ITALIA
REGIA MARINA
MARINA ITALIANA
INCROCIATORE CORAZZATO Un incrociatore corazzato fu un tipo di incrociatore
protetto da una corazzatura su tutti i fianchi, così come sui ponti e
sulle postazioni dei cannoni. Questa classe di navi fu utilizzata
all'incirca a partire dal 1875 fino a metà della prima guerra mondiale e
in ruoli ausiliari negli anni trenta e anche nella seconda guerra
mondiale. GLI INCROCIATORI DAL 1900 ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE Nel periodo 1905-1925 furono costruiti soltanto 4 incrociatori: i due Pisa 9 Amalfi, entrati in servizio nel 1909, e i due San Giorgio e San Marco, entrati in servizio nel 1910-11 ; tutti del tipo incrociatori corazzati. Però durante la guerra Italo-turca fu requisito un incrociatore protetto ordinato dalla Turchia ai cantieri Ansaldo di Genova, che da Drama fu ribattezzato Libia ed entrò in servizio nel 1913. Gli Incrociatori corazzati italiani furono ufficialmente classificati navi da battaglia di prima classe, come le corazzate, delle quali conservavano il forte armamento e la grossa corazzatura, ma dalle quali differivano per la maggior velocità: 23 nodi contro i 21,5 nodi dei tipi Cavour. Trattandosi di incrociatori, sia i Pisa che i San Giorgio ebbero i 4 cannoni principali del calibro di 254 mm, uguale a quello dell'unico cannone degli incrociatori classe Garibaldi, ma con canna più lunga: 45 calibri invece che 40. Anche l'armamento secondario fu uguale, costituito da 8 cannoni da 190 mm e da 16 da 76 mm sui Pisa 3 18 sui San Giorgio, e da 3 lanciasiluri da 450 mm. La disposizione generale dei cannoni era uguale: in torri binate una a prora e una a poppa i 4 da 254 mm e in 4 torri binate simmetriche due per lato al centro gli 8 da 190 mm. La differenza fondamentale stava nella disposizione dell'apparato motore che sui Pisa era costituito da 22 caldaie in tre locali tutti a proravia di quello delle due macchine, mentre sul San Giorgio le 14 caldaie erano in 4 locali due a prora e due a poppa di quelli delle macchine. In quanto al tipo di macchine su Pisa, Amalfi e San Giorgio si installarono le tradizionali motrici alternative, sul San Marco invece fu sperimentato il primo apparato motore a turbine per grandi navi, apparato che costituì la prova generate per quello delta corazzata Dante Alighieri, messa in cantiere nel 1909 e delle successive del tipo Cavour. Per questo diverso tipo di apparato motore il San Marco ebbe 4 eliche invece che 2, fu il primo incrociatore italiano a 4 eliche, disposizione ripetuta solo sui successivi tipi Trento, che col San Marco rappresentano gli unici 3 incrociatori a 4 eliche della Marina italiana. Il Libia fu l'ultimo incrociatore protetto, già superato alla data della sua entrata in servizio. Gli incrociatori di preda bellica non sono classificabili ne come corazzati ne come protetti, classificazione ormai caduta in disuso in quanto tutti gli incrociatori con propulsione a turbine non aventi le caratteristiche per essere classificati « da battaglia » venivano classificati incrociatori leggeri indipendentemente dal fatto che possedessero o no protezione verticale e orizzontale. Dei 3
incrociatori ex tedeschi incorporati nella Marina italiana solo il Bari non
aveva protezione verticale. Nel
periodo 1905-1925 furono costruiti: -Pisa e Amalfi (1909). San Giorgio, San Marco (1910-11). -Libia
(1913). Vennero incorporati nella Marina italiana come preda bellica: -Taranto ex tedesco Strassburgo -Ancona ex tedesco Graudenz -Bari ex tedesco Pillau.
La classe Pisa fu un modello di incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo turca e successivamente, alla prima guerra mondiale. La classe era composta da due unità per la Regia Marina, RN Pisa e RN Amalfi ed una terza per la marina da guerra greca, la Georgios Averof. Il progetto, a ponte continuo, fu derivato da quello della classe di corazzate Regina Elena che presenta infatti una sagoma laterale simile, tranne per la mancanza della seconda torre corazzata a poppa. La lunghezza verticale era di 130 m, ma oltre la prua si estendeva uno sperone di 10,5 m che insieme alla poppa estesa all'indietro sotto la linea di galleggiamento portava la lunghezza fuori tutto a 140,5 m. Il suo armamento principale era disposto in due torri corazzate binate a prua e a poppa, armate con i cannoni da Vickers 254/45 Mod. 1906; l'armamento secondario da 190/45 Mod. 1908 era posto in 4 torri binate poste lungo le fiancate a mezza nave, e non in cannoniera come in molti progetti contemporanei.
Incrociatore corazzato Pisa Il Pisa è stato un incrociatore corazzato della Regia Marina. Costruito nel cantiere Orlando di Livorno venne completato nel 1909. Partecipò alla guerra italo-turca sia in Libia che nel Dodecaneso, sia operando con la squadra navale nel bombardamento delle coste attorno allo stretto dei Dardanelli il 19 aprile che all'occupazione delle isole Sporadi; in particolare l'incrociatore Pisa inviò un suo distaccamento da sbarco ad occupare l'isola di Kalymnos. Durante il conflitto, prestò servizio sulla nave l'allora tenente di vascello Carlo Bergamini, che ne divenne direttore di tiro. In servizio anche nella prima guerra mondiale, al suo inizio faceva parte della IV Divisione Incrociatori dell'ammiraglio Umberto Cagni, composta dalle navi Pisa, Amalfi, San Giorgio, San Marco e Piemonte. Venne riclassificato come corazzata costiera nel 1921, poi divenne nave scuola ospitando gli allievi dell'Accademia Navale dal 1925 fino al 1930 e venne infine radiato nel 1937.
Incrociatore corazzato Amalfi L'Amalfi è stato un
incrociatore corazzato della Regia Marina. Costruito nel cantiere
Orlando a Genova, partecipò alla guerra italo-turca sia in Libia, dove
partecipò al bombardamento dei forti di Derna e alla presa di Bengasi,
che nel Dodecaneso, dove insieme all'incrociatore Duca degli Abruzzi
occupò le isole di Patmos, Calchi ed Emporio.
Incrociatore corazzato Averof La Georgios Averof (o Averoff, in greco
Θ/Κ Γεώργιος Αβέρωφ) è stata una nave da guerra della marina militare
reale greca che ha servito per mezzo secolo come ammiraglia della
flotta. La Giorgios Averof venne costruita contemporaneamente alle altre
due, ma per problemi di bilancio venne cancellata dalla Regia Marina; il
neoeletto governo greco di Mavromichalis offrì come anticipo un terzo
del suo costo totale e così la nave venne venduta alla marina reale
greca entrando in servizio il 16 maggio 1911. Prese il nome
dall'industriale greco Georgios Averof, che fu il finanziatore
dell'anticipo dato per l'acquisto mentre il resto fu coperto da un
prestito sottoscritto all'estero dal governo greco. La nave fu quindi
varata il 27 febbraio 1919 ed arrivò ad Atene il 1º settembre 1911;
venne impiegata durante la prima guerra balcanica tra il 1912 e il 1913,
in particolare durante la battaglia di Elli nella quale una squadra
navale greca comandata dal contrammiraglio Pavlos Kountouriotis attaccò
e mise in fuga la flotta ottomana; in particolare la Averof, nave
ammiraglia, attaccò da sola lasciando indietro le tre vecchie corazzate
Hydra, Spetsai e Psara dopo aver segnalato l'ordine di azione
indipendente, colpendo l'ammiraglia turca Barbaros Hayreddin ed
obbligando i turchi a ritirarsi, visto anche il sopraggiungere del resto
della flotta greca. Le sue torri principali montavano cannoni da 234/45
mm (9,2") invece che quelli da 254 mm (10") delle navi italiane. Al di
là di questo particolare episodio, comunque la nave contribuì alla
liberazione dai turchi di varie città sulla costa della Macedonia
orientale e di parte delle isole dell'Egeo centrosettentrionale.
Gli incrociatori corazzati Classe San Giorgio della Regia Marina erano
le ultime e più perfezionate unità dell'epoca, con buona autonomia e
ottima tenuta al mare. Erano ben armate con pezzi inglesi da 254/45 Mod.
1907 e 190/45 Mod. 1908, veloci e almeno in termini di spessori massimi,
ben protette. Dal momento che il dislocamento era assai modesto è
verosimile che vi fossero limiti in termini di estensione della
protezione, come si evince dai numerosi oblò delle fiancate.
Incrociatore corazzato San Giorgio Il San Giorgio fu un incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo-turca e successivamente, alla prima e alla seconda guerra mondiale e nel ruolo di nave ammiraglia, alla guerra civile spagnola. La nave venne impostata sugli scali del cantiere navale di Castellammare di Stabia il 4 luglio 1905 e varata nel 1908 venne consegnata il 1º luglio 1910 e ricevette la bandiera di combattimento a Genova il 4 marzo 1911 dalla Duchessa di Genova. Il motto della nave, "Tutor et ultor", venne poi cambiato in "Protector et vindicator" nel corso del primo conflitto mondiale. All'epoca del varo era armato con 4 cannoni da 254/45 mm in due torri binate, 8 cannoni da 190/45 Mod. 1908 mm in quattro torri binate, 18 cannoni singoli da 76/40 mm, 2 cannoni singoli da 47/50 mm, due mitragliere e da 3 tubi lanciasiluri da 450 mm, mentre l'apparato motore era costituito da 2 motrici alternative verticali a triplice espansione alimentate da 14 caldaie tipo Blechynden a combustione mista con una potenza di 18.000CV su due assi, che consentivano all'unità una velocità che alle prove risultò di 23 nodi, raggiunta con un dislocamento di 9760 tonnellate e 146 giri alle due eliche. Nel corso della guerra italo-turca operò davanti alle coste libiche. Nel corso del primo conflitto mondiale, operò principalmente in Adriatico meridionale, impegnato tra Brindisi, Otranto, Valona e nella difesa di Venezia. Durante il conflitto l'azione maggiormente significativa fu un'incursione su Durazzo cui partecipò, insieme al gemello San Marco e al Pisa, partendo da Brindisi, presentandosi davanti al porto ed annientando una flottiglia di navi alla fonda. Nel periodo successivo al conflitto svolse numerosi viaggi all'estero tra cui un viaggio in America Latina, nell'estate del 1924, in cui ospitò a bordo il principe ereditario Umberto di Savoia. Nel 1925-26 venne dislocato nel Mar Rosso, quindi essendo ormai obsoleto per missioni operative, tra il 1930 e il 1935 venne dislocato a Pola per l'attività addestrativa degli allievi delle scuole CREM. Dal 1936 prese parte alla guerra civile spagnola per essere poi radicalmente rimodernato, tra il 1937 e il 1938, nei cantieri navali di La Spezia per essere utilizzato come nave scuola per le crociere estive degli allievi dell'Accademia Navale di Livorno.
Le modifiche riguardarono gli spazi interni destinati ad ospitare gli allievi, le sovrastrutture e l'apparato motore. Le modifiche alla propulsione videro la rimozione di sei caldaie, con le otto caldaie rimaste modernizzate ed adattate alla combustione a nafta e vennero eliminati anche i due fumaioli estremi. L'armamento fu completamente rinnovato ad eccezione dei cannoni da 254 e da 190, mentre furono eliminati i cannoni da 76, i lanciasiluri e tutte le armi minori. L'armamento leggero venne modificato in otto cannoni antiaerei da 100/47 OTO Mod. 1928 in quattro torri binate, sei cannoni da 37/54 mm, dodici mitragliere da 20/65mm e quattro mitragliatrici Breda Mod. 31 da 13,2mm ed al termine dei lavori nel 1938 e nel 1939 effettuò crociere estive nel Mediterraneo. Successivamente, alla vigilia del conflitto furono installati un'altra torre binata da 100/47 mm e altre dieci mitragliatrici da 13,2 mm. Dal 10 giugno 1940, giorno di entrata in guerra dell'Italia nella seconda guerra mondiale, venne assegnato, con compiti di difesa aeronavale, al Comando Navale della Libia alla Base di Tobruk, dove già si trovava sin dal 13 maggio 1940, proveniente da Taranto. Potrebbe essere stato proprio un cannone antiaereo del San Giorgio ad abbattere accidentalmente il 28 giugno 1940 l'aereo su cui viaggiava il Governatore della Libia e Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un S.M.79, mentre era di ritorno da un volo di ricognizione su Tobruk. Fatto oggetto di 10 pesanti attacchi con bombe e siluri, ai quali reagì violentemente con tutte le artiglierie di bordo, abbattendo o danneggiando ben 47 velivoli nemici, venne colpito solo il 21 gennaio 1941 da tre proiettili che misero fuori uso uno dei cannoni antiaerei da 100mm. All'occupazione della base da parte del nemico, per non cadere in mano nemica Pugliese predispose l'autodistruzione della nave rimanendo a bordo fino all'esplosione finale. Pugliese fu ferito e catturato dagli inglesi e due marinai persero la vita; la bandiera di guerra venne raccolta e riportata in Italia da alcuni membri dell'equipaggio, sei ufficiali e tre marinai, a bordo del peschereccio requisito Risveglio II mentre il resto dell'equipaggio venne fatto prigioniero[3]. Il San Giorgio e il comandante Pugliese vennero decorati di Medaglia d'oro al Valor Militare
Incrociatore corazzato San Marco Il San Marco fu un incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo turca e successivamente, alla prima guerra mondiale. Il San Marco fu la prima unità della Regia Marina a montare le turbine a vapore, costruite su licenza dai Cantieri Ansaldo di Genova. Nel corso del primo conflitto mondiale venne completamente sostituito l'armamento. Nel 1931 alla Spezia venne convertito in bersaglio mobile radiocomandato controllato dal cacciatorpediniere Audace. In seguito alle vicende armistiziali il 9 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi nel porto della Spezia e nello stesso mese venne affondato per prevenirne la cattura da parte degli Alleati. BATTLESHIPS PRE DREADNOUGHT Con pre-dreadnought o corazzata policalibro/pluricalibro si indica una categoria di navi da battaglia progettate nel periodo compreso tra gli anni 1880 e il 1905; il nome deriva dal fatto che la realizzazione di queste unità fu immediatamente precedente al varo, nel 1906, della nave da battaglia HMS Dreadnought, che con il suo progetto rivoluzionario fece da capostipite per una nuova generazione di navi da battaglia (le "dreadnought", appunto) che rese di colpo obsolete e superate tutte le unità realizzate precedentemente. Evoluzione delle "navi corazzate" progettate nella seconda metà del XIX secolo, con le pre-dreadnought si arrivò all'adozione generalizzata della sistemazione dell'armamento di artiglieria principale in postazioni rotanti lungo l'asse centrale della nave, prima in barbette e poi in torrette blindate completamente chiuse. La dotazione di artiglieria si caratterizzava per una batteria principale di pezzi di grosso calibro (generalmente quattro cannoni divisi in due torrette binate, una a prua e una a poppa), e una o due batterie di pezzi di calibro medio e leggero sistemate lungo il bordo dello scafo in torrette o casematte corazzate; questa compresenza di pezzi di calibro pesante e medio/leggero era all'origine dell'appellativo di "corazzata pluricalibro" usato per indicare queste unità. Le pre-dreadnought furono le prime unità realizzate prevalentemente o interamente in acciaio, e videro il definitivo abbandono della propulsione tramite vela in favore unicamente di motori a vapore a tripla espansione. CLASSE CAIO DUILIO
Le corazzate della classe Caio Duilio sono state
delle unità della Regia Marina costruite tra la fine degli anni settanta
e l'inizio degli anni ottanta del XIX secolo. Con i loro 4 cannoni da
450mm in due torri binate e la velocità di 15 nodi, al momento della
loro apparizione furono ritenute le più potenti navi da guerra
esistenti.
La caratteristica più vistosa delle Duilio era l'armamento, con quattro poderosi pezzi da 100 tonnellate costruiti dall'inglese Armstrong, che erano raggruppati in due torri corazzate poste a centro nave, sistemazione tipica per tutte le grandi corazzate a torri dell'epoca. Questo era dovuto alla necessità di posizionare l'armamento, i depositi munizioni ed il sistema di ricarica, nella zona centrale del bastimento, quella più protetta dalle corazze, il cosiddetto ridotto. L'apparato motore era formato da due macchine a vapore alternative prodotte dall'inglese Penn e alimentate da otto caldaie, la potenza di progetto, pari a 7.500 cavalli, venne agevolmente superata alle prove. La dotazione di carbone, che serviva anche a rafforzare la protezione orizzontale, era di 1.300 tonnellate.
Corazzata / nave da battaglia Caio Duilio La Caio Duilio fu una corazzata della Regia Marina che insieme all'Enrico Dandolo faceva parte della classe Caio Duilio, e prestò servizio dal 1880 al 1909. La nave venne costruita su progetto di Benedetto Brin, direttore del Genio Navale, venne realizzata nel Cantiere navale di Castellammare di Stabia dove il suo scafo venne impostato il 24 aprile 1873. La nave, varata l'8 maggio 1876, venne completata il 6 gennaio 1880. La corazzata Caio Duilio non ebbe mai occasione di misurarsi in battaglia. Erano gli anni della Belle époque e tra le potenze europee si viveva il lungo periodo di pace sotto il quale montavano le tensioni che sarebbero esplose solo nel 1914. Il servizio della corazzata si svolse interamente nel Mediterraneo dove compì anche crociere di visita ai paesi rivieraschi e talvolta venne inviata nel Mediterraneo Orientale quando occasioni di tensione o di difesa degli interessi nazionali lo richiedevano. A parte l'indubbio potere dissuasivo nei confronti della Francia, praticamente la Caio Duilio non ebbe uno sfruttamento politico della sua poderosa presenza sui mari e, date le condizioni politico-economiche dell'Italia dell'epoca che non poteva, o non sapeva, sviluppare una pur vagheggiata politica estera di potenza, proprio in quegli anni il governo italiano rifiutò l'invito inglese di partecipare all'occupazione del Canale di Suez, non spostò di fatto l'equilibrio navale nel Mediterraneo. Al contrario della Enrico Dandolo, rimodernata nel 1894, la Caio Duilio non fu rimodernata e quando venne ritirata dal servizio, nel 1900, passò a compiti di nave scuola timonieri e mozzi, successivamente fu utilizzata come batteria di difesa costiera. La nave, posta in disarmo il 20 ottobre 1906, fu radiata il 27 giugno 1909 e demolita nello stesso anno.
Corazzata / nave da battaglia Enrico Dandolo La corazzata Enrico Dandolo fu un'unità della Regia Marina che insieme alla gemella Caio Duilio faceva parte della Classe Caio Duilio e che prestò servizio dal 1882 al 1909. La nave era stata intitolata al Doge di Venezia Enrico Dandolo e le fu dato il motto Qui si deve vincere, parole attribuite al Doge durante l'assedio di Costantinopoli del 1203. Al contrario della "Caio Duilio" la corazzata Enrico Dandolo venne rimodernata nel 1894 e venne mobilitata per la guerra italo turca del 1911-12 svolgendo compiti di appoggio e difesa locale nelle rade di Augusta e Messina. Durante il primo conflitto mondiale venne utilizzata con analoghi compiti a protezione delle basi di Brindisi e Valona dove, per qualche tempo, svolse il ruolo di ammiraglia del Comandante della forza navale in Albania. Alla fine del conflitto, fino ad ottobre del 1919 fu sede del Comando Superiore Navale a Cattaro, incaricato dell'esecuzione delle clausole armistiziali presso la ex base della Marina Austro-Ungarica. La corazzata Dandolo venne definitivamente radiata il 4 luglio 1920 dopo quasi quattro decenni di servizio. CLASSE ITALIA Le navi da battaglia della classe Italia, Italia e
Lepanto furono delle unità della Regia Marina progettate dall'ingegnere
navale Benedetto Brin, incaricato dal governo di progettare tre potenti
corazzate per la rinascente Regia Marina italiana del Regno d'Italia. Le
prime due Duilio e Dandolo erano in costruzione quando, nel 1876, dopo
aver rimaneggiato i progetti esistenti sulla base di nuove intuizioni,
si decise di soprassedere all'eventuale costruzione di una terza unità
della stessa classe per impostare due bastimenti completamente
differenti, l'Italia e la sua gemella Lepanto. L'armamento
principale era costituito da quattro grandi cannoni da 431mm forniti
dalla britannica Armstrong ed erano a retrocarica. Il caricamento, come
in tutte le moderne navi da battaglia dell'epoca era automatizzato. Il
proietto, del peso di 896 kg, poteva perforare una corazza d'acciaio di
ben 870mm, uno spessore impensabile per qualunque nave al mondo. Diversi
pezzi minori, dai 152 mm in giù erano sistemati in varie parti della
nave. Lo scafo era in acciaio dolce e la prua comprendeva uno sperone di
soli due metri.
Corazzata / nave da battaglia Italia La corazzata Italia fu un'unità della Regia Marina
della Classe Italia costruita su progetto dell'ingegnere navale
Benedetto Brin, incaricato dal governo di progettare tre potenti
corazzate per la rinascente Regia Marina italiana del Regno d'Italia.
La costruzione della nave avvenne nel Cantiere navale di Castellammare
di Stabia dove venne impostata nel luglio 1876 sugli stessi scali da
dove la Duilio era da poco uscita per l'allestimento. La nave venne
varata il 29 settembre 1880 e completata il 16 ottobre 1885. I lunghi
lavori di allestimento la fecero entrare in servizio quando non solo non
era più ai vertici della tecnica navale, ma era forse già superata dal
tumultuoso sviluppo tecnologico di quegli anni. Il suo primo nome fu
Stella d'Italia, presto cambiato con Italia. Gran parte della vita
operativa dell'unità si svolse in tempo di pace, navigando sempre nel
Mediterraneo con tutta la relativa attività di addestramento e compiti
di "mostrar bandiera", per cui effettuò numerose crociere di visita ai
Paesi rivieraschi. Rivestì in varie occasioni il ruolo di nave
ammiraglia della Squadra Navale.
Corazzata / nave da battaglia Lepanto La corazzata Lepanto fu un'unità della Regia Marina
della Classe Italia costruita su progetto dell'ingegnere navale
Benedetto Brin, incaricato dal governo di progettare tre potenti
corazzate per la rinascente Regia Marina italiana del Regno d'Italia. Le
prime due Duilio e Dandolo erano in costruzione quando, nel 1876, dopo
aver rimaneggiato i progetti esistenti sulla base di nuove intuizioni,
si decise di soprassedere all'eventuale costruzione di una terza unità
della stessa classe per impostare due unità completamente differenti,
l'Italia e la sua gemella Lepanto. Il motto della nave era In hoc signo
vinces, la frase attribuita all'imperatore Costantino era cucita sulla
bandiera della nave ammiraglia di Don Giovanni d'Austria, comandante
della flotta dei Collegati a Lepanto, nel 1571. CLASSE RE UMBERTO
La classe Re Umberto fu una classe di navi da battaglia pre-dreadnought della Regia Marina italiana, composta da tre unità entrate in servizio tra il 1893 e il 1895. Le tre unità (Re Umberto, Sicilia e Sardegna) videro un certo impiego durante vari viaggi di rappresentanza in giro per il mondo, per poi essere impiegate operativamente durante la guerra italo-turca; ormai obsolete, allo scoppio della prima guerra mondiale furono sostanzialmente ritirate dal servizio attivo e impegnate come batterie d'artiglieria galleggiante, venendo infine radiate e demolite nei primi anni 1920. Il progetto delle Re Umberto fu elaborato da
Benedetto Brin, ispettore del Genio Navale della Regia Marina, sulla
base di quello adottato per le precedenti unità della classe Italia e
tenendo conto delle risultanze d'impiego di queste ed eliminandone i
difetti che erano sostanzialmente quelli di una scarsa corazzatura; il
lungo periodo di costruzione delle unità (più di nove anni
dall'impostazione al completamento) rese tuttavia le Re Umberto
piuttosto obsolete già al momento della loro entrata in servizio Lo
scafo delle corazzate, piuttosto tozzo con prua arcuata a sperone e
poppa curva, era lungo fuori tutto 127,6 metri (130,7 su Sicilia e
Sardegna), largo 23,4 metri e con un pescaggio di 9 metri (8,83 su
Sicilia e Sardegna); il dislocamento standard era di 13.000 tonnellate
(13.860 su Sardegna), cifra che saliva a più di 15.000 tonnellate con le
unità a pieno carico. L'equipaggio ammontava a 789 tra ufficiali e
marinai.
Corazzata / nave da battaglia Re Umberto Nave Re Umberto è stata una nave da battaglia
policalibro della Regia Marina italiana della omonima classe. Come per
le altre unità della classe, il lungo periodo di costruzione l'ha resa
superata al momento dell'entrata in servizio. La nave, della quale
inizialmente erano state finanziate solo due unità, andò a risentire dei
lunghissimi tempi di allestimento, dieci anni, che la fecero entrare in
servizio parzialmente obsoleta. La sua costruzione avvenne presso il
Regio cantiere navale di Castellammare di Stabia dove il suo scafo venne
impostato il 10 luglio 1884. La nave varata il 17 ottobre 1888 ha
completato il suo allestimento il 16 febbraio 1893.
Corazzata / nave da battaglia Sicilia Nave Sicilia è stata una nave da battaglia
policalibro della Regia Marina italiana della classe Re Umberto. La sua
costruzione avvenne presso l'Arsenale di Venezia dove la sua chiglia
venne impostata il 2 dicembre 1886 e varata il 6 luglio 1891 alla
presenza di re Umberto e della regina Margherita.
Corazzata / nave da battaglia Sardegna La Sardegna è stata una nave da battaglia policalibro
della classe Re Umberto appartenuta alla Regia Marina italiana. CLASSE EMANUELE FILIBERTO Le navi da battaglia della classe Emanuele Filiberto sono state delle unità della Regia Marina che hanno servito nei primi due decenni del XX secolo. Le classe era composta da due unità: Emanuele Filiberto e Ammiraglio di Saint Bon. Le navi costruita su progetto elaborato dal Generale del Genio navale Giacinto Pullino, erano delle unità veloci con un limitato dislocamento ed armamento ed un basso bordo libero che portava le navi a soffrire il mare, specie durante le operazioni con mare grosso. La propulsione era a vapore costituito da 12 caldaie a combustione mista (carbone e nafta) che alimentavano con il loro vapore due motrici alternative a triplice espansione. Nel XX secolo questo tipo di caldaia diventò il modello standard per tutte le caldaie di grosse dimensioni, grazie anche all'impiego di acciai speciali in grado di sopportare temperature elevate e allo sviluppo di moderne tecniche di saldatura. L'apparato motore forniva una Potenza di 14000 hp e consentiva di raggiungere la velocità massima di 18 nodi, con un'autonomia che ad una velocità di 10 nodi era di 4000 miglia. L'armamento principale era costituito da quattro cannoni da 254/40 installati in due torri binate corazzate a prora e a poppa, che costituivano anche l'armamento principale degli incrociatori classe Garibaldi. L'armamento secondario principale era costituito da otto cannoni da 152/40 in batteria e otto cannoni da 120/40 scudati, sistemati in coperta ed era completato da otto cannoni da 76/40, da otto cannoni da 47/40 e due mitragliere. L'armamento silurante era di quattro tubi lanciasiluri.
Corazzata / nave da battaglia Emanuele Filiberto La nave da battaglia Emanuele Filiberto è stata un'unità della Regia Marina, capoclasse della classe omonima, che comprendeva l'unità gemella Ammiraglio di Saint Bon. La nave venne impostata sugli scali il 5 ottobre 1893 nel Cantiere navale di Castellammare di Stabia, varata il 29 settembre 1897 ed entrò in servizio il 6 settembre 1901. Nel 1911-12 prese parte alla guerra italo-turca nella I Divisione Corazzate, impiegata nelle acque della Libia. La nave progettata per restare in servizio attivo sino al 1913-14, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale rimase ancora in servizio e durante la grande guerra al comando del Capitano di Fregata Magliozzi era dislocata insieme all'unità gemella a Venezia. Al termine del conflitto la nave venne radiata e demolita.
Corazzata / nave da battaglia Ammiraglio di Saint Bon La nave da battaglia Ammiraglio di Saint Bon è stata un'unità della Regia Marina, della classe Emanuele Filiberto, che comprendeva anche l'unità gemella capoclasse Emanuele Filiberto. La nave fu battezzata con questo nome in onore di Simone Pacoret De Saint-Bon ammiraglio della Regia Marina nato a Chambéry in Savoia, facente parte all'epoca della sua nascita del Regno di Sardegna e Ministro della Marina del Regno d'Italia nei Governi Minghetti II, Giolitti I e Starrabba I e senatore del Regno d'Italia nella XVI legislatura. La nave, costruita all'Arsenale di Venezia venne impostata sugli scali nel 1894, varata il 29 aprile 1897 ed entrò in servizio nel 1901. Nel 1911-12 prese parte alla guerra italo-turca nella I Divisione Corazzate, impiegata nelle acque della Libia. La nave progettata per restare in servizio attivo sino al 1913-14, a causa dello scoppio della prima guerra mondiale rimase ancora in servizio e durante la grande guerra al comando del Capitano di Fregata Lovatelli era dislocata insieme all'unità gemella a Venezia. Al termine del conflitto la nave venne radiata nel 1920 e demolita. CLASSE VITTORIO EMANUELE / REGINA ELENA
Le classe Regina Elena era una classe di corazzate pluricalibro della Regia Marina. Era costituita da 4 unità, Regina Elena, Vittorio Emanuele, Roma e Napoli, in servizio tra il 1907 ed il 1926, trovarono impiego durante la guerra di Libia e la prima guerra mondiale. Anche nota come classe Vittorio Emanuele, dal nome della seconda unità. La prima due unità vennero impostate nel 1901 e varate nel 1904. Costituita da navi molto veloci, anche assai ben protette, ma dotate di un armamento principale insufficiente per sostenere scontri prolungati, a causa di 2 soli cannoni da 305mm, che davano un peso di bordata complessivo (2 x 305/40 + 6 x 203/45) di 1.100 kg circa, contro 1.700-2.600 di navi contemporanee. Come la classe Regina Margherita (in tal caso però riguardava la protezione) esse non erano realmente idonee a sostenere un combattimento prolungato come nel caso della battaglia di Tsushima, ma non ebbero mai modo di controbattere altre navi da battaglia. Le navi di questa classe, ordinate dal Ministro della Marina Ammiraglio Giovanni Bettòlo di Camogli, costruite su progetto elaborato dal Generale Cuniberti avevano un castello di prua prolungato alla mezzeria della nave sino a congiungersi con la sovrastruttura centrale. Le unità di questa classe eranora considerate eccellenti unità dalle caratteristiche ben equilibrate tra le necessità del minor tonnellaggio, della massima protezione e della potenza di armamento. Realizzate per contrastare efficacemente i nuovi incrociatori corazzati francesi, risultarono essere più veloci delle navi da battaglia inglesi e francesi dell'epoca, ma più armate degli incrociatori. Queste unità furono le antesignane delle nuove corazzate monocalibro adottate poi da tutte le marine. In origine dotate di due alberi, a seguito di un ammodernamento attorno al 1912 ne venne asportato uno.
Corazzata / nave da battaglia Vittorio Emanuele La Vittorio Emanuele era una corazzata pluricalibro (pre-dreadnought) della classe Regina Elena (anche nota come classe Vittorio Emanuele). Impostata nel 1901, varata nel 1904, fu completata nel 1908 prestando servizio fino al 1923 e trovando impiego durante la guerra di Libia e la prima guerra mondiale. La Vittorio Emanuele era la seconda nave impostata, impostata nel 1901 come la capoclasse Regina Elena; due anni dopo iniziò la realizzazione della Roma e della Napoli, che differivano dalle prime due per le sovrastrutture più leggere, in quanto non erano equipaggiate per imbarcare un Ammiraglio ed il suo Stato Maggiore.
Corazzata / nave da battaglia Regina Elena La Regia Nave Regina Elena era una corazzata pluricalibro della Regia Marina, capoclasse della omonima classe. L'unità venne impostata nel 1901 e varata nel 1904. L'armamento principale era costituito da due cannoni da 305/40 più sei cannoni binati da 203/45. Pur essendo considerate le navi di questa classe delle eccellenti unità dalle caratteristiche ben equilibrate, a causa dei lunghi tempi di costruzione entrarono in servizio oramai superate dalle nuove corazzate monocalibro. Svolse attività pressoché analoga a quella della gemella Vittorio Emanuele nel corso della guerra italo-turca. Durante la Prima Guerra Mondiale svolse attività assai limitata tra Taranto, Messina e Valona effettuando otto missioni di guerra per 102 ore di moto e altre 217 ore per compiti di diversa natura. Nel dopoguerra fu prevalentemente impiegata come nave ammiraglia dipartimentale e nave scuola.In origine dotate di due alberi, a seguito di un ammodernamento attorno al 1912 ne venne asportato uno. Dal luglio 1922 la nave fu classificata corazzata costiera fino alla radiazione avvenuta il 13 ottobre 1927, dopo esser stata posta in disarmo nel 1923. Dal 1927 rimase in servizio come unità da addestramento fino alla demolizione avvenuta nel 1932.
Corazzata / nave da battaglia Napoli La nave da battaglia Napoli (1910) della Regia Marina costituiva la classe Regina Elena con le similari unità Regina Elena, Vittorio Emanuele e Roma. Insieme alle unità della classe partecipò alle attività belliche della guerra italo-turca e della I Guerra Mondiale.
Corazzata / nave da battaglia Roma La nave da battaglia Roma fu una corazzata pluricalibro della Regia Marina della Classe Regina Elena, in servizio tra il 1908 ed il 1927. Costruita all'Arsenale della Spezia, il suo scafo venne impostato nel 1903 e l'unità, varata nel 1907, entrò in servizio nel 1908. Il motto della nave era Roma intangibile che deriva dal proclama di Vittorio Emanuele III del 2 agosto 1900, appena salito al trono: l'unità della patria che si compendia nel nome augusto di Roma intangibile, simbolo di grandezza e pegno per l'integrità per l'Italia. A causa dei lunghi tempi di costruzione, malgrado fosse un'eccellente unità dalle caratteristiche ben equilibrate, quando entrò in servizio era oramai superata dalle nuove corazzate monocalibro. Venne impiegata durante la guerra di Libia e la Prima guerra mondiale. CLASSE REGINA MARGHERITA
La classe Regina Margherita era una classe di corazzate pre-dreadnought della Regia Marina, composta da due unità: Regina Margherita e Benedetto Brin. Progettate da Benedetto Brin, erano grandi navi da battaglia, molto veloci per la loro epoca con una velocità di oltre 20 nodi, e ben armate con una dotazione tricalibro (152-203-305 mm) senza considerare gli ordinari cannoni secondari antisiluranti, ma erano molto deboli in termini di corazzatura protettiva, somigliando in questo ad una sorta di incrociatore corazzato o incrociatore da battaglia.
Corazzata / nave da battaglia Regina Margherita La nave da battaglia Regina Margherita costituiva con la gemella Benedetto Brin la Classe Regina Margherita. Costruita nell'Arsenale Militare Marittimo della Spezia, il suo scafo venne impostato nel 1898 e l'unità varata nel 1901 venne consegnata alla Regia Marina nel 1904. Svolse il ruolo di ammiraglia della flotta fino al 1910. Un'esplosione durante lavori di manutenzione nel 1911 le impedì di prendere parte della guerra italo-turca, partecipando poi nel 1912 alle operazioni nell'Egeo affiancando la gemella Benedetto Brin. Nel corso della prima guerra mondiale, durante una tempesta, l'11 dicembre 1916 nella tarda serata, la nave urtando due mine scomparve all'uscita della Baia di Valona in Albania. L'affondamento, nel quale perirono 671 uomini, ebbe importanti conseguenze nella strategia di condotta nella guerra navale. I vertici della marina supposero un urto accidentale contro ordigni dello sbarramento difensivo, mentre la Marina austro-ungarica accreditò l'affondamento ad un sommergibile posamine della marina tedesca. Curiosamente nello stesso tratto di mare a poche centinaia di metri dal relitto della Regina Margherita giace il relitto della nave ospedale Po, che venne affondata da parte di aerosiluranti inglesi il 14 marzo 1941. La vicenda all'epoca provocò grande emozione ed ebbe grande risonanza anche per la presenza a bordo di Edda Ciano Mussolini in qualità di crocerossina. Nel 1998 lo storico Andrea Bavecchi aveva già segnalato la zona dove probabilmente si trovava il relitto poi,a seguito di ricerche documentali e subacquee condotte dall'IANTD Instructor trainer Cesare Balzi, i resti del relitto della nave sono stati localizzati ed individuati attraverso la lettura del nome sulla poppa, il 30 luglio 2005 a 9 miglia delle coste albanesi (Valona), tra l'isola di Saseno e Capo Linguetta. I resti del relitto della corazzata Regina Margherita giacciono a 66 metri di profondità.
Corazzata / nave da battaglia Benedetto Brin La nave da battaglia italiana Benedetto Brin
apparteneva alla Classe Regina Margherita. Costruita su progetto
elaborato dall'ispettore del genio navale Benedetto Brin e dal generale
Micheli era un'ottima unità per la sua velocità, protezione, armamento,
qualità marine ad abitabilità. La sua costruzione iniziò nel 1899, venne
varata nel 1901 a Castellammare di Stabia e, consegnata alla Regia
Marina nel 1905, ricevette la bandiera di combattimento il 1º aprile
1906. Durante la guerra italo-turca partecipò allo sbarco a Tripoli nel
1911 e l'anno seguente fu impiegata nel Mar Egeo. CORAZZATE MONOCALIBRO BATTLESHIPS DREADNOUGHT La dreadnought o corazzata monocalibro fu un tipo
particolare di nave da battaglia sviluppato a partire dai primi anni del
XX secolo; il nome (dall'inglese "non temo nulla") deriva dalla prima
unità di questo tipo mai varata, la HMS Dreadnought, entrata in servizio
con la Royal Navy britannica nel 1906. La costruzione della Dreadnought
generò una profonda impressione negli ambienti delle marine militari
dell'epoca al punto da innescare la realizzazione di unità similari da
parte di molte altre nazioni; queste navi di nuova concezione, indicate
genericamente come "dreadnought", resero di colpo completamente obsolete
tutte le classi di navi da battaglia costruite precedentemente,
ribattezzate appunto come "pre-dreadnought".
Corazzata / nave da battaglia Dante Alighieri La Dante Alighieri è stata una nave da battaglia italiana varata nel 1910. Prestò servizio con la Regia Marina durante la prima guerra mondiale. Prima nave da battaglia monocalibro (tipo dreadnought) della Regia Marina è nota per essere stata la prima nave da battaglia al mondo ad avere l'armamento principale in torri trinate, con dodici cannoni calibro 305mm in 4 torri corazzate. La carriera della Dante Alighieri, nonostante l'impiego durante il primo conflitto mondiale, fu priva di eventi significativi. La nave, varata il 20 agosto 1910 ed entrata in servizio il 15 gennaio 1913, ricevette la bandiera da combattimento nella rada di La Spezia il 26 gennaio 1913 dalla signora Ildegarde Occella, Presidente del comitato femminile della Società Dante Alighieri. La nave subito dopo l'entrata in servizio effettuò una crociera in Atlantico, in cui, superata Gibilterra, tocco i porti di Dakar in Senegal, Funchal nell'isola di Madera, Ponta Delgada e Vigo, svolgendo poi attività di squadra e crociere nel Mediterraneo. Alla fine degli anni venti lo stato di sofferenza dell'economia italiana reduce dal primo dopoguerra non consentiva di mantenere una flotta considerevole e venne pertanto deciso di ridurre il bilancio navale; conseguentemente venne sospesa la costruzione delle Caracciolo, venne deciso di smantellare la corazzata Leonardo da Vinci di cui era stato previsto il riallestimento dopo il recupero nel porto di Taranto e di ritirare dal servizio le corazzate Dante Alighieri e le Cavour e così il 1º luglio 1928 la nave venne posta in disarmo, per essere radiata e smantellata dopo poco. CLASSE GIULIO CESARE / CONTE DI CAVOUR
La classe Conte di Cavour fu un tipo di navi da battaglia in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. La classe Conte di Cavour era formata da tre unità: Conte di Cavour, Giulio Cesare e Leonardo da Vinci. Lo strano destino di queste navi fu quello di essere state distrutte, non in battaglia, ma mentre erano ormeggiate all'interno delle loro basi.
Corazzata / nave da battaglia Giulio Cesare
La corazzata Giulio Cesare fu un'unità della Regia Marina che servì in
entrambe le guerre mondiali. La nave, insieme alle unità gemelle Cavour
e Leonardo da Vinci, costituiva la Classe Conte di Cavour. L'unità era
intitolata al condottiero e dittatore romano Gaio Giio Cesare. La sua
costruzione venne fatta dall'Ansaldo nel cantiere navale di Sestri
Ponente, dove il suo scafo venne impostato sugli scali il 24 giugno
1910. La nave, varata il 15 ottobre 1911, venne completata il 14 maggio
1914 ed aveva un dislocamento a pieno carico di oltre 25.000 tonnellate.
All'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale la nave
al comando del Capitano di Vascello Pio Lobetti Bodoni venne inquadrata
nella I Divisione di base a Taranto, con insegna del Contrammiraglio
Camillo Corsi.sulla corazzata Dante Alighieri e la gemella Cavour che
andò a ricoprire il ruolo di nave insegna del Duca degli Abruzzi.
Corazzata / nave da battaglia Conte di Cavour La Conte di Cavour fu una nave da battaglia italiana della classe omonima, in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Venne così battezzata in onore dello statista Camillo Benso Conte di Cavour. Il motto della nave, scritto da D'Annunzio, era "A nessuno secondo". La nave aveva un dislocamento a pieno carico di oltre 25000 tonnellate e raggiungeva i 21 nodi grazie ad un apparato motore costituito da venti caldaie Blechhynden, di cui otto con combustione a nafta e dodici con combustione mista carbone e nafta, che alimentavano tre gruppi indipendenti di turbine (uno ad alta pressione e due a bassa pressione) che agivano su quattro eliche, sviluppando 31.000 HP di potenza complessiva, con un'autonomia di 4.800 miglia ad una velocità di 10 nodi. L'armamento principale si componeva di tredici cannoni da 305/46mm ripartiti in cinque torri, tre trinate e due binate. L'armamento secondario era costituito da 18 cannoni da 120/50mm, e 22 cannoni da 76/50mm, mentre l'armamento silurante era costituito da tre tubi lanciasiluri da 450mm, ognuno dei quali dotato di tre siluri. Costruita all'Arsenale della Spezia, il suo scafo venne impostato nel 1910 e varata nel 1911. Allestita nell'imminenza della prima guerra mondiale e ricevuta la bandiera di combattimento il 6 aprile 1915, la nave venne assegnata alla base di Taranto.
Corazzata / nave da battaglia Leonardo da Vinci La nave da battaglia Leonardo da Vinci fu un'unità della Regia Marina appartenente alla classe Conte di Cavour. Il suo progetto fu opera del Generale del Genio Navale Edoardo Masdea.[1] L'ordine di costruzione venne impartito ai cantieri Odero di Genova, con contratto firmato, nel corso del 1910 e l'unità fu impostata il 18 luglio dello stesso anno. La nave fu varata il 14 ottobre 1911, ed entrò ufficialmente in servizio nella Regia Marina il 17 maggio 1914. Dislocata alla base della Spezia, nell'imminenza del
primo conflitto mondiale l'unità venne trasferita a Taranto, entrando a
far parte della 1ª Divisione della 1ª Squadra da battaglia. Il 2 agosto
1916 la nave si trovava al proprio posto di ormeggio nel Mar Piccolo di
Taranto quando affondò in porto in seguito ad un'esplosione, la cui
causa venne attribuita ad un sabotaggio austriaco. CLASSE CAIO DUILIO
La classe Caio Duilio fu un tipo di navi da battaglia in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale, al termine della quale entrarono a far parte della Marina Militare Italiana. Nata come derivazione delle Cavour la classe era formata da due unità, la Duilio e la Doria varate nel 1913 ed entrate in servizio rispettivamente nel maggio del 1915, qualche giorno prima dell'entrata in guerra dell'Italia, la prima e nel 1916, nel corso del conflitto, la seconda. Le due unità, progettate durante la guerra italo turca, impostate dopo qualche tempo e la cui costruzione venne ultimata allo scoppio della guerra per una delle due navi e durante la guerra per la seconda, alla loro entrata in servizio già non erano più delle navi all'avanguardia, tuttavia non avevano in complesso difetti apprezzabili e nel corso della loro carriera, prima dei grandi lavori di trasformazione furono sottoposte solo a normali cicli di manutenzione ed ebbero soltanto piccolissime modifiche che riguardarono solo alcune apparecchiature o l'armamento antiaereo.
Corazzata / nave da battaglia Caio Duilio Il Caio Duilio è stata una nave da battaglia che ha prestato servizio per oltre 40 anni, prima nella Regia Marina e successivamente nella Marina Militare italiana. La nave con l'unità gemella Andrea Doria faceva parte della classe Caio Duilio, nata come derivazione del tipo Conte di Cavour. La nave, varata nel 1913 e diventata obsoleta, venne sottoposta a radicali lavori di riammodernamento tra il 1937 e il 1940 ed in questa nuova configurazione partecipò alla seconda guerra mondiale. Al termine del conflitto entrò a far parte della Marina Militare Italiana arrivando a ricoprire il ruolo ammiraglia della flotta, compito nel quale si è avvicendata con l'Andrea Doria, prestando servizio fino al 1956.
Corazzata / nave da battaglia Andrea Doria L'Andrea Doria è stata una nave da battaglia della Regia Marina che con la gemella Caio Duilio faceva parte della classe Duilio, nata come derivazione del tipo Conte di Cavour. Varata nel 1913 la nave svolse una modesta attività nel corso della prima guerra mondiale operando poi intensamente nel primo dopoguerra. Tra il 1937 e il 1940 venne sottoposta a pesantissimi lavori di riammodernamento, eseguiti presso i cantieri di Trieste, e in questa nuova configurazione partecipò al secondo conflitto mondiale. Al termine del secondo conflitto mondiale, entrata a far parte della Marina Militare Italiana, svolse anche il ruolo di nave ammiraglia andando in disarmo nel 1956. La nave, varata il 30 marzo 1913, all'entrata in guerra dell'Italia nel primo conflitto mondiale era ancora in allestimento, in quanto la nave aveva subito un ritardo di circa quindici mesi nel completamento dell'allestimento, in quanto la ditta Vickers-Terni, costruttrice dei pezzi di grosso calibro era in enorme ritardo con l'approntamento dei cannoni della corazzata Cavour e per questo venne deciso di imbarcare su quest'ultima unità le artiglierie pronte per l'Andrea Doria che di conseguenza subì a sua volta un ritardo nel completare l'allestimento. LA MARINA ITALIANA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE Negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale in base al Trattato di Washington del 1922 vi fu un L'Italia era uscita dalla guerra 1915-18 con una Marina che la poneva al quinto posto fra le grandi potenze navali, dopo Gran Bretagna e Stati Uniti, Giappone e Francia. Alla fine di tale guerra la flotta era composta di 10 corazzate, 16 incrociatori, 74 cacciatorpediniere, 91 torpediniere, 43 sommergibili, più il naviglio minore e ausiliario. Negli anni fra il 1920 e il 1940 la politica di tutte le potenze navali fu dapprima di concordare una riduzione degli armamenti, politica sancita dal Trattato di Washington del 1922, ma dopo pochi anni ogni tipo di limitazione e riduzione fu abbandonato e si tornò a costruire navi sempre più grandi e più potentemente armate. In questo periodo si sviluppò un nuovo tipo di nave: la portaerei, che però l'Italia non prese in considerazione e non costruì, benché a norma del Trattato di Washington fosse autorizzata a possederne per 60.000 tonnellate. Questo errore di valutazione fu pagato duramente nel corso della seconda guerra mondiale, e quando nel 1941 si cercò di rimediare alla mancanza di questo fondamentale tipo di nave iniziando la trasformazione in portaerei del transatlantico Roma era troppo tardi perché all'armistizio dell'8 settembre 1943 la nave non era ancora pronta. A norma del Trattato di Washington, l'Italia poteva possedere 10 navi da battaglia per 182.800 tonnellate, incrociatori per 175.000 tonnellate e portaerei per 60.000 tonnellate. Non vi erano limitazioni per gli altri tipi di navi 3 per i sommergibili. Il Trattato inoltre stabiliva che per un periodo di dieci anni non si doveva procedere alla costruzione di nuove unità. Le idee pacifiste del 1922 come si è detto furono presto cancellate dalla realtà dei fatti e verso l'anno 1930 tutte le nazioni considerate potenze navali ricominciarono a costruire navi da guerra di tutti i tipi. L'Italia, seguendo l'andamento della politica mondiale, con un notevole sforzo economico rinnovò praticamente tutta la flotta, presentandosi alla guerra del 1940 con unità moderne e ben armate, e con un notevole numero di sommergibili; purtroppo, come già detto, mancavano le portaerei. La consistenza della flotta il 10 giugno 1940 era la seguente (in corsivo le navi del periodo 1905-1925):
CORAZZATE: Cavour, Cesare, Doria, Littorio, Vittorio Veneto INCROCIATORI CORAZZATI:
San Giorgio
INCROCIATORI PESANTI:
Trento, Trieste, Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola
INCROCIATORI LEGGERI
14 Taranto, Bari, 4 DI Giussano. 2 Diaz, 2 Attendolo, 2 Duca D' Aosta, 2
Garibaldi
CACCIA TORPEDINIERE: 59 Mirabello, 3 Leone, 2 Sella LE CORAZZATE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE
Negli
anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale in base al Trattato
di Washington del 1922 vi fu un periodo di "vacanza navale" durante
il quale non solo non furono costruite navi da guerra, ma addirittura. sempre
in base a tale trattato. si demolirono alcune unità in servizio o in
costruzione. Come fece l'Italia c on le quattro corazzate della classe
Caracciolo. di cui una già varata e le altre Impostate. Dopo
questo periodo di stasi, quando infine le costruzioni furono riprese si
verificò un interessante fenomeno. in quanto anziché costruire nuove
corazzate quasi tutte le Mari- ne procedettero a rimodernare più o meno
estesamente quelle costruite negli anni dal 1908-1910 in poi. In generale su
tutte queste navi fu cambiato l'apparato motore, modificando conseguentemente
i fumaioli e talvolta il numero delle eliche. Su molte fu cambiato l'armamento
principale e su quasi tutte quello secondario per renderlo più idoneo ai
compiti antiaerei, con conseguente modifica delle sovrastrutture; su tutte le
unità furono installate le moderne centrali per la direzione del tiro e le
catapulte per il lancio di aerei da ricognizione.
Anche
la Marina italiana si adeguò a quello che facevano le altre. nel 1931-32,
studiò la radicale trasformazione delle 4 Corazzate tipo Conte di Cavour,
trasformazione che fu realizzata in due periodi: dal 1933 al 1937 per Cavour e
Cesare e dal 1937 al 1940 per Dullio e Doria. Più
che di trasformazione si deve parlare di ricostruzione perché delle vecchie
navi si riutilizzò soltanto lo scafo e la
corazzatura di murata.
Anche
lo scafo però fu modificato in quanto 9bbe applicata una nuova prora su
quella esistente che comportò un aumento di lunghezza di m 10,30 e
nell'interno dello scafo fu sistemata la nuova struttura di difesa subacquea
tipo Pugliese, che comportò il completo smantellamento di tutte le strutture
interne.
L'apparato
motore originale fu cambiato riducendo il numero delle eliche da 4 a 2;
l'armamento principale e secondario furono completa- mente sostituiti,
eliminando la torre trinata di cannoni da 305 mm sistemata fra i due fumaioli
e tutti i can- noni in casamatta da 152 mm, oltre a quelli da 76 mm in coperta
e sulle torri.
Il
nuovo armamento risultò costituito da 10 cannoni da 320 mm in due torri
trinate e due binate; da 12 can- noni da 120 mm in 6 torrette binate; da 8
cannoni da 100 mm in 4 complessi binati e da armi minori. Furono infine
eliminati i 3 tubi lanciasiluri fissi e subacquei. Potevano quindi essere
considerate navi nuove.
Mentre
si procedeva alla ricostruzione di queste quattro vecchie corazzate furono
messe allo studio al- tre unità, le cui caratteristiche dove- vano essere le
massime consentite dal Trattato di Washington, cioè dislocamento Standard di
35.000 tonnellate e armamento di cannoni da 381 mm, invece che 406 mm, come
consentito. Il progetto fu compilato dal Generale Ispettore del Genio Navale Umberto Pugliese e nell'ottobre 1934 furono ordinate le due prime unità Littorio e Vittorio Veneto che presero servizio nel 1940.
Nel
1938 vennero ordinate le altre due Roma e Impero, ma solo la prima entrò in
servizio nel giugno 1942, mentre la seconda fu abbandonata in costruzione alla
data dell'8 settembre 1943 e mai ultimata.
Le
corazzate della classe Littorio, nome che nel luglio 1943 fu cambiato in
Italia, furono le uniche corazzate italiane armate con tre torri trinate
sistemate due a prora e una a poppa come nella generalità delle corazzate
contemporanee delle altre Marine. Ebbero un apparato motore della potenza di
140.000 cavalli su 4 eliche, mentre le Cavour con 93.000 cavalli, lo ebbero su
due eliche.
Queste
navi per le loro qualità belliche e nautiche stavano alla pari con quelle di
analogo dislocamento e armamento delle altre Marine. Pur- troppo però non
erano fornite di RADAR, apparato di cui erano munite le navi nemiche, Inoltre
la mancanza di navi portaerei mise sempre la Squadra italiana In condizioni di
mancanza di quella componente di esplorazione e di attacco distanza che invece possedeva la flotta nemica, anche se
numericamente inferiore di corazzate. Per queste ragioni le condizioni di
lotta nei vari scontri navali furono sempre impari e a sfavore della flotta
italiana.
Mentre
la protezione delle quattro corazzate rimodernate tipo Cavour era rimasta
quella originale del 1914-15, in particolare nella corazzatura delle murate e
delle parti inclinate del ponte di protezione. viceversa sulle quattro nuove
della classe Littorio fu, adottata una corazzatura più moderna. simile a
quel- la adottata da altre Marine, come gli incrociatori da battaglia Hood
e le corazzate inglesi Nelson e Rodney, le navi da battaglia tedesche
Graf Spee, quelle francesi tipo Richelieu e quelle giapponesi tipo Yamato.
La
cintura. infatti. non era costituita da piastre verticali. ma da due strati di
piastre inclinate, più sporgenti nella parte alta e più rientranti nella
parte bassa. quella esterna di spessore di 350 mm, seguita alla distanza di
600 mm da una corazzetta parallela dello spessore di 36 mm. con funzione di
paraschegge. La protezione orizzontale era stata studiata per contrapporsi
alle nuove offese delle bombe di aereo ed era suddivisa su tre ponti: quello
di castello di 36 mm; quello di coperta di 12 mm e quello di batteria di 90 mm
nelle zone laterali e di 100 mm in quelle centrali. Protezione che però fu
inadeguata per impedire alle bombe-razzo degli aerei tedeschi di penetrare
nelle parti vitali della corazzata Roma e farla saltare in aria. Anche la
protezione subacquea era stata particolarmente curata sia sui tipi Cavour che
sui tipi Littorio. con la adozione della « struttura ad assorbimento »
ideata dal Generale del Genio Navale Umberto Pugliese. Tale struttura era
costituita da un grosso cilindro di scarsa resistenza.
contenuto
in una struttura molto resistente e piena di un liquido che circondava
completamente il cilindro più debole. Lo scoppio di un siluro provocava la
rottura delle lamiere esterne e la sovra pressione della esplosione si sarebbe
così diffusa nel liquido e sulle pareti del cilindro interno. che.
schiacciando- si. doveva impedire la rottura delle paratie interne. Negli anni dal 1925 al 1945 entrarono in servizio le seguenti corazzate:
CLASSE CONTE DI CAVOUR (DOPO RICOSTRUZIONE)
La classe Conte di Cavour fu un tipo di navi da battaglia in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. La classe Conte di Cavour era formata da tre unità: Conte di Cavour, Giulio Cesare e Leonardo da Vinci. Lo strano destino di queste navi fu quello di essere state distrutte, non in battaglia, ma mentre erano ormeggiate all'interno delle loro basi. Il progetto di trasformazione fu affidato al generale del Genio Navale, Francesco Rotundi del comitato progetto navi della Marina. I lavori furono assegnati ai Cantieri del Tirreno di Genova per il Cesare e per il Cavour i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste. La ricostruzione, che per entrambe le navi iniziò nel 1933, ed ebbe termine nel 1937, lasciò inalterato solo il 40% della struttura originale, riutilizzando in pratica solamente lo scafo e la corazzatura di murata, per il resto si trattò di una trasformazione radicale che cambiò il profilo delle due unità, con profonde modifiche allo scafo, la cui lunghezza venne aumentata di 10,3m con il castello di prua che risultò allungato, allargato nella parte poppiera e proseguito nella sovrastruttura centrale con i due fumaioli che risultarono più bassi e più ravvicinati. Venne eliminato uno dei due alberi, quello che si trovava immediatamente dietro al torrione e mantenuto solamente quello poppiero che risultò più arretrato. Per contribuire ad aumentare la velocità della nave e per ottenere un miglior rendimento del nuovo apparato motore, di cui le unità vennero dotate, si dovette aumentare il coefficiente di finezza dello scafo, ottenuta mediante la sovrapposizione di una nuova prora alla vecchia con l'opera viva dotata di un bulbo. Vennero costruiti anche nuovi ponti corazzati ed alla
fine le modifiche portarono il dislocamento delle due unità a 29000
tonnellate. La parte poppiera, tranne l'abolizione di due assi
portaeliche più esterni, non venne modificata ed i due timoni rimasero
gli stessi. Si è a lungo dibattuto sull'utilità della ricostruzione
delle Cavour e successivamente delle Duilio ed i detrattori sostengono
che con il costo sostenuto si sarebbero potute costruire una nave da
battaglia nuova che in un futuro conflitto avrebbero potuto rivelarsi
più utile. Le navi ricostruite in effetti operarono attivamente solo nel
primo periodo della seconda guerra mondiale supplendo ad un vuoto nella
linea italiana colmato poi con l'entrata in servizio delle Littorio,
conseguentemente vennero impiegate in compiti secondari.
Corazzata / nave da battaglia Conte di Cavour La Conte di Cavour fu una nave da battaglia italiana della classe omonima, in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale. Venne così battezzata in onore dello statista Camillo Benso Conte di Cavour. Il motto della nave, scritto da D'Annunzio, era "A nessuno secondo". La ricostruzione, avvenuta tra il 1933 e il 1937 nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste, modificò il profilo della nave lasciando inalterato solo il 40% della struttura originale, con profonde modifiche allo scafo la cui lunghezza aumentò di 10,3 m za causa della sovrapposizione di una nuova prora alla vecchia. La nave venne dotata di nuovi ponti corazzati; i due fumaioli risultarono più bassi e più ravvicinati. Il torrione, completamente ricostruito a forma di cono non molto elevato, aveva alla sommità della plancia i telemetri per il calcolo della distanza dei bersagli e le apparecchiature per la direzione del tiro dei calibri principali. Nella notte tra l'11 e il 12 novembre 1940, mentre si trovava nel porto di Taranto, la nave venne gravemente danneggiata da un siluro lanciato da un aerosilurante inglese Swordfish, partito dalla portaerei inglese Illustrious, restando semiaffondata nei fondali. Rimesso a galla il 22 dicembre successivo, vennero smontati l'armamento e la centrale telemetrica del torrione, ed inviato in bacino. Alla fine del 1941 venne trasferito, navigando con i propri mezzi, al Cantiere navale San Marco di Trieste per completare le riparazioni ed eseguire lavori di ammodernamento con particolare riguardo alla difesa contraerea di cui venne previsto un ulteriormente potenziamento. Il Conte di Cavour tuttavia non ritornò più in servizio attivo, poiché l'esigenza della Regia Marina era di costruire unità di scorta come cacciatorpediniere e torpediniere (in quel momento ritenute più utili allo sforzo bellico); i lavori di riparazione furono rallentati e alla proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943 non erano stati ancora completati. Nei cinque mesi di guerra il Conte di Cavour aveva percorso 5583 miglia per oltre 297 ore di moto e consumato 4801 tonnellate di nafta. Il 20 febbraio 1945, durante un bombardamento alleato su Trieste, il Conte di Cavour venne fatto ripetutamente bersaglio di un lancio di bombe, due delle quali lo colpirono. Nonostante il danno provocato non fosse molto grave, a causa della sconnessione di alcune lamiere della carena si era aperta una via d'acqua che provocò l'abbassamento del bordo libero della fiancata fino agli oblò e ai boccaporti (che erano stati lasciati aperti), fatto che causò un maggiore afflusso di acqua all'interno della nave e provocandono lo sbandamento fino al ribaltamento: i cannoni, il torrione e l'albero andarono a piantarsi nel fango del fondale, lasciando la carena in vista.
Corazzata / nave da battaglia Giulio Cesare (Novorossisk) La corazzata Giulio Cesare fu un'unità della Regia
Marina che servì in entrambe le guerre mondiali. La nave, insieme alle
unità gemelle Cavour e Leonardo da Vinci, costituiva la Classe Conte di
Cavour. L'unità era intitolata al condottiero e dittatore romano Gaio
Giulio Cesare. I lavori di ricostruzione vennero affidati ai
Cantieri del Tirreno ed effettuati negli stabilimenti di Genova.
Corazzata / nave da battaglia Novorossisk Dopo la fine della Seconda guerra Mondiale la nave fu ceduta all'U.R.S.S. dove prese il nome di Novorossisk La sera del 28 ottobre 1955, dopo essere tornata da un viaggio di partecipazione alle celebrazioni del centenario della difesa di Sebastopoli, la nave venne ormeggiata ad una boa nella baia di Sebastopoli a 300 metri dalla riva, di fronte ad un ospedale. Alle ore 1:30 della notte del 29 ottobre, un'esplosione, della potenza stimata di 1 200 kg di TNT sotto lo scafo squarciò tutti i ponti dalla corazzatura, dal ponte inferiore fino al ponte del castello di prua, aprendo uno squarcio sulla carena di oltre 340 metri quadrati su entrambi i lati della chiglia, per 22 metri di lunghezza. La nave s’inclinò in 3 minuti, a 110 metri dalla riva, dove la profondità delle acque era di 17 metri, con ulteriori 30 metri di fango viscoso sul fondo della baia di Sebastopoli. A bordo della Novorossijsk vi era un migliaio di marinai: parte dell’equipaggio e 200 cadetti. Si calcola che al momento dell'esplosione persero la vita dai 150 ai 175 uomini dell'equipaggio che si trovavano nella zona della deflagrazione. Una spiegazione dell'esplosione potrebbe essere l'ipotetica vendetta da parte di ex membri della Xª Flottiglia MAS di Borghese per il trasferimento di una corazzata italiana all'Unione Sovietica, mediante una loro missione segreta; ci sarebbero rapporti secondo i quali non molto tempo dopo un piccolo gruppo di sommozzatori italiani avrebbe ricevuto delle decorazioni militari. Il sabotaggio sarebbe stato effettuato o piazzando sotto la chiglia una carica di esplosivo o con un siluro lanciato da un minisommergibile penetrato nella rada. Il tipo di squarcio secondo gli esperti sembra escludere, anche se non del tutto, l'ipotesi siluro. Gli uomini ed i mezzi per il sabotaggio sarebbero stati condotti sul posto da alcune navi mercantili italiane che in quel periodo si erano recate nei porti della Crimea, ed inoltre gli uomini della Xª MAS avevano una perfetta conoscenza della zona per avervi operato durante il secondo conflitto mondiale CLASSE CAIO DUILIO (DOPO RICOSTRUZIONE)
La classe Caio Duilio fu un tipo di navi da battaglia in servizio nella Regia Marina durante la prima e la seconda guerra mondiale, al termine della quale entrarono a far parte della Marina Militare Italiana. I progetti seguirono la falsariga di quelli per la ricostruzione delle precedenti Cavour, ma risentirono grandemente anche della concomitante costruzione delle Littorio, con modifiche nella pianta dello scafo, nelle sovrastrutture concentrate a mezza nave, nell'apparato motore potenziato di più del 250% e nell'armamento. Le modifiche allo scafo, all'apparato motore e a buona parte delle sovrastrutture furono le stesse delle Cavour. La ricostruzione, che per entrambe le navi iniziò nel 1937, ed ebbe termine nel 1940, lasciò inalterato solo il 40% della struttura originale, riutilizzando in pratica solamente lo scafo e la corazzatura di murata, per il resto si trattò di una trasformazione radicale che cambiò il profilo delle due unità, con profonde modifiche allo scafo, la cui lunghezza venne aumentata di 10,3 m per contribuire ad aumentare la velocità della nave e per ottenere un miglior rendimento del nuovo apparato motore, di cui le unità vennero dotate, si dovette aumentare il coefficiente di finezza dello scafo, ottenuta mediante l'inserimento di una sezione aggiuntiva di 10 metri di lunghezza, a differenza delle Cavour, in cui venne sovrapposta di una nuova prora alla vecchia.
Corazzata / nave da battaglia Caio Duilio Il Caio Duilio è stata una nave da battaglia che ha prestato servizio per oltre 40 anni, prima nella Regia Marina e successivamente nella Marina Militare italiana. La nave con l'unità gemella Andrea Doria faceva parte della classe Caio Duilio, nata come derivazione del tipo Conte di Cavour. La nave, varata nel 1913 e diventata obsoleta, venne sottoposta a radicali lavori di riammodernamento tra il 1937 e il 1940 ed in questa nuova configurazione partecipò alla seconda guerra mondiale. Al termine del conflitto entrò a far parte della Marina Militare Italiana arrivando a ricoprire il ruolo ammiraglia della flotta, compito nel quale si è avvicendata con l'Andrea Doria, prestando servizio fino al 1956. Al termine della guerra entrata a far parte della Marina Militare Italiana, insieme al gemello Andrea Doria, fu una delle due navi da battaglia concesse all'Italia dalle condizioni del trattato di pace. Le due unità hanno svolto attività addestrative e di rappresentanza fino al ritiro dal servizio. La corazzata Caio Duilio, dislocata a Taranto, dal 1946 al 1953, è stata, dal 1º maggio 1947 al 10 novembre 1949, sede del Comando della Squadra Navale. La nave effettuò numerose uscite per esercitazioni, anche in ambito NATO, e per le crociere estive e invernali con le altre unità di squadra. Nel 1947, nel corso di un normale ciclo di manutenzione, l'unità ricevette due apparecchiature radar di scoperta antiaerea. Le apparecchiature, che erano dei residuati di guerra di costruzione inglese di tipo “L.W.S.” erano costituite da una cabina di ascolto che inizialmente veniva usata su autocarri, sormontata da una voluminosa antenna a forma di doppia piramide unita per i vertici e trovarono sistemazione sulle plance vedette contraeree, a poppavia delle torrette telemetriche antiaeree ai lati del torrione.La nave che al rientro da Malta era stata ritinteggiata secondo le norme in uso tra gli alleati con lo scafo grigio scuro e le sovrastrutture grigio celestino nel 1950 venne interamente ridipinta, come tutte le unità della Marina Militare, con la colorazione grigio chiara Nel 1953 l'unità venne trasferita a La Spezia rimanendo inattiva fin quando il 15 settembre 1956 venne messa in disarmo e radiata per essere successivamente demolita tra il 1957 e il 1961.
Corazzata / nave da battaglia Andrea Doria L'Andrea Doria è stata una nave da battaglia della Regia Marina che con la gemella Caio Duilio faceva parte della classe Duilio, nata come derivazione del tipo Conte di Cavour. Varata nel 1913 la nave svolse una modesta attività nel corso della prima guerra mondiale operando poi intensamente nel primo dopoguerra. Tra il 1937 e il 1940 venne sottoposta a pesantissimi lavori di riammodernamento, eseguiti presso i cantieri di Trieste, e in questa nuova configurazione partecipò al secondo conflitto mondiale. Al termine del secondo conflitto mondiale, entrata a far parte della Marina Militare Italiana, svolse anche il ruolo di nave ammiraglia andando in disarmo nel 1956. Rientrata in servizio il 15 luglio 1940, venne usata principalmente come scorta pesante dei convogli italiani verso la Libia. Nel dicembre 1941 partecipò alla prima battaglia della Sirte e dal marzo 1942 rimase a Taranto partecipando alla difesa antiaerea della base. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 raggiunse Malta con il resto della squadra navale, ritornando in Italia nel giugno del 1944. Al termine della guerra entrata a far parte della Marina Militare Italiana, insieme alla gemella Caio Duilio, fu una delle due navi da battaglia concesse all'Italia dalle condizioni del trattato di pace, svolgendo principalmente compiti di addestramento e di rappresentanza e venne sottoposta a lavori di ammodernamento fino al 1949. Dal 10 novembre 1949 al dicembre 1950 e dal marzo 1951 al maggio 1953 fu sede del Comando in Capo delle Forze Navali,[3] alternandosi nel compito di ammiraglia della flotta proprio con la gemella Caio Duilio. Utilizzata come nave da addestramento fino al 16 settembre 1956, il 1º novembre 1956 venne messa in disarmo e successivamente, tra il 1957 e il 1958 demolita. Il materiale con cui è stato realizzato il fonte battesimale del Tempio della fraternità a Cella di Varzi presso Pavia è stato ricavato dai cannoni dell'Andrea Doria.
La classe Littorio, fu l'ultima e più perfezionata tra le classi di navi da battaglia della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale e furono, e lo sono tuttora, le navi più grandi che la marina italiana abbia mai avuto. Nel 1940 all'epoca della loro entrata in servizio erano tra le più potenti navi da battaglia del mondo come artiglieria, in quanto le classe South Dakota statunitensi pur avendo l'armamento principale di calibro maggiore rispetto alle Littorio avevano una minore gittata, sebbene durante la loro vita operativa vennero sempre caratterizzate da una forte dispersione delle salve in combattimento, non mettendo mai un colpo a segno; soltanto nel 1942 con l'entrata in servizio delle supercorazzate giapponesi classe Yamato e americane classe Iowa persero questo primato. La costruzione di queste tre navi (la quarta, Impero, non entrerà mai in servizio) fu un grande sforzo per l'Italia. Le navi rimasero comunque prive di apparati radar, e quindi di capacità di rilevamento a distanza, praticamente fino all'armistizio dell'8 settembre 1943 e in seguito non vennero più impiegate operativamente.
Corazzata / nave da battaglia Littorio (Italia) La nave da battaglia Littorio, ribattezzata Italia il 30 luglio 1943, fu una nave della Regia Marina appartenente alla classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. Entrò in linea, il 6 maggio 1940 non ancora pienamente operativa allo scoppio delle ostilità. Dopo il Gran Consiglio del 25 luglio 1943, che vide l'approvazione dell'Ordine del giorno Grandi, il 30 luglio venne ribattezzata Italia. Rientrata alla base di Augusta dai Laghi Amari il 9 febbraio 1947, la Littorio secondo le condizioni del trattato di pace, avrebbe dovuto essere consegnata agli Stati Uniti, che però vi rinunciarono, così come fecero gli inglesi rinunciando alla Vittorio Veneto. Evitata la consegna delle unità, ancora moderne, le autorità italiane non riuscirono però ad evitare l'ingiunzione alleata di demolirle, cosa che si tentò di ritardare con ogni mezzo, ma senza successo. Inizialmente, su pressione dell'Unione Sovietica ci si limitò al taglio dei cannoni dell'armamento principale. Alla fine, dopo varie battaglie diplomatiche per poterla mantenere in linea (si era anche ipotizzato di barattare le due navi con le più vecchie Doria), la Littorio venne demolita tra il 1948 ed il 1955 insieme alla Vittorio Veneto. La caratteristica più significativa della corazzata Littorio fu data dalle pessime doti balistiche dei cannoni italiani. I tanto lodati cannoni da 381/50 della Littorio non erano in grado di centrare un isolotto a dieci chilometri di distanza. Questo a causa della grande dispersione di tiro dei cannoni che faceva in modo che ogni colpo avesse caratteristiche diverse dagli altri non permettendo quindi di centrare il bersaglio. In tutta la Seconda Guerra Mondiale questo tipo di cannone, equipaggiato anche sulle corazzate Roma e Vittorio Veneto, non riuscì mai a centrare un bersaglio (Shinano).
Corazzata / nave da battaglia Vittorio Veneto La nave da battaglia Vittorio Veneto fu una nave della Regia Marina italiana appartenente alla classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. Pur essendo considerata la seconda unità della Classe Littorio fu la prima ad essere consegnata, tanto che la classe, a volte viene anche chiamata Classe Vittorio Veneto. La corazzata Vittorio Veneto venne progettata dal generale Umberto Pugliese e fu la prima nave da battaglia che superò i limiti delle 35.000 tonnellate di dislocamento del Trattato Navale di Washington. Lo scafo della Vittorio Veneto venne impostato il 28 ottobre 1934 nei Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Trieste, lo stesso in cui qualche anno dopo sarebbe stata costruita la gemella Roma, venne varata il 25 luglio 1937 e la sua costruzione venne completata il 28 aprile 1940, entrando in servizio solamente il successivo 2 agosto dopo l'ingresso in guerra dell'Italia contro la Francia ed il Regno Unito, inquadrata nella IXª Divisione Corazzate della Iª Squadra di base a Taranto. La caratteristica più significativa della corazzata Vittorio Veneto fu data dalle pessime doti balistiche dei cannoni italiani. I tanto lodati cannoni da 381/50 della Vittorio Veneto non erano in grado di centrare un isolotto a dieci chilometri di distanza. Questo a causa della grande dispersione di tiro dei cannoni che faceva in modo che ogni colpo avesse caratteristiche diverse dagli altri non permettendo quindi di centrare il bersaglio. In tutta la Seconda Guerra Mondiale questo tipo di cannone, equipaggiato anche sulle corazzate Roma e Littorio, non riuscì mai a centrare un bersaglio (Shinano).
Corazzata / nave da battaglia Roma La corazzata Roma fu una nave da battaglia, la terza unità della classe Littorio e rappresentò il meglio della produzione navale bellica italiana della seconda guerra mondiale. Costruita dai Cantieri Riuniti dell'Adriatico e consegnata alla Regia Marina il 14 giugno 1942, venne danneggiata nel corso di un bombardamento aereo statunitense quasi un anno dopo mentre era alla fonda a La Spezia, subendo in seguito altri danni che la costrinsero a tornare operativa, dopo le dovute riparazioni, solamente il 13 agosto 1943. A seguito dell'armistizio italiano, alla Roma fu ordinato, assieme ad altre navi militari, di raggiungere l'isola sarda della Maddalena, come concordato con gli Alleati. La squadra navale italiana, tuttavia, venne attaccata da alcuni bombardieri tedeschi che, servendosi delle bombe radioguidate plananti Ruhrstahl SD 1400, affondarono la Roma. Nei suoi quindici mesi di servizio la Roma percorse 2.492 miglia in venti uscite in mare, senza partecipare a scontri navali, consumando 3.320 t di combustibile, rimanendo fuori servizio per riparazioni per 63 giorni. Il 28 giugno 2012 il relitto della corazzata è stato rinvenuto a 1000 metri di profondità e a 16 miglia dalla costa nel golfo dell'Asinara dopo decenni di ricerche. La caratteristica più significativa della corazzata Roma fu data dalle pessime doti balistiche dei cannoni italiani. I tanto lodati cannoni da 381/50 della Roma non erano in grado di centrare un isolotto a dieci chilometri di distanza. Questo a causa della grande dispersione di tiro dei cannoni che faceva in modo che ogni colpo avesse caratteristiche diverse dagli altri non permettendo quindi di centrare il bersaglio. In tutta la Seconda Guerra Mondiale questo tipo di cannone, equipaggiato anche sulle corazzate Vittorio Veneto e Littorio, non riuscì mai a centrare un bersaglio (Shinano).
Corazzata / nave da battaglia Impero La corazzata Impero fu impostata il 14 maggio 1938, il suo varo avvenne il 15 novembre 1939 presso il Cantiere navale di Sestri Ponente (Genova), ma il suo allestimento venne rinviato dal momento che si preferì concentrare gli sforzi verso navi in quel momento ritenute più utili allo sforzo bellico come cacciatorpediniere, torpediniere e navi antisommergibili. Poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, la nave venne spostata, per allontanarla da possibili attacchi da parte francese, in un primo momento a Brindisi e in seguito, prima a Venezia e successivamente a Trieste, dove giunse il 22 gennaio 1942. Al momento dell'armistizio dell'8 settembre 1943, però le condizioni del suo completamento erano così arretrate da farla considerare un natante praticamente inutilizzabile, tanto che i tedeschi che avevano nel frattempo occupato Trieste se ne disinteressarono del tutto e successivamente il suo scafo venne affondato il 20 febbraio 1945 nel corso di un bombardamento aereo americano. Qualche giorno prima, il 15 febbraio, nel corso di un altro bombardamento aereo americano su Trieste, analoga sorte era toccata al Conte di Cavour. Al termine della guerra il suo scafo venne riportato a galla per essere demolito presso l'Arsenale di Venezia tra il 1947 e il 1950. INCROCIATORI PESANTI HEAVY CRUISERS Con incrociatore pesante si indica una tipologia di incrociatore di grandi dimensioni e ben armato, più piccolo delle navi da battaglia e degli incrociatori da battaglia della sua era. GLI INCROCIATORI DAGLI ANNI TRENTA ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE Come per le corazzate, la Marina Italiana nel giugno 1940 entrò in guerra con una flotta di Incrociatori completamente rinnovata. Vi erano in verità ancora gli antichi San Giorgio, Bari e Taranto di preda bellica; ma gli altri erano tutti delle nuove unità dei due tipi contemplati dal Trattato di Washington, cioè Incrociatori pesantI con dislocamento di 10.000 te armati con cannoni del calibro di 203 mm, e Incrociatori leggeri con dislocamento inferiore, variabile da 5000 a 9000 t, armati con cannoni da 152 mm.
L'evoluzione
degli incrociatori che aveva portato dai tipi corazzati e protetti del periodo
1880-1905 a quelli da battaglia e leggeri del periodo 1905-1925, portò infine
agli incrociatori tipo Washington, identificabili con quelli del dislocamento di
10.000 tonnellate Standard. La Marina italiana inizialmente si adeguò a quanto facevano le altre Marine, e specialmente quella francese, e impostò i due Trento e Trieste, del tipo da 10.000 t, nei quali fu data preminente importanza alla velocità a scapito soprattutto della protezione. Gli incrociatori italiani pesanti furono di due soli tipi: i 3 Trento, Trieste e Bolzano che ebbero un apparato motore su 4 eliche della potenza di 150.000 cavalli e i 4 della classe Zara che ebbero invece un apparato motore su due sole eliche, della potenza di 95.000 cavalli, ma una protezione assai più consistente che aveva spessori quasi doppi di quelli dei Trento.
Si
sottolinea che il Bolzano. pur avendo 4 eliche e un apparato motore da 150.000
cavalli come i Trento, ne rappresentò una riproduzione migliorata per
l'esperienza conseguita negli anni intercorsi Nella costruzione dei primi cinquemila, i 4 da Giussano, Da Barbiano, Colleoni e Bande Nere, si curò come per i Trento quasi esclusivamente la elevata ve1ocità.
Infatti
queste unità ebbero un apparato motore della potenza di 95.000 cavalli, uguale
a quella dei tipi Zara da diecimila tonnellate, che imprimeva la velocità di 37
nodi. Per
tale motivo ebbero una protezione con spessore massimo di 20-24 mm, del tutto
insufficiente per proteggere gli organi vitali dai proiettili dei cannoni da 152
mm con cui erano armati; inoltre non avendo protezione subacquea furono tutti
quattro affondati in combattimento da siluri nemici.
I
settemila della classe Montecuccoli rappresentarono uni migliora- mento rispetto
al cinquemila, ma ebbero le stesse deficienze strutturali per cui anche l'Attendolo,
pur non venendo affondato, ebbe la prua asportata da siluri nemici, e affondò
poi per bombardamento aereo nel porto di Napoli.
Decisamente
migliori furono i successivi Duca d'Aosta ed Eugenio di Savoia. e infine i due
Garibaldi e Duca degli Abruzzi che rappresentarono il completamento
dell'evoluzione dell'incrociatore leggero Italiano, raggiungendo quasi le 10.000
t di dislocamento standard ed avendo un
Gli
incrociatori leggeri tipo Condottieri avevano 4 lanciasiluri in due complessi
binati brandeggiabili in coperta ai lati dei fumaioli pop- pieri. Disposizione
uguale avevano i Montecuccoli. ma un poco più a prora. circa a metà distanza
fra i due fumaioli. l Duca d'Aosta e i Ga- ribaldi ebbero invece 6 lanciasiluri
in due impianti trinati nella stessa posizione in coperta.
Le
catapulte per gli aerei sui tipi Trento. Zara e Da Giussano erano di tipo fisso
sistemate a prora estrema; viceversa i Cadorna, il Bolzano. i Montecuccoli e i
Duca d'Aosta le ebbero al centro, fra i fumaioli, o dietro i fumaioli. di tipo
brandeggiabile, i Garibaldi, infine, ebbero due catapulte ai lati del fumaiolo
poppiero. Durante
la guerra furono impostati 12 incrociatori leggeri della classe detta « Attilio
Regolo » o « Capitani Romani », però alla data dell'armistizio ne erano
entrati in servizio solo 3: Attilio Regolo. Pompeo Magno e Nel periodo 1925-1945 entrarono in servizio i seguenti incrociatori:
-Trento
(1929), Trieste (1928),pesanti.
-Da
Giussano, Da Barbiano, Bande Nere (1931), Colleoni (1932), leggeri.
-Zara,
Fiume, Gorizia (1931), Pola (1932), pesanti. -Cadorna, Diaz (1933), leggeri. -Bolzano (1933), pesante.
-Montecuccoli,
Attendolo (1935),
-Eugenio
di Savoia (1936), Duca d'Aosta (1935), leggeri.
-Garibaldi,
Duca degli Abruzzi
-Attilio
Regolo (1942), Giulio Germanico (in allestimento), Scipione Africano, Pompeo
Magno (1943), leggeri. Furono incorporati nella Marina italiana i seguenti incrociatori francesi catturati a Tolone nel 1942: -FR 11, Jean De Vienne. -FR 12, La Galissonière non entrati in servizio. CLASSE TRENTO La classe Trento fu una classe di incrociatori pesanti della Regia Marina, costruiti alla fine degli anni venti. Le tre navi di questa classe sacrificarono la corazzatura in favore della velocità e furono relativamente poco corazzate per navi delle loro dimensioni. Venne successivamente deciso che erano svantaggiate da questa condizione e il loro progetto si evolse nella maggiormente corazzata classe Zara dell'inizio degli anni trenta. Gli incrociatori classe Trento furono le prime navi specificatamente progettate per adeguarsi alle condizioni del Trattato navale di Londra, che limitava il dislocamento degli incrociatori a 10 000 t ed a cannoni del calibro massimo di 8" (203 mm), una limitazione che rendeva difficile includere potenza di fuoco, velocità e protezione in un singolo progetto. Un particolare problema affrontato dai progettisti italiani fu che le loro navi non sarebbero state capaci di proteggere le lunghe linee costiere italiane e le distanti basi navali, per cui un'alta velocità era un requisito essenziale. Scegliendo di sacrificare la corazzatura e la capacità dei serbatoi carburante, pur essendo le unità armate con cannoni da 203 mm, hanno potuto mantenere la velocità desiderata. Dal progetto dei Trento, sia pur con varie modifiche, derivarono anche le due unità della classe Veinticinco de Mayo di incrociatori pesanti per l'Argentina, che entrate in servizio nel 1931 vennero battezzate Almirante Brown e Veinticinco de Mayo. Le differenze riguardavano sia lo scafo, che nelle due unità argentine era leggermente più corto e più stretto, che per l'armamento che vedeva nelle unità argentine i cannoni da 190/52 mm al posto di quelli da 203 mm; un'altra differenza era nella sovrastruttura che vedeva la presenza sulle unità argentine di un unico fumaiolo a differenza dei due fumaioli delle unità italiane.
Incrociatore pesante: Trento Il Trento fu un incrociatore pesante appartenente all'omonima classe Trento della Regia Marina; venne impostato l'8 febbraio 1925 nel cantiere navale Orlando di Livorno, varato il 4 ottobre 1927 ed entrò in servizio il 3 aprile 1929, partendo per una crociera a Barcellona. Il varo dell'incrociatore Trento avvenne ufficialmente il 4 ottobre 1927, ma in realtà un primo varo c'era già stato un mese prima, il 4 settembre, ma era fallito causa un sabotaggio. La nave, infatti, dopo aver percorso 47 metri nella sua discesa in acqua, si fermò. Insieme al sego usato come lubrificante per il varo venne trovata della sabbia. La cerimonia venne così ripetuta un mese dopo ed il 4 ottobre questa volta tutto filò liscio.
Il Trento prese parte alle principali azioni navali, quali le battaglie
di Punta Stilo (9 luglio 1940), Capo Teulada (27 novembre 1940) e Capo
Matapan (27 - 28 marzo 1941) la prima e la seconda battaglia della
Sirte. Il 9 novembre 1941 partecipò alla battaglia del convoglio
Duisburg. Durante la Notte di Taranto (11-12 novembre) venne colpito da
una bomba ad una torre binata di prora.
Incrociatore pesante: Trieste Il Trieste fu un incrociatore pesante della Regia Marina che faceva parte della classe Trento. La sua costruzione avvenne a Trieste nello Stabilimento Tecnico Triestino, dove venne impostato sugli scali il 24 giugno 1925; varato il 24 ottobre 1926, venne consegnato il 3 aprile 1929. Il 12 agosto 1942 uscì in mare con Gorizia, Bolzano e la VII Divisione per prendere parte alla Battaglia di mezzo agosto: compito degli incrociatori sarebbe stato intercettare ed annientare il convoglio inglese diretto a Malta, già decimato dagli attacchi di bombardieri, aerosiluranti, MAS, sommergibili e motosiluranti. Tuttavia il comando, temendo attacchi aerei o subacquei inglesi, ordinò il rientro (durante il quale furono ugualmente silurati, con gravi danni, il Bolzano e l'incrociatore leggero Muzio Attendolo). Il 9 dicembre quanto restava della III Divisione (Trieste e Gorizia) fu trasferito da Messina a La Maddalena, nel tentativo di allontanarla dai continui attacchi aerei angloamericani. Ma alle 14.45 del 10 aprile 1943 una formazione di 84 bombardieri attaccò La Maddalena. I velivoli avevano dei precisi obiettivi: 36 attaccarono il Gorizia, 24 la base dei sommergibili e 24 il Trieste. Prima di poter reagire, il Trieste fu investito da più di 120 bombe che caddero tutt'attorno alla nave. Una aprì uno squarcio a poppa, due distrussero plancia e centrale di tiro, altre colpirono il fumaiolo prodiero ed i locali caldaie. Le esplosioni delle bombe cadute vicino allo scafo produssero altre falle. La nave, appoppatasi, fu abbandonata dall'equipaggio e affondò in meno di due ore, capovolgendosi. I morti furono 77 (4 ufficiali, 6 sottufficiali, 67 marinai) e i feriti gravi 75 (6 sottufficiali e 69 marinai). Il suo relitto venne recuperato nel 1950 e venduto alla Spagna che lo avrebbe voluto utilizzare, ricostruendolo come portaerei, ma il progetto non ebbe seguito e lo scafo venne successivamente demolito.
Incrociatore pesante: Bolzano Il Bolzano fu un incrociatore pesante della Regia Marina, impiegato durante la seconda guerra mondiale. Apparteneva alla classe Trento, ma con delle diversità costruttive tali da farlo considerare talvolta una classe a parte. Il Bolzano fu costruito nei cantieri Ansaldo di Genova, venne varato nel 1932, entrando in servizio nel 1933. Nel 1937 venne modificato l'armamento secondario: 8 mitragliere da 37/54 mm sostituirono i cannoni poppieri da 100/47 mm e 8 mitragliere da Breda Mod. 31 da 13,2 mm presero il posto delle 4 mitragliere da 40/39 mm e delle 4 mitragliere da 12,7 mm e con questa configurazione partecipò alla seconda guerra mondiale.
La nave prese parte al secondo conflitto mondiale svolgendo durante il
conflitto compiti di scorta ai convogli e partecipando alle più
importanti battaglie nel mar Mediterraneo. Nel 1942 prese parte alla
grande battaglia aeronavale di mezzo agosto. Uscì in mare il 12 agosto
assieme al Gorizia, al Trieste, alla VII Divisione e a 11
cacciatorpediniere, per intercettare ed annientare un convoglio
britannico già decimato dagli attacchi aerei e subacquei italo-tedeschi.
Il comando ritenne però che le navi avrebbero corso il rischio di essere
sottoposte a pesanti attacchi aerei e ne ordinò quindi il rientro. Fu
sulla rotta di ritorno che le navi caddero nell'agguato del sommergibile
britannico HMS Unbroken, che silurò il Bolzano e l'incrociatore leggero
Muzio Attendolo. Mentre quest'ultimo riuscì a tornare in porto con i
propri mezzi, il Bolzano, in fiamme e imbarcando acqua, dovette essere
rimorchiato sino alla vicina Panarea, dove si adagiò sui bassifondali.
Dopo un mese di lavori fu possibile rimetterlo a galla ed il 15
settembre l'unità venne rimorchiata a Napoli e successivamente a La
Spezia per le necessarie riparazioni, che tuttavia non poterono
procedere per mancanza di materiale e si era tornati ad ipotizzarne
nuovamente la trasformazione in nave "lancia-aerei", che rimase comunque
sulla carta.[4] All'annuncio dell'armistizio l'8 settembre 1943, non
essendo ancora in condizioni di riprendere il mare, non poté seguire le
sorti del resto della squadra navale, costretta dalle clausole
armistiziali a trasferirsi a Malta. CLASSE ZARA
La classe Zara fu una classe di incrociatori pesanti della Regia Marina, impiegata durante la seconda guerra mondiale; la classe era composta da quattro navi, Zara, Fiume, Pola e Gorizia. La classe Zara fu l'evoluzione della classe Trento e apparteneva a quella categoria di incrociatori pesanti da 10000 t. definiti con il Trattato navale di Washington del 1921. Tra gli incrociatori pesanti da 10000 t tipo Washington, gli incrociatori classe Zara sono universalmente considerati i meglio riusciti e i più equilibrati in corazza, armamento e velocità. Le navi parteciparono alle principali missioni belliche della Regia Marina nella seconda guerra mondiale come la battaglia di Punta Stilo (9 luglio) e la battaglia di Gaudo (28 marzo 1941) che fu il preludio alla battaglia di Capo Matapan (29 marzo 1941). Fu durante quest'ultima battaglia che ben tre navi della classe, gli incrociatori Zara, Fiume e Pola furono affondate insieme ai cacciatorpediniere della classe Oriani Alfieri e Carducci. L'incrociatore Gorizia, unica unità superstite della classe, dopo essere stato colpito gravemente il 10 aprile 1943 a La Maddalena nel corso un bombardamento aereo americano in cui venne anche affondato l'incrociatore Trieste, venne trasferito, per le necessarie riparazioni, a La Spezia dove fu ritrovato, semiaffondato, alla fine della guerra, non avendo potuto seguire all'armistizio dell'8 settembre il resto della squadra navale trasferitosi a Malta.
Incrociatore pesante: Zara Lo Zara fu un incrociatore pesante della Regia Marina, che diede il nome alla omonima classe, evoluzione della classe Trento e che comprendeva anche le navi Fiume, Pola e Gorizia. Costruito presso il cantiere OTO della Spezia, fu varato il 27 aprile 1930 ed entrò in servizio il 20 ottobre 1931. All'inizio della seconda guerra mondiale era inquadrato nella Iª Divisione Incrociatori della Iª Squadra di base a Taranto quale ammiraglia di Divisione con insegna dell'Ammiraglio Pellegrino Matteucci con in dotazione gli idrovolanti IMAM Ro.43. Lo Zara partecipò alle principali missioni belliche della Regia Marina nel conflitto come la battaglia di Punta Stilo (9 luglio 1940) e la battaglia di Gaudo (28 marzo 1941) che fu il preludio alla battaglia di Capo Matapan (29 marzo 1941): in tale occasione la Zara fu affondato assieme al Fiume, al Pola e ai cacciatorpediniere Alfieri e Carducci.
Incrociatore pesante: Fiume Il Fiume fu un incrociatore pesante della Regia
Marina italiana. Con altre tre navi gemelle (Zara, Pola e Gorizia)
faceva parte della classe Zara, sviluppata negli anni 1930. Costruito
nello Stabilimento Tecnico Triestino di Trieste, entrò in servizio alla
fine del 1931. All'inizio del secondo conflitto mondiale era inquadrato
nella 1ª divisione incrociatori della 1ª squadra di base a Taranto ed
era dotato degli idrovolanti IMAM Ro.43.
Incrociatore pesante: Gorizia Il Gorizia fu un incrociatore pesante della Regia
Marina italiana, appartenente alla classe Zara. Partecipò alla seconda
guerra mondiale, prendendo parte a numerose battaglie prima di venire
reso inoperativo da un bombardamento alleato nel 1943. All'inizio della
seconda guerra mondiale era inquadrato nella I Divisione incrociatori
assieme ai gemelli Zara e Fiume dotati degli idrovolanti IMAM Ro.43.
Partecipò alle principali battaglie del Mediterraneo e a missioni di
scorta indiretta di convogli. L'11-12 agosto 1942 uscì ancora in mare insieme a
Trieste, Bolzano e alla VII Divisione, per prendere parte alla grande
battaglia aeronavale di Mezzo Agosto: la formazione avrebbe dovuto
annientare il convoglio inglese per Malta, già semidistrutto dai
continui attacchi di aerei, sommergibili e motosiluranti. Il Gorizia era
la nave di bandiera dell'ammiraglio Parona, comandante la III Divisione.
Tuttavia Supermarina, temendo che gli incrociatori potessero essere
attaccati da aerei o sommergibili, ordinò il rientro della squadra ben
prima che questa potesse raggiungere il convoglio (ciò non impedì che un
sommergibile silurasse il Bolzano e l'incrociatore leggero Muzio
Attendolo).
Incrociatore pesante: Pola Il Pola fu un incrociatore pesante della Regia Marina, appartenente alla classe Zara, costruito nei cantieri OTO di Livorno ed entrato in servizio nel 1932. Fu affondato durante la seconda guerra mondiale nel corso della battaglia di Capo Matapan il 29 marzo 1941. Impostata nei cantieri OTO di Livorno il 17 marzo 1930, la nave venne varata il 5 febbraio 1931 con il nome di Pola in onore dell'omonima città italiana, per poi entrare in servizio il 21 dicembre 1932. Nel corso del periodo interbellico l'incrociatore svolse un'intesa attività di addestramento nelle acque del mar Mediterraneo, oltre a riviste navali nelle acque italiane e visite nei porti nazionali; tra il 1936 e il 1937 il Pola fu impegnato operativamente nelle acque della Spagna durante il periodo della guerra civile spagnola, come parte della missione internazionale volta a contrastare il contrabbando di armi nella regione. Il 23 novembre 1938, nel corso di un'esercitazione nelle acque di casa, il Pola investì per errore il cacciatorpediniere Lampo provocandogli gravissimi danni tra cui il distacco della sezione di prua. Nel giugno 1940, all'entrata dell'Italia nella
seconda guerra mondiale, il Pola ricopriva l'incarico di nave di
bandiera dell'ammiraglio Riccardo Paladini, comandante della 2ª Squadra
navale ed era dotato degli idrovolanti IMAM Ro.43. In questa veste
l'incrociatore prese parte alla battaglia di Punta Stilo il 9 luglio
1940, primo importante scontro tra le flotte italiana e britannica:
l'incrociatore scambiò colpi con le unità nemiche e, al pari del resto
della squadra italiana, fu preso di mira per errore dai bombardieri
della Regia Aeronautica, senza tuttavia riportare alcun danno. Dal 25
luglio 1940 il Pola fu nave di bandiera dell'ammiraglio Angelo Iachino,
succeduto a Paladini alla guida della 2ª Squadra; il 31 agosto
l'incrociatore prese il mare con il resto della flotta per contrastare
un trasferimento di navi britanniche da Gibilterra ad Alessandria
d'Egitto (operazione Hats), ma rientrò in porto senza essere entrato in
contatto con il nemico. Il Pola si trovava ancorato a Taranto nella
notte tra l'11 e il 12 novembre 1940 quando la base fu attaccata da
aerosiluranti britannici, ma non riportò alcun danno; il 27 novembre
seguente l'incrociatore partecipò invece alla battaglia di capo Teulada,
finendo sotto il tiro delle unità nemiche ma senza riportare
conseguenze. Dopo un'infruttuosa ricerca di convogli nemici e uno scontro senza esito con una formazione di incrociatori britannici a sud dell'isolotto di Gaudo, nel pomeriggio del 28 marzo la flotta italiana fu attaccata da aerosiluranti che danneggiarono la nave da battaglia Vittorio Veneto. Le altre unità si radunarono intorno all'unità colpita per difenderla da altri attacchi aerei, e fu nel corso di uno di essi che, alle 19:50 circa, un aerosilurante Fairey Swordfish britannico decollato da Creta colpì il Pola con un siluro, mettendo fuori uso tanto apparato motore quanto l'impianto elettrico e lasciandolo immobilizzato in mezzo al mare; la nave, praticamente alla deriva, imbarcava acqua e, priva di energia elettrica, non poteva muovere le torri dei cannoni. Con una controversa decisione, l'ammiraglio Iachino ordinò a Cattaneo di invertire la rotta e di inviare a soccorso del Pola l'intera 1ª Divisione unitamente ai cacciatorpediniere della IX Squadriglia (Vittorio Alfieri, Giosuè Carducci, Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti); la manovra di soccorso portò le unità italiane a breve distanza dalle flotta britannica dell'ammiraglio Andrew Cunningham che, cogliendole di sorpresa grazie all'oscurità, aprirono il fuoco affondando i due incrociatori Zara e Fiume e i cacciatorpediniere Alfieri e Carducci. Impossibilitato a manovrare e fare fuoco, il Pola era rimasto immobile nel corso dello scontro venendo quasi del tutto ignorato dalle unità britanniche, lanciate alla caccia della danneggiata Vittorio Veneto; solo dopo due ore di infruttuosa ricerca i britannici tornarono a dedicarsi all'immobilizzato incrociatore: il cacciatorpediniere HMS Jervis si avvicinò al Pola con l'intenzione di silurarlo, ma visto che dall'unità non giungevano segni di ostilità il comandante britannico diede ordine di affiancare la nave italiana per trarne in salvo l'equipaggio. Trasferito a bordo l'equipaggio italiano, il Jervis si staccò dall'incrociatore che, intorno alle 3:55, fu infine silurato e affondato dal cacciatorpediniere HMS Nubian. In percentuale, le perdite del Pola furono inferiori a quelle delle altre unità, ma fu registrato comunque un numero di vittime elevato: perirono 328 uomini su 1041 imbarcati. Tutti i superstiti, incluso il comandante capitano di vascello Manlio De Pisa, furono fatti prigionieri. INCROCIATORI LEGGERI Un incrociatore leggero è una nave da guerra che risponde al principale requisito di un incrociatore, quello di essere in grado di eseguire azioni indipendenti dal punto di vista dell'autonomia, e di norma di dimensioni maggiori di un cacciatorpediniere di pari periodo. Il primo esemplare fu il Mercury costruito nel Regno Unito nel 1879 e gradatamente divenne più veloce e potente, con cannoni principali di dimensione uniforme e più grandi. La Germania prese il vantaggio nella costruzioni di incrociatori leggeri negli anni 1890 costruendo una classe di incrociatori veloci copiata da altre nazioni. CLASSE CONDOTTIERI
Tra le due guerre mondiali le potenze mondiali iniziarono una corsa agli armamenti per ottenere la supremazia sui mari. Nel 1926 la Francia iniziò a produrre la classe Le Fantasque di cacciatorpediniere, che erano superiori in dislocamento e potenza di fuoco ai cacciatorpediniere dell'epoca. Per contrastare la minaccia francese la Regia Marina decise di produrre una nuova classe di incrociatori di dimensioni intermedie tra la nuova classe di cacciatorpediniere francesi e gli incrociatori dell'epoca. In effetti furono rozzamente equivalenti alla classe Leander britannica. Gli incrociatori tipo Condottieri, battezzati in onore di condottieri del periodo medievale e rinascimentale italiani, vennero realizzati in una sequenza di cinque classi distinte, che dimostrano una chiara linea evolutiva. CLASSE DUCA D'AOSTA
La classe Duca d'Aosta di incrociatori della Regia Marina era costituita dagli incrociatori leggeri Emanuele Filiberto Duca d'Aosta ed Eugenio di Savoia, costruiti nella prima metà degli anni trenta rispettivamente negli stabilimenti OTO di Livorno e Ansaldo di Genova. Gli incrociatori del tipo Duca d'Aosta erano una sottoclasse della classe Condottieri. Gli incrociatori del tipo Duca d'Aosta erano una evoluzione del tipo Montecuccoli con un maggiore spessore della corazzatura e un aumento della potenza dei motori. La propulsione era a vapore con due gruppi turboriduttori tipo Belluzzo/Parsons alimentate dal vapore di sei caldaie a tubi d'acqua del tipo Yarrow/Regia Marina, con bruciatori a nafta, con surriscaldatori, in cui l'acqua fluiva attraverso tubi riscaldati esternamente dai gas di combustione, sfruttando così il calore sprigionato dai bruciatori, dalle pareti della caldaia e dei gas di scarico. L'armamento principale era costituito da otto cannoni da 152/53 A-1932 a culla singola e a caricamento semi-automatico installati in quattro torri binate sopraelevate, due a prora e due a poppavia del secondo fumaiolo. Durante la seconda guerra mondiale presero parte alla alle battaglie di Punta Stilo (9 luglio 1940), di mezzo giugno (12 - 16 giugno 1942) e della prima battaglia della Sirte (17 dicembre 1941). Durante il conflitto svolsero principalmente di scorta a convogli e di deposizione di campi minati. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si consegnarono a Malta assieme alle altre unità navali. Dopo la fine della guerra vennero entrambi ceduti come riparazione per i danni di guerra, l'Emanuele Filiberto Duca d'Aosta all'Unione Sovietica e l'Eugenio di Savoia alla Grecia.
Incrociatore leggero: Duca d'Aosta L'Emanuele Filiberto Duca d'Aosta (detto anche semplicemente Duca d'Aosta) è stato un incrociatore leggero della Regia Marina, appartenente alla classe Condottieri tipo Duca d'Aosta. La nave venne impostata sugli scali il 29 ottobre 1932 nei cantieri OTO di Livorno, varata nel 1934 ed entrò in servizio nel 1935. Nel 1938 iniziò con la gemella Eugenio di Savoia una circumnavigazione del globo che venne interrotta dalla minaccia dello scoppio della seconda guerra mondiale mentre le due navi si trovavano in Sud America. La partenza prevista per il 1º settembre 1938 avvenne il 5 novembre dello stesso anno da Napoli, mentre il ritorno, che era previsto per il 25 luglio 1939, alla fine di gennaio del 1939 venne anticipato con il richiamo delle navi che il 3 marzo 1939 rientrarono alla Spezia. Al termine del conflitto, in ottemperanza alle clausole del trattato di pace, il Duca d'Aosta venne ceduto all'Unione Sovietica come riparazione per i danni di guerra. Oltre al Duca d'Aosta i sovietici ottennero la nave da battaglia Giulio Cesare, la nave scuola Cristoforo Colombo, i cacciatorpediniere Artigliere e Fuciliere, le torpediniere classe Ciclone Animoso, Ardimentoso e Fortunale, e i sommergibili Nichelio e Marea, oltre al cacciatorpediniere Riboty, che non venne ritirato a causa della sua obsolescenza ed altro naviglio, quali MAS e motosiluranti, vedette, navi cisterna, motozattere da sbarco, una nave da trasporto e dodici rimorchiatori. Oltre al Riboty, una piccola parte della quota di naviglio destinata ai sovietici non venne ritirata a causa del pessimo stato di manutenzione e per questa parte di naviglio i sovietici concordarono una compensazione economica. La nave, scartata l'ipotesi iniziale di essere ribattezzata Stalingrad, in attesa della consegna era stata prima ribattezzata Admiral Ušakov e poi Odessa, dopo essere entrata a far parte della Marina Sovietica ebbe il nome definitivo Kerč' (in russo: Керчь) ed inquadrata nella flotta del Mar Nero. In nome della nave è dedicato alla città eroina di Kerč', un porto nella parte est della penisola di Crimea. Il 7 febbraio 1956 la nave venne ritirata dal servizio attivo e impiegata come nave scuola fino all'11 maggio 1958, quando venne classificata unità sperimentale con la denominazione "OS 32". Il 20 febbraio 1959 la nave venne radiata ed avviata alla demolizione, avvenuta nel 1961.
Incrociatore leggero: Eugenio di Savoia / Elli L'Eugenio di Savoia fu un incrociatore leggero della Regia Marina italiana, appartenente alla classe Condottieri tipo Duca d'Aosta. La nave venne così battezzata in onore del condottiero sabaudo del XVII secolo Eugenio di Savoia, principe di Savoia-Carignano, noto come Principe Eugenio che durante la guerra austro-turca fu protagonista a fianco del Re di Polonia Giovanni III Sobieski nella Battaglia di Vienna, nella Battaglia di Mohács a fianco di Carlo V di Lorena e nella battaglia di Zenta, dove al comando dell'esercito imperiale, sconfisse l'esercito ottomano, comandato dal sultano Mustafa II; successivamente il Principe Eugenio si sarebbe distinto nella Guerra di Successione Spagnola e nell'assedio di Torino del 1706 in cui sconfisse le truppe del duca La Feuillade cacciando in pratica i francesi dall'Italia. Nello stesso periodo in cui l'Eugenio di Savoia era in servizio nella Regia Marina, nella Kriegsmarine operava l'incrociatore Prinz Eugen, intitolato allo stesso personaggio, cui in precedenza era stata dedicata nel corso della prima guerra mondiale nella Imperial-Regia Marina Austro-Ungarica la nave da battaglia della Classe Tegetthoff Prinz Eugen. L'Eugenio di Savoia venne impostato nel 1933 nei cantieri Ansaldo di Genova Sestri, varato nel 1935 ed entrò in servizio nel 1936. Partecipò ad azioni nella guerra civile spagnola. Nel 1938 iniziò con il gemello Duca d'Aosta una circumnavigazione del globo che interruppe alla minaccia dello scoppio della seconda guerra mondiale. La partenza prevista per il 1º settembre 1938 avvenne il 5 novembre dello stesso anno da Napoli, mentre il ritorno che era previsto per il 25 luglio 1939 alla fine di gennaio del 1939 venne anticipato con il richiamo delle navi che rientrarono a La Spezia il 3 marzo 1939. Incrociatore leggero: Elli Dopo la fine della
guerra in base alle clausole del trattato di pace, dopo essere stato
rimesso in efficienza, il 26 giugno 1951, venne ceduto come riparazione
per i danni di guerra alla Grecia. Entrato a far parte della Marina
ellenica venne ribattezzato Elli (in greco: Έλλη) in ricordo
dell'incrociatore leggero greco affondato dal sommergibile italiano
Delfino il 15 agosto 1940 nei pressi dell'isola greca di Tino. Nella
nuova marina di appartenenza ricoprì il ruolo di ammiraglia della flotta
e venne usato da Re Paolo I di Grecia durante le visite di stato a
Istanbul nel giugno del 1952, in Jugoslavia nel settembre 1955, a Tolone
in Francia, nel giugno 1956 e in Libano nel maggio 1958. CLASSE DUCA DEGLI ABRUZZI
La classe Duca degli Abruzzi di incrociatori leggeri della Regia Marina
Italiana costituiva l'ultima delle cinque classi di incrociatori della
serie Condottieri, una classe di incrociatori costruiti prima della
seconda guerra mondiale, la maggior parte dei quali vennero battezzati
in onore di condottieri italiani del periodo medievale e rinascimentale
eccetto le navi della serie Duca degli Abruzzi, intitolati ad un
esploratore e ad un eroe del Risorgimento e quelli della serie Cadorna,
intitolati a due generali italiani della prima guerra mondiale. Le navi
di questa sottoclasse, sacrificando un poco di velocità, hanno avuto,
rispetto alle precedenti della classe Condottieri, un miglioramento
della corazzatura e dell'armamento, con dei cannoni aggiuntivi per le
batterie secondarie; trovarono ampio impiego durante la seconda guerra
mondiale, partecipando alla battaglia di Punta Stilo e alla battaglia di
Capo Matapan. Dopo l'armistizio raggiunsero Malta e durante la
cobelligeranza vennero schierate in Atlantico partecipando ad azioni di
pattugliamento a fianco degli alleati. Nel dopoguerra entrarono a far
parte della Marina Militare. Le navi appartenenti al tipo Duca degli
Abruzzi si sono rivelate ottime unità tra le migliori similari della
loro epoca, presentando un perfetto equilibrio fra protezione, velocità,
tenuta di mare e armamento, grazie all'esperienza acquisita dalla
realizzazione delle precedenti classi e i miglioramenti introdotti
richiesero un aumento del dislocamento, che per queste unità superò le
9.000 tonnellate, con un incremento di dimensioni, che portarono la
lunghezza dello scafo fuori tutto a 187 metri, risultando quindi tra le
più lunghe unità della Regia Marina, precedute soltanto dalle Littorio,
dai Trento e dal Bolzano. L'armamento principale era costituito da
cannoni da 152/55 Ansaldo Mod. 1934 a culla singola e a caricamento
semi-automatico installati in quattro torri, di cui una trinata ed una
binata nella sovrastruttura di prua ed una torretta trinata ed una
binata a poppavia del secondo fumaiolo, per un totale di dieci cannoni.
L'armamento antiaereo principale era costituito da 8 cannoni da 100/47
mm OTO in quattro complessi scudati, utili anche in compiti antinave, ma
che con l'aumento della velocità dei velivoli e con le nuove forme di
attacco in picchiata si mostrarono insufficienti alla difesa aerea e
rivelarono una certa utilità solo nel tiro di sbarramento, tanto che per
ovviare a tali inconvenienti venne approntato il complesso singolo
modello 90/50 mm A-1938 con affusto stabilizzato che trovò impiego sulle
Duilio e sulle Littorio ma non sulle Cavour.
Incrociatore leggero: Duca degli Abruzzi L'incrociatore leggero Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi fu un'unità della Regia Marina e della Marina Militare italiana che faceva parte del tipo Duca degli Abruzzi, l'ultima evoluzione della classe Condottieri. L'unità era intitolata all'esploratore Luigi Amedeo di Savoia-Aosta, duca degli Abruzzi morto nel 1933 e nello stesso anno cominciò la sua costruzione nei Cantieri OTO di La Spezia. Varato il 21 aprile 1936, venne completato nel 1937. Il Duca degli Abruzzi trovò ampio impiego durante la seconda guerra mondiale, inquadrato nella VIII Divisione Incrociatori nell'ambito della Iª Squadra da battaglia di base a Taranto come nave insegna dell'ammiraglio Legnani. Varato nel 1936 e completato nel 1937, dopo essere entrato a far parte della Marina Militare e sottoposto radicali lavori di ammodernamento tra il 1951 e il 1953, nel 1956 dopo la messa in disarmo delle corazzate della Classe Duilio ricoprì il ruolo di ammiraglia della flotta della Marina Militare, andando in disarmo nel 1961. Il Duca degli Abruzzi venne chiamato l'incrociatore degli esili, in quanto trasportò verso il loro esilio i reali d'Italia; a bordo di questa unità infatti prima partì verso l'esilio di Alessandria d'Egitto con il titolo di Conte di Pollenzo il re Vittorio Emanuele III dopo aver firmato a Napoli l'atto formale di abdicazione a favore del figlio Umberto II e successivamente la Regina Maria Josè verso il Portogallo.
Incrociatore leggero: Giuseppe Garibaldi Varato nel 1936 e completato nel 1937, dopo essere entrato a far parte della Marina Militare venne posto in riserva nel 1953 e dal 1957 al 1961 venne ricostruito come incrociatore lanciamissili, ricoprendo il ruolo di nave ammiraglia della Marina Militare Italiana fino al 1971, quando andò definitivamente in disarmo e fu il primo incrociatore lanciamissili ad entrare in servizio in una marina europea. Alla sua entrata in servizio il Garibaldi era classificato incrociatore leggero, in quanto secondo il Trattato navale di Londra del 1930, erano classificati tali gli incrociatori con cannoni da 6.1 pollici (155 mm) o più piccoli, mentre quelli con cannoni fino a 8 pollici (203 mm) erano definiti incrociatori pesanti. Il Garibaldi trovò poi ampio impiego durante la seconda guerra mondiale, inquadrato nella VIII Divisione incrociatori nell'ambito della I Squadra di base a Taranto. Insieme al gemello Duca degli Abruzzi, al Cadorna e al Montecuccoli, costituì la dotazione degli incrociatori concessi alla Marina Militare Italiana dalle clausole del trattato di pace, con il Cadorna messo però quasi subito in disarmo e il Montecuccoli trasformato in nave scuola per gli allievi dell'Accademia Navale di Livorno.
Dopo un breve periodo di vita operativa , durante la quale ebbe modo di partecipare all'importante manovra interalleata GRAND SLAM, il Garibaldi venne posto in riserva nel 1953 e nel dicembre 1954 venne inviato nell'Arsenale di La Spezia per essere trasformato in incrociatore lanciamissili e fino al 1957 fu sottoposto a lavori di smantellamento tali da ridurre l'unità allo scafo nudo. I lavori di ricostruzione/trasformazione veri e propri iniziarono nel 1957 e in questo periodo, con il Cadorna già andato in disarmo e con il Montecuccoli che svolgeva attività prevalentemente addestrativa, il Duca degli Abruzzi rimase il solo incrociatore a svolgere attività di squadra, ricoprendo il ruolo di ammiraglia in seguito al disarmo, nel 1956, delle Duilio. I lavori di ricostruzione vennero effettuati presso l'Arsenale di La Spezia e completati nel 1961 ed al termine dei lavori l'unità raggiunse un dislocamento standard di 9.802 tonnellate e di 11.350 a pieno carico, con una immersione media di 6,7 metri. La parte più consistente di lavori allo scafo riguardò l'estremità della tuga, dove erano stati allestiti i pozzi di lancio per quattro missili balistici statunitensi Polaris dotati di testata nucleare, che avevano lo scopo di fornire alla Marina Militare Italiana una capacità di deterrenza strategica tramite il successivo programma di realizzazione interamente nazionale del missile balistico Alfa, molto simile al missile americano Polaris. Radicalmente cambiato l'armamento, che con l'installazione, nella tuga, del sistema missilistico Terrier fece del Garibaldi il primo incrociatore lanciamissili ad essere entrato in servizio in una marina europea. Venne sbarcato tutto l'armamento precedente, sostituito con armamento di diverso calibro. Al termine dei lavori di trasformazione il Garibaldi venne riconsegnato alla Marina Militare il 3 novembre 1961 raggiungendo la sua base operativa di Taranto il 5 febbraio 1962. Il Garibaldi venne messo in disarmo il 20 febbraio 1971, ma non fu l'età a decretare la sua dismissione, ma motivi di ordine economico che all'inizio degli anni sessanta si evidenziarono in maniera preoccupante per il futuro della Marina Militare Italiana. Il Garibaldi venne ufficialmente radiato[43] il 16 novembre 1976 e il 3 novembre 1978 alle ore 0:15, con l'apertura del Ponte Girevole ha attraversato a rimorchio per l'ultima volta il canale navigabile di Taranto per raggiungere La Spezia dove sarebbero avvenuti i lavori di demolizioni a cura dei Cantieri del Tirreno di Genova, dopo essere stato parzialmente smantellato dopo la sua messa in disarmo a partire dal 1972. CLASSE MONTECUCCOLI
La classe Raimondo Montecuccoli fu una classe di incrociatori leggeri della Regia Marina Italia, dotata di idrovolanti IMAM Ro.43, successore della classe Luigi Cadorna, di cui fu un miglioramento, erano dotati di una corazzatura migliore e di motori più potenti per conservare la stessa velocità. L'armamento era costituito da otto cannoni da 152/53 mm Mod 1929 in quattro installazioni binate, sei cannoni da 100/47 mm OTO 1928 in tre installazioni binate, otto mitragliere da 37/54 mm in quattro installazioni binate e otto mitragliatrici 13,2/75,7 mm Breda 1931 in quattro installazioni binate, sostituite durante il secondo conflitto mondiale da dodici mitragliatrici 20/70 mm Oerlikon in installazioni singole. L'apparato motore è costituito da due parti identiche, ciascuna formata da due generatori di vapore collegate ad un gruppo turbine, alloggiate in sei locali separati (due locali per le turbine, quattro per i generatori) posti uno dietro l'altro al centro della nave. I generatori di vapore surriscaldato a 225 °C, erano caldaie a tubi d'acqua del tipo Yarrow detto Marina Militare a cinque collettori in grado di produrre 90t/h di vapore. La camera di combustione di ciascun generatore era alimentata da 12 polverizzatori, a nafta riscaldata fino a 90-100 °C I fumi dei due generatori poppieri venivano evacuati dal fumaiolo di poppa mentre quelli prodieri utilizzavano il fumaiolo di prora. I generatori di vapore erano alimentati con acqua distillata, preriscaldata a 100 °C dai vapori di scarico delle turbine ausiliarie. Il gruppo turbine era formato da una turbina ad alta pressione ed una turbina a bassa pressione, entrambe del tipo Belluzzo ad azione diretta invertibili per la marcia indietro, collegate da una scatola ingranaggi alla linea d'asse. Il gruppo prodiero azionava l'elica di dritta con rotazione destrorsa, mentre il gruppo poppiero azionava l'elica di sinistra, sinistrorsa. Al di sotto del gruppo turbine era installato il condensatore a bassa pressione, raffreddato con acqua di mare, in grado di far funzionare le turbine in circuito chiuso. Per compensare le perdite d'acqua distillata sono installati tre evaporatori capaci di produrre 154t di acqua distillata nelle 24 ore.
Incrociatore leggero: Montecuccoli
Il Raimondo Montecuccoli fu un incrociatore leggero della Regia Marina e
poi della Marina Militare, appartenente alla classe Condottieri tipo
Raimondo Montecuccoli. Venne così battezzata in onore del condottiero
del XVII secolo Raimondo Montecuccoli.
Incrociatore leggero: Attenedolo Il Muzio
Attendolo fu un incrociatore leggero della Regia Marina italiana,
appartenente alla classe Condottieri tipo Raimondo Montecuccoli. Venne
così battezzata in onore del condottiero del XV secolo Muzio Attendolo
detto Sforza. CLASSE ALBERTO DA GIUSSANO La classe Alberto di Giussano (generalmente abbreviata in classe Di Giussano) ha costituito la prima delle cinque classi di incrociatori leggeri della Regia Marina della serie "Condottieri". Gli incrociatori del primo gruppo, costituito dai quattro Di Giussano, vennero progettati dal generale Giuseppe Vian. La loro costruzione venne avviata nel 1928 con le unità che entrarono tutte in servizio nel 1931. Nella loro progettazione venne data priorità alla velocità con impianti motori equivalenti a quelli degli incrociatori pesanti classe Zara; erano dotati di una buona potenza di fuoco, ma a causa dell'enfasi data alla velocità erano protetti da una corazzatura minima ed insufficiente contro i cannoni di cui erano dotati mentre la protezione subacquea era completamente mancante. In conseguenza di ciò tutte le unità del tipo Di Giussano furono affondate da siluri nemici: il Colleoni nel 1940 nel corso della Battaglia di Capo Spada, l'Alberto di Giussano e l'Alberico da Barbiano nel 1941 nel corso della Battaglia di Capo Bon e il Giovanni delle Bande Nere nel 1942 al largo di Stromboli. Incrociatore leggero: Alberto da Giussano Incrociatore leggero: Alberico da Barbiano Incrociatore leggero: Giovanni dalle Bande Nere CLASSE LUIGI CADORNA La classe Luigi Cadorna fu una classe di incrociatori leggeri della Regia Marina italiana, successore della classe classe Alberto di Giussano, di cui fu solo un lieve miglioramento. Incrociatore leggero: Cadorna Incrociatore leggero: Diaz CLASSE CAPITANI ROMANI La classe Capitani Romani di incrociatori leggeri, in origine detta classe Attilio Regolo, appartenne alla Regia Marina ed era formata da dodici esemplari i cui nomi erano stati presi dalla storia politico-militare dell'antica Roma; delle previste unità, però, solo otto furono quantomeno varate e di queste appena tre furono completate prima dell'armistizio di Cassibile: Attilio Regolo, Scipione Africano, Caio Mario, Paolo Emilio, Cornelio Silla, Ottaviano Augusto, Giulio Germanico, Ulpio Traiano, Pompeo Magno. Le ultime quattro navi (Claudio Druso, Claudio Tiberio, Paolo Emilio, Vipsanio Agrippa) furono impostate ma, nel corso della seconda guerra mondiale, smantellate sugli scali. Dopo il conflitto il Germanico e il Pompeo Magno furono rimessi in efficienza, convertiti in cacciatorpediniere conduttori, ridenominati rispettivamente San Marco e San Giorgio e immessi in servizio con la Marina Militare. Attilio Regolo Giulio Germanico Pompeo Magno Scipione Africano CLASSE ETNA Etna Vesuvio ESPLORATORI TORPEDOES Nel periodo 1905-1925 nacque un nuovo tipo di unità, più piccola dell'incrociatore e più grande del cacciatorpediniere che nella Marina italiana ha avuto il nome di esploratore, derivato da quello inglese « Scout cruiser » ; tali navi dovevano avere come caratteristiche principali gran- de velocità ed elevato raggio di azione. Queste speciali unità. nate per una particolare esigenza della guerra 1915-18 nell'anno 1938 vennero classificate cacciatorpediniere. Poiché la caratteristica principale degli esploratori era di possedere una grande velocità ebbero tutti apparati motori a turbina di elevata potenza; per quanto riguarda le caldaie dal tipo Poerio, entrate in servizio nel 1915, esse furono a nafta. Siccome le prime turbine erano direttamente accoppiate alle eliche, il Quarto e i due tipo Nino Bixio ebbero rispettivamente 4 e 3 eliche. I Bixio furono gli unici esploratori italiani a 3 eliche, successivi tipi Mirabello e i seguenti furono invece dotati di turbine con ingranaggi accoppiatori e riduttori che consentivano di accoppiare due o più turbine a una sola elica. con aumento di potenza a parità di peso e ingombro. La Marina italiana ebbe due specie di esploratori: quelli più grandi. come il Quarto, i Bixio e i Venezia. che per il loro dislocamento e armamento si possono considerare piccoli incrociatori e quelli più piccoli costruiti successivamente con dislocamenti intorno alle 2000 t che si possono considerare dei grossi cacciatorpediniere, infatti furono così classificati in un secondo tempo. Come armamento non ebbero cannoni in torre, ma solo semplici pezzi scudati. in genere sistemati in coperta sui due lati quelli assimilabili agli incrociatori e con asse nel piano di simmetria quelli assimilabili al cacciatorpediniere che inoltre erano armati anche con lanciasiluri brandeggiabili disposti sulla coperta. CLASSE LIBIA Libia Bari Taranto Ancona CLASSE TURBINE Turbine Nembo Borea Aquilone Euro Zeffiro Espero Ostro CLASSE PREMUDA Premuda CLASSE SEBENICO Sebenico Lubiana CACCIATORPEDINIERE TORPEDOES
Le torpediniere con il
passare degli anni hanno mutato forma di impiego e non sono più state
adibite ai compiti che ebbero alla loro origine e, in genere
precedentemente alla prima guerra mondiale. Già nei primi anni del
nostro secolo erano sorte le « torpediniere di alto mare », ma le
esperienze fatte nella guerra 1915-18 avevano messo in evidenza le loro
scarse qualità per l'impiego di squadra, nel quale invece si erano
definitivamente imposti I grandi cacciatorpediniere. Il Trattato di
Washington non pose particolari limitazioni a questo tipo di unità, anzi
nella Conferenza di Londra del 1930 si decise di non mettere limitazioni
a tutte le unità di dislocamento inferiore alle 600 tonnellate e anche
per le unità non superiori alle 800 tonnellate, purché di velocità
inferiore ai 20 nodi e non armate con lanciasiluri.
Nell'ambito di questi accordi la
Marina italiana mise in cantiere le torpediniere tipo Spica, che avevano un
dislocamento Standard di 630 t. In epoca successiva si riconobbe che le navi di
questo tipo dovevano avere una maggiore autonomia per poter rimanere più a lungo
in mare. Furono così costruiti i 4 avvisi scorta della classe Pegaso. Durante la
guerra si rivelò impellente la necessità di disporre di unità da adibire alla
scorta dei convogli con compiti antiaerei e antisommeribili, pertanto le Pegaso
furono ripetute in 16 avvisi scorta della classe Ciclone, infine nel 1942 fu
messa in costruzione una classe di 16 torpediniere classe Ariete, che erano
delle Spica migliorate, di cui solo una
Mentre per le torpediniere tipo Sirio
fu quasi osservato il limite del dislocamento Standard di 600 tonnellate
previsto dai trattati di Washington e di Londra, per le successive serie si
ebbero dislocamenti via via maggiori. La serie Perseo ebbe 642 t, la serie
Climene 652 t, la serie Alcione 679 t e la classe Ariete ben 757 t.
Per gli avvisi scorta, invece, tale
limite non fu tenuto in considerazione: i Pegaso ebbero un dislocamento Standard
di 855 tonnellate e i Ciclone di 925 t. I lanciasiluri che sulle antiche
torpediniere, incluse le numerosissime della classe P.N. della guerra 1915-18,
costituivano praticamente l'unico tipo di armamento, nelle torpediniere e avvisi
scorta di questo periodo passarono in seconda linea mentre invece furono
potenziate le armi antiaeree e antisommergibili. Le mitragliere che in origine
erano da 40 mm e da 13,2 mm, durante la guerra furono sostituite con armi da 20
mm, molto più adatte per la difesa antiaerea. In particolare sui tipi Ci- clone
l'armamento antiaereo fu costituito da 8 di tali mitragliere fino dalla
costruzione. L'esperienza della guerra, inoltre, fece eliminare uno dei cannoni
da 100 mm, che fu sostituito con un impianto binato di mitragliere da 20
mm. L'armamento antisommergibili, costituito da 2 lanciabombe di profondità sui
tipi Spica, fu aumentato a 4 sui Pegaso e sui Ciclone, anzi alcune unità do
questa classe ne ebbero 6. Tutte le unità furono munite di apparati per la
ricerca e la localizzazione dei sommergibili. CLASSE NINO BIXIO Nino Bixio Marsala CLASSE AQUILA Aquila Sparviero Nibbio Falco CLASSE LEONE Leone Tigre Pantera CLASSE VENEZIA Venezia Brindisi CLASSE QUARTO Quarto CLASSE POERIO Poerio CLASSE MIRABELLO Mirabello Racchia Ritboty CLASSE PREMUDA Premuda CLASSE ROSSAROL II Rossarol II CLASSE ORIONE Orione Orsa Olimpia Orfeo GLI ESPLORATORI E I CACCIATORPEDINIERE
Nel periodo di potenziamento della
Marina furono rimodernate o costruite 8 corazzate, furono costruiti numerosi
incrociatori pesanti e leggeri. ma il tipo di nave di superficie che fu
particolarmente curato e che fu realizzato nel maggior numero dl esemplari fu
quello dei cacciatorpediniere, con ben 53 unità, inclusi i 12 esploratori della
classe Navigatori. I cacciatorpediniere erano ormai diventati delle navi
di Squadra che ben poco avevano a che vedere con la caccia alle torpediniere cui
erano destinati i loro lontani precursori; essi dovevano. viceversa. essere in
con- dizione di attaccare, col siluro o con il cannone, le unità nemiche e
costituire la scorta al gruppi di unità maggiori.
Erano quindi unità di notevole
dislocamento, variante dalle 1560 t dei tipi Turbine del 1927 alle 2460 t dei
tipi "Soldato" del 1938-1942. Avevano un discreto armamento di cannoni.
normalmente del calibro di 120 mm e un numero di lanciasiluri variabile da 4 a
6, del calibro di 533 mm. Dato il loro particolare tipo di impiego, un
requisito essenziale era la forte velocità. sempre sui 38-39 nodi e una discreta
tenuta al mare. Pur- troppo questo requisito non fu sufficientemente curato così
che il 23 marzo 1942, durante la battaglia della Seconda Sirte, proprio per
causa di un violento fortunale, affondarono o Scirocco della classe Maestrale e
I Lanciere della classe Soldati. Il profilo esterno, la sistemazione delle armi e quella dei fumaioli non ebbe notevoli variazioni dai tipi più vecchi ai più nuovi. Sia sul tipi Turbine del 1927 che sul tipi Soldati del 1942 si hanno l cannoni in complessi binati e scudati: uno sul castello e uno sulla tuga di poppa; soltanto sui Maestrale dopo la modifica del 1942 si ebbe un terzo complesso binato sul cielo della tuga di discesa in macchina, dove in origine vi era una mitragliera; disposizione non più ripetuta su altri tipi. I lanciasiluri ebbero sempre la classica sistemazione in due complessi trinati sul cielo degli osteriggi di macchina, con asse nel piano di simmetria e brandeggiabili.
L'apparato motore fu sempre su due
eliche e non subì mutamenti nella disposizione dei locali, con 2 o 3 locali
caldaie a proravia dei 2 locali macchine. I fumaioli, che sui tipi Turbine erano
due, dai tipi Freccia (1931-32) in poi si ridussero a uno solo.
Per l'epoca nella quale furono
costruiti, gli esploratori della classe Navigatori ebbero una sagoma simile a
quella dei contemporanei Turbine, con due fumaioli, un complesso binato a prora
sul castello, uno al centro su plancetta sopraelevata e uno a poppa sul cielo
della tuga, e i normali due lanciasiluri trinati. I cacciatorpediniere
subirono notevoli perdite in guerra: furono affondati 11 esploratori su 12 e 30
cacciatorpediniere su 41. All'armistizio due furono catturati dai tedeschi
e CLASSE TARIGO Luca Tarigo Lorenzo Malocello Leone Pancaldo Antonio da Noli Ugolino Vivaldi Antoniotto Usodimare Emanuele Pessagnano Nicoloso da Recco Nicolò Zeno Giovanni da Verazzano Alvise da Mosto Antonio Pigafetta CLASSE FRECCIA Freccia Dardo Strale Saetta Baleno Folgore Lampo Fulmine CLASSE ORIANI Alfredo Oriani Vincenzo Gioberti Giosuè Carducci Vittorio Alfieri CLASSE SOLDATI Aviere Artigliere Geniere Carabiniere Fuciliere Granatiere Corazziere Lanciere Bersagliere Alpino Ascari Mitragliere Legionario Corsaro Bombardiere Velite Carrista Squadrista CLASSE GABBIANO Gabbiano Procellaria Cormorano Pellicano Cicogna Folaga Ibis Gru Antilope Gazzella Camoscio Ape Vespa Scimitarra Baionetta Artemide Persefone Euterpe Minerva Urania Berenice Driade Danaide Pomona Fiora Sfinge Chimera Sibilla Fenice |
INCROCIATORI E CORAZZATE / WARSHIPS AND BATTLESHIPS