REGIA MARINA
- GLI INCROCIATORI DA INIZIO NOVECENTO FINO ALLA FINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE -
PISA AMALFI SAN GIORGIO SAN MARCO TARANTO (EX STRASSBURG) ANCONA (EX GAUDENZ) BARI (EX PILLAU) |
Nel
periodo 1905-1925 furono costruiti soltanto 4 incrociatori: i due Pisa 9 Amalfi,
entrati in servizio nel 1909, e i due San Giorgio e San Marco, entrati in
servizio nel 1910-11 ; tutti del tipo incrociatori corazzati. Però durante la
guerra Italo-turca fu requisito un incrociatore protetto ordinato dalla Turchia
ai cantieri Ansaldo di Genova, che da Drama fu ribattezzato Libia ed entrò in
servizio nel 1913.
Gli Incrociatori corazzati italiani furono ufficialmente classificati navi da battaglia di prima classe, come le corazzate, delle quali conservavano il forte armamento e la grossa corazzatura, ma dalle quali differivano per la maggior velocità: 23 nodi contro i 21,5 nodi dei tipi Cavour.
Trattandosi di incrociatori, sia i Pisa che i San Giorgio ebbero i 4 cannoni principali del calibro di 254 mm, uguale a quello dell'unico cannone degli incrociatori classe Garibaldi, ma con canna più lunga: 45 calibri invece che 40. Anche l'armamento secondario fu uguale, costituito da 8 cannoni da 190 mm e da 16 da 76 mm sui Pisa 3 18 sui San Giorgio, e da 3 lanciasiluri da 450 mm.
La disposizione generale dei cannoni era uguale: in torri binate una a prora e una a poppa i 4 da 254 mm e in 4 torri binate simmetriche due per lato al centro gli 8 da 190 mm.
La
differenza fondamentale stava nella disposizione dell'apparato motore che sui
Pisa era costituito da 22 caldaie in tre locali tutti a proravia di quello delle
due macchine, mentre sul San Giorgio le 14 caldaie erano in 4 locali due a prora
e due a poppa di quelli delle macchine. In quanto al tipo di macchine su Pisa,
Amalfi e San Giorgio si installarono le tradizionali motrici alternative, sul
San Marco invece fu sperimentato il primo apparato motore a turbine per grandi
navi, apparato che costituì la prova generate per quello delta corazzata Dante
Alighieri, messa in cantiere nel 1909 e delle successive del tipo Cavour. Per
questo diverso tipo di apparato motore il San Marco ebbe 4 eliche invece che 2,
fu il primo incrociatore italiano a 4 eliche, disposizione ripetuta solo sui
successivi tipi Trento, che col San Marco rappresentano gli unici 3 incrociatori
a 4 eliche della Marina italiana.
Il
Libia fu l'ultimo incrociatore protetto, già superato alla data della sua
entrata in servizio.
Gli incrociatori di preda bellica non sono classificabili ne come corazzati ne come protetti, classificazione ormai caduta in disuso in quanto tutti gli incrociatori con propulsione a turbine non aventi le caratteristiche per essere classificati « da battaglia » venivano classificati incrociatori leggeri indipendentemente dal fatto che possedessero o no protezione verticale e orizzontale.
Dei 3
incrociatori ex tedeschi incorporati nella Marina italiana solo il Bari non
aveva protezione verticale.
Nel
periodo 1905-1925 furono costruiti:
-Pisa e Amalfi (1909).
San Giorgio, San Marco (1910-11).
-Libia
(1913.
Vennero
incorporati nella Marina italiana come preda bellica:
-Taranto ex tedesco Strassburo.
-Ancona ex tedesco Graudenz
-Bari ex tedesco Pillau.
La classe Pisa fu un modello di incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo turca e successivamente, alla prima guerra mondiale. La classe era composta da due unità per la Regia Marina, RN Pisa e RN Amalfi ed una terza per la marina da guerra greca, la Georgios Averof. Il progetto, a ponte continuo, fu derivato da quello della classe di corazzate Regina Elena che presenta infatti una sagoma laterale simile, tranne per la mancanza della seconda torre corazzata a poppa. La lunghezza verticale era di 130 m, ma oltre la prua si estendeva uno sperone di 10,5 m che insieme alla poppa estesa all'indietro sotto la linea di galleggiamento portava la lunghezza fuori tutto a 140,5 m. Il suo armamento principale era disposto in due torri corazzate binate a prua e a poppa, armate con i cannoni da Vickers 254/45 Mod. 1906; l'armamento secondario da 190/45 Mod. 1908 era posto in 4 torri binate poste lungo le fiancate a mezza nave, e non in cannoniera come in molti progetti contemporanei.
Pisa
Il Pisa è stato un incrociatore corazzato della Regia Marina. Costruito nel cantiere Orlando di Livorno venne completato nel 1909. Partecipò alla guerra italo-turca sia in Libia che nel Dodecaneso, sia operando con la squadra navale nel bombardamento delle coste attorno allo stretto dei Dardanelli il 19 aprile che all'occupazione delle isole Sporadi; in particolare l'incrociatore Pisa inviò un suo distaccamento da sbarco ad occupare l'isola di Kalymnos. Durante il conflitto, prestò servizio sulla nave l'allora tenente di vascello Carlo Bergamini, che ne divenne direttore di tiro. In servizio anche nella prima guerra mondiale, al suo inizio faceva parte della IV Divisione Incrociatori dell'ammiraglio Umberto Cagni, composta dalle navi Pisa, Amalfi, San Giorgio, San Marco e Piemonte. Venne riclassificato come corazzata costiera nel 1921, poi divenne nave scuola ospitando gli allievi dell'Accademia Navale dal 1925 fino al 1930 e venne infine radiato nel 1937.
Amalfi
L'Amalfi è stato un
incrociatore corazzato della Regia Marina. Costruito nel cantiere
Orlando a Genova, partecipò alla guerra italo-turca sia in Libia, dove
partecipò al bombardamento dei forti di Derna e alla presa di Bengasi,
che nel Dodecaneso, dove insieme all'incrociatore Duca degli Abruzzi
occupò le isole di Patmos, Calchi ed Emporio.
All'inizio dell'impegno italiano nella prima guerra mondiale venne
posizionata nel mar Adriatico, prima presso la base di Brindisi e poi a
Venezia, inquadrata come il Pisa nella IV Divisione Incrociatori
dell'ammiraglio Cagni. La notte del 7 luglio 1915 alle 02:00, la nave
lasciò Malamocco per raggiungere delle torpediniere che operavano a
circa 20 miglia dalla costa dell'alto Adriatico, ed era sotto scorta
diretta delle torpediniere Climene ed Orsa; alle 04:05 venne silurata
sul fianco sinistro, e nonostante la contromanovra a dritta per evitare
un eventuale secondo siluro iniziò a sbandare pesantemente a sinistra, a
causa di una grossa falla causata dai 190 kg di esplosivo della testata.
Viste le condizioni, il comandante ordinò di abbandonare la nave che
affondò rapidamente e l'equipaggio venne tratto in gran parte in salvo
dalle unità di scorta. Dopo la guerra si saprà che la nave era stata
attaccata dal sommergibile tedesco UB.14, operante sotto bandiera
austro-ungarica e il nome di U.26, con la perdita di 67 uomini
dell'equipaggio. Il relitto giace sul fondale a una profondità di 30
metri a 20 miglia dal porto del Lido di Venezia, ma essendo stato a suo
tempo venduto ad una società di recupero, è stato in buona parte
progressivamente smantellato.
Averof
La Georgios Averof (o Averoff, in greco
Θ/Κ Γεώργιος Αβέρωφ) è stata una nave da guerra della marina militare
reale greca che ha servito per mezzo secolo come ammiraglia della
flotta. La Giorgios Averof venne costruita contemporaneamente alle altre
due, ma per problemi di bilancio venne cancellata dalla Regia Marina; il
neoeletto governo greco di Mavromichalis offrì come anticipo un terzo
del suo costo totale e così la nave venne venduta alla marina reale
greca entrando in servizio il 16 maggio 1911. Prese il nome
dall'industriale greco Georgios Averof, che fu il finanziatore
dell'anticipo dato per l'acquisto mentre il resto fu coperto da un
prestito sottoscritto all'estero dal governo greco. La nave fu quindi
varata il 27 febbraio 1919 ed arrivò ad Atene il 1º settembre 1911;
venne impiegata durante la prima guerra balcanica tra il 1912 e il 1913,
in particolare durante la battaglia di Elli nella quale una squadra
navale greca comandata dal contrammiraglio Pavlos Kountouriotis attaccò
e mise in fuga la flotta ottomana; in particolare la Averof, nave
ammiraglia, attaccò da sola lasciando indietro le tre vecchie corazzate
Hydra, Spetsai e Psara dopo aver segnalato l'ordine di azione
indipendente, colpendo l'ammiraglia turca Barbaros Hayreddin ed
obbligando i turchi a ritirarsi, visto anche il sopraggiungere del resto
della flotta greca. Le sue torri principali montavano cannoni da 234/45
mm (9,2") invece che quelli da 254 mm (10") delle navi italiane. Al di
là di questo particolare episodio, comunque la nave contribuì alla
liberazione dai turchi di varie città sulla costa della Macedonia
orientale e di parte delle isole dell'Egeo centrosettentrionale.
Durante la prima guerra mondiale venne estesamente impiegata per la
scorta ai convogli nell'Egeo e durante la campagna per l'occupazione di
Smirne, il cui possesso verrà poi assegnato alla Grecia col trattato di
Sèvres. Nel periodo dal 1925 al 1927 venne sottoposta a lavori di
ammodernamento presso i cantieri Forges et Ch. de la Méditerranée a La
Seyne in Francia, dove venne aggiornato l'apparato motore che
inizialmente era a carbone, e aggiunto l'albero tripode con direzione
del tiro e torrione. I 16 cannoni antinave da 76mm vennero rimpiazzati
nel 1940 da 8 cannoni moderni dello stesso calibro e 4 installazioni
antiaeree da 76mm. Dopo l'invasione della Grecia da parte dell'Asse si
rifugiò ad Alessandria d'Egitto nel maggio 1941, ponendosi sotto il
controllo delle forze navali alleate; l'ammiragliato britannico le
assegnò il pennant number D54 e la mise in servizio nell'Oceano Indiano,
per poi rimandarla in un secondo tempo nel mar Mediterraneo. Il 17
ottobre 1944 l'Averof era la nave ammiraglia della forza navale greca
che gettò l'ancora nella baia di Atene liberando ufficialmente la città
e la sua bandiera di guerra fu issata sull'Acropoli a sancire
l'avvenimento. Fece l'ultimo viaggio in servizio nell'isola di Rodi nel
1947 in concomitanza con l'annessione greca del Dodecaneso, ceduto
dall'Italia come riparazione di guerra. La nave venne radiata nel 1951 e
attualmente è una nave museo ormeggiata ad Atene nella baia di Falirion,
l'unica esistente al mondo di costruzione italiana.
Gli incrociatori corazzati Classe San Giorgio della Regia Marina erano
le ultime e più perfezionate unità dell'epoca, con buona autonomia e
ottima tenuta al mare. Erano ben armate con pezzi inglesi da 254/45 Mod.
1907 e 190/45 Mod. 1908, veloci e almeno in termini di spessori massimi,
ben protette. Dal momento che il dislocamento era assai modesto è
verosimile che vi fossero limiti in termini di estensione della
protezione, come si evince dai numerosi oblò delle fiancate.
Le due unità della classe differivano tra loro per l'apparato motore.
Entrambi gli incrociatori avevano 14 caldaie in tre gruppi di quattro,
che sfogavano nei primi tre fumaioli ed uno di due caldaie che sfogava
nell'ultimo fumaiolo poppiero. Le caldaie usavano il carbone come
combustibile. Il San Giorgio aveva un impianto tradizionale con due
motrici alternative a tripla espansione e due assi, per una potenza
complessiva di 18.200 hp ed una velocità massima di 23 nodi. Il San
Marco fu la prima nave militare ad essere dotata di turbine a vapore,
con 4 turbine Parsons costruite su licenza dall'Ansaldo. Tale apparato
motore forniva al San Marco una potenza complessiva di 23.000 hp su
quattro assi e permetteva all'unità di raggiungere una velocità massima
di 24 nodi ed un'autonomia di 1000 miglia a 21 nodi e 3.100 miglia a 12
nodi.
Costruite negli anni precedenti la prima guerra mondiale queste
sopravvissero fino alla seconda guerra mondiale. Il San Marco dal 1941
venne usato come bersaglio, mentre il San Giorgio, dopo essere stato
ampiamente rimodernato, venne usato come piattaforma contraerea
galleggiate nella difesa di Tobruk. Abbatté o danneggiò gravemente ben
47 velivoli nemici e, quasi sicuramente, l'aereo di Italo Balbo; quando
Tobruk cadde si autoaffondò in porto. Il San Marco venne usato come
bersaglio mobile radiocomandato in seguito alle vicende armistiziali
venne catturato dai tedeschi ed autoaffondato alla Spezia.
San Giorgio
Il San Giorgio fu un incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo-turca e successivamente, alla prima e alla seconda guerra mondiale e nel ruolo di nave ammiraglia, alla guerra civile spagnola. La nave venne impostata sugli scali del cantiere navale di Castellammare di Stabia il 4 luglio 1905 e varata nel 1908 venne consegnata il 1º luglio 1910 e ricevette la bandiera di combattimento a Genova il 4 marzo 1911 dalla Duchessa di Genova. Il motto della nave, "Tutor et ultor", venne poi cambiato in "Protector et vindicator" nel corso del primo conflitto mondiale. All'epoca del varo era armato con 4 cannoni da 254/45 mm in due torri binate, 8 cannoni da 190/45 Mod. 1908 mm in quattro torri binate, 18 cannoni singoli da 76/40 mm, 2 cannoni singoli da 47/50 mm, due mitragliere e da 3 tubi lanciasiluri da 450 mm, mentre l'apparato motore era costituito da 2 motrici alternative verticali a triplice espansione alimentate da 14 caldaie tipo Blechynden a combustione mista con una potenza di 18.000CV su due assi, che consentivano all'unità una velocità che alle prove risultò di 23 nodi, raggiunta con un dislocamento di 9760 tonnellate e 146 giri alle due eliche.
Nel corso della guerra italo-turca operò davanti alle coste libiche. Nel corso del primo conflitto mondiale, operò principalmente in Adriatico meridionale, impegnato tra Brindisi, Otranto, Valona e nella difesa di Venezia. Durante il conflitto l'azione maggiormente significativa fu un'incursione su Durazzo cui partecipò, insieme al gemello San Marco e al Pisa, partendo da Brindisi, presentandosi davanti al porto ed annientando una flottiglia di navi alla fonda. Nel periodo successivo al conflitto svolse numerosi viaggi all'estero tra cui un viaggio in America Latina, nell'estate del 1924, in cui ospitò a bordo il principe ereditario Umberto di Savoia. Nel 1925-26 venne dislocato nel Mar Rosso, quindi essendo ormai obsoleto per missioni operative, tra il 1930 e il 1935 venne dislocato a Pola per l'attività addestrativa degli allievi delle scuole CREM. Dal 1936 prese parte alla guerra civile spagnola per essere poi radicalmente rimodernato, tra il 1937 e il 1938, nei cantieri navali di La Spezia per essere utilizzato come nave scuola per le crociere estive degli allievi dell'Accademia Navale di Livorno.
Le modifiche riguardarono gli spazi interni destinati ad ospitare gli allievi, le sovrastrutture e l'apparato motore. Le modifiche alla propulsione videro la rimozione di sei caldaie, con le otto caldaie rimaste modernizzate ed adattate alla combustione a nafta e vennero eliminati anche i due fumaioli estremi. L'armamento fu completamente rinnovato ad eccezione dei cannoni da 254 e da 190, mentre furono eliminati i cannoni da 76, i lanciasiluri e tutte le armi minori. L'armamento leggero venne modificato in otto cannoni antiaerei da 100/47 OTO Mod. 1928 in quattro torri binate, sei cannoni da 37/54 mm, dodici mitragliere da 20/65mm e quattro mitragliatrici Breda Mod. 31 da 13,2mm ed al termine dei lavori nel 1938 e nel 1939 effettuò crociere estive nel Mediterraneo. Successivamente, alla vigilia del conflitto furono installati un'altra torre binata da 100/47 mm e altre dieci mitragliatrici da 13,2 mm.
Dal 10 giugno 1940, giorno di entrata in guerra dell'Italia nella seconda guerra mondiale, venne assegnato, con compiti di difesa aeronavale, al Comando Navale della Libia alla Base di Tobruk, dove già si trovava sin dal 13 maggio 1940, proveniente da Taranto. Potrebbe essere stato proprio un cannone antiaereo del San Giorgio ad abbattere accidentalmente il 28 giugno 1940 l'aereo su cui viaggiava il Governatore della Libia e Maresciallo dell'Aria Italo Balbo, un S.M.79, mentre era di ritorno da un volo di ricognizione su Tobruk. Fatto oggetto di 10 pesanti attacchi con bombe e siluri, ai quali reagì violentemente con tutte le artiglierie di bordo, abbattendo o danneggiando ben 47 velivoli nemici, venne colpito solo il 21 gennaio 1941 da tre proiettili che misero fuori uso uno dei cannoni antiaerei da 100mm. All'occupazione della base da parte del nemico, per non cadere in mano nemica Pugliese predispose l'autodistruzione della nave rimanendo a bordo fino all'esplosione finale. Pugliese fu ferito e catturato dagli inglesi e due marinai persero la vita; la bandiera di guerra venne raccolta e riportata in Italia da alcuni membri dell'equipaggio, sei ufficiali e tre marinai, a bordo del peschereccio requisito Risveglio II mentre il resto dell'equipaggio venne fatto prigioniero. Il San Giorgio e il comandante Pugliese vennero decorati di Medaglia d'oro al Valor Militare
San Marco
Il San Marco fu un incrociatore corazzato della Regia Marina che partecipò prima alla guerra italo turca e successivamente, alla prima guerra mondiale. Il San Marco fu la prima unità della Regia Marina a montare le turbine a vapore, costruite su licenza dai Cantieri Ansaldo di Genova. Nel corso del primo conflitto mondiale venne completamente sostituito l'armamento. Nel 1931 alla Spezia venne convertito in bersaglio mobile radiocomandato controllato dal cacciatorpediniere Audace. In seguito alle vicende armistiziali il 9 settembre 1943 venne catturato dai tedeschi nel porto della Spezia e nello stesso mese venne affondato per prevenirne la cattura da parte degli Alleati.