REGIA MARINA
- LA MARINA ITALIANA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE -
Conte di Cavour Giulio Cesare Caio Duilio Andrea Doria Littorio (Italia) Vittorio Veneto Roma Impero
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Trento Bolzano Eugenio di Savoia Duca d'Aosta Duca degli Abruzzi Giuseppe Garibaldi Zara Fiume Gorizia Pola
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Colleoni Alberto da Giussano Alberico da Barbiano Giovanni dalle Bande Nere Cadorna Diaz Attilio Regolo Giulio Germanico Pompeo Magno Scipione Africano Montecuccoli Attenedolo Etna Vesuvio |
Luca Tarigo Lorenzo Malocello Leone Pancaldo Antonio da Noli Ugolino Vivaldi Antoniotto Usodimare Emanuele Pessagnano Nicoloso da Recco Nicolò Zeno Giovanni da Verazzano Alvise da Mosto |
Antonio Pigafetta Freccia Dardo Strale Saetta Baleno Folgore Lampo Fulmine Alfredo Oriani Vincenzo Gioberti Giosuè Carducci Vittorio Alfieri
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Aviere Artigliere Geniere Carabiniere Fuciliere Granatiere Corazziere Lanciere Bersagliere Alpino Ascari Mitragliere Legionario Corsaro Bombardiere
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Gabbiano Procellaria Cormorano Pellicano Cicogna Folaga Ibis Gru Antilope Gazzella Camoscio Ape Vespa Scimitarra Persefone
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Baionetta Artemide Euterpe Minerva Urania Berenice Driade Danaide Pomona Fiora Sfinge Chimera Sibilla Fenice
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Negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale in base al Trattato di Washington del 1922 vi fu un
L'Italia
era uscita dalla guerra 1915-18 con una Marina che la poneva al quinto posto fra
le grandi potenze navali, dopo Gran Bretagna e Stati Uniti, Giappone e Francia.
Alla fine di tale guerra la flotta era composta di 10 corazzate, 16
incrociatori, 74 cacciatorpediniere, 91 torpediniere, 43 sommergibili, più il
naviglio minore e ausiliario.
Negli
anni fra il 1920 e il 1940 la politica di tutte le potenze navali fu dapprima di
concordare una riduzione degli armamenti, politica sancita dal Trattato di
Washington del 1922, ma dopo pochi anni ogni tipo di limitazione e riduzione fu
abbandonato e si tornò a costruire navi sempre più grandi e più potentemente
armate.
In questo periodo si sviluppò un nuovo tipo di nave: la portaerei, che però l'Italia non prese in considerazione e non costruì, benché a norma del Trattato di Washington fosse autorizzata a possederne per 60.000 tonnellate.
Questo
errore di valutazione fu pagato duramente nel corso della seconda guerra
mondiale, e quando nel 1941 si cercò di rimediare alla mancanza di questo
fondamentale tipo di nave iniziando la trasformazione in portaerei del transatlantico
Roma era troppo tardi perché all'armistizio dell'8 settembre 1943 la nave non
era ancora pronta.
A
norma del Trattato di Washington, l'Italia poteva possedere 10 navi da battaglia
per 182.800 tonnellate, incrociatori per 175.000 tonnellate e portaerei per
60.000 tonnellate. Non vi erano limitazioni per gli altri tipi di navi 3 per i
sommergibili. Il Trattato inoltre stabiliva che per un periodo di dieci anni non
si doveva procedere alla costruzione di nuove unità.
Le
idee pacifiste del 1922 come si è detto furono presto cancellate dalla realtà
dei fatti e verso l'anno 1930 tutte le nazioni considerate potenze navali
ricominciarono a costruire navi da guerra di tutti i tipi.
L'Italia, seguendo l'andamento della politica mondiale, con un notevole sforzo economico rinnovò praticamente tutta la flotta, presentandosi alla guerra del 1940 con unità moderne e ben armate, e con un notevole numero di sommergibili; purtroppo, come già detto, mancavano le portaerei.
La
consistenza della flotta il 10 giugno 1940 era la seguente (in corsivo le navi
del periodo 1905-1925):
CORAZZATE:
Cavour, Cesare, Doria, Littorio, Vittorio Veneto
INCROCIATORI CORAZZATI:
San
Giorgio
INCROCIATORI
PESANTI:
Trento,
Trieste, Bolzano, Fiume, Gorizia, Pola
INCROCIATORI
LEGGERI
14
Taranto, Bari, 4 DI Giussano. 2 Diaz, 2 Attendolo, 2 Duca D' Aosta, 2 Garibaldi
CACCIA
TORPEDINIERE:
59
Mirabello, 3 Leone, 2 Sella,