne più ne meno) a quella degli attuali manager delle spa. Ma limitata dal fatto che tanto più efficiente azienda = + possibilità di mantenere il ruolo, in una competitività e controllo di molto superiori ad un azienda liberista. 
Si calcola che oggi il 30-50 % dei fallimenti: per furto. La corruzione di tipo comunista nelle aziende socializzate avrà un minor margine di ---- anche grazie alla suddivisione in aziende minori consorziate, e comunque essa determinerà al ribasso le percentuali che i candidati amministratori chiederanno all'assemblea per lo svolgimento dell'amministrazione, fino al punto che potrebbe essere l'aspirante amministratore ad offrire anziché chiedere! Il che compenserebbe ----------. per questo motivo le pene per questo tipo di corruzione (oggi collegate al reato di bancarotta) saranno diminuite e delegate alla giustizia interna, aziendale, consorziale, corporativa.

Come visto nella pagina credito, quando il debitore sia insolvente verso una banca il debito dopo la scadenza passerà in carico all’azienda di cui è socio, la quale si rivarrà dai dividendi o dalla quota eventualmente venduta coattamente quando il socio fosse in prigione o in età pensionabile (le quote non saranno vendibili coattivamente per debito in altri casi). Se un socio decede prima di terminare la restituzione del credito sociale, la rifusione alla banca è affidata ugualmente all'azienda di cui il debitore è socio, non all'assicurazione sanitaria come nel caso ----di quello formativo?-----. --- o si???---- Per l’azienda ciò equivale all’assorbire una quota, spesa a cui può rimediare assorbendo un nuovo socio. Il ricorso alla rifusione da parte dell’assicurazione sanitaria avverrà solo quando la cifra ricavata da tale operazione sia inferiore al necessario. Oppure potrà essere mantenuta dagli eredi, qualora decidessero di continuare a pagare le rate del credito sociale (per mantenere la quota per un figlio).   --- scrivere qui di polizza per infortuni obbligatoria (solo per invalidità permanente)? -----

Eventuali regole per ferie, turni, malattie, invalidità, infortuni, pensione, maternità, eccetera, saranno votati dall’assemblea, non più fissati da regolamenti collettivi statali o sindacali. Tuttavia ogni persona potrà rivolgersi per sé stesso ad assicurazioni private, oltre a quelle già obbligatorie. cassa integrazione = mobilità interna aziende - e aiuti per settori in crisi   - infortuni sul lavoro - malattie professionali - invalidità - parità dei diritti - donne - comitato per la parità abolito - gravidanza

Le spese mediche per gli infortuni sul lavoro saranno ovviamente coperte dalla polizza sanitaria collettiva per gli infortuni sul lavoro stipulata da ogni azienda ---- facoltativa, obbligatoria solo per invalidità permanente, per quella temporanea si ---lascerà--- all'interno aziendale ---- ; il tipo di attività svolta inciderà quindi sul premio. L’equivalente della odierna “cassa malattia” Inail quando priva di spese mediche da saldare (ma solo assenza dal lavoro) sarà invece demandato totalmente alla rispettiva azienda secondo le regole interne che essa stabilirà per se stessa. Per le pensioni per invalidità permanente vi saranno polizze facoltative, a carattere collettivo aziendale oppure personale ----- obbligatorie a carattere collettivo aziendale sotto i 40 soci o in mestieri a rischio ---- . Volendo rinunciarvi, un azienda dovrebbe tuttavia stabilire precisi regolamenti per fornire essa ad eventuali invalidati una pensione. --- ma ciò sarebbe un rischio personale elevato per la possibilità di fallimento (polizza sul fallimento copre anche ciò?) ---- In tal caso, che le pensioni per invalidità siano lasciate a discrezione di ogni azienda, in caso di fallimento le polizze per il fallimento dovranno prevedere anche una pensione per gli invalidi del lavoro delle aziende fallite (quindi in questo caso vi potrà essere un premio più alto). Si consideri che comunque lo Stato fornirà un minimo vitale a qualunque inabile al lavoro, ugualmente di nascita o sopravvenuto, che sia assicurato privatamente o meno.

La votazione per l’approvazione di un nuovo socio entrante sarà per maggioranza semplice (50% + 1), mentre la votazione per l’esclusione coatta di un socio ("ostracismo") dovrà superare il quorum (escluso il diretto interessato) del 90% di favorevoli, altrimenti il socio potrà fare ricorso alla corporazione ed ottenere ugualmente il suo dividendo pur senza dover prendere parte alla vita aziendale fino a quando il quorum non superi il 90%. Con “esclusione coatta” si intende esclusione dalla vita dell’azienda, non la vendita od il sequestro della sua quota societaria, che egli potrà mantenere. Va da sé che un socio escluso dai dividendi sarà tendenzialmente propenso a vendere la sua quota e ad entrare in un’altra azienda.  ----  e si ricordi che le vendite diminuiscono il valore delle aziende

ingresso socio in azienda: 50%+1 soci + (o compreso) amministratore, oppure 2/3 di soci anche se non amministratore.     direi solo 50% + 1

Espulsione da azienda: 2/3 di soci + amministratore oppure unanimità soci anche se non amministratore.  direi solo 50% + 1 anche qui

Nella socializzazione il socio sovventore non sarà previsto. Il “finanziamento del socio” (ovvero un prestito fatto direttamente da un suo socio all'azienda) sarà possibile, ma non sarà regolato da leggi e quindi non sarà riconosciuto legalmente. I prestiti da una banca ad un azienda dovranno andare solo nel conto corrente dell’azienda, senza “intermediari”. Sarà disincentivato alle banche concedere prestiti a singoli soci aventi lo scopo di fornire questo tipo di finanziamento interno: il prestito della banca al socio non sarà legalmente riconosciuto come prestito aziendale, ma come un normale prestito (e quindi con minori garanzie legali, o meglio, con la possibilità della banca di rivalersi in ogni caso proprio sull'azienda per il debito contratto dal socio di questa qualora esso non saldasse). Quindi è implicito che una banca sarebbe già di suo piuttosto restia a concedere prestiti eccezionali a singoli piuttosto che ad aziende (e quindi ------ tassi più alti), così come sempre per questo motivo le aziende sarebbero restie ad utilizzare tale sistema. 

Gli scioperi teoricamente non dovrebbero esistere, non essendoci più masse di dipendenti stabili. Un azienda in appalto (anche cooperativa di manodopera) che "scioperi" contro l'azienda appaltatrice non potrebbe altro che vedersi revocare legalmente il contratto di appalto... Tuttavia una parte di un azienda potrebbe voler scioperare contro le decisioni della maggioranza. Tale pratica sarà lecita per le leggi dello Stato, ma sarà regolamentata dalle leggi che ogni azienda sceglierà per se stessa, ad esempio multe e trattenute coatte dal dividendo per ogni giorno di sciopero. --- nonché rischio per i capipopolo di vedersi successivamente ostracizzati 
allorquando le cose tornino a posto - quindi si, anche ostracismo 50% -----
Saranno invece legalmente perseguiti dallo Stato comportamenti tipo picchettaggio o blocco stradale.

Anche le serrate di categoria saranno permesse (ognuno è libero di lavorare quando vuole) ma saranno perseguiti picchettaggi e blocchi stradali. Si consideri che data l’impostazione corporativa del sistema socio-politico gli scioperi e le serrate non potrebbero risultare altro che fini a se stessi. Non saranno previste precettazioni, ma sostituzioni volontarie (da parte di esercito, protezione civile, guardia nazionale, ecc). 
Saranno abolite le festività obbligatorie; la loro considerazione sarà delegata alle decisioni interne aziendali oppure a direttive affidate ai consorzi o alle corporazioni, votate dagli iscritti.

Qualora l’amministratore non si trovasse d’accordo con le scelte votate dall’assemblea potrà solo dare le dimissioni da amministratore. Il socio che non condivida le decisioni dell’assemblea aziendale potrà solo uscire dalla vita aziendale ed eventualmente vendere la sua quota; non esisteranno possibilità di veto se non in casi di palese illegalità delle decisioni (ma in tal caso basterebbe la denuncia all'autorità giudiziaria). Per gli illeciti commessi durante il suo mandato l’amministratore sarà sempre il responsabile anche dopo il ritiro.

 

Un possibile “modus operandi” standard per l’amministrazione del bilancio aziendale potrebbe essere questo:

a)      Una quota fissa oraria o giornaliera variabile a seconda dei parametri di anzianità, appetibilità, ecc.

b)      Una quota fissa annua per l’amministratore (e gli eventuali consiglieri) stabilita in sede elettiva.

c)      Una parte da accumulare in conto corrente aziendale per necessità future, in percentuale sugli utili, stabilita in sede assembleare; a seconda della convenienza (tasso d'interesse vigente), da utilizzare per il riacquisto di eventuali obbligazioni esistenti.

d)      Ciò che rimane, diviso in parti uguali tra tutti i soci (compreso chi non prenda parte alla vita aziendale da meno di un anno; esclusi i casi di  ostracismo???).

e)      Nel caso evasi i punti a e b il bilancio aziendale si rivelasse deficitario, si potrà attingere al conto corrente aziendale; nel caso questo fosse carente, il deficit sarà ripianato da tutti i soci in parti uguali coi loro risparmi personali; o prestito bancario. ---- per gli altri casi, vedi quanto scritto più sopra. 

In questo modo la quota "salario" (a) non verrà più a rappresentare il salario totale, ma unicamente la differenza tra l'appetibilità delle diverse mansioni e turni. Mentre il dividendo (d) sarà l’incentivo alla produttività, uguale per tutti. Il deficit da poter dover ripianare in caso -----  responsabilizzerà maggiormente i lavoratori su ------- e sul risparmio personale.

Potranno coesistere pure "salari" collettivi per gruppi, come anche tra diversi reparti di una stessa azienda, o per lavoro di network diviso in teamworking, e poi all'interno di questi gruppi suddividerselo.

La suddivisione dei dividendi (sia in utile che in perdita) verrà meno dopo un anno di assenza dal lavoro. Questo per spingere al pensionamento anziché un aspettativa indefinita.  

trattenute - indennità - gratifiche - premi di produzione - provvigioni: si certo, ma solo per soci -  salario o stipendio? salario operai - stipendio impiegati

Ricapitolazione voti per azienda: 1 amministratore – 1 consigliere ogni 10 soci – 1 sovraconsigliere ogni 100 soci.  Esempio: azienda di 123 soci = 14 voti.    --- qui??? -----

Pensionati corporativi votano per assessore provinciale?????????

imposte     --> da qui vedere altra pagina modificata ----- Le imposte aziendali saranno basate su un tributo mirante a determinare l’estensione degli organici aziendali, e su un altro mirante alla riunione delle aziende in consorzi. Entrambe saranno adeguate tenendo conto degli altri parametri spontaneamente già tendenti ad influire su queste tendenze (premi assicurativi, rendimenti decrescenti, ecc). L’imposta A sarà fissa per tutte fino ai 40 soci, ad esempio 2.000 euro all’anno, in modo che in un azienda di un socio essa pesi da sola su esso, mentre in un azienda con 40 soci su ognuno peserà per 50 euro; tra i 40 ed i 60 soci rimarrà fissa a 50 euro pro capite, ovvero la cifra totale aumenterà di conseguenza (arrivando perciò a 60 soci ad essere di 3.000 euro complessivi); tra i 60 ed i 100 soci si alzerà gradualmente di 1 euro pro capite ad ogni ulteriore socio (quindi a 100 soci sarà di 9.000 euro, 90 pro capite); tra 100 e 120 soci rimarrà fissa a 90 euro pro capite (si ricordi anche che ogni 100 soci sull’azienda pesa una polizza in più); tra 120 e 200 aumenterà gradualmente di 2 euro pro capite ad ogni ulteriore socio; tra 200 e 220 rimarrà fissa; tra 220 e 300 aumenterà di 3 euro pro capite ad ogni ulteriore socio, e via così. cazzata->Questa imposta andrà alla sezione comunale della corporazione, che sarà interessata alla riscossione, potendo trattenere il 20% e dovendo versare il restante alla sezione provinciale della corporazione; essa tratterrà il 5% e cederà il resto alla sezione regionale; essa tratterrà il 5% e cederà il restante alla corporazione nazionale; essa tratterrà il 5% e verserà il restante sul conto corrente dello Stato.<-- cancellare ma vedere altra pagina - imposte - In questo modo si delega la riscossione ad organismi che ne sono personalmente interessati, e la distribuzione delle entrate pubbliche viene ad essere assegnata principalmente ad organizzazioni territoriali che ne trattengono una parte per sé stesse (“federalismo fiscale”); inoltre le cifre incamerate consentono a questi organismi (che equivalgono agli assessori comunali, provinciali, regionali, e ministri del governo) di richiedere alla sezione inferiore cifre minori di contributi per l’espletamento di questi servizi pubblici, e quindi alle corporazioni di chiedere quote di iscrizione inferiori a ciascun iscritto (od addirittura di redistribuire eventuali profitti, quando in utile), oppure di abbassare l’imposta (probabilmente solo fino al massimo della percentuale trattenibile) per favorire o meno la presenza di aziende della propria corporazione nel proprio territorio. ----- no, già lo fa il difensore civico! ------

Per aziende con immobili produttivi situati su più comuni, si dovrà pagare questa imposta a ciascun comune interamente. <-- cazzata fino qui? 

Questa imposta andrà allo Stato. <--       imposte 

solo qui   -->Il socio di un azienda locata in un comune diverso da quello di residenza vota per la corporazione nel comune dove è sita l’azienda, e per difensore civico e sindaco nel proprio comune di residenza.<--    solo qui 

 

Quindi la dimensione delle aziende anche tramite questo sistema fiscale verrà grossomodo ad uniformarsi. Di conseguenza i costi di scala ed i rendimenti decrescenti scompariranno, perché non esistendo aziende grandi e aziende piccole viene a mancare il paragone e quindi essendo tutte sullo stesso piano da questo punto di vista, secondo le leggi domanda/offerta e la libera concorrenza per effetto reddito i poteri d'acquisto ed i prezzi resteranno immutati. I costi di scala esistono solo se comparati. Essi non sono una norma --------, ma sono un difetto del sistema economico liberista, non favorenti -------, ma bensì gravanti, sia sui prezzi dei prodotti delle aziende minori, sia sugli introiti di quelle maggiori, venendo a compensarsi le due cose quando globalmente livellate le dimensioni. 

Questo smentisce chi critica ---il livellamento dimensionale-- per il presunto venir meno di questi due ------- che a suo dire avrebbe effetti negativi: se tutti --------, non c'è più ------! Il quale, ribadiamo, è un difetto dell'impostazione aziendale liberista, non un pregio! Solo la socializzazione, basata sulla legge di Say ---da libro 1-- produzione che fa la ricchezza ed a qualunque ----- la si voglia ------ essa si adatterà per ------ effetto reddito?-------. Dopotutto i pregi delle grandi aziende vengono sostituiti dal consorziamento, che quindi a fronte del venir meno dei costi di scala aziendali devia le eventuali rendite aziendali verso le spese consorziali, le quali poi sostituiranno i maggiori fondi a disposizione per la ricerca e l'investimento tipici delle grandi aziende. Il ricarico sui prezzi si ammortizza da sé, in quanto, come non vi sono beneficiari dei costi di scala, non vi sono nemmeno ---contrario di beneficiari----! In ogni caso i poteri d'acquisto si assesterebbero da sé su questo cambiamento, per quanto riguarda chi neanche in precedenza non veniva toccato da questi due ------ pur consumando prodotti subenti il loro influsso.   imposta A come B? B: ogni 16 aziende metà quota in più e via così. A: ogni 16 soci metà quota in più; ogni 16 x 4 (64) 1/4 di quota in più; ogni 256 1/8 di quota in più; ogni 1024 1/16 in più; ogni 4096 1/32 in più; ogni 16.384 1/64 in più; ogni 65.536 1/128 in più ecc - oppure partire da 64? 

imposte     --> L’imposta B sarà fissa per consorzio fino alle 40 aziende, ------- stabilita come? dato che i consorzi non sono di una sola corporazione - dal consorzio stesso? o corrisponderà al 10% di quella A più alta tra le aziende del consorzio? o il - per 10 - della media di tutte? poi al consorzio stabilire come suddividersela tra aziende -- ma vedi giù, "dovrà essere adattata... --- ad esempio 20.000 euro all’anno, in modo che in un consorzio composto di una sola azienda essa pesi da sola su essa (ovvero un azienda che non si consorzi pagherà essa interamente), mentre in un consorzio con 40 aziende su ognuna peserà per 500 euro; tra le 40 e le 60 aziende rimarrà fissa a 500 euro per azienda, ovvero la cifra totale aumenterà di conseguenza; tra le 60 e le 100 aziende si alzerà gradualmente di 10 euro per azienda ad ogni ulteriore azienda; tra 100 e 120 aziende rimarrà fissa a 900 euro per azienda; tra 120 e 200 aumenterà di 20 euro per azienda ad ogni ulteriore; tra 200 e 220 rimarrà fissa a --- euro per azienda; tra 220 e 300 aumenterà di 30 euro per azienda ad ogni ulteriore, e via così. Questa imposta andrà allo Stato. La cifra fissa --- o il rapporto?---- di questa imposta dovrà essere adattata in modo che per le aziende più grandi si equivalga la scelta tra rimanere tali oppure suddividersi e consorziarsi, preferendo però spingere per quest’ultima soluzione tramite l’imposta A, visto che la cifra pro capite della sola imposta B rimarrebbe complessivamente la stessa. Per le singole aziende sotto i  40 soci in cui non ci sia alcuna possibilità di consorzio questa imposta sarà esentata; ad esempio perché unici esemplari a livello nazionale (esempio???) ----- oppure: dato che sarà il - per 10 - della propria imposta di programmazione economica, e stando ad essa lo stabilimento del minimo, essa lo stabilirà in maniera da equilibrare la somma delle due imposte in maniera che venga ad incidere come fosse una sola di esse (sempre valutandola come barriera all’entrata di nuove aziende nel settore. -----.   potere esecutivo di consorzio nei confronti di aziende? penalità (multe) - espulsione

I consorzi inscatolati ovvero di secondo grado (consorzi di consorzi) non verranno sottoposti a questa imposta.  - ma paga il consorzio contenitore o i singoli consorzi contenuti? - direi quelli contenuti ----

Per consorzi contenenti aziende (tipo quelli televisivi) di diverse corporazioni si calcolerà in percentuale la divisione tra aziende nelle quali dividersi la somma (sia in utile che in perdita)

Una terza imposta, dedicata alle corporazioni nazionali, prevederà il pagamento da esse allo Stato di una somma fissa (in media 500.000 euro ciascuna), come stabilizzante   -------------------. Sarà diversificata per corporazione? - si, vedi corporazioni o imposte e linka -

La scelta della localizzazione territoriale delle aziende ad attività stanziale sarà determinata anche dall’imposta locale destinata al difensore civico. Essa sarà basata sulla somma dell’imposta personale vigente in quella zona, in virtù di una quota ogni 7 soci. Ciò incentiverà le aziende a localizzarsi dove tale imposta sia più bassa.

 

Schema per l’imposta A:   -- modificare, su imposte dovrebbe esserci già --

Numero soci

Cifra pro capite

Cifra totale

1

2.000

2.000

2

1.000

2.000

3

666,6

2.000

4

500

2.000

5

400

2.000

6

333

2.000

7

285

2.000

8

250

2.000

9

222

2.000

10

200

2.000

20

100

2.000

30

66,6

2.000

40

50

2.000

41

50

2.050

42

50

2.100

43

50

2.150

44

50

2.200

45

50

2.250

50

50

2.500

59

50

2.950

60

50

3.000

61

51

3.111

62

52

3.224

63

53

3.339

64

54

3.456

70

60

4.200

80

70

5.600

90

80

7.200

100

90

9.000  

 

qui immagine azienda    <--        imposte

solo qui    -->  capitolo rappresentanza politica - oppure spostare più giù, dopo esisteranno al mondo nazioni liberalcapitaliste. - e aggiungere qualcosa da altrove ----I soci delle aziende della stessa corporazione di un comune eleggeranno il rappresentante comunale che svolgerà il ruolo di assessore comunale per quella corporazione; tramite il proprio amministratore (ed i consiglieri ove vi siano) eleggeranno il loro rappresentante provinciale. Quindi le aziende più grandi avranno maggior potere di elezione del rappresentante comunale, mentre per il rappresentante provinciale avranno un voto ogni 10 soci oltre a quello dell’amministratore, più un altro ogni 100. - mettere anche qui parte dove dice che nonostante tutto le proporzioni saranno rispettate, sempre in questa pagina ma più su -

Nonostante il voto per l’elezione del rappresentante corporativo provinciale non rispecchi totalmente la dimensione dell’azienda, sia essa grande o piccola, l’azienda più grande sarà favorita dal fatto che, essendo basate le elezioni anche sulla cifra chiesta dal candidato, l'eventuale candidato di aziende di grandi dimensioni avrà maggiori possibilità di chiedere cifre più basse (nel caso l’azienda sia interessata alla sua elezione) degli altri, potendo usufruire di maggiori risorse aziendali a copertura del servizio svolto. Questo non significa che l'azienda il cui socio è assessore possa fare il bello ed il cattivo tempo: stante il sistema politico-amministrativo estremamente ------- che non lascia aperte nicchie di ---------, non ci sarà alcuna possibilità di ---------. - corruzione? metter qui parte di penalità su appalti? amministratori eletti da assemblea aziendale in azienda socializzata: possibilità di corruzione (come gli amministratori comunisti) pari (ne più ne meno) a quella degli attuali manager delle spa. Ma limitata dal fatto che tanto più efficiente azienda = + possibilità di mantenere il ruolo, in una competitività e controllo di molto superiori ad un azienda liberista. Si calcola che oggi il 30-50 % dei fallimenti: per furto. - già messo su -

 

Le aziende che lavorano in appalto dovranno essere composte di almeno 10 soci; 8 quelle a cui vengono affidati subappalti; per i subappalti la responsabilità penale sarà anche dell’azienda appaltante. le aziende sia di servizi che di lavori pubblici dato il sistema -------- saranno perlopiù subappaltatrici ad altre aziende --------
specificare meglio che in tutti i casi per gli appalti le cifre potranno essere sia in positivo che in negativo, a seconda che ------. esempi: ----
   <--   solo qui    

 

 

credito     -->

già scritto su capitolo credito, copiarlo qui da li?: 

Un azienda potrà diminuire i propri soci assorbendo essa la quota di ciascun pensionando suddividendola tra tutti i soci, ma a determinarne la convenienza sarà la propensione di aspiranti nuovi soci ad alzare le cifre, e soprattutto in quelle sotto i 40 soci l’imposta A sulla dimensione delle aziende. Essa servirà quindi anche per evitare accaparrazioni speculative in caso di floridezza - floridità, o crescita , o espansione - , e per evitare precipitosi “abbandoni della nave” in caso di incipiente fallimento. Un azienda potrà anche assorbire a volontà nuovi soci entranti, aumentando il proprio organico. In questo caso, allo scopo di evitare le pratiche dell’aggiotaggio e dell’“insider trading”, l’entrante potrà previamente verificare i bilanci, il prospetto informativo, ed il conto corrente bancario dell’azienda, verificando che non sia stato aumentato inusitatamente nel periodo precedente l’ingresso, perché ciò aumenterebbe il capitale dell’azienda e quindi la cifra che il nuovo socio inconsapevole sarebbe disposto ad offrire, seppurchè divenendo socio acquisirebbe il diritto al dividendo del capitale sociale, e quindi anche della sua parte di cifra gonfiata allorché il conto venisse sgonfiato, quindi --- venendo a pareggiarsi le cose eliminando il pericolo di truffe. Chi entra in un azienda può prendere visione delle regole interne (turni, ferie, suddivisione degli utili, ecc) presenti e valutarle; questo tenderà a determinare regole più invitanti, senza più la necessità di leggi statali atte a regolamentare ----- come l'attuale statuto dei lavoratori, che potranno quindi essere abolite. - limiti legali statali ai regolamenti interni? 
  - avrebbe diritto di recesso entro 6 mesi (periodo di apprendistato)- primi 6 mesi di prova, regola: diritto di recesso, entro i 6 mesi si possono ricevere indietro la stessa cifra data, e non quella corrispondente al valore di mercato di quel momento. prima di 3 mesi non vi saranno interessi (per regola bancaria), dopo i 3 mesi gli interessi saranno a carico solo della persona (non dell'azienda).
La cifra versata dal nuovo socio andrà ovviamente nel bilancio aziendale come utile. Un tipico caso in cui l’azienda potrebbe dover assorbire le quote dei soci uscenti è quando non trovando entranti disposti ad acquisire la quota del pensionando sopra un certo valore di quotazione pur avendo esso abbassato la cifra richiesta sotto il suo ----saggio di rendimento dell'investimento fisico?-----, dopo un certo periodo di tempo (e presumibilmente sempre sotto quel limite di valore) potrà avvenire la transazione obbligatoria ---o coatta --- tra azienda e pensionando. Questo costituirebbe uno stabilizzatore del valore delle quote, un ammortizzatore per aziende in crisi produttiva, permettendo ai soci di scegliere ponderatamente tra svendere la quota ai restanti oppure partecipare al fallimento dell’azienda, considerando che la svendita delle quote, ovvero la diminuzione di soci tra cui dover dividere gli utili ad un costo minore, potrebbe comportare il salvataggio dell'azienda stessa a ranghi ridotti in particolare quando la crisi determinata proprio dal sovrannumero di soci rispetto al mercato disponibile all'azienda. Per
l’assorbimento di una quota l’azienda dovrà pagare una tassa di 2.000 euro come disincentivo - si o no? - ; per l’aumento dell’organico nessuna imposta. - si o no? -

- ma qui? oppure solo accennare ma aggiungendo qualcos'altro, pare fuori posto - : Nel caso di fondazione di nuove aziende, la programmazione economica verrà così tolta alla scelta politica ed affidata interamente all’iniziativa privata. Ovviamente una banca sarà piuttosto restia a concedere il credito sociale ad una società che volesse impiantare un acciaieria a Lampedusa, mentre sarà propensa a concederlo a chi volesse realizzare un supermercato in un lotto di nuova costruzione. <--        credito

solo qui   -->Le aziende del paese socializzato potranno detenere proprietà produttive o filiali commerciali all’estero, secondo le leggi vigenti nei rispettivi paesi. Ma per i lavoratori cittadini del paese socializzato di queste varranno le regole previste nella socializzazione, pena il ---punire-- l'azienda madre. Per non sembrare ipocriti (ovvero socializzatori all’interno ma “sfruttatori” all’estero) ogni proprietà all’estero dovrà utilizzare cooperative equivalenti a quelle socializzate di manodopera, fondate appositamente nel paese con assistenza del paese socializzato e regole interne socializzate. Oppure si potranno utilizzare delle eticamente riprovevoli “scatole cinesi”, finché esisteranno al mondo nazioni liberalcapitaliste.   <--     solo qui

previdenza    -->

3.6 GESTIONE DEL FALLIMENTO

 

Dato l’aumento di concorrenzialità tra aziende (ma mitigato dalla consorziazione), il venir meno degli ammortizzatori economici (licenziamento, cassa integrazione, evasione fiscale, incentivi pubblici, ecc), e la sopravvenuta necessità di garantire la piena solvibilità del “credito sociale”, delle rate, e delle obbligazioni, il fallimento di un azienda verrà regolato in modo da renderlo meno traumatico, tramite una polizza obbligatoria per tutte le aziende sopra i 4 soci. Così come avviene oggi, all’atto del fallimento l’azienda si scioglierà, ma i soci, estinto il debito del credito sociale o delle rate e delle obbligazioni sociali (e solo con polizze facoltative altri eventuali debiti aziendali) tramite la polizza sul rischio di fallimento, potranno ricevere dalle banche un secondo credito sociale o la garanzia rateale (obbligazioni no dato che esse riguardano solo la fase iniziale della socializzazione nel passaggio dalla precedente proprietà) mediante il quale potranno confluire in altre aziende (o crearle, o acquistare negozi). Questo secondo credito per essere classificato come sociale (e quindi --- vantaggi ---) dovrà avere un tasso di interesse di partenza non superiore al 2% di quello vigente in quel mese per i primi “crediti sociali” e con un massimale ridotto a non meno del 40% rispetto al primo cui hanno usufruito. E’ poi implicito che le aziende saranno recalcitranti ad approvare l’ingresso di una persona che giunga da un azienda fallita, quindi esso dovrà proporre al pensionando o all’assemblea una cifra maggiore rispetto ad altri tipi di ingresso, per invogliare l’azienda ad approvarlo. Anche perché gli ex-soci di aziende fallite - solo l'amministratore, non tutti i soci - mettere anche altrove - (e soprattutto l'amministratore) porteranno in eredità alla nuova azienda di dover pagare alle compagnie un premio più alto (causa bonus-malus) per la polizza sul rischio di fallimento (ma l'ex amministratore fallito potrà offrirsi di pagare di tasca propria la differenza annuale), quindi dovranno rivolgersi ad aziende di valore minore - anche i semplici soci? -, come quelle della corporazione manodopera. Sarà difficile che l’amministratore ed il C.d.A. dell’azienda fallita riesca ad essere eletto al medesimo ruolo in un’altra azienda, per cui essi saranno principalmente interessati ad evitare il fallimento di quella in cui sono amministratori e consiglieri. L’interesse di tutti sarà quindi nell’evitare il fallimento della propria azienda piuttosto che frodare le compagnie assicurative. La compagnia assicuratrice potrà stabilire i premi anche sulla base di eventuali debiti pregressi dell’azienda (tra cui le obbligazioni - e le rate - ma pagamento rateale a ex proprietari da azienda o da singoli soci???? -), e sul procedere della restituzione dei crediti sociali. - e delle rate - in caso che a singoli soci - Sicché la giustificazione della diversa suddivisione degli utili aziendali debba basarsi --- sinonimo?? -- anche sull’anzianità in quanto tanto più recente è la ricezione del “credito sociale” di ciascun socio tanto più alti sarebbero i premi aziendali da pagare per questa polizza. -- scrivere qualcosa riguardo aziende sotto 4 soci in caso di assenza di polizza - normale iter di riscossione coatta? - polizza sul rischio di fallimento: il massimale ovviamente sarà basato sull'entità del credito sociale esistente, quindi calerà progressivamente alla restituzione ed influenzerà i massimali delle banche nella concessione (oltre all'entità richiesta del cliente debitore nel contrarlo). Bonus malus non superiore a ? --- polizza sul fallimento forse calcolata da comp assicur anche su numero di soci - influenza di ciò su imposta - - polizza sulle responsabilità penali: massimale? bonus malus? curatori fallimentari di azienda credito o previdenza o cosa? in nessun caso sarà possibile rivalersi sui beni personali del fallito, ma date le spese a cui lui deve far fronte (pena il carcere), è ipotizzabile che sarà suo interesse venderli al miglior prezzo che riuscirà ad ottenere per far fronte alle sue spese.   società: scioglimento, poi estinzione   

L’indennizzo dell’assicurazione sul rischio di fallimento va solamente in favore della banca creditrice, - e di detentori di obbligazioni e rate? -  non dei soci dell’azienda fallita o di aziende debitrici. Anzi non sarà riconosciuto legalmente il concetto di azienda debitrice di altra azienda, e quindi tutti gli scambi di merci e servizi tra aziende dovranno essere liquidati in tempo reale, non su credito sulla parola. All'eventuale creditore privato sarà possibile solo lo "stoppage in transitu", esteso fino a 10 giorni dal ricevimento.  <-- questo mettere anche su credito! - Qualora un azienda non disponesse dei fondi necessari dovrebbe ricorrere a prestito bancario. Ovviamente due aziende potranno accordarsi sulla parola (la postdatazione degli assegni sarà lasciata al libero accordo tra aziende), ma questi debiti non saranno riconosciuti legalmente e quindi non coperti dai regolamenti sul fallimento e sulla riscossione coatta. Qualora non vi fossero più debitori originari (ex proprietari), il fallimento coinvolgerà solamente l’azienda fallita e le banche creditrici. La compagnia assicuratrice rifonde alle banche il totale delle cifre ancora mancanti al ripianamento dei “crediti sociali”. - agli ex proprietari l'importo delle rate (ma sempre ratealmente), e si impegna a garantire le obbligazioni (che diventano obbligazioni tali e quali fossero emesse da quell'istituto bancario), riacquistandole quando ritenuto conveniente - (eccetto gli interessi maturati) - Per altri tipi di copertura l’azienda potrà stipulare polizze facoltative. In molti casi sarà propensa a farlo perché tanto meglio è assicurata un azienda e tanto più le banche saranno disponibili a fornirle credito.

Le aziende quindi potranno essere messe in mora solo dalla banca creditrice (anche nella veste di garante delle rate a terzi), la quale però avrà tutto l’interesse che l’azienda si salvi anziché fallire, anche perché la polizza sul rischio di fallimento coprirà solo il debito effettivo del “credito sociale”, non gli interessi maturati. La decisione della concessione o meno di un credito ad un azienda sarà lasciata come oggi alle banche secondo la valutazione del rischio, ovvero tanto maggiormente sarà paventato, maggiore sarà il tasso di interesse chiesto dalle banche all’azienda, ne più ne meno che come è oggi. Sarà possibile l’ipoteca delle proprietà aziendali come garanzia. - ma si consideri che in tal modo non potranno più venire conteggiate dalla compagnia assicuratrice come garanzia per essa, con ------ di ricadere sui premi di questa - (ma non personali a nome dell'azienda) -

L’unico caso che esula da queste regole è la messa in mora da parte di un socio in via di pensionamento, quando non si trovino acquirenti per la sua quota, e l’azienda non intenda assorbirla nemmeno per il prezzo offerto dall’ultimo candidato --- sinonimi? ---: il pensionando si troverà nella posizione equivalente di creditore e come tale avrà la possibilità di chiedere la messa in mora dell’azienda e quindi il fallimento. L’azienda per impedire ciò può scegliere di continuare a fornire al socio inattivo -- il dividendo anche oltre l'anno cui se ne ha diritto -- una somma mensile non inferiore alle spese a cui egli viene incontro in quanto ancora socio (premi della polizza pensionistica e iscrizione alla corporazione). La decisione sarà unilateralmente dell’azienda, ed allorquando essa opterà per questa soluzione, il socio non potrà metterla in mora; ma solo finché il socio non abbia compiuto 65 anni, altrimenti questo meccanismo avrà tempo massimo un anno. da qualche parte (anche in altre pagine) mettere: nonostante le garanzie sul credito sociale (e formativo?) non coprano anche gli interessi maturabili, le proporzioni tra crediti riscossi regolarmente e quelli coattivamente sarà --------- da rendere 
ininfluenti questi ultimi nei bilanci bancari 

 

- mettere qui regole riscossione coatta - Queste regole sulla mora varranno anche per l’adempimento delle imposte, il quale sarà equiparato al pagamento di un servizio ad un altra azienda o alla liberazione di un debito. 

I beni delle aziende fallite diverrebbero di proprietà della compagnia assicurativa (quando non ipotecati da una banca), la quale li venderà anche mettendoli all’asta ottenendone un ammortamento alle spese di risarcimento.

 

Le compagnie assicurative e le banche a differenza di oggi non avrebbero convenienza a trattenere gli immobili improduttivi ad oltranza in quanto scoraggiate dalle gravose imposte sui beni immobiliari attive a partire da un anno dall'acquisizione. Qualora il loro valore si riveli superiore alla somma risarcita alla banca, la compagnia assicurativa ne avrà addirittura un utile. -- ma è presumibile come un evento piuttosto raro -- Ne consegue che il possesso di beni immobili non ipotecati verrebbe ad influire sull’entità dei premi per questa polizza assicurativa. <--  previdenza

 

 

 


http://it.wikipedia.org/wiki/Organizzazione_aziendale 

 

 

Consorzi

solo qui    -->Le corporazioni saranno organi politico-amministrativi suddivisi territorialmente in modo inflessibile, i consorzi invece saranno flessibilmente globali, estesi a tutta la nazione, ulteriore ragione della loro esistenza oltre alle corporazioni; non avranno le stesse prerogative delle corporazioni, ma compenseranno le loro lacune di flessibilità. Dato che l'organizzazione su base territoriale delle ragioni sociali delle aziende e delle loro amministrazioni e imposizioni fiscali ----- impedirà la sussistenza di aziende estese su più territori anche solo con filiali ------, e data la necessità di impedire fusioni aziendali di attività non contigue per evitare fusioni fittizie a scopi fiscali, si rende necessario suddividere le aziende monoproprietarie estese a livelli superiori a quello comunale in più distinte aziende consorziate anzic in filiali di un unica entità proprietaria come è oggi. Questo soprattutto per quanto riguarda gli istituti bancari, previdenziali, postali e per ogni altra attività diffusa a livello ultracomunale con filiali territoriali. Ad esempio l'organizzazione consorziale sarà assolutamente necessaria nell'ambito della corporazione difesa. <-- link e/o spiegare -  Si potrà far parte anche di più consorzi -----.  Il consorzio principale di cui si fa parte (quello per il quale si partecipa all'imposta relativa) non deve necessariamente essere composto unicamente delle stesse aziende della stessa corporazione di cui si fa parte.

Noto come è sbagliato a ritirarsi dal individualismo e di impegnarsi per la comunità in generale, ciò che le imprese private e l’industria sono in grado di realizzare, così, troppo è un’ingiustizia, un grave male e una perturbazione di ordine giusto che una più grande e più alto livello di organizzazione arroghi a sé funzioni che possono essere eseguiti in modo efficiente anche da organismi di piccole dimensioni reciprocamente […] Come è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le loro forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori ed inferiori comunità si può fare [...] perché è l’oggetto naturale di qualsiasi intervento nella società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva (subsidium) le membra del corpo sociale, non già di distruggerle e assorbirle.” (Da Quadragesimo Anno di Pio XI, 1931)


L’orientamento al consorziamento che proponiamo è ispirato dall’aumento di efficienza dimostrato da tale organizzazione dei settori produttivi dopo il 1934 nella Germania nazional-socialista, con le “reichsgruppe industrie”, e che in Italia nella legge della socializzazione del 1944 viene preso a modello col nome di “ente economico”, teso a regolare le relazioni sociali interpersonali all’interno dei mercati. I consorzi saranno dotati di assemblea consorziale (composta dagli amministratori delle aziende) finalizzata soprattutto a regolamentare internamente la concorrenza e istituzionalizzare i cartelli, nonché a contribuire a distribuire in maniera più equilibrata il peso fiscale sulle attività dello stesso settore; oltre a fungere da consulenza per le amministrazioni aziendali su temi economici complessi e sulla politica dei prezzi. - ed a stabilire le imposte stesse? tese a regolare l'ingresso di altre aziende nel settore - e per aggregare maggiori risorse assieme per ricerca, sviluppo, ed investimento - così da favorire i maggiormente consorziati, per pubblicità, ecc - numero unico per chiamate idraulici ecc, rotazione a seconda di zona, e prezzi unici, per chiamata e per tempo. Consorzi tesi a aumentare ---- redditi --- mediante la diminuzione delle spese (fiscali e di approvvigionamento comune) e aumento delle entrate (per pubblicità, ricerca, investimento comune, ecc). - messo anche su manodopera -
Questo non significa che verranno a formare un cartello monopolistico nel senso oggi inteso - ma a regolarlo secondo crismi -----: è sbagliato definire che c’è cartello monopolistico quando un settore di aziende controlla il prezzo delle sue produzioni. Innanzitutto i consorzi non *controllano* i prezzi ma solo consigliano sulla base delle leggi economiche che dovrebbero regolarli spontaneamente. In un sistema di libero mercato ogni tipo di azienda può chiedere il prezzo che vuole, ma per effettuare la transazione serve comunque la volontarietà anche del compratore, altrimenti la merce rimane invenduta. Questo vale anche per le aziende in cartello. Oggi purtroppo l'ignoranza in materia economica è piuttosto diffusa tra le piccole aziende, con conseguenze non certo positive; quindi la funzione del consorzio in tal senso si rende necessaria, in quanto probabilmente amministrato da persone dotate di un livello di cultura economica maggiore rispetto alle singole amministrazioni delle aziende facentivi parte ed interessato a fornirvi la consulenza in merito, ricavando da esse il proprio ----potere-----. Ricordiamo che la “teoria dell’equilibrio economico generale” dice che quando un settore produce profitti essi vengono ripianati dall’ingresso di altri concorrenti e quindi ciascuna azienda sarà indotta in ogni caso a mantenere i prezzi più bassi possibile (ossia equivalenti al tasso di rendimento dell'investimento fisico) anche quando essa detenga un monopolio naturale. Lo squilibrio si ha proprio solo quando tale ingresso è proibito, e proprio dalle legislazioni anti-trust! Quelle che nelle ragioni dei sostenitori dovrebbero impedire i monopoli... Ovvero quando il monopolio è artificialmente mantenuto in vita per ragioni lobbistiche. --- coniugare qualcosa con licenze? ---  Le odierne istituzioni a difesa della concorrenza sono ipocrite e dannose, nel loro garantire interessi particolari a determinati cartelli; si pensi ai taxi.
Se il saggio di profitto è più alto in un settore vi sarà una tendenza all’entrata in quel settore da parte di nuove imprese, e ciò porterebbe il saggio di profitto a livelli in equilibrio con l’intero sistema economico. Le barriere imposte dai cartelli impediscono l'ingresso permettendo in questo modo la permanenza di queste differenze di saggio di profitto. ------- concorrenza tramite pubblicità, gadget, e concorsi a premi ---------. Nel libero mercato la concorrenza non ha bisogno di difese. Sono già sufficienti le norme tradizionali del diritto contenute nel codice civile, oltre alle leggi matematiche ("mano invisibile") che regolano l'economia. La legislazione antitrust solitamente si mette in moto sulla base delle accuse mosse dagli imprenditori poco efficienti o da gruppi politici o di lobbies. Il consumatore non beneficia per nulla dello smantellamento di una posizione dominante di monopolio o cartello nei settori dove non c’è privilegio ma libero accesso, anzi generalmente finisce con il pagare i beni più di quanto li pagasse prima, per via de -------. Dopotutto basti considerare i sexy shop, notoriamente dotati di prezzi spropositati. Eppure vi è libera concorrenza,  --------- . ciò conferma che non è concorrenza o monopolio a determinare i prezzi, ma piuttosto le propensioni dei consumatori che si incontrano con quelle dei venditori in un punto di intersezione tra due linee corrispondente all'incrocio tra domanda ed offerta, con il ----lasco---- delle rendite del venditore e del consumatore, che nel caso appunto dei monopoli odierni con barriere legali va a tutto vantaggio di quella del venditore e annulla quella del consumatore. Evidentemente nei sexy shop la propensione del consumatore è piuttosto alta solo dato il tipo di prodotto commerciato.  ----qui?----- Secondo Schumpeter la vera concorrenza sta nell’innovazione – diminuzione costi – mercato e società pag. 65. ---qui??----  Ma nella socializzazione non esisterà più alcuna legge anti-trust e nessun privilegio legale: le licenze saranno assegnate liberamente secondo un meccanismo spiegato nel capitolo "gestione delle licenze". 

pezzo accennato anche prima, vedere  -->  Spezzettare le aziende più grandi in aziende più piccole consorziate non sarà di aggravio sui prezzi per l'influenza sui rendimenti --- o costi? --- di scala delle aziende e sui maggiori costi fiscali gravanti pro capite su ogni socio (rispetto ad un unica grande azienda si intende, non rispetto ad oggi), ma anzi sarà di equo riequilibrio proprio pro capite sui ricavi del proprio lavoro, giacché se da un lato elimina i rendimenti decrescenti, dall'altro considerando che ciò varrà per tutti ovvero non vi sarà più nessuno su cui essi gravino, per implicita conseguenza dell'effetto reddito non vi sarà alcuna diminuzione dei poteri d'acquisto aggregati ceteris paribus, ma un livellamento pro capite apportatore di maggiore equità per tutti, sia produttori che consumatori (soprattutto in quanto ognuno è sia produttore che consumatore...). Anche per quanto riguarda gli effetti propri dell'accentramento di masse di capitali in grandi aziende il sistema consorziale viene a sostituirli come aggregatore di aziende, non a eliminarli. Tuttavia anche se vi è spesso la convinzione che le imprese di maggiori dimensioni, aggregando in sé stesse maggiori disponibilità finanziarie e maggior potere di mercato, siano la fonte principale del progresso tecnico, in realtà è stato oramai dimostrato che ciò non sempre è vero. L’anonimità incipiente, l’ingigantimento degli organigrammi e quindi la maggior lontananza del vertice dalla base con relative difficoltà di controllo, il crescere delle scale, ----, ---ecc------, nonostante le ingenti spese nei laboratori di ricerca, le imprese più grandi mancano spesso di flessibilità ed iniziativa, ed oltretutto usano a volte congelare temporaneamente importanti innovazioni al fine di non rendere obsoleti i loro impianti e macchinari già in funzione. Esse inoltre grazie alle loro disponibilità mantengono talvolta il potere tecnologico più attraverso l’acquisizione di brevetti o licenze altrui e l’assorbimento di imprese più piccole dotate di un interessante patrimonio tecnologico, che attraverso i risultati dei loro poco flessibili laboratori di ricerca. Sicché essi si rivelano più che altro dei mezzi coi quali approfondire (certamente) ed accreditare le esperienze acquisite dai più svariati laboratori minori. ---- (vedi Microsoft). Ma con sistema socializzato e tutte le sue sfaccettature (scolastica, ecc) ------ e la consorziazione   ------ la scomparsa di aziende grandi e la consorziazione tutte assieme delle piccole risultanti, si uniranno i pregi di quelle grandi con quelli di quelle piccole, eliminando contemporaneamente i difetti di entrambe. Ovvero ---------. Il metodo del consorziamento difatti unisce i pregi delle piccole aziende con quelli delle grandi aziende, eliminando i difetti appena elencati pur mantenendo sia il potenziale accentramento di fondi per investimento e ricerca tipici delle grandi aziende, sia la flessibilità e l'iniziativa tipiche delle piccole aziende. 

Come già accennato, un azienda esistente oggi come grande potrà anche suddividersi in diverse aziende più piccole consorziate. Dato l'affidamento della vita aziendale ad assemblee composte di tutti i partecipanti all'azienda, la suddivisione in piccole aziende consorziate sarà certamente utile per evitare frizioni interne, agglomerizzazioni organizzate all'interno dell'azienda, e centralizzazione del potere, e soprattutto perché tanto più è grande un azienda, e tanto più, espandendosi, può andare incontro a “rendimenti di scala decrescenti” e “produttività marginale del lavoro” decrescente. Oggi quando si costringe un’azienda presunta monopolista a frammentarsi in diversi rami operativi, il risultato è molto spesso quello di eliminarne le economie di scala. I costi marginali pertanto aumentano. Ma dato che, come appena detto, con la socializzazione non c’è più un plusvalore destinato ad un unica entità proprietaria ed i valori --- valori? beni, quotazioni, cosa? --- sono suddivisi esattamente tra tutti, che lo siano tra 100 lavoratori riuniti in un unica azienda, o tra 10 lavoratori di 10 aziende cooperanti nello svolgere il medesimo servizio, i numeri coinvolti rimangono sempre gli stessi anche se in bilanci divisi, dato che le differenze di scala nelle odierne aziende capitaliste sono dovute non alla dimensione in sé, ma al plusvalore per la proprietà, scalante pro capite man mano che il numero di dipendenti da cui "estrarlo" aumenta, per motivi unicamente psicologici. ---- e qualcosa preso da stesso discorso sopra --- La dimensione delle aziende sarà determinata sia dall'imposta che dal fatto che ognuna avrà un singolo voto nell’assemblea corporativa e quindi rappresentanza politica.  

La democrazia fondata sull’uguaglianza assoluta è la più assoluta tirannide” (Cesare Cantù, 1871)

La corruzione di tipo comunista nelle aziende socializzate avrà un minor margine di ---- anche grazie alla suddivisione in aziende minori consorziate. La consorziazione sarà incentivata mediante l'imposta B --------, simile all'imposta A per le aziende ma con la differenza che la cifra base non sarà variabile a seconda dell'imposta di programmazione economica, ma ad una classe di produzioni più generica; l'imposta b sarà ------- così: la somma stabilita dal consorzio sarà pagata per un consorzio composto di ogni 16 aziende; + metà ogni 4 consorzi di secondo grado; + 1/4 per 4 consorzi inscatolati in uno superiore; + 1/8 per 4 consorzi inscatolati in uno superiore; + 1/16 per 4 consorzi inscatolati in uno superiore; + 1/32 per 4 consorzi inscatolati in uno superiore. Ogni singolo consorzio che non si inscatoli dovrà pagare la somma di tutte queste. 
  - oppure ad una media come scritto sopra? si farà la media tra tutti i consorzi del territorio (suddivisione tra attività locali e diffuse su tutto il territorio? sulla base dell'imposta regionale per il commercio?); se vi saranno un azienda molto grande ed una molto piccola e la media scomodasse entrambe, quella che propone la cifra maggiore potrà proporre arbitrariamente a ---chi si paga le tasse----- di pagare la cifra maggiore anche per quella piccola  --- difatti essendo i consorzi slegati da corporazioni e produzioni precise non sarebbe possibile legare la base ad una singola imposta sul tipo di produzione; ad esempio per i consorzi di ristoranti la media comporterà che si applicherà un unica base, non quella suddivisa a seconda del numero di posti o di livello di automazione. Di contro
, a disincentivare un eccessiva frammentazione in piccole aziende è implicito che interverranno già di per sé gli altri costi fissi per azienda (polizze, altre imposte ecc), per cui il metodo impositivo descritto è finalizzato proprio anche a ristabilire un equilibrio sugli effetti sulle dimensioni degli altri. Parimenti, due o più aziende attualmente distinte potranno fondersi tra loro, ma sempre che esplichino la stessa attività in locazione comune o che una sia funzionale all'altra (tipo la mensa in una fabbrica), non solo una fusione simbolica a fini fiscali.  media per imposta: e se in un comune un consorzio piccolo e uno grande?   consorzio grande e uno piccolo, non aziende! oppure in casi di indecisione interna a consorzio tra azienda grande e una piccola. 

Si consideri che già oggi il 70% dei componenti di un automobile Nissan viene prodotto da altre aziende più piccole e poi solo assemblato dalla casa madre o dalle sue filiali. 

Si tenga conto che oggi un azienda come la Fincantieri ha 8.500 dipendenti, suddivisi in ---8 ---- grandi cantieri ed in una sede centrale. Essendo i cantieri ubicati molto distanti tra loro, con la socializzazione (ovvero con la scomparsa di un proprietario unico di tutti ed 8 i cantieri) non avrebbe più senso che essi restassero 8 parti di un unica azienda a livello amministrativo e fiscale; per tutto quanto servisse mantenere in comune tra loro (come forniture reciproche ed esterne, o anche il marchio stesso) basterà (e sarà lì apposta) il consorziamento. Ogni cantiere potrà diventare azienda a sé, consorziate, con la sede centrale (azienda di servizi) divenuta sede del consorzio; potranno appaltare ad aziende della corporazione manodopera (rientreranno nel consorzio???).    spostare su manodopera    -->Soci di azienda appaltante e appaltatrice potranno svolgere le medesime mansioni assieme, oppure le maestranze appartenere solo alle cooperative di manodopera, con i soli capireparto soci dell'azienda appaltante, oppure anche l'azienda di manodopera avere suoi capireparto, e quindi il rappresentante dell'azienda appaltante essere un supervisore di più reparti; questo tenendo conto anche della suddivisione inter-aziendale in vendita - produzione - trattamento, ugualmente presenti sia nell'azienda appaltante che in quella appaltatrice; stabilire la gerarchizzazione possibile elencata starà all'azienda appaltante. su gerarchie in appalti: il rappresentante dell'azienda appaltante avrà potere direttivo e di conformazione su quelli dell'azienda appaltatrice.  <--    

schema di esempio suddivisione fincantieri

Si consideri che le due imposte tese alla programmazione economica comporteranno che: una grande azienda che si suddivida in più aziende consorziate pagherà in pratica sempre la stessa cifra di imposta B anche fosse rimasta un unica azienda, mentre il peso dell'imposta A aumenterebbe per via del suo crescere al diminuire dei soci, ma solo fino a ad un punto in cui la differenza sia irrilevante finanziariamente e considerando tutti gli altri parametri complessivamente, onde per cui (e scopo per cui è stata calibrata così) per consorzi formati da 10-20 aziende tra i 40 ed i 60 soci dalla divisione di anche precedenti grandi aziende poi così suddivise, il vantaggio dato dalla consorziazione sarà certamente più vantaggioso che l'esigua differenza impositiva conseguente. corporazione composta di aziende di una singola persona (professioni, commercio) l'imposta di pianificazione probabilmente sarà bassa rispetto a quelle composte di molti soci, ma pro socio sicuramente uguale o maggiore. 

spostato da su - Facendo un analisi attraverso un altro esempio pratico, oggi la Fiat ha 127.000 dipendenti, con un patrimonio di 8.250.000.000 euro, e ricavi stimati per il 2010 in 32.000.000.000 euro. Fiat industrial (Iveco ecc) ha 63.000 dipendenti, un patrimonio di 3.750.000.000 euro, e ricavi stimati per il 2010 in 19.000.000.000 euro. Suddividendo ------  pagherà in pratica sempre la stessa cifra di imposta B anche fosse rimasta un unica azienda ecc --- preso da sopra --

Consorzi di coordinamento per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese consortili (finalizzato per la riduzione dei costi di gestione e produzione). 

Quindi questo non sarà vantaggioso solo per le grandi aziende distribuite in più località, ma anche per quelle localizzate su un unico lotto. Esempio: anche una grande fabbrica localizzata potrebbe essere un consorzio di tutti i reparti (i quali sarebbero aziende a sé stanti); i soci o gli amministratori di ogni azienda nominano il direttore della fabbrica ovvero il presidente del consorzio; esso coordina e gestisce i rapporti tra i vari reparti-azienda e con la clientela ed i fornitori affidandosi ad un azienda di servizi in appalto che lo coadiuvi in questa amministrazione. Anche i vari reparti di un ospedale potrebbero essere ognuno un azienda, riunite in consorzio a formare l’ospedale. In questo modo un reparto di una fabbrica potrà intrattenere rapporti commerciali anche con industrie concorrenti al consorzio, a tutto vantaggio della competizione e come limite al monopsonio consorziale. Come detto anche nella pagina --imposte---, come per le banche, l'imposta ----- favorirà la creazione di consorzi tra aziende in determinati settori estesi a livello globale, pesando da sola su aziende esterne a consorzi se non venendo suddivisa tra tutte le aziende riunite in un consorzio. In tal caso ogni azienda verrebbe considerata consorzio a sé anche qualora restasse estranea a consorzi. Ed il minimo di tale imposta sarà stabilito da tutti i consorzi, ossia anche dai propri concorrenti! I consorzi pagheranno un imposta che verrebbe suddivisa tra tutte le aziende che ne fanno parte, quindi un consorzio composto di un numero inferiore di aziende pagherà cifre per azienda maggiori. Un azienda potrà far parte di più consorzi fiscali, ma ovviamente dovrà pagare per entrambi. Ciò non toglie che essendo le cifre delle imposte diverse da consorzio a consorzio (per ogni settore produttivo), ed essendo la loro suddivisione interna non necessariamente identica per azienda, ognuna potrà valutare la propria convenienza -------- . Aziende che attualmente hanno forti divergenze tra quantità di dipendenti e fatturato? imposte di programmazione economica diverse per comune (essendo decise dai consorzi che possono essere comunali o intercomunali) - saranno modificabili ogni anno?

I consorzi non avranno di per sé alcun legame con le corporazioni; difatti un consorzio potrà anche comprendere aziende di corporazioni diverse (consorzio conglomerale). Ad esempio le reti televisive saranno consorzi; i telegiornali saranno aziende della corporazione “informazione”, gli spettacoli della corporazione “spettacolo e sport”, la parte tecnica della corporazione "comunicazioni". I consorzi potranno “inscatolarsi” in consorzi "di secondo grado": un consorzio potrà far parte di uno o più di questi “sovraconsorzi” (questo sarà certamente per l'esercito: compagnie, reggimenti, armate), regolandosi internamente per i bilanci. La suddivisione non dovrà essere identica, dopotutto non si può pretendere che un azienda di -------- ed una di ------ inserite nello stesso consorzio conglomerale di -------- vi possano/debbano contribuire paritariamente 

A disincentivare conglomerazioni assurde ci sarà il fatto che la base dell'imposta sarà la media tra ------, e quindi alzata da quelle più elevate tra le produzioni delle aziende del consorzio (quindi disincentiverà a farne parte aziende che trattino prodotti dotati di base di imposta minore, e a farvi entrare quelle con base di imposta maggiore, se non strettamente necessario al funzionamento stesso del consorzio). L’imposta sui consorzi andrà allo Stato. --- o a regioni? una per ogni regione su cui si estende il consorzio - o province? 

 

Potranno essere formati anche consorzi liberi ovvero non sottoposti ad imposizione fiscale, quando formati interamente da aziende già consorziate in consorzi fiscali. I consorzi liberi potranno anche essere misti, ovvero composti di aziende non solo non della stessa corporazione, ma perfino nemmeno necessariamente dello stesso settore produttivo. Esempio: ?  consorzi di bonifica  Le fiere saranno consorzio degli standisti.

I presidenti dei consorzi verranno eletti tra gli amministratori delle aziende facentivi parte (ovvero l'assemblea consorziale), dai soci delle aziende, e potranno incaricare come eventuale staff amministrativo un azienda di servizi (di ragionieri, di commercialisti) oppure liberi professionisti (anche solo come consulenti) qualora la quantità necessaria sia ridotta. Per essere eletti non ci saranno prerogative (come titoli di studio particolari) ma in quanto amministratori aziendali avranno già subito una selezione (comparto vendita), e dovranno seguire un corso corporativo di amministrazione ed economia apposito. Il presidente di consorzio sarà responsabile penalmente dell’attività delle singole aziende solo per omesso controllo. Le aziende si suddivideranno gli oneri basandoli sulle necessità di bilancio del consorzio (quando esso parte passiva, come i consorzi di attività commerciali), oppure si suddivideranno gli utili del consorzio (quando esso parte attiva, come alcuni consorzi industriali od ospedalieri). Il consorzio diviene in pratica una super-azienda con aziende al posto dei soci. Come già detto non è propriamente una sottosezione della corporazione, ma è piuttosto trasversale ad essa. potere esecutivo di consorzio nei confronti di aziende? penalità (multe) - espulsione -   giustizia amministrativa - sistema giudiziario suddiviso per competenze: nazionale, affidato a corporazione giustizia - interno, affidato a corporazioni, consorzi, aziende, amministrazioni pubbliche, qualora il reato riguardi solo il loro interno. Uscirà in quello nazionale solo qualora una delle parti si appelli alla sentenza interna. Solo quella nazionale può imporre l'arresto - e quella militare fino a una settimana.

Per le modalità delle divisioni e delle fusioni potrebbero essere utilizzate anche allo scopo di salvataggio da fallimento di un azienda o di parte di essa. Per le fusioni e le divisioni a decidere saranno le aziende interessate, valutando il rispettivo valore. La parcella del notaio sarà di per sé un disincentivo all’abuso, senza bisogno di tasse. Il prestito bancario allo scopo sarà permesso. Per ovvi motivi non saranno previste le fusioni conglomerali (fusione tra due imprese che si occupano di settori diversi), neanche se ubicate contiguamente o condividenti la stessa sede, per motivi fiscali. - eccetto che per mensa e pulizie? - Neanche due o più distinti negozi dello stesso settore merceologico siti in locazioni distinte non potranno fondersi in un’unica azienda per dividere le spese fiscali. Potranno solo consorziarsi. Le catene di supermercati saranno di conseguenza separate ed ogni supermercato sarà azienda a sé, che potranno consorziarsi mantenendo il marchio comune e le forniture, ma non la contabilità. In un Comune potranno sussistere più consorzi diversi di attività dello stesso settore; un consorzio potrà estendersi su più comuni, province, regioni. - l'imposta da chi decisa? -

Per quanto riguarda le filiali di catene già esistenti, potranno mantenere il marchio e le forniture pagando una somma alla ex casa madre (che diverrebbe sede del consorzio, se non estera), secondo l’attuale concetto di franchising. Anche per le ex-proprietà straniere nel settore produttivo, le aziende socializzate potranno mantenere marchio e forniture pagando una cifra fissata dalla SpA estera (es. supermercati Auchan). Per quanto riguarda le filiali commerciali invece sarà l’opposto, l’azienda agirà per conto della SpA straniera alla quale vanno i ricavi, e la quale verserà all’azienda italiana una somma per il servizio espletato. Eccezione potrà essere fatta per le biglietterie di compagnie estere in porti e aeroporti.  

Per i consorzi obbligatori (ad esempio quelli di bonifica) varranno le stesse regole di tutti gli altri consorzi, ma non saranno sottoposti all’imposta, essendo consorzi misti liberi e non di settore; comunque le aziende facentivi parte dovranno far parte anche di un consorzio fiscale, pena il dover pagarne l’imposta da soli. 

consorzi possono praticare credito cooperativo? ossia prestito interno extra-bancario? le attuali banche di credito cooperativo, cosa fare? 499 nel 2000

L’eventuale fallimento di consorzi seguirebbe un percorso progressivo e non acuto. Nella pratica le singole aziende inizierebbero man mano ad uscire dal consorzio per entrare in un altro. Questo sarebbe sia una causa che un effetto di un lento percorso fallimentare. Fino ad un punto in cui le aziende residue non riuscendo più a far fronte assieme all’imposizione totale scioglierebbero il consorzio per fluire in altri; oppure fallire esse stesse quando non consorziabili (perché non accettate) e non esentabili. Ma arrivata a questo punto essa sarebbe logicamente composta dalle poche residue filiali peggiori, e quindi il fallimento sarebbe poco grave, ed anzi salutare nello scremare meritocraticamente. Per favorire questo percorso poco traumatico la regolamentazione stabilirebbe che un azienda che volesse cambiare consorzio potrà effettuarlo solo dopo un certo tempo dalla richiesta (tipo 6 mesi), pagando un imposta (tipo 2.000 euro), e l’ingresso negli altri consorzi sarebbe contingentato temporalmente per ciascun consorzio, in modo che essi possano accogliere solo alcune aziende alla volta potendo quindi scegliere le migliori; questo sia per evitare precipitose fughe sia per evitare che aziende difettose fluiscano in consorzi sani, in quanto senza tale regola i consorzi accoglierebbero indiscriminatamente tutte le aziende in massa (in quanto comunque partecipanti alla suddivisione dell’imposta).<--    solo qui

 

consorzi stabiliscono ospedali mutui? 

 

Il consorzio è oggi uno schema aggregativo tra imprenditori, comprendente tre distinti fenomeni:

Consorzi anticoncorrenziali: costituiti con lo scopo prevalente o esclusivo di disciplinare la reciproca concorrenza sul mercato fra imprenditori (per impedire che si instaurino tra loro rapporti di elevata concorrenza e monopoli). 
Consorzi di coordinamento: per conseguire un fine parzialmente o totalmente diverso, ovvero per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese consortili (finalizzato per la riduzione dei costi di gestione e produzione). 
Consorzi di servizio: per svolgere attività di servizio nell'interesse comune delle imprese consorziate, come ad esempio acquisti collettivi oppure l'organizzazione di servizi nell'interesse dei consorziati: si pensi ad esempio ai consorzi agrari per l'approvvigionamento di concimi e sementi ovvero ai consorzi per l'esportazione di merci. 
Si usa il termine consorzi anche per indicare le cooperative di secondo grado, cioè quelle che ammettono come soci solo le società cooperative.

 

 

3.10    GESTIONE DELLE LICENZE

 

commercio  -  credito   --> Il credito sociale potrà essere utilizzato anche per l’acquisto di negozi o veicoli professionali (es. taxi), o per intraprendere nuove attività (sia da singoli che in società) o acquisire licenze e concessioni.<--    commercio - credito 

solo qui   -->Le attività prettamente produttive (industriali, agricole, artigiane, ecc) non saranno sottoposte a licenza nel senso odierno del termine, saranno totalmente libere di intraprendere, di formarsi e di variare produzioniSarà l'imposta di programmazione economica a regolare la tendenza all’entrata di nuove aziende nel settore spontaneamente senza alcuna necessità di licenze. Di conseguenza saranno le aziende già esistenti ad avere un interesse che le imposte riservate a loro stesse siano al livello più alto possibile, ovvero in pratica al livello che elimini spontaneamente ogni rendita superiore al tasso di rendimento del capitale investito più ogni differenziale sul costo di opportunità del proprio lavoro, e ciò avverrà quasi automaticamente in quanto la quantificazione del livello minimo di imposta di programmazione economica non sarà arbitraria ma sarà stabilita dalla corporazione stessa, le cui aziende avranno un interesse a scoraggiare eventuali nuovi concorrenti con livelli elevati di imposta minima; l'organismo impositore potrà elevarla fin dove ritenga opportuno, ad esempio per influire sulla copertura territoriale, ma non abbassarla. L'unica norma di tutoraggio riguarderà la posticipazione del pagamento delle imposte la cui possibilità di prelievo sarà limitata nel solo primo anno di vita dell'azienda agli ultimi due mesi; l'anno successivo al secondo semestre. Solo per aziende che svolgeranno attività marginali od innovative le norme di tutoraggio implicheranno una defiscalizzazione temporanea (anche pluriennale) alla fondazione, vedi -----dove per incentivare nuove produzioni?------. - su imposte? - sistema di licenze con maggiorazione per 5 anni per tutte le aziende e non solo per taxi ecc 

In assenza di “collaterali”, ossia beni immobili o attività finanziarie da offrire come garanzia alle banche per ottenere prestiti, le famiglie più povere hanno più difficoltà ad avviare una propria attività imprenditoriale, anche se dispongono di buone idee ed ottime capacità imprenditoriali. 
albi come barriere: 

“L’estensione dello Stato causa la proliferazione delle leggi; la proliferazione delle leggi causa la moltiplicazione degli illeciti, reali o potenziali; la moltiplicazione degli illeciti causa infine, prima la diffusione e poi la banalizzazione dei crimini. […] lo Stato non è più la soluzione dei problemi, ma diventa il problema” (Giulio Tremonti) “Lo Stato criminogeno”, Giulio Tremonti, Laterza, 1998. ---collegare a licenze??-----
- dove giudici non devono.... - kenia -

Paesi neomarxisti: impresa e proprietà privata permesse ma fortemente impedite.
paesi dove pur essendo legale la proprietà privata e le licenze produttive e commerciali, il loro accesso è burocraticamente fortemente impedito, vengono definiti perciò “neo-marxisti”. Basti pensare al Kenya, dove l’intralcio politico attuato con dolo a tutti gli effetti impedisce di diventare proprietari di un terreno o di ottenere una licenza che permetta lo svolgimento di un mestiere. La conseguenza è che quasi ogni attività è abusiva. Ma è comprensibile quale possa essere il livello di efficienza di un agricoltore o di un commerciante su cui pende una “spada di Damocle” di un possibile ed improvviso abbattimento del negozio o esproprio del raccolto qualora non riesca a pagare la tangente al commissario locale. ------- alleanza neomarxisti e neoclassici contro l’economia dello sviluppo – neoluddismo------------ 

“Con qualche notevole eccezione, gli uomini d’affare favoriscono la libera impresa in generale ma s’oppongono ad essa quando questa viene a riguardarli” (Milton Friedman)

questo sistema metterà un limite alla possibilità di corruzione ---- Generalmente si tende fatalisticamente a giustificare la corruzione (“in fondo fa arrivare i treni in orario”), ma ciò è ingannevole, perché la corruzione non produce alcuna ricchezza ed anzi per feedback induce che nel momento in cui non si ha possibilità o volontà di corrompere ne risulta che il “treno” viene fatto tardare appositamente dalla burocrazia anche quando sarebbe arrivato di per sé in orario. Il costo della corruzione pesa su tutti come sovrapprezzo ricaricato sui beni consumati, in quanto incidendo ugualmente su tutte le aziende di un settore eleva il livello concorrenziale dei prezzi. Quando l’azienda opera su appalto pubblico i maggiori costi ricadono sulle cifre richieste nella gara e quindi sulla spesa pubblica, con l’effetto non di “far arrivare in orario il treno” incoraggiando la realizzazione di opere pubbliche, ma di aumentare i costi per il “carbone” e quindi limitando la “velocità” ed il “numero di corse” effettuate dal “treno” ovvero di opere pubbliche! 

Uno dei maggiori studiosi mondiali di quest’ambito dell’economia è il professore spagnolo Jesús Huerta De Soto. Egli fa notare che se per ragioni di tipo burocratico, ad esempio l’intervento politico governativo, venga ad ostruirsi legislativamente la libera funzione imprenditoriale, la diretta conseguenza è il blocco del processo di coordinazione e la successiva emersione di conflitti e disallineamenti continui. Fenomeni come il contrabbando, il mercato nero, la collusione mafiosa in qualche modo cercano di scavalcare la restrizione istituzionale, mettendo in moto l’iniziativa di coloro che nella restrizione vedono aprirsi squilibri e quindi possibilità di poterli sopperire traendone dei benefici personali, in un lucroso intrallazzo più o meno tacito tra controllati (criminalità) e controllori (istituzioni) nel quale si arriva a non vedere più linea di confine tra l’uno e l’altro. Il che è notoriamente tipico degli stati meno omogenei e perciò più arretrati, cosicché sono proprio gli stati più sviluppati a poterne approfittare facilmente. Con le conseguenze ben note delle condotte politiche negli stati “neocolonie” praticamente lasciati bradi al depredamento economico internazionale. Secondo uno studio delle Nazioni Unite “l’intrusione dei sindacati del crimine è stata facilitata dai programmi di aggiustamento strutturale imposti ai paesi indebitati dal Fondo Monetario Internazionale per accedere a nuovi prestiti” . Un popolo corrotto è meno ricco di uno onesto, perché la corruzione è una diseconomia come la criminalità o la scarsa istruzione.

mettere anche su benzina e telefonia: se il saggio di profitto è più alto in un settore vi sarà una tendenza all’entrata in quel settore da parte di nuove imprese, e ciò porterebbe il saggio di profitto a livelli in equilibrio con l’intero sistema economico. Le barriere imposte dai cartelli impediscono l'ingresso permettendo in questo modo la permanenza di queste differenze di saggio di profitto. -------concorrenza tramite pubblicità, gadget, e concorsi a premi---------.    all’equilibrio sul punto di intersezione delle curve - perdita secca - - anche dove scritto altrove di curve - taxi? -

La critica dei taxisti riguardo al fatto che liberalizzando le licenze queste verrebbero accaparrate da chi ha più possibilità economica non avrebbe alcun senso nella socializzazione (come non dovrebbe averlo nemmeno oggi, ma tant'è): una persona non potrà obiettivamente possedere più di una licenza, dopotutto non avrebbe alcun senso ciò: la licenza così come la quota di un azienda è il mezzo del lavoro che si svolge, non un "valore" (come sembra invece ciò venga considerato oggi) d'investimento, non avrebbe alcun senso possederne più di una!

è proprio tramite questo --sistema-- che si elimineranno automaticamente le rendite, compreso nei settori mono ed oligopolistici, facendo così in modo che i propri guadagni siano perfettamente quelli giusti secondo ------ meritocrazia --- aggiustata dalla suddivisione prima corporativa, poi consorziale e poi aziendale - ed anche le entrate statali (automaticamente derivate dal pagamento della quantità volontaria di imposte di ciascuno, e non necessarie da ottenere a seconda delle uscite previste a tavolino) quelle perfette per fare fronte alle spese pubbliche rese possibili tramite esse, ne più ne meno - come già detto le spese pubbliche devono essere un eccezione limitata dove non sostituibili, e solo quando possibili, e non la regola ---qui???---- ognuno pagherà quindi le tasse che vuole   -  ed i propri guadagni corrisponderanno esattamente a quelli giusti. "ad ognuno ----, da ognuno ------" Marx   -  Giungla retributiva 

La cosa si svolgerà così: le licenze commerciali e di servizi già esistenti saranno confermate, ma quelle nuove ------ sulla base di una cifra-barriera iniziale (stabilita dai comuni sulla base di massimi stabiliti da province, regioni, Stato) più l’offerta economica annuale che l’interessato proporrà di pagare all’ente concedente la licenza (comune), equiparabile in pratica all'imposta di pianificazione economica per le attività produttive, ma adeguata ad aziende per definizione consistenti in un unico "socio" come quelle commerciali e di trasporto, maggiormente soggette a clientelismo politico (in quanto più facilmente manipolabili rispetto a masse ---). In pratica saranno i già titolari di licenze a decidere quante tasse desiderano pagare. L’esercizio abusivo sarà quindi condannabile non in sé, ma solo per l’evasione fiscale conseguente (e quindi secondo norme di "diritto" maggiormente univoche). L'emissione di nuove licenze sarà quindi slegata dalle attuali concessioni amministrative, e demandata ad un meccanismo automatico sul quale starà solo ai consorzi delle aziende già esistenti agire come regolamentazione per la tendenza all’entrata di nuove aziende nel settore. Chi desideri ottenere una nuova licenza dovrà offrire una cifra superiore di un forfet (ad esempio la metà) a quella pagata dall’ultimo che l’ha ottenuta (partendo da un limite minimo iniziale stabilito dagli attuali detentori tramite il loro pagamento volontario di quella cifra). Ossia se per le licenze attualmente esistenti o comunque per l’ultima licenza creata la somma volontaria è 10.000 annui, il nuovo entrante dovrà superare questa cifra della sua metà, ovvero offrire 15.000 euro da versare annualmente al comune, più l’iniziale cifra-barriera stabilita ---------. La cifra minima di rialzo dovrà però essere basata sul numero di licenze già esistenti (la metà è indicata come esempio): in un comune dove per un settore produttivo esista una sola licenza la cifra con cui superarla dovrà essere 10 volte maggiore rispetto a quella per un settore dove esistano già 10 licenze; nel caso di 10 pagherà la cifra uguale, nel caso di 20 pagherà la metà, e così via. Rispetto alle licenze già esistenti il forfet più l’imposta annuale della prima nuova licenza emessa dovranno superare un iniziale cifra-barriera, in modo che la cifra decisa dai consorzi come imposta annuale non debba essere eccessivamente alta rispetto al valore per il quale essi hanno ottenuto la licenza. La cifra-barriera diversa per ogni tipo di attività sarà stabilita dal comune (su un massimo stabilito dal governo, dalle regioni, e dalle province) calcolata sulla base dell’attuale valore dato alle licenze: se oggi una licenza viene scambiata per 100.000 euro, la cifra-barriera corrisponderà grossomodo a questa cifra meno la cifra di imposta annua iniziale. Ovvero in un comune dove ci sia una sola licenza il cui valore stimato è 100.000 euro, ed il titolare abbia deciso di pagare 10.000 euro annui di tasse, un nuovo concessionario dovrà pagare 115.000 (entrambi quindi potranno venderla al nuovo valore che essa acquisterà con tale meccanismo: 118.333, ovvero +3.333 del secondo nuovo possessore rispetto al primo, e +8.333 rispetto al vecchio detentore) euro iniziali, e poi 15.000 euro all’anno; il terzo pagherà 118.333, e poi 18.333 annui, e così via. Quindi la prima licenza emessa ex novo pagherà una volta sola la barriera (che diventa il prezzo di acquisto) più la somma prescelta dal consorzio come imposta annuale; la seconda licenza pagherà metà in più, la terza più metà e più un terzo, e così via, per 5 anni dopodiché l’imposta verrà portata a quella della prima licenza (ma non sarà calato anche il livello raggiunto dal forfet, che continuerà il suo percorso). In questo modo le successive licenze emesse sopravvivranno oltre i 5 anni solo se l’attività si rivela fruttuosa. Questa differenza di imposizione graverà sul rendimento dei nuovi licenziatari, comportando potenzialmente una variazione negli equilibri economici del settore, in particolare un ----variazione delle curve di domanda e offerta ----- laddove vi siano più nuove licenze, che conseguentemente porterà ad un aumento dell'offerta che contribuirà di per se a limitare automaticamente la --- richiesta --- di nuove licenze, ma contemporaneamente a creare un ---- quando la curva viene modificata artificialmente ---- dovuto al minor rendimento dell'investimento solo per i nuovi detentori che teoricamente dovrebbe far tendere all'aumento delle tariffe (che essendoci la concorrenza dei vecchi detentori non potrà verificarsi nella realtà), quindi senza modificare le tariffe e quindi senza intaccare i guadagni dei vecchi detentori rispetto a prima -   dato che questo meccanismo incrementa via via il valore della licenza posseduta, non potranno lamentarsi se questo valore maggiorato verrà progressivamente diminuito ----- e quindi sarà possibile diminuire la barriera dell'1% annuo in modo da eliminare gradualmente la mercificazione delle licenze ------ fino ad annullarla del tutto nel giro di 100 anni (quando si presume che di vecchi detentori non ce ne siano ormai più).
Solo nell’ipotetico caso che un concessionario "restituisca" la licenza la graduatoria forfettaria verrà riportata ad un livello più basso di un unità.

 

ponendo che l’attuale valore sia stimato attorno 110.000 euro, e che il primo già detentore decida di pagare 10.000 euro annui, la barriera sarà 100.000 euro:

 

1  10.000 + barriera (100.000) = 110.000 poi 10.000/anno (vecchio detentore)

2    5.000   115.000 poi 15.000/anno per 5 anni, poi 10.000/anno  

3    3.333   118.333 poi 18.333/anno per 5 anni, poi 10.000/anno       

4    2.500   120.833 poi 20.833/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

5    2.000   122.833 poi 22.833/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

6    1.666   124.499 poi 24.499/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

7    1.428   125.927 poi 25.927/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

8    1.250   127.177 poi 27.177/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

9    1.111   128.288 poi 28.288/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

10  1.000   129.288 poi 29.288/anno per 5 anni, poi 10.000/anno

 

Nel caso invece si parta da un comune con 10 licenze già esistenti ognuna di queste cifre dovrà essere divisa per 10:

2   5.000 : 10 = 500

3   3.333 : 10 = 333

4   2.500 : 10 = 250

5  

6  

7  

8  

9  

10  

 

Quindi, sempre in questo esempio, per la prima nuova, partendo da 2 licenze già esistenti si dividerà per 2 = 2.500; partendo da 3 licenze = 1.666; 4 licenze = 1.250; 5 licenze = 1.000; 10 licenze = 500; 20 licenze = 250; 100 licenze = 50, e così via; tutte queste si sommano. Ovviamente starà ai vecchi detentori stabilire la cifra base, ovvero nel caso stabilissero di pagare 20.000 euro all'anno, il costo della prima nuova licenza in un comune con 100 licenze esistenti non sarà più di 50, ma di 100 euro. 

 

schema di esempio nel caso l'imposta base sia 10.000 euro:    riguardo numero vecchi detentori, mettere a scaglioni anziché 1-2-3-4, perché da 50 in poi cifra troppo bassa. 

 

esistenti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 20 30 40 50 60 70 80   100 1.000      
nuove

10.000

1 5.000 2.500 1.666 1.250 1.000 833 714 625 555 500 250 166 125 100 83 71     50 5      
2 3.333 1.666 1.111 833 666 555 476 416 370 333 166               33 3,3      
3 2.500 1.250 833 625 500 416 357 312 277 250 125               25 2,5      
4 2.000 1.000 666 500 400 333 285 250 222 200 100               20 2      
5 1.666 833 555 416 333 277 238 208 185 166 83               16 1,6      
6 1.428 714 476 357 285 238 204 178 158 142 71               14 1,4      
7 1.250 625 416 312 250 208 178 156 138 125 62               12 1,2      
8 1.111 555 370 277 222 185 158 138 123 111 55               11 1,1      
9 1.000 500 333 250 200 166 142 125 111 100 50 33   20         10 1      
10 909 454                                 9 0,9      
20 500                                   5 0,5      
100 100                                   1 0,1      

 

Si ricordi che le cifre illustrate non sono singole, ma si assommano. Quindi chi voglia ottenere la decima licenza in un comune in cui si sia partiti da una sola licenza dovrà pagare 10.000 + 5.000 + 3.333 + 2.500 + 2.000 + 1.666 + 1.428 + 1.250 + 1.111 + 1.000 + 909 = 30.197 annui, più solo all'inizio la cifra barriera. Ossia 20.197 annui in più rispetto all'unico detentore originario della licenza. Ovviamente è assai poco plausibile che in un comune dove ora vi sia una sola licenza, una volta avviato questo sistema, se ne presentino più di due o tre a desiderarla. E' più probabile che si arrivi a 10 nuove dove ora ve ne sono almeno 100, e quindi l'imposta calcolata sarebbe più bassa: 10.200 per il decimo, ossia 200 euro in più rispetto ai 100 detentori originari. Ad ogni consorzio comunale stabilire la propria cifra base in maniera da alzare proporzionalmente quella per gli aspiranti; dove coesistenti più consorzi verrà fatta una media tra --- quella del consorzio più alta --

 

Teoricamente in un comune dove non esista alcuna licenza del settore la cifra barriera potrebbe essere anche zero; in realtà vi sarà già lo scarto tra un minimo e un massimo stabilito dalla provincia per i suoi comuni a regolarlo (e la provincia a sua volta tra un minimo e un massimo stabilito dalla regione, e questa dallo Stato) entro questo scarto potrà essere stabilita dal comune a seconda di quanto esso desideri o meno la nascita di tali attività nel suo territorio; in tal modo anche chi intende avviare una determinata attività potrà optare per la località per lui più conveniente. Ad influire sarà anche il fatto che su tale cifra si baserà il massimo che una compagnia assicurativa potrà rivalersi sul sindaco in caso di risarcimenti dovuti a scelte politiche collegate all'emissione della licenza, - sui termini generali, non sulle singole licenze. si veda ---link---- tar? --- qualora l'attività danneggi in qualche modo qualcuno; quindi il sindaco avrà tutto l’interesse personale a mantenerla il più basso possibile. 

Per le licenze già esistenti sarà il consorzio (o, nel caso, l'unico detentore) a dover stabilire la cifra uguale che tutti i vecchi detentori dovranno versare annualmente al comune. Il consorzio, così come il singolo vecchio detentore dell’esempio, nello stabilire tale cifra dovrà tener presente che tanto più essa sarà alta e meno probabilità ci saranno che nuovi concorrenti vogliano ottenere licenze. Gli attuali singoli detentori che giudichino la tassa decisa dal consorzio troppo alta potranno solo restituire la licenza al comune oppure venderla (ovviamente per la cifra di mercato, che equivarrebbe più o meno alla “cifra barriera” più quella decisa dal consorzio per il canone annuale più il forfet basato sul numero di licenze esistenti; ossia la stessa cifra che il prossimo detentore dovrebbe pagare per crearne una nuova). Ogni anno ognuno pagherà la cifra pagata l’anno precedente, ovvero tutti i detentori originari pagheranno sempre la cifra decisa inizialmente dal consorzio, mentre quelli nuovi pagheranno per 5 anni sempre la stessa somma della cifra base più la cifra superiore necessaria al superamento della base raggiunta, meno la cifra-barriera. Per le licenze passate di mano si pagherà la cifra richiesta dal venditore (che ovviamente equivarrà al valore di mercato). Ovviamente nella cessione sarà il venditore ad intascarla. Il detentore della licenza non potrà affittarla ma solo farsi sostituire secondo le regole sul lavoro dipendente dedicate alle attività commerciali.

In questo modo si eliminano i guadagni sproporzionati ed in nero solitamente appannaggio delle categorie su licenza, e si limita e regolamenta il mercato nero delle licenze. I vecchi detentori nel vendere la licenza potranno quindi chiedere una cifra comunque superiore alla “barriera”, ovvero la cifra “barriera” più le frazioni a seconda del livello raggiunto dalle licenze. Quindi la cifra-barriera dovrà essere impostata su un valore leggermente inferiore a quello attuale di mercato, e come già accennato potrà essere abbassata dell’1% ogni anno. La "cifra barriera" (quella pagata una sola volta) andrà al comune, mentre la cifra annuale andrà allo Stato. La “barriera” comunale dovrà essere calcolata congiuntamente --- o fuse? --- all’imposta di programmazione economica statale; se la cifra minima sarà decisa da --- consorzi ----, quella massima dovrà essere calcolata dal sindaco principalmente tenendo conto della scala degli impianti e del loro grado di utilizzazione, in maniera che gli esercizi che restano inoperosi per gran parte del loro tempo diminuiscano di numero, seppur mantenendo una copertura territoriale efficiente.

I detentori di licenze si potranno riunire in consorzio (territoriale o esteso); un consorzio potrà estendersi su più comuni, ed in un comune potranno coesistere più consorzi simili in concorrenza; sarà l’imposta sui consorzi ad impedire un eccessiva frammentazione, --- o ingigantimento --- oltre a regole tipo quella che i parcheggi riservati ai taxi potranno essere usufruiti solo dagli appartenenti al consorzio a cui sono concessi. Nei comuni con più di 400.000 abitanti anche il comune potrà applicare un ulteriore imposta sui consorzi, così da incentivarvi consorzi più grandi. I consorzi di taxi potranno comprendere al massimo 20 comuni, contigui o semi-contigui, ed intersecarsi al massimo in 5 comuni; così da evitare il consorziamento indiscriminato a fini fiscali (dato il consorziamento più facilmente gestibile per questo tipo di attività). media per imposta: e se in un comune un consorzio piccolo e uno grande? consorzio grande e uno piccolo, non aziende! oppure in casi di indecisione interna a consorzio tra azienda grande e una piccola -   corporazione composta di aziende di una singola persona (professioni, commercio) l'imposta di pianificazione probabilmente sarà bassa rispetto a quelle composte di molti soci, ma pro socio sicuramente uguale o maggiore.   ricordarsi di mettere su imposta di pianific che anche per esercito ecc sono loro a decidere il minimo in modo che non entri concorrenza, e quindi non zero deciso da stato! Tendenza all’entrata di nuove aziende nel settore 

consorzi pagano tasse a comuni? stesso consorzio esteso su più comuni deve pagare una singola tassa per ogni comune su cui si estende?  in quanto imposta di programmazione economica va a stato, ma per ogni settore produttivo deve essere uguale per ogni comune. In tal modo si crea anche una competizione tra comuni --------. 

 

Le tariffe massime espresse in termini di oligopolio (es. taxi) saranno stabilite da ogni consorzio, il quale certamente si baserà anche su esse nello stabilire l’imposta annua da pagare. Un eccessivo aumento di livello delle tariffe sarà evitato dal pericolo che sorgano nuovi consorzi concorrenti in caso di tariffe troppo alte. Si consideri quanto già detto sugli effetti che avrebbero le nuove licenze ---sulle curve di --- e quindi sulle tariffe -- analizzarlo bene ---- Probabilmente ogni consorzio le calcolerà sul presunto livello di equilibrio dato dal punto di intersezione tra prezzo di domanda e prezzo di offerta (che possono variare da località a località), cifra su cui saranno tarati i tassametri. Ma non essendo i redditi più vincolati a fiscalità progressiva, non sarà obbligatorio l’uso del tassametro (solo il possesso lo sarà) per cui il cliente potrà scegliere se utilizzarlo o accordarsi col taxista su una diversa tariffa forfettaria. Per il noleggio con autista invece le tariffe saranno totalmente libere; per tutto il resto anch'esso seguirà lo stesso meccanismo, ma sarà indipendente dalle classifiche e dai consorzi dei taxi; non potrà raccogliere clienti per strada ovviamente, ma solo per prenotazione.

 

Le attività commerciali potranno rimanere aperte anche di notte pagando al consorzio una tassa stabilita da esso; potranno praticarvi prezzi liberamente maggiorati rispetto agli altri orari.

Per le linee aeree interne non ci sarà bisogno di licenze e concessioni, ogni compagnia potrà effettuare qualunque linea a piacimento e stabilirne le tariffe. Per il resto, come autoregolazione basterà già il costo di opportunità apportato dalle tariffe aeroportuali e i tempi di atterraggio ---vedi il nome --- (vendibili su asta). Ma ci sarà un’imposta di programmazione economica disincentivante, sia sulle compagnie aeree che sugli aeroporti, oltre che un costo maggiore per il kerosene (vedi imposte sui carburanti). Per le linee internazionali varranno le regole odierne. 


mettere anche su comunicazioni:   Gare d’appalto invece regoleranno la concessione delle linee di autobus pubblici, affidate ai comuni per le linee urbane, alle province per quegli extraurbani, mentre per quelli che interessino due province o due regioni starà ai rispettivi enti locali accordarsi. In tali gare d’appalto le cifre potranno essere sia in negativo, sia in positivo, sia zero (saranno aboliti i contratti “net cost” e “gross cost”). Ovvero se la linea è vantaggiosa le aziende probabilmente offriranno soldi all’ente, mentre se è in perdita li chiederanno. Visto che le tariffe al consumatore saranno stabilite dagli enti locali nel contratto di concessione. I difensori civici potranno aggiungere dei fondi per migliorare il servizio di copertura della loro zona o per crearvi nuove linee.

Per le linee urbane tutti i concessionari di linea dovranno rimanere consorziati con tutti gli altri concessionari di quel bacino urbano. Ogni automezzo sarà azienda ovvero di proprietà del singolo autista, consorziato con tutti gli altri autisti e con i servizi complementari a formare l'azienda di trasporto pubblico; come per i taxisti potranno avere un sostituto; il consorzio possiederà autobus di riserva; i ricavi della vendita dei biglietti saranno distribuiti a seconda delle quantità timbrate nel rispettivo mezzo (obliteratrice tarata), i ricavi dagli abbonamenti saranno invece suddivisi equamente dal consorzio. Ovviamente l'imposta di pianificazione economica A sarà talmente bassa --- ma il minimo deciso da essi!!! - a loro adeguarla a seconda di -------- da rendere ininfluente la differenza fiscale tra un unica grande azienda proprietaria di 100 autobus o 100 piccole aziende una per ogni autobus; l'imposta B spingerà per il consorziamento.  mettere questo anche su aziende?

Le frequenze radiotelevisive saranno assegnate al miglior offerente, ovvero le attuali verranno cedute quando un altro offra una cifra maggiore per esse. L’attuale detentore potrà adeguare la sua offerta per mantenere la concessione.  - come per appalti deve superare una % e un certo tempo -

Le fiere ed i mercati all’ingrosso saranno consorzio degli standisti --- già scritto? ---. Potranno affittare spazi agli itineranti. 

Le licenze di pesca commerciale seguiranno gli stessi meccanismi suesposti; in tal modo verrà finalmente risolto l'annoso problema del depauperamento della fauna ittica e quindi della produttività di ogni operatore - si ricordi che anche in tal caso vale l'incentivo per aziende in crisi --- link ---- equivalente in tal caso all'attuale rottamazione dei pescherecci - attività decadenti: pensione 10 anni prima di norma - numero chiuso scolastico - credito sociale agevolato (stesse prerogative del primo?) - su energia - 
quelle per la coltivazione marina (vongole), in più saranno legate a precisi appezzamenti in concessione. La caccia idem aree in concessione. Per la raccolta funghi e castagne: 15 euro/giorno x 4 persone; multa: 40 euro. Per la pesca sportiva licenza mensile, 30 euro; multa: 100 euro. Entrambe le multe equivarranno a licenza per lo stesso periodo di tempo. 

Nella concessione di una licenza la responsabilità dei burocrati starà solo nello stabilire previamente nel piano regolatore comunale (il quale dovrà prevedere ed organizzare la logistica delle ubicazioni e di altri parametri delle aziende per settore) i regolamenti per il controllo del rispetto dei parametri e delle ubicazioni territoriali (ad esempio in certi casi un negozio potrà dover distare un tot da altro negozio simile, a seconda della tipologia e della zona). Non avranno potere retroattivo di veto allorquando il richiedente la licenza disponga della somma prevista per essa. Ad influire interverrà sicuramente anche l’imposta personale, nel caso delle aziende di una quota ogni 7 soci, diversa a seconda del quartiere affidato al difensore civico. danni causati da licenze ottenute per falle su piani regolatori - tar -

Anche le attività di intermediazione commerciale (grossisti) ed il commercio ambulante avranno bisogno di ottenere licenza tramite questo stesso sistema. Per le nuove licenze per grossismo la cifra barriera andrà alla provincia; per gli itineranti alle regioni nelle quali intendono circolare. Le attività produttive (industrie, ecc) e di servizi invece non avranno nessun bisogno di licenza, nessun limite, e nessuna imposta burocratica sulla loro costituzione; sulla costituzione inciderà solo la spesa notarile corporativa. L'auto-denuncia di inizio attività avverrà automaticamente tramite iscrizione alla corporazione. Come già detto, sulla loro ------ inciderà solo l'imposta di programmazione economica che i consorzi avranno stabilito. Solo nel caso vendano anche direttamente al consumatore tramite punto vendita fisico avranno bisogno di licenza commerciale. Per la vendita postale vi saranno regole ---------- . -- link a commercio --- Le licenze per attività professionali (avvocati, notai, commercialisti, medici, ecc) seguiranno le stesse regole delle licenze commerciali, ma saranno sottoposte all’obbligo di diploma scolastico adeguato; esse avranno anche una classificazione gerarchica ottenibile tramite l’entità di un imposta volontaria che decideranno di pagare annualmente allo Stato:

 

0:        0 euro

1:    500 euro

2: 1.000 euro

3: 1.500 euro

4: 2.000 euro

e via così, una posizione in più ogni 500 euro annui. Le somme di questa imposta andranno per metà sul conto corrente dello Stato, e per metà sul fondo per i contributi ad attività improduttive di natura sociale. In tal modo i potenziali clienti sapranno valutare la caratura sociale de ----- . <--    solo qui 

 

imposte    --> - mettere più su, su aziende - Il prelievo fiscale dalle aziende già esistenti sarà casuale a discrezione della banca durante l’arco dell’anno fiscale (partente o dall'atto della socializzazione dell'azienda, o dall'atto della sua fondazione, o dall'atto del cambio di banca di riferimento); per le aziende nuove il tutoraggio prevederà che il prelievo potrà avvenire solo durante gli ultimi due mesi mancanti alla scadenza di un anno dalla fondazione; l’anno successivo durante il secondo semestre. <--    imposte   <-- spostare su su altro tutoraggio?

solo qui    --> Per quanto queste regole possano sembrare troppo vincolanti per i singoli comuni, esse sono necessarie per riordinare e semplificare un sistema che oggi è una babele burocratica ed in quanto tale suscettibile di corruzione. Questo meccanismo porterà una razionalizzazione nell’emissione delle licenze e limiterà la possibilità di corruzione (“dilemma del prigioniero”) insita in esse (è in pratica esso stesso una “corruzione inversa e regolamentata”). Si ricordi che la loro emissione sarà svincolata da concessioni burocratiche; l’ufficiale avrà voce in capitolo solo sui termini della licenza.

 

mettere anche su professioni:  Per alcuni tipi di licenza necessiterà possesso di una qualifica, tramite la frequenza obbligatoria e il superamento di esami in appositi percorsi professionalizzanti affidati alle corporazioni e parificati a scuole superiori o università, uniformi a livello nazionale, che prevederanno periodi di tirocinio. L’iscrizione agli albo professionali oggi non sottoposti ad obbligo di diploma scolastico particolare (idraulici, barbieri, tecnici informatici, consulenti, ecc) sottostarà a precisi esami corporativi ed all’abbonamento a periodici specializzati.

 

Si tenga in considerazione che la concessione pur presentando elementi di affinità con l'autorizzazione (licenza) - entrambi sono provvedimenti ampliativi della sfera soggettiva - se ne differenzia profondamente in quanto non si limita a rimuovere un limite di una posizione soggettiva preesistente, ma attribuisce o trasferisce posizioni o facoltà nuove al privato.<--    solo qui